lunedì 31 ottobre 2011

Il ronzio

Tutto cominciò con un leggero ronzio.


Cercai a lungo di individuare l’origine di quel rumore sempre più insistente e molesto. Spostai gli armadi e frugai ovunque. Inutilmente. Non c’erano né mosche né altre forme di vita nella mia casa.


Dedussi pertanto che il rumore non proveniva dall’esterno, ma dall’interno del mio corpo. Consultai subito i migliori specialisti, che presero molto seriamente il mio caso. Mi sottoposero a visite, ecografie e ogni sorta di esami, ma non trovarono niente di anomalo. Il mio corpo era perfettamente sano, dicevano i medici. Così attribuirono la causa allo stress e mi consigliarono una lunga vacanza.


Partii per un lungo viaggio, correndo dal mare alla montagna, dai laghi alle isole tropicali. Ma sulle nevi scintillanti come sulle spiagge assolate dei tropici il ronzio continuava. Anzi, ero certo che l’intensità aumentasse un poco ogni giorno.


Temendo allora che il problema fosse nella mia testa, mi risolsi ad andare dai migliori psichiatri. Anch’essi tuttavia non trovarono nulla di anomalo. Ma poiché il ronzio non cessava, né di giorno né di notte, mi prescrissero una lunga lista di psicofarmaci. Caddi in preda agli incubi e all’ansia, mentre il rumore cresceva.
Capii allora che non era di pillole che avevo bisogno e le buttai via. Con evidenza lampante avevo compreso, infine, qual era la vera causa del ronzio: dentro la mia testa e dentro il mio corpo, c’era qualcosa di alato che cercava di aprirsi un varco per uscire.


Così alla fine glielo concessi, ma non chiedetemi come, perché non ha più importanza ormai.


Avevo sentito dire che l’anima è come una farfalla che alla nostra morte spiega le sue ali multicolori per volare leggera nel cielo.
Ora so che certe anime, come la mia, sono invece come neri insetti ronzanti. E il loro destino è dibattersi senza speranza nell’inesorabile tela del Signore delle mosche.








Questa storia è stata scritta per il programma Siamo in Onda su Puntoradio. L'audio racconto  trasmesso dalla radio sarà scaricabile in podcast da questo link.


www.illagodeimisteri.it

domenica 30 ottobre 2011

Il signore delle mosche



Questa storia inizia su un’isola nell’oceano in cui precipita un aereo carico di ragazzi, in fuga da un imminente conflitto mondiale. Tutti gli adulti muoiono nell’impatto ed i ragazzi si ritrovano soli.
È l’inizio de “Il Signore delle mosche” il romanzo più famoso del Premio Nobel William Golding. Ai ragazzi, abbandonati a loro stessi, in quello che appare inizialmente come un vero paradiso terrestre, si manifesta un’inquietante presenza sotto forma di una testa di maiale ricoperta di mosche. È il Signore delle Mosche, come viene ribattezzata la bestia, e finirà per diffondere il male sull’isola fino alle estreme conseguenze.

Questa storia si collega ad un racconto molto più antico che risale a molti secoli prima. Nella Palestina dei tempi biblici esisteva veramente una divinità conosciuta come il Signore delle Mosche, adorata dai Cananei.
Per i Cananei era Baal Zebul, ovvero “il Principe Baal”, una divinità della guarigione e della fecondità. Agli orecchi degli Ebrei, loro nemici giurati, quel nome suonava però Baal Zebub, ovvero “Signore delle mosche”. E così Beelzebùl, il dio dei pagani, nella cultura ebraica e poi cristiana è diventato il “Principe dei demoni”.

Una presenza inquietante che compare sovente nei primi secoli del Cristianesimo, quando le divinità della declinante cultura pagana erano viste come altrettanti demoni. E che perdura ben oltre il Medioevo fino all’età moderna.
È anzi a partire dal Quattrocento che la caccia alle adoratrici di Belzebù, le streghe, si amplia. Nel 1487 viene pubblicato il “Malleus Maleficarum” (“Il martello delle streghe”) un testo che contiene una teoria farneticante sui rapporti tra le streghe e il demonio e che per gli inquisitori diventerà un vero e proprio copione di “confessioni” da estorcere mediante la tortura. 

La testimonianza del primo processo ad una strega è però più antico e viene, incredibilmente, proprio dal Lago d’Orta.
È il 1340 circa e il celebre giurista Bartolo di Sassoferrato viene interpellato dal Vescovo di Novara per avere un consiglio sulla pena da infliggere ad una donna di Orta, arrestata e processata con l’accusa di essere una strega. Il nome della donna ci è sconosciuto, così come la sua sorte, anche se alcuni pensano che la poveretta sia finita sul rogo.

Il Piemonte peraltro sembra particolarmente collegato alla figura del diavolo. E Torino in particolare ha una fama sinistra in questo senso.
Torino è considerato uno dei vertici del cosiddetto triangolo della magia nera. Si mormora addirittura che un tombino nel giardino al centro di Piazza Statuto non conduca al nodo centrale delle fogne cittadine, ma niente meno che alla Porta dell’Inferno.  

sabato 29 ottobre 2011

La mosca nella Bottega del mistero



La bottega del mistero è una rubrica che curo all’interno del programma Siamo in Onda su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e della misteriosa storia che si trova talora dietro una canzone nella seconda.
Nella puntata di sabato 29 ottobre, sul tema mosche, si parlerà del legame che unisce la nostra capitale regionale al temuto Signore delle Mosche…
Nella seconda parte racconteremo la nascita di una canzone dedicata al deserto che fu composta, nella casa di un personaggio sinistro, da un musicista che voleva sfuggire alla noiosa pioggia inglese.
Inoltre durante il programma sarà trasmesso un mio audio racconto, il primo che ho scritto per le Storie di Siamo in Onda,  di questa stagione, dal titolo “il ronzio”…

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La foto è una cortesia di ELE.

giovedì 27 ottobre 2011

Zitti e mosca, c’è Siamo in Onda!



