mercoledì 31 dicembre 2014

Buon anno!



Il 2014 si chiude oggi e domani inizia un nuovo anno. Tradizionalmente si dà enfasi a quello che dovrebbe essere un normale alternarsi del giorno e della notte.
Il calendario però è una cosa seria, come ho già avuto modo di scrivere. Pertanto è bene adeguarsi a questo rito.

In luogo dei bilanci quest'anno vi lascio con una sola parola: "selfie". Si tratta della parola dell'anno, anche se non saprei dirvi chi l'abbia deciso.

Non so cosa pensiate voi dei "selfie", ma io nel dubbio mi adeguo con la foto di apertura. Naturalmente avrei potuto scegliere quella scattata da un altro animale, visto che questa moda ha contagiato anche loro, ma questo è l'ultimo arrivato e ha un'aria simpatica. Il quadro sullo sfondo, poi, raffigura un lago che mi è particolarmente caro...

A tutti voi gli auguri per un buon 2015!



mercoledì 24 dicembre 2014

Buone feste!






Con questo breve video che raccoglie una serie di scene della Natività dalle chiese del Cusio, accompagnate dalla vocina di Delia, che ci ricorda che per sentire lo spirito del Natale dobbiamo tornare tutti un po' bambini, voglio augurarvi Buone Feste!

domenica 21 dicembre 2014

Attenzione, questo post contiene spoiler!




Pertanto, se non volete sapere cosa accadrà sul lago dei misteri nel 2015 non leggetelo!

Premesso che non c’è nulla di certo sotto il sole tranne il fatto che non possiamo prevedere il futuro, vorrei darvi alcune anticipazioni sulla programmazione del blog il prossimo anno.

La prima è che i post settimanali saliranno dagli attuali due a tre. Siamo ancora lontani dai bei tempi in cui si postava una volta al giorno, ma è già un passo avanti. Oltre al post del mercoledì, in genere a tema libero, e a quello domenicale, dedicato ai racconti d’archivio (ma con eccezioni, come quella che state leggendo), ne troverete uno nuovo il venerdì. Con la differenza che i primi sono programmati per le 10, mentre questo uscirà alle 5 p.m, vale a dire l’ora del tè per gli inglesi. È infatti britannico il personaggio di cui andremo a parlare, tributandogli una serie di piccoli post che col lago d’Orta non hanno molto a che fare, ma con il mondo dell’immaginario parecchio.
Di lui è stato scritto che rappresenta per la narrativa favolosa del Novecento quello che i fratelli Grimm furono per quella dell’Ottocento. Non saprei dire se il paragone regga, ma poiché questo blog si occupa di leggende e creature fantastiche, da venerdì 2 gennaio troverete alcune brevi notizie riguardanti John Ronald Reuel Tolkien. 
Non preoccupatevi, non vi annoierò con interminabili scene di battaglia (e con questo ho già espresso la mia opinione sull’ultima trilogica fatica del regista Peter Jackson). Saranno pillole sulla vita e le opere del Professore che amava la pipa, la buona birra e le belle storie.

La seconda è che stiamo lavorando alla riapertura della Bottega del Mistero. Tra il gennaio 2011 e il giugno 2012 la Bottega fu una rubrica all’interno del programma Siamo in Onda. La trasmissione purtroppo non c’è più, ma a breve potrete di nuovo conoscere i segreti delle canzoni più misteriose e i loro collegamenti con i misteri del nostro lago. Dove? Naturalmente su questo blog!

Infine, con un certo grado di probabilità, verrà data una risposta a una serie di interrogativi rimasti aperti riguardanti la storia del misterioso Alfa e della sua scomparsa. Niente che metta a repentaglio la sicurezza dell’universo, almeno spero, ma la storia necessita di essere conclusa.

Avremo comunque modo di riparlarne. Per ora vi auguro buone feste! 


mercoledì 17 dicembre 2014

La misteriosa fine della “Benedetto Brin”



La “Benedetto Brin” apparteneva alla classe di corazzate “Regina Margherita”, ideata dall’ingegnere, generale, ispettore del Genio Navale e deputato Benedetto Brin (Torino 1833 – Roma 1898) che nella seconda metà dell’Ottocento diede grande impulso alla marina militare italiana al punto che alla sua morte su 202 unità in servizio nella Regia Marina, ben 141 erano state ordinate o progettate da lui. Con la morte del Generale Brin il progetto fu portato avanti e modificato dal generale Ruggero Alfredo Micheli (Volterra 1847 – Roma 1919) direttore del cantiere di Castellammare di Stabia, dove la nave fu varata e ultimata il 1° settembre 1905.

La “Benedetto Brin” partecipò alle operazioni militati della guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, prendendo parte all’attacco su Tripoli che portò alla presa della città. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale, nel 1915, era l'unità di bandiera del contrammiraglio barone Ernesto Rubin de Cervin ed era comandata dal capitano di vascello Gino Fara Forni, nato a Pettenasco, sul lago d’Orta nel 1867.

Alle otto del mattino del 27 settembre del 1915 molte persone si radunarono come al solito sulla banchina del Viale Regina Margherita di Brindisi per assistere all’emozionante cerimonia dell’alzabandiera da parte delle navi ormeggiate nell’avamporto, tra il canale Pigolati e Forte a Mare. Si trattava delle corazzate “Dante Alighieri”, “Nino Bixio”, “Emanuele Filiberto” e “Benedetto Brin”. Nel porto erano inoltre presenti altre navi francesi, inglesi ed italiane. Mentre gli equipaggi erano radunati per la cerimonia e venivano suonati gli inni, improvvisamente, la “Benedetto Brin” esplose.

La devastazione provocata dall’onda d’urto fu immane. Senza calcolare i danni materiali, nella tragedia morirono 456 uomini su 943 d’equipaggio, precisamente, 433 marinai e 23 ufficiali, tra i quali lo stesso contrammiraglio Ernesto Rubin de Cervin.

Le cause della sciagura furono immediatamente oggetto di indagini, ma il mistero ancora aleggia attorno a questa nave e alle vittime della sua distruzione.

