La Signora degli animali mi si avvicina, abbassando il tono della voce, per raccontarmi la sua storia.
«Negli anni Trenta del Novecento viveva in Orta una ricca signora, bellissima, ricchissima e stravagante. Così anticonvenzionale da essersi separata dal marito ed aver vissuto altre vicende amorose in un’epoca in cui questo comportamento era considerato molto scandaloso, se non ai limiti della follia. Non è questo tuttavia che volevo raccontarti. La signora aveva un cugino più giovane, il quale, secondo l’uso dell’epoca, la chiamava zia. Un giorno i due si incontrarono nella piazza di Orta…
“Buongiorno zia!” la salutò il ragazzo, che aveva circa vent’anni.
“Ti ho sognato questa notte” gli rispose lei ridacchiando.
Il giovane, che dall’estrosa zia si aspettava qualche battuta, le domandò cosa stesse facendo, dentro il suo sogno.
"Vegliavi un teschio sul piazzaletto vicino alla darsena di Villa Natta!" fu la risposta divertita della donna.
Il giovane scrollò le spalle, dimenticandosi dello strano sogno della “zia matta”, come tutti i parenti pensavano, o della “zia originale” come dicevano.
Passarono gli anni. Il giovane si era fatto uomo ed era andato ad esercitare la sua professione in Veneto, lasciando Orta. Vi tornava solo di tanto in tanto a trovare i parenti. Aveva perso però i contatti con la zia, che pure non viveva più in paese.
Un giorno però l'uomo sentì un impulso strano. Improvvisamente sentì il desiderio di tornare ad Orta. Affidò la sua bottega al garzone, prese il cappello e si diresse alla stazione. Giunse ad Orta con l’ultimo treno, attorno alle 22,30. Quale strana agitazione lo pervadeva, spingendolo ad affrettare i passi nel buio, sulla strada che scendeva sinuosa tra le ville ed il lago?
Ad un tratto, alla luce dei lampioni vide sul piazzaletto di fronte alla villa Natta, un gran carro funebre. Si guardò attorno, ma non c’era nessun altro lì attorno. Nessuno oltre a lui e alla bara senza fiori, chiusa all’interno del veicolo.
Turbato e spaventato accelerò il passo fino alla piazza, trovò un bar aperto e s’infilò dentro, chiedendo qualcosa di forte. Poi domandò notizie di quel carro, inspiegabilmente fermo davanti alla villa.
Gli dissero che l’autista era giunto da Roma e che, non trovando nessuno, se n’era andato a dormire in albergo lasciando il carro in attesa del funerale, che si sarebbe svolto il giorno seguente. E quando chiese chi fosse il morto gli risposero facendo il nome della zia.
Allora l’uomo uscì di corsa e tornò presso il carro, vegliando tutta la notte il cadavere della zia che gli aveva dato quell’appuntamento molti decenni prima.»
«Negli anni Trenta del Novecento viveva in Orta una ricca signora, bellissima, ricchissima e stravagante. Così anticonvenzionale da essersi separata dal marito ed aver vissuto altre vicende amorose in un’epoca in cui questo comportamento era considerato molto scandaloso, se non ai limiti della follia. Non è questo tuttavia che volevo raccontarti. La signora aveva un cugino più giovane, il quale, secondo l’uso dell’epoca, la chiamava zia. Un giorno i due si incontrarono nella piazza di Orta…
“Buongiorno zia!” la salutò il ragazzo, che aveva circa vent’anni.
“Ti ho sognato questa notte” gli rispose lei ridacchiando.
Il giovane, che dall’estrosa zia si aspettava qualche battuta, le domandò cosa stesse facendo, dentro il suo sogno.
"Vegliavi un teschio sul piazzaletto vicino alla darsena di Villa Natta!" fu la risposta divertita della donna.
Il giovane scrollò le spalle, dimenticandosi dello strano sogno della “zia matta”, come tutti i parenti pensavano, o della “zia originale” come dicevano.
Passarono gli anni. Il giovane si era fatto uomo ed era andato ad esercitare la sua professione in Veneto, lasciando Orta. Vi tornava solo di tanto in tanto a trovare i parenti. Aveva perso però i contatti con la zia, che pure non viveva più in paese.
Un giorno però l'uomo sentì un impulso strano. Improvvisamente sentì il desiderio di tornare ad Orta. Affidò la sua bottega al garzone, prese il cappello e si diresse alla stazione. Giunse ad Orta con l’ultimo treno, attorno alle 22,30. Quale strana agitazione lo pervadeva, spingendolo ad affrettare i passi nel buio, sulla strada che scendeva sinuosa tra le ville ed il lago?
Ad un tratto, alla luce dei lampioni vide sul piazzaletto di fronte alla villa Natta, un gran carro funebre. Si guardò attorno, ma non c’era nessun altro lì attorno. Nessuno oltre a lui e alla bara senza fiori, chiusa all’interno del veicolo.
Turbato e spaventato accelerò il passo fino alla piazza, trovò un bar aperto e s’infilò dentro, chiedendo qualcosa di forte. Poi domandò notizie di quel carro, inspiegabilmente fermo davanti alla villa.
Gli dissero che l’autista era giunto da Roma e che, non trovando nessuno, se n’era andato a dormire in albergo lasciando il carro in attesa del funerale, che si sarebbe svolto il giorno seguente. E quando chiese chi fosse il morto gli risposero facendo il nome della zia.
Allora l’uomo uscì di corsa e tornò presso il carro, vegliando tutta la notte il cadavere della zia che gli aveva dato quell’appuntamento molti decenni prima.»
Grazie del link, ricambio!!!! Smack
RispondiEliminami hai fatto accapponare la pelle con questo racconto ...
RispondiEliminaMi piacciono queste figure di donne forti, precorritrici dei tempi e un po' streghe...
RispondiEliminaUna storia meravigliosamente "rabbrividosa".
RispondiEliminaOra te ne racconto una io:
"I miei genitori avevano cambiato casa da pochissimo ed erano andati a vivere in un piccolo appartamentino in città. Il cambio casa era stato tanto repentino quanto inaspettato, la linea telefonica non era stata ancora attaccata e mia madre non aveva potuto ancora avvertire parenti ed amici, tranne sua sorella.
Per due notti consecutive, mia madre sognò di affacciarsi al balcone e vedere un carro funebre che nella notte girava sotto casa come cercandola.
Mia madre era molto preoccupata, mio padre come sempre diceva che erano tutte sciocchezze.
La terza notte il sogno si ripete, ed ecco il carro funebre che ancora gira sotto casa cercandola. Ma stavolta mia madre viene svegliata dal suono del campanello... si trattava della sorella che, in piena notte, era venuta a cercarla: un parente lontano da tre giorni infatti cercava di comunicarle la morte di una loro vecchia zia ma aveva trovato il telefono staccato...