Una lunga gelida estate
6 – Albè
Lord Ruthwen
Camilla appare comprensibilmente affascinata dalla figura di Mary, che in quella gelida estate del 1816 era quasi sua coetanea. Mi sembra tuttavia necessario interrompere il racconto della nostra Camilla per aprire una parentesi su Albè, lo straordinario personaggio che in quel periodo aveva eletto a propria dimora Villa Diodati presso Ginevra. Un personaggio che ai suoi tempi era un autentico mito vivente. “Il più famoso lord inglese” annotò nel proprio diario il suo compagno di viaggio John Polidori, riportando compiaciuto le parole di un banchiere svizzero.
Immaginate un viaggiatore. Un lord inglese. Un poeta romantico. Un dongiovanni. Un uomo dalla condotta sessuale irregolare. Un atleta. Un patriota. Un filosofo politico. Un raffinato dandy. Un aristocratico con l’ostentazione di un parvenu. Un indolente amante dell’azione. Un prodigo avaro. Uno scettico superstizioso. Un misantropo bramoso d’ammirazione. Un eroe satanico capace di versi religiosi degni d’un vescovo. Un uomo che viveva per l’istante, ma credeva nell’eternità. Immaginate tutto questo e molto altro ancora. Immaginate che tutte queste personalità siano le sfaccettature di un solo individuo e avrete forse un pallido ritratto di Albè, come lo chiamavano affettuosamente i suoi amici dalle sue iniziali. L.B. si firmava George Gordon Byron, per tutti Lord Byron.
Nato da una famiglia di antica nobiltà e svariate tare mentali, Byron crebbe durante l’infanzia in ristrettezze economiche ed in balia di una madre violenta di carattere e mentalmente instabile. Affetto da deformità ad un piede fin dalla nascita, lottò contro questa menomazione rafforzando il corpo con l’esercizio fisico al punto di diventare un eccellente nuotatore. Rimase famosa la sua traversata a nuoto delle gelide acque del Bosforo.
Acquisito titolo e proprietà Lord Byron compì il suo Grand Tour in vari paesi europei, come tutti gli aristocratici della sua epoca. Ne tornò con i primi due canti del poema Childe Harold’s Pilgrimage, una sorta di guida emozionale dei paesi visitati nel suo viaggio. L’opera ebbe un immenso successo sia per il contenuto, in un’epoca che amava i resoconti di viaggio, che per la curiosità morbosa verso il protagonista. Lord Byron incarnava infatti appieno l’ideale dell’eroe romantico e ribelle. In particolare il pubblico femminile lo adorava e i pettegolezzi sulla sua vita sentimentale, riempivano le cronache del bel mondo.
Lord Byron, peraltro, era apprezzato anche dagli uomini, in particolar modo da coloro che mal sopportavano la plumbea cappa di conformismo reazionario calata sull’Europa dopo la sconfitta di Napoleone. I suoi versi erano citati da quanti anelavano la libertà in tutta l’Europa, dall’Italia divisa e oppressa alla Russia gemente sotto il giogo degli zar. Lo spirito ribelle e la satira con cui fustigava in versi i tiranni, la generosità con cui finanziò i movimenti insurrezionali e il coraggio con cui seppe mettersi in gioco per la libertà dei popoli oppressi gli guadagnarono, molti anni dopo la sua morte, questa entusiastica dedica da parte di Giuseppe Mazzini: «L’eterno spirito dell’intelletto libero da catene non ebbe mai più splendida apparizione tra noi».
La fama dei salotti era però un vento che poteva rapidamente girare. Così, dopo la separazione dalla moglie, Annabella Milbanke, fu costretto a lasciare l’Inghilterra in volontario esilio per sfuggire a pesanti sospetti e voci piccanti sul suo conto. Si parlò d’incesto con la sorellastra Augusta, ma probabilmente questa voce fu sparsa per coprire la ben più grave, per l’epoca, accusa di omosessualità. Sembra infatti che il trasgressivo Lord avesse gusti sessuali che oggi definiremmo bisessuali.
Il viaggio in Europa, nel 1816, in compagnia del medico John Polidori, vide una tappa importante a Villa Diodati, presso Ginevra. Affittata nella convinzione che l’edifico avesse ospitato il grande poeta John Milton, autore del “Paradiso perduto”, essa fu per alcuni mesi non solo rifugio sicuro, ma una vera fucina di idee.