Quasi immediatamente venne esclusa la possibilità che l’esplosione fosse stata causata da un sottomarino nemico, in quanto l’entrata del porto era sbarrata con una rete metallica verticale tenuta tesa da galleggianti e strettamente sorvegliata. La propaganda ufficiale parlò di “vile attentato del nemico”, opera di sabotatori, ma i risultati dell’inchiesta vennero tenuti secretati “per non dare vantaggi al nemico”. 

In particolar modo non venne reso pubblico un rapporto che un anno prima proprio il capitano Gino Fara Forni aveva inviato a mezzo lettera alla Divisione Generale di Artiglieria ed Armamenti del Ministero della Marina a Roma. In esso denunciava una “deficienza di ventilazione e di refrigerazione della “Santabarbara” che faceva salire oltre il limite di sicurezza la temperatura interna. Il locale, dove erano immagazzinati materiali altamente pericolosi e infiammabili quali esplosivi, munizioni e gas, era oltretutto ubicato, con un’infelice scelta progettuale, proprio accanto alla sala dei motori e delle macchine. 

Nonostante fosse consapevole dei rischi il capitano Fara Forni era rimasto al suo posto, attendendo forse un intervento del Ministero che non vi fu. Morì con gli altri, al comando della propria nave, come nella migliore tradizione marinara.

domenica 14 dicembre 2014

Come ebbe inizio

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In quei tempi l’eco della Rivoluzione infiammava gli animi europei, scavando nelle coscienze un solco tra l’auspicio di un nuovo ordine e il timore per la perdita dell’antico. Voci autorevoli si levavano a difesa di quest’ultimo, invitando gli uomini a restare fedeli ai vecchi costumi e alle antice tradizioni.

Fu allora che una donna cresciuta nella povertà, da cui si era emancipata studiando da autodidatta; una donna che traduceva i testi dei filosofi, ma che non aveva esitato a definire le idee sulle donne di Rousseau “una vera sciocchezza”; quella donna dicevo, prese carta e penna e scrisse un libro.

Scrisse che le donne hanno gli stessi diritti fondamentali degli uomini; che sono essenziali per la crescita della nazione in cui vivono; che devono ricevere un'educazione adeguata; che non devono essere considerate un semplice ornamento della vita degli uomini e che, se non sono spinte dalla società a concentrare ogni loro cura solo sull’aspetto esteriore, possono raggiungere altri traguardi sociali e culturali.

L’anno era il 1792. Il libro era la “rivendicazione dei diritti della donna”. Quella donna era Mary Wollstonecraft e con lei iniziò il movimento di emancipazione femminile.


Il racconto è stato scritto per il n. 19 di A6 Fanzine. Lo potete scaricare liberamente qui.

Il tema era l’emancipazione femminile e così l’Errante ha deciso di andare alle radici. La figura di Mary Wollstonecraft era già apparsa su questo blog. La figlia, Mary Wollstonecraft Godwin, fu autrice di un romanzo fondamentale per il filone fantastico: “Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno”. Quest’ultimo nacque come una sfida tra amici (e che amici) durante la "lunga gelida estate". Trovate tutta la vicenda qui


mercoledì 10 dicembre 2014

La fiera delle fate


Qualche settimana fa, venni invitato ad esporre degli oggetti in una fiera dedicata all’acqua. 

Delle gentili ragazze dai lunghi capelli biondi mi accolsero e mi mostrarono dove collocare i preziosi reperti, fornendomi tutto ciò di cui potevo avere bisogno, mentre attorno a me sorgevano come funghi gli stand dedicati alle leggende e alle storie sull’acqua.

Al termine del periodo concordato mi recai a ritirare i miei pezzi. E qui cominciò a sorgere un aspetto inquietante. Cominciai a notare qualcosa di strano quando entrai in segreteria. Non c’era nessuno e, nonostante ripetute chiamate, nessuno si presentava. Poco male pensai, tanto ho le chiavi delle vetrine. Così mi misi a smontare e a portare via. Dopo il primo viaggio, però, buttai un occhio in segreteria e vidi un ragazzo.

“C’è la signora A.C.?” domandai.

Lui scosse la testa, cercò, scartabellò, controllò sui registri e fece qualche telefonata, dopodiché mi disse che non c’era nessuno con quel nome lì. Provai a fare altri nomi, descrivere, spiegare, ma nessuno sapeva nulla. 

Iniziai a pensare che fosse già un miracolo ritrovare i miei oggetti, così lo lasciai alla sua occupazione (che confesso di non aver capito) e mi affrettai a recuperare fino all’ultimo pezzo. Prima di partire provai di nuovo a chiedere, ma nessuno sapeva nulla. Era come se la fiera non fosse stata nemmeno organizzata da loro. 

Perplesso me ne tornai verso casa, incappando in un vero e proprio diluvio, giusto per stare in tema.

L’indomani, roso dalla curiosità, mandai una mail scherzosa alla ragazza con cui avevo sempre parlato, domandandole se per caso avessi parlato con un ectoplasma, ma non ebbi risposta. Qualche giorno dopo ricevetti una strana mail di ringraziamento per la partecipazione.

A destare il mio stupore non fu tanto il contenuto quanto un aspetto davvero insolito. So che può sembrare incredibile e so anche che nessuno di voi mi crederà, ma quando aprii l’allegato dal pc si sprigionò un profumo particolare e assolutamente inconfondibile per chiunque l’abbia già sentito: Profumo di fata n. 5.

Naturalmente mi rendo conto che questa vicenda solleva molti più interrogativi di quanti ne spieghi. Innanzitutto se la fiera era stata organizzata veramente dalle fate, come mai non ho avvertito il loro profumo quando le ho incontrate di persona? E ancora, quando in precedenza mi era capitato di annusarlo, prima di allora?

Questo però è un segreto che si collega al misterioso viaggio che feci molto tempo addietro e che vide persino l’Errante mettersi sulle tracce di Alfa.

Un enigma però che, ancora per qualche tempo, resterà tale…


Per la foto voglio ringraziare AlevBlack - Valentina Simonetti

Mua: Neminziel
Photo&edit: Gianluca Quinto
Model: AlevBlack - Valentina Simonetti





domenica 7 dicembre 2014

Una storia molto cattiva



Boston 1952 

Ricordo che, un giorno, Solange mi chiese se credessi in Dio. 

