Una lunga gelida estate
2 - L’imperatore
La vecchia guardia muore
Avevano seguito l’Imperatore sulle strade polverose e sui campi di battaglia di tutta Europa, guadando i fiumi e valicando le montagne, dalle verdi pianure tedesche al caldo deserto africano, dalle colline portoghesi all’immensa steppa russa. Ed ora, quando tutto era sembrato ormai perso, erano ancora lì ai suoi ordini, in marcia contro il nemico, per vincere quell’ultima decisiva battaglia che avrebbe riaperto i giochi.
L’Imperatore stesso li aveva guidati, passo dopo passo, fino a 660 metri dalla sottile linea rossa nemica, dietro cui suonavano in continuazione le cornamuse, levando nell’aria umida e densa di fumo il loro suono agghiacciante. Battaglioni di inglesi li attendevano in cima alla collina, pronti a scaricare su di loro un torrente di piombo e fuoco e a piantare le baionette avide di sangue nei loro ventri. I granatieri della Vecchia Guardia, tuttavia, ridevano. Avevano affrontato nemici di ogni genere e non temevano certo quei damerini inglesi dalle giacche rosse. Pochi giorni prima due battaglioni della Vecchia Guardia avevano caricato alla baionetta e messo in fuga ben 14 battaglioni nemici…
Tuttavia, sulla destra continuavano ad affluire colonne di prussiani. Erano truppe fresche ed agguerrite. Il loro attacco stimolava gli inglesi a resistere e falcidiava il fianco francese. La sottile linea rossa inglese, seppure decimata, non cedeva di un passo continuando a scaricare piombo su piombo contro i francesi. Era come trovarsi in una morsa, con una mola davanti ed un trapano nel fianco…
Improvvisamente un solo grido si diffuse tra le file napoleoniche, una voce che fino a poche ore prima sarebbe parsa incredibile, un urlo che diffondendosi seminava il panico.
«Le Gàrde recule!»
Se persino la Guardia Imperiale, la migliore fanteria d’Europa e il nerbo dell'esercito francese, indietreggiava, allora era tutto finito. Il sogno impossibile di Napoleone era svanito e i suoi settantamila soldati si svegliavano dentro un incubo di sangue, morte ed orrore. La ritirata divenne una rotta e quest’ultima una spietata mattanza perpetrata dagli inglesi, in un tripudio di bandiere e cornamuse, e dai prussiani, che avevano fiato per correre e inseguivano i Francesi colpendoli alle spalle, abbattendoli, passandoli da parte a parte con baionette lunghe oltre 40 centimetri.
Tuttavia, mentre l’intero esercito imperiale cedeva, un quadrato di granatieri, veterani della Vecchia Guardia, resisteva. Ormai circondati da forze soverchianti, fu loro intimata la resa.
Per tutti rispose il loro comandante. «La Garde Impériale meurt et ne se rend pas !» (“La Guardia Imperiale muore, ma non si arrende!”).
Gli inglesi aprirono il fuoco. Il quadrato si spezzò, per ricomporsi, un po’ più piccolo. Allora i nemici ordinarono nuovamente la resa. Dapprima gli ufficiali, poi gli stessi soldati implorarono i granatieri francesi di arrendersi, per non costringerli ad uccidere i più valorosi soldati del mondo.
La risposta del comandante fu, pare, una sola ed inequivocabile parola.
«Merde!»
Ad essa seguì l’ultima, definitiva, scarica dei fucili inglesi.
2 - L'Imperatore: l’Imperatore e la pioggia.
2 - L’imperatore
La vecchia guardia muore
Avevano seguito l’Imperatore sulle strade polverose e sui campi di battaglia di tutta Europa, guadando i fiumi e valicando le montagne, dalle verdi pianure tedesche al caldo deserto africano, dalle colline portoghesi all’immensa steppa russa. Ed ora, quando tutto era sembrato ormai perso, erano ancora lì ai suoi ordini, in marcia contro il nemico, per vincere quell’ultima decisiva battaglia che avrebbe riaperto i giochi.