I due viaggiatori incontrarono infatti altri inglesi, loro vicini di casa: il poeta Percy Bysshe Shelley, la sua amante diciottenne Mary Godwin Wollstonecraft, da cui Shelley aveva già avuto il piccolo William, e Claire Clairmont, figlia di primo letto della matrigna di Mary e quindi sua “sorellastra”.
Claire, amante di Byron, aveva insistito perché gli Shelley l’accompagnassero nel viaggio in Svizzera. Tuttavia Albè, spirito volubile, si stancò presto di lei, nonostante la figlia nata dalla loro relazione, chiamata Alba in omaggio al padre.
Lord Byron del resto, come i protagonisti delle sue opere (il più famoso dei quali fu Don Giovanni), era un personaggio realmente contraddittorio e ciò che agli occhi degli altri era motivo di attrazione era fonte per lui di un tormento interiore i cui effetti non potevano che ricadere su quanti gli stavano accanto. La sua duplice natura, in cui si alternavano luce e tenebra, fu colto da un’altra sua amante. Lady Caroline Lamb era stata la dama più in voga della società inglese, in cui aveva introdotto il giovane Lord Byron. Per vendicarsi dell’abbandono del capriccioso amante pubblicò il romanzo autobiografico "Glenarvon", il cui protagonista è il perfido e crudele Ruthwen Glenarvon, il cui rapporto con l’amata è quello d’un demonio verso la sua vittima, foriero di sventura per se stesso e per chi ha avuto la disgrazia d’imbattersi in lui.
Un ritratto di Lord Byron che, come vedremo, pochi anni dopo fu fonte di ispirazione per il suo ex medico ed amico, John Polidori.
Segue: 7 – Il Cavalier Elfo. Christabel
6 – Albè
Lord Ruthwen
Camilla appare comprensibilmente affascinata dalla figura di Mary, che in quella gelida estate del 1816 era quasi sua coetanea. Mi sembra tuttavia necessario interrompere il racconto della nostra Camilla per aprire una parentesi su Albè, lo straordinario personaggio che in quel periodo aveva eletto a propria dimora Villa Diodati presso Ginevra. Un personaggio che ai suoi tempi era un autentico mito vivente. “Il più famoso lord inglese” annotò nel proprio diario il suo compagno di viaggio John Polidori, riportando compiaciuto le parole di un banchiere svizzero.
Immaginate un viaggiatore. Un lord inglese. Un poeta romantico. Un dongiovanni. Un uomo dalla condotta sessuale irregolare. Un atleta. Un patriota. Un filosofo politico. Un raffinato dandy. Un aristocratico con l’ostentazione di un parvenu. Un indolente amante dell’azione. Un prodigo avaro. Uno scettico superstizioso. Un misantropo bramoso d’ammirazione. Un eroe satanico capace di versi religiosi degni d’un vescovo. Un uomo che viveva per l’istante, ma credeva nell’eternità. Immaginate tutto questo e molto altro ancora. Immaginate che tutte queste personalità siano le sfaccettature di un solo individuo e avrete forse un pallido ritratto di Albè, come lo chiamavano affettuosamente i suoi amici dalle sue iniziali. L.B. si firmava George Gordon Byron, per tutti Lord Byron.
Nato da una famiglia di antica nobiltà e svariate tare mentali, Byron crebbe durante l’infanzia in ristrettezze economiche ed in balia di una madre violenta di carattere e mentalmente instabile. Affetto da deformità ad un piede fin dalla nascita, lottò contro questa menomazione rafforzando il corpo con l’esercizio fisico al punto di diventare un eccellente nuotatore. Rimase famosa la sua traversata a nuoto delle gelide acque del Bosforo.
Acquisito titolo e proprietà Lord Byron compì il suo Grand Tour in vari paesi europei, come tutti gli aristocratici della sua epoca. Ne tornò con i primi due canti del poema Childe Harold’s Pilgrimage, una sorta di guida emozionale dei paesi visitati nel suo viaggio. L’opera ebbe un immenso successo sia per il contenuto, in un’epoca che amava i resoconti di viaggio, che per la curiosità morbosa verso il protagonista. Lord Byron incarnava infatti appieno l’ideale dell’eroe romantico e ribelle. In particolare il pubblico femminile lo adorava e i pettegolezzi sulla sua vita sentimentale, riempivano le cronache del bel mondo.