Delle donne della mia vita – così mi piace chiamarle per quanto fugaci meteore siano state nella mia esistenza – conservo intensi frammenti di memoria: le lacrime di Charlotte – la prima – mentre le mostravo l’anello; i capelli biondi di Margot; il coraggio della giovane Dolores; e le mille domande di Solange.

Risposi affermativamente, argomentando con dotti sillogismi teologici, retaggio dei miei studi seminariali, ma mentivo. Tutt’al più posso ammettere l’ipotesi di un capriccioso Monsieur Chance che distribuisce le carte, lasciando a noi il cruccio di come giocarle, sebbene talora parrebbe volerci suggerire la giocata migliore.

Come nel caso della sorella di Margot. Ho sempre avuto cura di sceglierle orfane, vedove e possibilmente senza troppi conoscenti, oltre che benestanti, ça va sans dire. Margot tuttavia mi aveva mentito – da buona borghese se ne vergognava – tacendo di una gemella, adottata come lei, ma da un’altra famiglia. Josephine, invece, si era ficcata in quella testolina bionda l’idea di ritrovare la sorella. A furia di fare domande era riuscita a trovare una traccia, un biglietto – dimenticato in un abito affidato ad una sarta e mai ritirato – in cui Margot aveva appuntato il mio recapito. 

Ingannai Solange come tutte le altre. Simulare una fede è il modo migliore per sviare sospetti. Pensare che un criminale sia riconoscibile dall’aspetto o dalle sordide abitudini è senza dubbio più rassicurante che sospettare lo sia il gentiluomo che ti porge la destra tra i banchi di una chiesa. 

Le dissi che era partita per gli Stati Uniti dopo la rottura del nostro fidanzamento. Parlò di una sensazione negativa, come se alla gemella fosse accaduto qualcosa di molto grave. Mi offrii gentilmente di aiutarla nella ricerca e domandai se avesse già informato la polizia o qualcun altro.

No, se davvero esistesse Dio, o una qualsiasi forma di Giustizia sotto il Cielo, io sarei morto o in galera per i miei crimini e Josephine non sarebbe sepolta nella cantina insieme alle altre. 

Invece Monsieur Chance mi aveva suggerito di cambiare nome e paese. Così, in quell’aprile del Novecentododici – oggi così lontano – m’imbarcai sul modernissimo transatlantico “Titanic”, sfolgorante di donne romantiche, per incominciare la mia nuova vita oltreoceano.



Questo racconto è stato scritto per l'antologia 365 storie cattive. Il libro contiene 365 storie cattive, scritte da 365 autori in un massimo 365 parole. Il tutto per una buona causa.

Rileggendo oggi il racconto, nasce qualche inquietante interrogativo. Josephine, la determinata sorella di Margot, non compare nell'elenco delle vittime fornito all'inizio dal misterioso assassino. Quante furono quindi realmente le donne assassinate sul suolo francese? Forse solo individuando la terribile cantina si potrebbe avere una risposta a questa domanda.
Ma soprattutto, poiché questa sorta di confessione fu scritta nel 1952 a Boston, quando il Novecentododici era ormai un ricordo lontano, quante furono le vittime di questo sconosciuto e impunito serial killer sul suolo americano?

mercoledì 3 dicembre 2014

Pitagorici cusiani




Transitavo tranquillo pensando ai fatti miei, quando all’improvviso mi si parò dinnanzi una struttura che non poté non attirare la mia attenzione, non tanto per le dimensioni, peraltro notevoli, quanto per la forma. Come potete vedere chiaramente dalla foto, presso la rotonda di Orta sono apparse due stelle, poste parallelamente e orientate rispettivamente verso sud e verso nord.


“Cosa c’è di strano?” domanderà forse qualche lettore “il Natale si avvicina, per non parlare dell’arte contemporanea un po’ eccentrica che sovente abbellisce le rotonde…”

Arte contemporanea, certo… il Natale, può essere… però mi permetto di far osservare che mancano le luminarie e, a parte questo, vi invito ad osservare attentamente la figura. Al centro della “stella” compare inequivocabilmente un pentagono rovesciato.

Pertanto quella che abbiamo di fronte non è una stella natalizia, ma un Pentalfa. Ma, a parte la simpatia istintiva che Alfa può provare per un tale nome, di cosa stiamo parlando? 

Per prima cosa v’invito a dimenticare tutto ciò che vi hanno detto sui diavoli e sulle streghe (anche se, per pura coincidenza, i miei informatori mi dicono che l’incrocio dove ora sorge la rotonda era un tempo luogo d’incontro delle streghe di Orta, ma questa è un’altra storia…).

Dobbiamo andare molto indietro, sei secoli prima del primo e più famoso Natale che festeggeremo prossimamente. Qualcuno fa risalire l’origine del Pentalfa agli Egizi, dove compare nel geroglifico che indicava la stella Sirio, la più importante perché era sulla sua levata che si basava il calendario egizio. In ogni caso è indubbio che la grande affermazione del simbolo sia legata alla figura di un filosofo che dovrebbe certamente comparire nella top ten delle persone più influenti della storia, qualora qualcuno avesse voglia di scriverla. 

Sto parlando, naturalmente, di Pitagora. Figura insieme storica e leggendaria è impossibile proporne qui più di qualche cenno.

Normalmente lo si studia a scuola per il teorema che porta il suo nome. Geometria, roba noiosa, dirà qualcuno. Quello che non si dice di Pitagora a scuola, perché lo si è dimenticato, o lo si è voluto dimenticare, è tutto il resto.

Pitagora “praticò la ricerca più di tutti gli altri uomini”, viaggiò e visitò terre lontane, giungendo fino in India per studiare la filosofia orientale; fu il primo in Occidente a praticare e propugnare il vegetarianismo, a credere che anche gli animali avessero un’anima e nella reincarnazione; inventò la scala musicale; elaborò (lui o la sua scuola) una teoria eliocentrica che faceva della Terra un pianeta come gli altri circa duemila anni prima di Keplero, che peraltro al pensiero pitagorico s’ispirò esplicitamente.

