sabato 12 agosto 2023

Incubi sul lago


La richiesta è cortese e accompagnata da un gentile sorriso. A parte questo il contenuto non può che attirare tutta la mia attenzione. Una persona si sta aggirando attorno al lago dei misteri, muovendosi in un labirinto di enigmi sulle tracce di un nome. Lo conosco bene e non mi sorprende che generi porte in faccia e risposte evasive, perché è di quei nomi che possono ancora fare paura, nonostante sia passato molto tempo.

Come potrebbe essere diversamente d’altronde per colui che fu il maestro di generazioni di torturatori? Un personaggio che si trovò personalmente a combattere creature che si facevano beffe di preghiere ed esorcismi di fronte ai quali i diavoli più potenti erano fuggiti gridando. Le cui ricerche si spinsero talmente oltre i limiti di quelle Colonne d’Ercole che sono la Morale e la Ragione che i suoi stessi libri finirono con l’essere messi all’Indice dei libri proibiti, rinchiusi dentro armadi chiusi a chiave e consultati solamente dai più alti in grado tra gli Inquisitori nelle loro notti più tempestose. Uno scrittore che nel segreto del suo studio componeva commedie che sono uno sberleffo sarcastico all’erudizione ottusa e libresca dei suoi contemporanei, insinuando il dubbio che fosse ben consapevole di quanto la vita sia una grande farsa. Una figura, insomma, che si muove in quella zona grigia tra storia e leggenda, verità e menzogna, in cui è difficile distinguere la luce dalla tenebra e basta un passo sbagliato per trovarsi faccia a faccia con l’incubo.

La notizia oltretutto giunge dopo notti, e giorni, pieni di sogni inquieti, intervallati da strani avvertimenti, con la sensazione di un imminente accadimento. Sono quelle situazioni che, quando capitano al mio amico Ottavio Errante, generano sequenze di eventi dall’esito assolutamente imprevedibile. 

Nel mio piccolo, senza farmi troppo impressionare, sono pronto ad entrare anch’io nel labirinto. Sulle tracce di Ludovico M. Sinistrari.


giovedì 3 agosto 2023

La barca delle streghe

 



C'era un tempo sul lago di Omegna una barca magica che navigava solo di notte. Su di essa si radunava una squadra di streghe che grazie ad essa compiva viaggi lunghissimi nello spazio di una notte fino ai paesi caldi e, come si credeva, persino in America. Ma poiché erano streghe gentili, e più che streghe dovremmo definirle fate, il loro viaggio non aveva il fine di compiere malefici o nuocere alle persone. Essendo mosse dalla grande passione per i fiori se ne andavano semplicemente in luoghi lontani per raccoglierne di nuovi e mai visti e riportarli sulle montagne da cui erano partite.

Una cosa singolare di queste streghe è che una parte di quanto avevano raccolto veniva deposto in una chiesa. Di questo strano fenomeno si accorse un giovane sacrestano che non capendo da dove venissero quei fiori così belli e strani, che non aveva mai visto, decise di mettersi di guardia di notte per capire chi li portasse.

Con sua grande sorpresa vide arrivare una barca, che si muoveva silenziosissima da sola nell’oscurità. Visto che a bordo non c’era nessuno decise di salire a bordo, nascondendosi sul fondo della barca in un punto nascosto, coprendosi col mantello. Ad una certa ora giunsero tredici figure femminili che salirono a loro volta sulla barca. Prima di partire quella che era evidentemente la loro guida disse “Vada per 13!”

La barca però non si mosse. Allora, senza indagare oltre, disse “vada per quanti siamo!”

A quel punto la barca prese a filare velocissima e silenziosa, quasi volando sull’acqua, col sagrestano sempre ben nascosto. Quando giunsero alla meta le streghe scesero a raccogliere i fiori e così fece il giovane, che ammaliato da quei profumi ne raccolse quanti poté. Infine, temendo che potessero partire senza di lui tornò nuovamente a nascondersi sull’imbarcazione.