Lord Byron, peraltro, era apprezzato anche dagli uomini, in particolar modo da coloro che mal sopportavano la plumbea cappa di conformismo reazionario calata sull’Europa dopo la sconfitta di Napoleone. I suoi versi erano citati da quanti anelavano la libertà in tutta l’Europa, dall’Italia divisa e oppressa alla Russia gemente sotto il giogo degli zar. Lo spirito ribelle e la satira con cui fustigava in versi i tiranni, la generosità con cui finanziò i movimenti insurrezionali e il coraggio con cui seppe mettersi in gioco per la libertà dei popoli oppressi gli guadagnarono, molti anni dopo la sua morte, questa entusiastica dedica da parte di Giuseppe Mazzini: «L’eterno spirito dell’intelletto libero da catene non ebbe mai più splendida apparizione tra noi».
La fama dei salotti era però un vento che poteva rapidamente girare. Così, dopo la separazione dalla moglie, Annabella Milbanke, fu costretto a lasciare l’Inghilterra in volontario esilio per sfuggire a pesanti sospetti e voci piccanti sul suo conto. Si parlò d’incesto con la sorellastra Augusta, ma probabilmente questa voce fu sparsa per coprire la ben più grave, per l’epoca, accusa di omosessualità. Sembra infatti che il trasgressivo Lord avesse gusti sessuali che oggi definiremmo bisessuali.
Il viaggio in Europa, nel 1816, in compagnia del medico John Polidori, vide una tappa importante a Villa Diodati, presso Ginevra. Affittata nella convinzione che l’edifico avesse ospitato il grande poeta John Milton, autore del “Paradiso perduto”, essa fu per alcuni mesi non solo rifugio sicuro, ma una vera fucina di idee.
I due viaggiatori incontrarono infatti altri inglesi, loro vicini di casa: il poeta Percy Bysshe Shelley, la sua amante diciottenne Mary Godwin Wollstonecraft, da cui Shelley aveva già avuto il piccolo William, e Claire Clairmont, figlia di primo letto della matrigna di Mary e quindi sua “sorellastra”.
Claire, amante di Byron, aveva insistito perché gli Shelley l’accompagnassero nel viaggio in Svizzera. Tuttavia Albè, spirito volubile, si stancò presto di lei, nonostante la figlia nata dalla loro relazione, chiamata Alba in omaggio al padre.
Lord Byron del resto, come i protagonisti delle sue opere (il più famoso dei quali fu Don Giovanni), era un personaggio realmente contraddittorio e ciò che agli occhi degli altri era motivo di attrazione era fonte per lui di un tormento interiore i cui effetti non potevano che ricadere su quanti gli stavano accanto. La sua duplice natura, in cui si alternavano luce e tenebra, fu colto da un’altra sua amante. Lady Caroline Lamb era stata la dama più in voga della società inglese, in cui aveva introdotto il giovane Lord Byron. Per vendicarsi dell’abbandono del capriccioso amante pubblicò il romanzo autobiografico "Glenarvon", il cui protagonista è il perfido e crudele Ruthwen Glenarvon, il cui rapporto con l’amata è quello d’un demonio verso la sua vittima, foriero di sventura per se stesso e per chi ha avuto la disgrazia d’imbattersi in lui.
Un ritratto di Lord Byron che, come vedremo, pochi anni dopo fu fonte di ispirazione per il suo ex medico ed amico, John Polidori.
Segue: 7 – Il Cavalier Elfo. Christabel
molto interessante ed intima questa ricostruzione su Lord Byron!
RispondiEliminabuon proseguimento
Oddio, c'è anche Lord Byron! Questo racconto mi affascina sempre di più...
RispondiEliminasino ad oggi il buongiorno pupottina resta in ferie....
RispondiEliminaPS: Non so se è già stato detto, ma Mary è Mary Shelley, vero??
RispondiEliminaSì, in effetti è stato detto proprio in questo post... è che li ho letti tutti insieme e ho fatto un po' di confusione!
RispondiElimina@ Pupottina: un personaggio affascinante.
RispondiElimina@ Vele: sì, è Mary Shelley. Man mano i protagonisti di questa straordinaria avventura umana e letteraria svoltasi nella gelida estate del 1816 stanno venendo allo scoperto.
Intrighi intriganti ...... e i gatti curiosi per natura non possono sottrarvisi, affascinati dal tuo raccontare. Miaaaaoooo
RispondiEliminaHo sempre pensato che in queste storie di vampiri ottocentesche il più vampiro fosse proprio Byron
RispondiElimina@ Felinità: la curiosità dei gatit è proverbiale...
RispondiElimina@ Tenar: è il prototipo ideale del vampiro.