Non lasciò libri scritti, ma fondò a Crotone una scuola iniziatica da cui si generò un movimento che era insieme matematico, filosofico, religioso, politico, artistico, misterico ed esoterico. Un pensiero forte, in larga misura trasmesso solo agli iniziati, che influenzò potentemente filosofi come Platone (nota per quelli che "la filosofia che roba noiosa!": Platone è il primo che parlò di Atlantide), per fare un solo esempio, a cui la cultura occidentale deve tantissimo. 

Ebbene il simbolo di questo movimento, che studiava la magia dei numeri e la traduceva in azione, era proprio il Pentalfa. Pitagora lo chiamò così perché può essere descritto come 5 alfa (A) intersecate tra loro. Egli comprese che questa figura, che può essere disegnata dentro un pentagono regolare e a sua volta contenere un numero infinito di pentagoni e Pentalfa più piccoli, si basa su un rapporto matematico noto come “sezione aurea”. 

Si tratta di un “rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due”. Il valore di questo rapporto è approssimativamente 1,6180 (ma la sequenza dei numeri decimali continua all'infinito e ricorre misteriosamente in molti aspetti della natura. Inoltre è il "rapporto della bellezza", in quanto ai nostri occhi un’opera architettonica (ma anche un volto) che rispetti la “divina proporzione” appare irresistibilmente bello. 

Il Pentalfa, usato come simbolo di riconoscimento tra gli adepti della setta, indicava anche i cinque elementi fondamentali: Aria, Terra, Fuoco, Acqua e l’Idea. Il simbolo, proprio per i profondi significati che poteva esprimere, in seguito fu ripreso e utilizzato da molte altre correnti di pensiero filosofico, magico e iniziatico come, per citare la più famosa, la Massoneria (anche in questo caso si tratta di coincidenze, evidentemente).

Ora il Pentalfa è apparso a Orta. Perché e a quale scopo? Col vostro aiuto forse verremo a capo anche di questo mistero...


Aggiornamento del 10 dicembre.
Il Pentalfa è stato "rivestito". Un buon modo per augurarvi buone feste, non credete?



domenica 30 novembre 2014

A6 Fanzine 32: un numero dedicato ai Kiss

Free download

Ecco finalmente, come preannunciato, l'atteso numero di A6 Fanzine dedicato ai Kiss, liberamente scaricabile come sempre. Se desiderate una copia cartacea dovete contattare la redazione.

Lascio la parola a Sara & Isa per i contenuti.


KISS: A grande richiesta con questo fantasmagorico numero 32 di A6 Fanzine, ci immergiamo nel fantastico mondo dei Kiss.

Lo storico gruppo hard rock statunitense, fondato nel 1973, è ancora una delle band più amate del panorama musicale mondiale, sia per le famosissime hit lanciate nel corso della loro lunghissima carriera, sia per la loro immagine, che molto si lega al mondo dei fumetti.

Attraverso questo numero di A6 Fanzine rendiamo omaggio alla band ed alle canzoni, con racconti, poesie, fotografie e soprattutto fumetti, generati dalla fantasia degli artisti, ma anche da chi invece i Kiss li ha vissuti sulla propria pelle, come testimonia lo scritto di Alessandro Tozzi, uno dei fans più accaniti che noi di A6 Fanzine conosciamo.

Visto che si avvicina il Natale, vogliamo farvi un regalo: solo per i primi 50 numeri acquistati, vi sarà in allegato a questo numero di A6 Fanzine il mini calendario dei Kiss realizzato dalla nostra Isabella!
  

Sulle note di "I was made for loving you" vi lasciamo alla lettura di questo numero... aspettando naturalmente vostri commenti!



In questo numero: ISACOMICS 
In Copertina - "Poker di Kiss" | MusiComics - "Kiss" | "Oroscopo in Musica" - Fumetto Centrale, in collaborazione con Karen Kowonsky | Isa in Love - "Kiss" | 4° di Copertina - "KISSemon" |

ILLUSTRAZIONI & FUMETTI 
"Kiss" - striscia di Lepore & Croce | Kikka e Kikko -  "Kiss... enefrega" - Vignetta di Dea Fumettista |  Le vicende poco quotidiane di Mobu & Al in "Kiss Kiss" - Illustrazione di Ranghos | Fan Kissizzate - Illustrazione di Umberto Buffa | La Pulcetta numero 40 "Indimenticabili" - Vignetta di Pulci | "Kiss Tattoo" - Illustrazione di Cube | "Quali Kiss" - Vignetta di Manuel & Mika | "God of Thunder" - Illustrazione di Andrea Gorla |

RECENSIONI 
MUSICA - "Run Run Run", singolo degli Octopuss - rubrica a cura di SaDiCa | DISCO "Dressed to Kill" dei Kiss - rubrica a cura di Karen Kowonsky | FUMETTI ED OLTRE - "I fumetti dei Kiss stampati con il loro sangue", a cura di Stefano Avvisati - FUMETTI - "Dressed to Kiss - L'Ombra del Demone", a cura di SaDiCa |

RACCONTI & POESIE 
"Ultimo Bacio" - Racconto di Errante | Poesia e scatto fotografico di Katia Picciariello | "La playlist di un Kissomane romantico" - racconto di Alessandro Tozzi |

INTERVISTE 
Junkie Dildoz - rubrica a cura di SaDiCa | Twitterata con Sergio Algozzino - rubrica a cura diSaDiCa | Frank Paulis racconta i Kiss |

TEATRO
Il SottoTesto - "Volevo Essere i Kiss", rubrica a cura di Fabrizio Romagnoli |

FOTO
Kiss Fans - foto di SaDiCa | Chitarra - foto di Kat |

mercoledì 26 novembre 2014

Sherlock Holmes e il mistero dell’uomo meccanico



Cosa accade quando una mente geniale ne incontra un’altra? Da questa domanda si sviluppa il romanzo scritto da una nostra vecchia (si fa per dire perché è giovanissima) conoscenza. Antonella Mecenero ha recentemente pubblicato un apocrifo, “Sherlock Holmes e il mistero dell’uomo meccanico” in cui riprende vita il famosissimo investigatore inventato da sir Artur Conan Doyle.

L’azione si colloca nel 1881, quando il mito di Sherlock Holmes stava prendendo forma e il dottor Watson era appena tornato dalla guerra, ferito nel corpo e nell’animo.