Quando anche le streghe furono tornate, il viaggio fu rifatto in direzione opposta. Così, senza essere visto né molestato dalle sue compagne di viaggio, il sacrestano tutto contento tornò a Omegna, correndo dai suoi amici per mostrare quei fiori bellissimi che aveva raccolto.

Lo attendeva però una brutta sorpresa. I suoi amici cominciarono a gridare che i fiori erano stregati e la loro presenza era opera del Demonio. E già minacciavano di denunciarlo. Allora sconvolto e spaventato buttò i fiori nel lago, separandosi a malincuore da quella poetica bellezza che il cuore duro degli uomini non aveva compreso, né accettato.

martedì 1 agosto 2023

Una tisana con la Maga

 


“Prendi ancora un po’ di tisana, caro.”

Ho risalito le pendici scoscese della montagna su cui vive la Maga per andare a fondo su un mistero. Durante uno strano rituale svoltosi a Pella, una signora proveniente da un paese noto per essere patria di famose streghe e stregoni, mi ha infatti invitato a indagare su un’antica leggenda. E ora tra un biscotto e una tisana eccomi qui nello studio della Maga ad ascoltare le sue parole.

“Devi sapere, caro, che quando si parla di streghe ci si può riferire a varie figure.

Innanzitutto, comunemente si parla di quelle donne che per varie ragioni finirono sotto le grinfie dell'Inquisizione. In larga misura erano donne che non avevano fatto nulla di male ed erano state accusate per invidia. In altri casi, anche qui senza avere nessuna colpa, erano dedite a pratiche di erboristeria o curavano le malattie o aiutavano le donne a far nascere i bambini. Donne magari un po’ sole, strane, diverse, che rifiutavano di integrarsi nelle regole della società, ultime seguaci di culti sciamanici antichissimi e che per questo venivano accusate e poi in certi casi condannate.

Nelle tradizioni e nelle leggende si parla poi di streghe come donne dotate di veri poteri magici, portate a fare del male alle persone. Numerosi erano i malefici che potevano provocare. Le accuse principali erano quelle di provocare temporali e tempeste devastanti, di nuocere al bestiame, di far ammalare le persone, di provocare la sterilità, fino all'accusa gravissima di uccidere dei bambini. Si diceva anche che alcune di queste streghe fossero in grado di esercitare la fisica e quindi di trasformarsi in animali per spiare le persone o per interferire con le loro vite.

Ma c'è un ultimo tipo di streghe. Queste in realtà non erano esseri umani, ma creature fatate e se in italiano vengono chiamate streghe il nome dialettale utilizzato per indicarle era “faj”. Sono le fate della tradizione antica precristiana, quella che possiamo far risalire al mondo celtico. Creature appartenenti al Piccolo Popolo, capaci di compiere inimmaginabili prodigi. Non necessariamente cattive, come del resto le fate delle fiabe più antiche che non sono né buone né cattive ma reagiscono a seconda delle situazioni e soprattutto del modo in cui gli esseri umani si avvicinano a loro. Ecco, la storia di cui mi hai chiesto riguarda questa tipologia di streghe.

Ma prima di raccontartela voglio dirti qualcosa sul come questa storia è giunta fino a noi. Devi sapere che nell'Ottocento una ragazza napoletana dovette scappare dal Regno delle due Sicilie col padre per motivi politici. A Torino trovò anche l’amore, sposando un piemontese, ma dopo sette anni di matrimonio rimase vedova. Allora, avendo anche un figlio piccolo, si dedicò alla scrittura un po’ per passione un po’ per sostentarsi. Tra le tante opere che scrisse una fu dedicata proprio alle leggende delle Alpi. Per realizzare questo lavoro si avvalse di una serie di corrispondenti che le fornirono indicazioni relative ai vari territori. Ora, uno dei suoi cortesi corrispondenti, come li definisce, si era occupato di raccogliere per quel volume tutte le leggende della valle Anzasca, ma tra queste ne aveva scovata una ambientata sul lago d'Orta, ad Omegna. Ed è una leggenda interessante perché in fondo è una storia gentile intorno alle streghe, che normalmente sono circondate da un'aura molto negativa."


Post più popolari

"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.