L’Imperatore stesso li aveva guidati, passo dopo passo, fino a 660 metri dalla sottile linea rossa nemica, dietro cui suonavano in continuazione le cornamuse, levando nell’aria umida e densa di fumo il loro suono agghiacciante. Battaglioni di inglesi li attendevano in cima alla collina, pronti a scaricare su di loro un torrente di piombo e fuoco e a piantare le baionette avide di sangue nei loro ventri. I granatieri della Vecchia Guardia, tuttavia, ridevano. Avevano affrontato nemici di ogni genere e non temevano certo quei damerini inglesi dalle giacche rosse. Pochi giorni prima due battaglioni della Vecchia Guardia avevano caricato alla baionetta e messo in fuga ben 14 battaglioni nemici…
Tuttavia, sulla destra continuavano ad affluire colonne di prussiani. Erano truppe fresche ed agguerrite. Il loro attacco stimolava gli inglesi a resistere e falcidiava il fianco francese. La sottile linea rossa inglese, seppure decimata, non cedeva di un passo continuando a scaricare piombo su piombo contro i francesi. Era come trovarsi in una morsa, con una mola davanti ed un trapano nel fianco…
Improvvisamente un solo grido si diffuse tra le file napoleoniche, una voce che fino a poche ore prima sarebbe parsa incredibile, un urlo che diffondendosi seminava il panico.
«Le Gàrde recule!»
Se persino la Guardia Imperiale, la migliore fanteria d’Europa e il nerbo dell'esercito francese, indietreggiava, allora era tutto finito. Il sogno impossibile di Napoleone era svanito e i suoi settantamila soldati si svegliavano dentro un incubo di sangue, morte ed orrore. La ritirata divenne una rotta e quest’ultima una spietata mattanza perpetrata dagli inglesi, in un tripudio di bandiere e cornamuse, e dai prussiani, che avevano fiato per correre e inseguivano i Francesi colpendoli alle spalle, abbattendoli, passandoli da parte a parte con baionette lunghe oltre 40 centimetri.
Tuttavia, mentre l’intero esercito imperiale cedeva, un quadrato di granatieri, veterani della Vecchia Guardia, resisteva. Ormai circondati da forze soverchianti, fu loro intimata la resa.
Per tutti rispose il loro comandante. «La Garde Impériale meurt et ne se rend pas !» (“La Guardia Imperiale muore, ma non si arrende!”).
Gli inglesi aprirono il fuoco. Il quadrato si spezzò, per ricomporsi, un po’ più piccolo. Allora i nemici ordinarono nuovamente la resa. Dapprima gli ufficiali, poi gli stessi soldati implorarono i granatieri francesi di arrendersi, per non costringerli ad uccidere i più valorosi soldati del mondo.
La risposta del comandante fu, pare, una sola ed inequivocabile parola.
«Merde!»
Ad essa seguì l’ultima, definitiva, scarica dei fucili inglesi.
2 - L'Imperatore: l’Imperatore e la pioggia.
« Dire queste parole, e poi morire. Cosa c'è di più grande? Poiché voler morire è morire ....Colui che ha vinto la battaglia di Waterloo non è Napoleone sconfitto, non è Wellington, che alle quattro ripiega e alle cinque si dispera, .... colui che ha vinto la battaglia di Waterloo è Cambronne. Poiché fulminare con una tale parola il nemico che vi annienta, vuol dire vincere.
RispondiEliminaDare questa risposta alla catastrofe, dire questo al destino, dare questa base al futuro leone, gettar questa ultima battuta in faccia alla pioggia della notte, ......Portare l'ironia nel sepolcro,.....fare dell'ultima delle parole la prima, mescolandovi lo splendore della Francia, chiudere insolentemente Waterloo col martedì grasso, .....
La parola di Cambronne fa l'effetto d'una frattura: la frattura di un petto per lo sdegno, l'irruzione dell'agonia che esplode! » Victor Hugo
Mio padre ama molto la storia e il periodo napoleonico è uno dei suoi preferiti ..... un saluto felino
Complimenti per l'azzeccata citazione. Una zampata felina.
RispondiEliminaehehheeheheheh
RispondiEliminail finale è molto particolare ...