L’autrice immagina che il geniale investigatore inglese si trovi a dover indagare su un caso che coinvolge le scoperte fatte da un altrettanto geniale quanto misconosciuto inventore, Innocenzo Manzetti. 

La storia si fa ancora più interessante perché Manzetti è realmente esistito, anche se probabilmente la maggior parte di voi non ne ha mai sentito parlare. I suoi genitori provenivano dalla zona del lago d’Orta (da Invorio e Pogno per la precisione), ma lui nacque e visse ad Aosta tra il 1826 e il 1877. Durante la sua breve e sfortunata vita diede vita ad invenzioni che ne fanno un pioniere in molti campi. Inventò la macchina per la pasta, il primo motore pneumatico, un’autovettura a vapore in grado di circolare su strada e molto altro. Tra questo spiccano le sue ricerche sugli automi, che coltivò per moltissimi anni, che lo portarono a indagare il fenomeno dell’induzione elettromagnetica, ipotizzando già nel 1843 la possibilità di trasmettere la voce con questo sistema.

Probabilmente avrete sentito parlare dello “scippo” che Bell fece a Meucci, soffiandogli il merito dell’invenzione del telefono. Bene, allora dovete sapere che lo stesso Antonio Meucci, apprese dalla stampa nel 1865 della scoperta di Manzetti e confidò ad un giornale americano: “Io non posso negare al sig. Manzetti la sua invenzione”. Che non solo era precedente,m ammolto più funzionale, perché per parlare col telefono di Meucci occorreva tenere una barretta tra i denti, mentre con quello di Manzetti si poteva utilizzare una più comoda cornetta. Una cosa univa Manzetti a Meucci, oltre al fatto di essere italiani: nessuno dei due aveva i soldi per brevettare la scoperta. Ci pensò Alexander Graham Bell che nel 1876 brevettò il suo sistema.

Da notare che il nostro governo si rifiutò di appoggiare l’invenzione di Manzetti in quanto temeva che il telefono, a differenza del telegrafo che richiedeva la presenza di un telegrafista in grado di controllare il contenuto delle conversazioni, potesse essere usato a scopo di cospirazione. Così andava l’Italia nel 1865.

domenica 23 novembre 2014

L’ultimo bacio



C’è stato un tempo in cui in questo blog era aperta una bottega del mistero. Era l’epoca della felice collaborazione con Siamo in Onda, il talk show radiofonico di Puntoradio. Purtroppo nella riorganizzazione dell’emittente che ha portato alla sua chiusura e rinascita come Up-Radio non c’è più stato spazio nel palinsesto per questo programma atipico, autogestito e completamente libero. 
Come i lettori più affezionati ricorderanno nella Bottega del Mistero si parlava, sul tema della trasmissione, di una vicenda misteriosa connessa a una canzone e di una collegata leggenda ambientata nella terra dei laghi d’Orta e Maggiore.
Nella programmazione della stagione 2012-13, che comunque non ha mai visto la luce, avevo valutato anche l’inserimento di una canzone dei Kiss, senza riuscire però a trovare la giusta corrispondenza coi temi proposti. 
Sono stato quindi molto felice quando Sara mi ha svelato che il tema del prossimo numero di A6 Fanzine sarebbe stato proprio “the KISS”. Pensa che ti ripensa ne è scaturito un racconto in 1200 caratteri (spazi inclusi) dal titolo “L’ultimo bacio”. Scordatevi Muccino però, perché è tutta un’altra storia.
La fanzine sarà disponibile a breve, scaricabile liberamente. Per ora godetevi in anteprima la meravigliosa copertina, illustrata come sempre da Isa nel suo inconfondibile stile.

mercoledì 19 novembre 2014

Il sole tornò a splendere


«Finalmente l’emergenza è cessata e lentamente l’acqua cala di livello. Lascia però dietro di sé molti danni ad abitazioni ed attività produttive.»
Siamo seduti in piazza ad Orta. Indossiamo stivali, per non bagnarci i piedi perché il tavolino e le sedie sono immerse in vari centimetri d'acqua. Non stiamo prendendo un aperitivo sul lago, ma nel lago. Perché noi gente dell’Orta siamo fatti così, lo amiamo anche quando fa la voce grossa.
Il Filosofo osserva l’acqua che si muove lenta attorno a noi, creando piccoli gorghi che scompaiono dopo pochi istanti di vita turbinosa.
«Soprattutto» dice infine «il lago ci lascia un messaggio. La terra su cui viviamo non è nostra. La possiamo utilizzare, ma non la possediamo. Non ci appartiene, perché non la comprendiamo. Abbiamo una certa conoscenza con lei, è vero, ma non una visione profonda di quello che è e dell’Equilibrio che la regola. Vediamo i fenomeni, ma ignoriamo la sostanza profonda delle cose. Così il lago è venuto fuori, per ricordarci che qui siamo ospiti, non padroni di casa. Perché lui esisteva prima che il primo uomo si affacciasse sulle colline e rimanesse a bocca aperta contemplando la sua straordinaria bellezza.»
Un cigno nuota sdegnoso a pochi metri da noi, senza degnarci di uno sguardo. Alzo il bicchiere e dedico un brindisi silenzioso al nostro lago.

domenica 16 novembre 2014

Alluvione novembre 2014

Frana ad Alzo di Pella

Frana ad Alzo di Pella

Pella

Orta

Civiasco

Strada della Cremosina

Frana di Alzo

Pella

Omegna

Omegna

Omegna

Orta

Orta

Pella

Pettenasco

Pettenasco
Negli ultimi giorni il lago d'Orta e il lago Maggiore sono stati investiti, come molte altre località del nord Italia, da una violenta alluvione, che ha provocato il rapido innalzamento del livello dei laghi e numerose frane. Una in particolare, ad Alzo di Pella, ha costretto all'evacuazione prudenziale di metà paese. Ho raccolto un po' di foto postate da vari amici e altre persone su facebook. Dove sono riuscito ho inserito il nome dell'autore nel nome del file. Sono immagini talora drammatiche, altre volte poetiche. Ringrazio tutti per aver documentato quello che è accaduto. Fortunatamente al momento in cui scrivo, non si registrano feriti, almeno nel Cusio.
Diversa la situazione in altre località dove vi sono stati dei morti.

Credo che non si possa più ritardare un deciso intervento di prevenzione e gestione del territorio. Perché se è vero che certi eventi sono straordinari per intensità è altrettanto vero che si ripetono a frequenza tale da dover essere seriamente considerati e prevenuti mediante un'azione costante di manutenzione.
Deve insomma essere abbandonata la "logica del grande evento" per passare a quella della gestione quotidiana. Un cantoniere che pulisce ogni giorno i tombini non è un costo, è un investimento che può prevenire danni maggiori e, tragicamente, vittime.

mercoledì 12 novembre 2014

Fantasmi sul lago d’Orta




Mentre il livello del lago continua a salire e velocemente supera ogni limite, inondando le rive e i paesi rivieraschi, giunge la segnalazione di un fantasma che sarebbe apparso sul vetro di una casa prospiciente le fredde acque dell’Orta.

Suggestione? Può essere. 

Sul caso però indagherò più a fondo. Lascio a voi il giudizio, sperando che nel frattempo la piena del lago non faccia troppi danni.


domenica 9 novembre 2014

Venticinque anni dal crollo



Venticinque anni fa cadeva il muro di Berlino e con esso finiva un mondo. Qualche nostalgico dirà che si stava meglio quando si stava peggio, ma la Storia va avanti, ci piaccia o meno. Vale sempre la pena, però, ricordare cosa è accaduto.

Richiamo due post che scrissi tempo addietro. Il primo è dedicato ai ventenni di oggi (ormai venticinquenni, visto che il tempo passa per tutti). 

Il secondo è la storia della vicenda el Muro attraverso una canzone che parla di 99 palloncini

La serie dei racconti domenicali riprende la prossima settimana.

mercoledì 5 novembre 2014

Ecco anche il drago di fuoco!


La nostra caccia (fotografica) ai draghi sta dando ottimi risultati.
Ecco uno splendido drago di Fuoco, fotografato nell'atto della sua manifestazione da Giorgio Rava. Dove? Da qualche parte attorno al lago d'Orta, naturalmente, uno dei luoghi più connessi ai draghi che esistano.
Nel blog potete trovare anche draghi degli altri Elementi: Acqua, Terra e Aria. Ce ne manca ancora uno, naturalmente, ma i draghi della Quintessenza sono i più difficili da individuare.
Mi aiutate a trovarne uno?

domenica 2 novembre 2014

La soffitta



Sono entrati di notte, sfondando la finestra sul retro. Sono in quattro, armati e mascherati. Non so se siano italiani o stranieri e del resto non ha importanza saperlo. Gli occhi eccitati dalla cocaina, la lama affilata che preme sul mio collo, i miei famigliari legati, questo ha importanza. 
Tra tutti hanno scelto di tenere libera me. Forse perché i miei diciassette anni mi fanno sembrare la più innocua della famiglia. O forse il motivo sta in quelle mani che mi stringono la carne con desiderio. Capisco che non c’è solo una rapina nei loro piani, questa notte.
Per calmarli dico che i gioielli sono nascosti in soffitta.
Salgo la scala a piedi nudi, con la camicia da notte che si stropiccia nelle mani di quello che mi sospinge. Gli altri tre sono dietro. Nessuno vuole perdersi la cosa. Sento i brividi percorrermi la schiena mentre i gradini che mi separano dalla porta scompaiono ad uno ad uno.
Ho mentito. Nella soffitta non ci sono gioielli, ma solo le cose della nonna, che nessuno di noi ha osato toccare. Stava lì tutto il tempo a parlare con gli spiriti. Ora che è morta, la vecchia strega ha continuamente bisogno di sangue per restare attaccata alla vita.
Questa notte ne avrà a fiumi.



Questo è il racconto scritto dall’Errante per il n. 18 di A6 Fanzine (download). Per una pura coincidenza era dedicato all'horror. Se, come noi, non credete alle coincidenze consideratelo pure un racconto per Halloween pubblicato con leggero ritardo…

mercoledì 29 ottobre 2014

Biancodrago


Dopo il drago nell'Acqua e quello nella Terra ecco a voi un bianco drago nell'Aria, sospeso sopra il Mottarone.
Si attendono altre segnalazioni...

domenica 26 ottobre 2014

La guerriera vergine


Iniziasti ad udire le voci quando avevi tredici anni. A sedici rifiutasti lo sposo che i genitori avevano scelto per te. Lui non la prese bene e ti citò in giudizio. Tu vincesti la causa. Non ti bastava: fuggisti da casa per seguire la tua missione.
Indossavi vesti maschili per attraversare l’immenso campo di battaglia che era a quei tempi il tuo paese. Raggiungesti la meta, ma ti risero in faccia e ti cacciarono. Ritornasti, superando gli esami dei teologi. Incontrasti quel principe deposto e senza corona cui volevi restituire il regno. Nel nome di un’idea radunasti un’armata, guidandola alla vittoria. 
Colomba in un mondo di falchi non vedevi gli interessi dei comandanti, né gli intrighi della corte che ti circondavano. Vedevi però gli orrori della guerra e insegnasti ai tuoi uomini a rispettare i prigionieri, a non saccheggiare le terre e le città liberate, a preferire una vittoria senza stragi ad una affogata nel sangue.
Un’illuminata, un’inviata del cielo, una santa per quanti ti seguirono e combatterono sotto le tue insegne. Una pazza, una strega, un’eretica per coloro che ti processarono e ti arsero sul rogo a diciannove anni.
Chi eri, realmente, Giovanna d’Arco?

Racconto scritto per A6 Fanzine n. 17 (download), dedicato alle donne che hanno lasciato traccia nella storia. Un omaggio a tutte le donne che nel mondo hanno lottato per conquistare i loro diritti, hanno coltivato le proprie passioni, hanno reso la figura della donna protagonista della propria vita e del mondo che le circonda.

mercoledì 22 ottobre 2014

Draghi di montagna



Il bello di avere amici appassionati di draghi è che li scovano un po’ ovunque. Così dopo la segnalazione della testa di drago sul fondo del lago, ecco quella di un esemplare di montagna, sul Mottarone. La foto è di Giorgio Rava.

domenica 19 ottobre 2014

Tu e io per sempre in Paradiso


La musica che esce dall’Ipod – una cuffia per uno – è quella giusta. Fuori c’è il mondo, dentro la macchina – ferma sotto la luna che splende – solo il nostro amore, dolce e sorprendente come una scatola di cioccolatini.
La tua presenza accanto a me è un’emozione che mi accarezza il cuore. Il tuo profumo una carezza sulla mia pelle. Il sapore dei tuoi baci è un ricordo che scende leggero nel cuore ad abbracciare la mia anima. Ora capisco il senso di quella frase che avevo letto su Facebook: anche dentro di me c'è un fuoco che non ti perde di vista un attimo.
Tutto è così bello che ho paura. Paura di svegliarmi e scoprire che tutto questo è solo un sogno. All’inizio – pensa che idiota – avevo paura di innamorarmi, paura di soffrire. Pensavo sarebbe stata la solita storia di sesso. Puro divertimento. Come tutte le altre volte, come sempre. Un po’ di compagnia, un po’ di ginnastica insieme e via, prima che la storia diventi troppo seria. 
Adesso, con te accanto, mi sento in Paradiso per sempre e mi sorprendo sempre più spesso a chiudere gli occhi per immaginare il futuro per noi. Sono le tue parole a mostrarmelo.
«Senti, ci ho pensato» mi dici «con te mi annoio. Meglio se ci lasciamo.»


L’Errante ha scritto questo racconto per il n. 16 di A6 Fanzine (download) pubblicato nell’aprile 2010. Dedicato a quegli amori che ti lasciano appena il tempo di chiudere gli occhi per immaginare il futuro. Ne avete incontrati?

mercoledì 15 ottobre 2014

Piccoli draghi crescono, parte seconda



Ricordate quando parlammo della misteriosa fionda che si trova a Pettenasco, sulla sponda orientale del lago d’Orta? Molti risero quando si parlò di un mezzo per disseminare uova di drago nell’acqua.  


Sennonché guardate cosa hanno trovato i sub sul fondale antistante...





Ringrazio Sergio Duella per la segnalazione. 

domenica 12 ottobre 2014

Ho sposato un cartoon

Si dice che tutti gli uomini siano uguali e che ogni donna sia unica. Posso confermarlo, dal momento che mia moglie è decisamente straordinaria. Anni fa senza saperlo sposai infatti un cartone animato. 


Ogni volta che prova un’emozione, questa le si disegna sul volto. Se è sorpresa, un grande punto interrogativo le compare sopra la testa. Quando piange la bocca diviene un cerchio perfetto e le lacrime sprizzano dagli occhi come da due fontanelle. 

Mia moglie non interpreta, però, un unico personaggio, ma li interpreta tutti, secondo le circostanze. Fa i mestieri cantando come Biancaneve e dorme come Aurora nel bosco. Al mare nuota come Ariel e come Heidi corre in montagna. Danza come Cenerentola, ma come il Coniglio Bianco è sempre in ritardo. 

Come potete immaginare le mie giornate sono quanto mai varie e mai noiose. Così ceno con Ratatouille e mi trovo in auto con Mr. Magoo; vado a letto con Jessica Rabbit e mi risveglio con Woody Woodpecker che saltella sul letto cantando: “È ora di alzarsi! è ora di alzarsi! Heh-heh-heh-HEH, heh-heh-heh HEH,heh-heh-heh-HEH, eheheheheh!”

Cosa ci volete fare? La vita è un film. Il mio amore è un film di animazione. 

That's all folks!



Il racconto è stato scritto dall'Errante per il n. 15 di A6 Fanzine (download), dedicato al cinema d’animazione. Preciso che ogni riferimento a Malikà è puramente casuale.

mercoledì 8 ottobre 2014

La storia di una terra antica in un nuovo blog


Da qualche giorno è attivo il nuovo blog della Famiglia Alzese http://famiglialzese.blogspot.it

Questa associazione trae origine ed è diretta discendente di un'istituzione più che centenaria. Nel 1901 con il contributo di tutti i capofamiglia della comunità alzese (da qui il nome La famiglia Alzese) venne costruito un edificio a lungo utilizzato come scuola. Restaurato e reso accessibile, dal 1991 ha cominciato a organizzare manifestazioni di carattere culturale tra mostre d`arte, pubblicazioni, concorsi di presepi, mercatini di hobbistica, ecc. Trasformandosi infine in associazione culturale.

Il blog raccoglie i frammenti di memoria della comunità di Alzo, Pella e frazioni. Una storia molto antica, che ha la sua prima testimonianza in un masso altare con coppelle, vasche e canalette che sorge poco lontano, continua in epoca romana e si sviluppa nel medioevo con la chiesa di San Filiberto, primo edificio di culto costruito sulla sponda occidentale del lago poco dopo il Mille.

domenica 5 ottobre 2014

La prima volta

Ricordo distintamente la prima volta, benché sia passato davvero molto tempo. 
A dire il vero la prima volta ci fu poco spazio per il piacere. Mi lasciai trascinare, infatti, dall’istinto, dalla brama e dal bisogno. Non avevo né esperienza (come avrei potuto averne del resto?) né tecnica. In seguito fu l’esercizio a farmi acquisire l’una e l’altra. 
Fu violenta, la prima volta, e provocò dolore, ne sono certo. In seguito imparai ad affondare nella tenera carne dosando al punto giusto la mia forza. 
Fu troppo breve la prima volta, perché ancora non avevo compreso che lo scopo non era saziare la mia voglia. Col tempo imparai invece a prolungare il piacere, fino ad assurgere alle più alte vette di assoluto delirio ed estasi. 
In ogni caso ricordo tutto di quella prima volta: le stelle scintillanti sopra di noi… l’erba fresca dell’umidità della notte… l’espressione dei suoi occhi… il profumo della sua pelle… i suoi gemiti… il suo dolce sapore… è vero, ciò che dicono: la prima volta non si scorda mai! Persino se, come me, ha sulle spalle novanta secoli un vampiro non dimenticherò mai il primo morso!


Rosso è il colore della passione, del fuoco, dei sentimenti, dei ricordi più forti che impressi restano nella nostra memoria. Rosso è anche il colore di A6 Fanzine n. 14 (download) dedicato al tema de "La Prima Volta".

C'è una prima volta per tutto e per tutti. Anche per un vampiro, come quello che parla in questo racconto dell'Errante.

mercoledì 1 ottobre 2014

I crimini di Fantarona


 Sabato scorso, come previsto, mi recai alla Biblioteca di Arona per il segreto incontro sui misteri. 


Conoscendo lo gnomo che mi aveva invitato ero naturalmente preparato al peggio, quindi non mi sorpresi affatto di trovare la porta della biblioteca completamente sbarrata. 


Feci invece ricorso all’unico strumento che potevo utilizzare: un richiamo per gnomi che tempo addietro mi regalò una Maga amica mia. Pochi secondi e il telefono squillò. 
Una voce dall’altra parte mi diede rapide indicazioni su dove recarmi. Da un’altra parte della città, ovviamente, ma giunto a quel punto non mi sarei fatto scoraggiare da nulla. Così di gran passo raggiunsi il luogo dell’appuntamento. Non fu il Bianconiglio ad aprirmi la porta, anche se qualcosa di bianco lo incontrai ugualmente.


La ragazza dai capelli bianchi mi spiegò brevemente cosa avrei dovuto fare. Tutto semplice; troppo semplice per non insospettirmi. Tanto più che una maschera inquietante (vedi foto iniziale) era stata lasciata, in modo apparentemente casuale, accanto all’ingresso. Era ovvio a quel punto che le informazioni che mi erano state date erano una piccola parte rispetto a quelle che mi erano state nascoste. 



Ma andiamo con ordine. Il locale sotterraneo in cui scesi era popolato da una trentina di persone. Immediatamente ne riconobbi alcune; altre mi furono presentate; la maggior parte fui in grado di identificarla solo in seguito; mentre alcune rimangono per me un mistero.
Per risparmiarvi il tortuoso sentiero delle mie indagini, vi dirò che erano presenti: professori universitari più o meno autorevoli; indagatori di misteri; fumettisti variamente esplosivi; abili fotografi e giovani musicisti; il creatore e la giovane attrice di una famosa sit com locale; scrittori e scrittrici; bardi; appassionati di leggende; parenti e amici del mio anfitrione.

Perché la prima sorprendente scoperta fu che l’evento era in realtà la festa di compleanno di un noto mecenate e collezionista d’arte italiano, da sempre interessato ai culti antichi. Insomma, i maharaja si sposano e chiamano Shakira a cantare, il Nostro illustre ospite voleva una conferenza privata che aveva come relatori Livio Gambarini e Alfa dei Misteri.


Ad ogni modo, la festa coincideva con il convegno annuale della Miskatonic University, organizzato quest’anno sul Lago Maggiore proprio dal professor Gambarini. Era però presente, con un inspiegabile gemellaggio, anche la fantomatica università Sarcavolensis, il cui nome mi sembrò sospetto fin dal primo istante...

Al mio ingresso gli studiosi delle due università si stavano animatamente accapigliando, tra due ali di giornalisti inclini allo scetticismo, su una serie di reperti di dubbia autenticità. Diciamo pure, senza timore di offendere nessuno, delle gran patacche.

La discussione venne però interrotta da un grido stridulo come quello di una bansheeseguito dal pianto disperato della ragazza dai capelli bianchi. Sosteneva che la segretaria di uno dei docenti presenti fosse scomparsa. E che al suo posto fossero apparse tracce insanguinate.

Ci fu un po’ di agitazione in sala, ma alla fine il Nostro anfitrione riuscì a riportare la calma. L’incidente, se di incidente realmente si trattava e non di suggestione, non doveva né poteva alterare il programma della festa. Inoltre, sosteneva, è un fenomeno ben noto quello della sparizione delle segretarie, soprattutto quando sarebbe necessaria la loro presenza. Così la conferenza ebbe inizio.

Poiché ero stato invitato a parlare di draghi, mi misi a sbandierare un po’ di immagini e a raccontare l’origine di alcune leggende, alternandomi in tandem con Livio Gambarini, partendo dai draghi e finendo a parlare di fisiche, libri del comando, streghe, Incubi e folletti.

A quel punto alcuni giornalisti di quella razza vile e dannata della stampa pregiudizialmente critica, tentarono di mettere in discussione alcune delle mie affermazioni. Cascarono male, però, poiché il 99% delle cose dette era pura verità. Non dico il 100% solo perché nutro alcuni dubbi anch’io sull’autenticità di certi scritti attribuiti all’illustre Ludovico Maria Sinistrari d’Ameno, ma questa è un’altra storia

La cosa più buffa fu quando una giornalista mi chiese ironicamente se avessi per caso un folletto che veniva a pulirmi la casa. Ora, come ben sanno i lettori di questo blog, Alfa dei Misteri ha sposato una folletta. Ma non dico altro perché Malikà è molto suscettibile sull’argomento “equa distribuzione dei lavori domestici” e non vorrei riaprire il file...

Ad ogni modo, riportata la calma, venne servito il dolce. Dopo un bicchiere di un rosso che teoricamente doveva essere analcolico ma sul cui contenuto non voglio pronunciarmi, i miei ricordi si fanno però estremamente confusi, come frammenti di un sogno.

Ricordo per certo che il Mecenate cadde a terra morto stecchito. Veleno, disse subito il dottore. Sono però (quasi) certo di aver chiacchierato col defunto dopo che il decesso era stato constatato. E di aver pure inutilmente  tentato di convincere uno dei presenti che il fantasma lì accanto a noi era vivo e vegeto.

Poi le cose degenerarono. Si trovarono le porte d’uscita sbarrate e, mentre una tempesta solare impediva ogni comunicazione con l’esterno, fecero la loro apparizione, in ordine sparso: bombe col timer; un folle ghoul dinamitardo sbranatore di segretarie; improbabili dottori; misteriosi fumetti maledetti; contratti falsi come una moneta da tre euro; sedute spiritiche; veleni perniciosi e confessioni mancate. 

Ecco, tutto questo e probabilmente ancora di più successe ai margini di Fantarona. Almeno credo, perché non saprei dirvi con certezza se quello a cui ho assistito sia stato realtà, un sogno o un'apericena con delitto in cui eravamo diventati tutti personaggi di un’unica diabolica mente. Celata, ovviamente, sotto una cascata di capelli bianchi...

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.