Ci sono momenti nella vita – per lo più capitano a scuola durante le interrogazioni – in cui non si sente volare una mosca. Momenti di paura, soprattutto se si è passato il giorno precedente a pigliar mosche. Momenti in cui si rischia di restare con un pugno di mosche in mano, soprattutto se si agisce come una mosca senza testa facendo saltare la mosca al naso a chi interroga, che allora i bei voti muoiono come mosche e chi credeva di poter fare la mosca cocchiera dovrà ricredersi. In ogni caso, comunque vadano le cose, cercate di non fare di una mosca un elefante!

C’è però solo un programma che non solo non farebbe del male a una mosca, ma che è una vera mosca bianca nel sabato sera radiofonico. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, pieno di buona musica, simpatia e divertimento intelligente che sabato 29 ottobre avrà come tema della serata proprio la MOSCA.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Vorresti essere una mosca per...??

Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


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La foto è una cortesia di Ele

mercoledì 26 ottobre 2011

Il fumetto di Siamo in Onda



Chi segue la trasmissione Siamo in Onda  avrà già visto la novità. Con l’inizio della nuova stagione il programma radiofonico di Puntoradio è diventato un… fumetto!
Un fumetto in radio è apparentemente una cosa impossibile, ma la tecnologia viene in soccorso. Sul blog di Siamo in Onda ogni sabato sera compaiono le strisce disegnate da una giovane fumettista novarese, che si firma ELE  e - oltre ad essere una vecchia conoscenza di questo blog - gestisce blog di fotografia e fumetto. Dallo scorso anno fornisce inoltre, molto gentilmente, le foto che pubblico su questo blog e su quello di Siamo in Onda nell’ambito della Bottega del Mistero.

I personaggi  che appaiono nelle strisce sono liberamente ispirati ad alcuni dei protagonisti del programma radiofonico e danno vita a gustose situazioni giocando ed ironizzando con il tema della puntata.

Ad oggi sono state pubblicate le prime due puntate, sul tema “zucchero”  e sul tema “cravatta”.
Le successive compariranno regolarmente sul blog tutti i sabati sera.

martedì 25 ottobre 2011

Gettando la cravatta alle ortiche



A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale dagli Stati uniti d’America si era abbattuta sull’Europa l’ondata del rock. Una musica che travolgeva le regole e squassava il corpo con movimenti scomposti che facevano inorridire i benpensanti di tutto il continente.
Ma le cose stavano per cambiare. Con l’atterraggio dei Beatles al John F. Kennedy International Airport il 7 febbraio 1964 cominciò la British Invasion. Erano ora i gruppi musicali inglesi ad invadere gli USA ed il resto del mondo, diffondendo e affermando un nuovo modo di fare musica.

Il cambiamento non si limitò solo all’ambito musicale, estendendosi in poco tempo all’abbigliamento, ai rapporti sociali.
Nell’ambito di una forte contestazione delle regole della società borghese la cravatta divenne uno dei simboli da rifiutare da parte di quella generazione di “capelloni” che inseguiva l’utopia di una società libera e predicava la pace.

Era iniziata l’era, giusto per fare alcuni nomi, dei Beatles, dei Rolling Stones, degli Who, dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd e dei Kinks.
I Kinks furono costituiti dai fratelli Ray e Dave Davies nel 1964. Nell’agosto di quello stesso anno il brano "You Really Got Me" esplose come una bomba scalando le classifiche. Le sue sonorità, coi riff distorti di chitarre che ne fecero il primo brano hard rock della storia, destinato ad avere un’influenza notevole sul successivo sviluppo di questo genere musicale.

I Kinks stavano conquistando il successo, finché non avvenne un incidente che compromise non poco lo sviluppo di una carriera continuata, in ogni caso, sino agli anni Novanta.
Il 19 maggio 1965 durante un concerto in Galles tra Dave Davies e il batterista Mick Avory scoppiò un alterco che finì con Davies a terra privo di sensi. Per evitare guai il gruppo finse che il tutto fosse parte dello spettacolo, ma ciò non evitò che la federazione americana dei musicisti li bandisse per quattro anni dalle scene americane. E siccome ciò avvenne nel pieno della British invasion, il danno non fu indifferente.

In ogni caso nel 1965 i Kinks compongono un’altra straordinaria canzone, una delle tre del gruppo che compaiono nella lista delle 500 canzoni che hanno dato forma al rock.
I Kinks criticano satiricamente l’ipocrisia della classe media e di quella dominante, che dietro un abbigliamento impeccabile e comportamenti apparentemente irreprensibili nasconde i peggiori istinti. La canzone è stata inserita nella colonna sonora del film Juno, del 2007, in cui una ragazza minorenne rimasta incinta decide di tenere il bambino sfidando i pregiudizi della società che preferirebbe farla abortire.

The Kinks, A well respected man

domenica 23 ottobre 2011

Una cravatta rossa sventola al vento

L’anno era il 1706 e nei 117 giorni che vanno dal 14 maggio al 7 settembre si decisero le sorti dell’Italia. Oltre 44.000 soldati franco spagnoli avevano attraversato le Alpi e stringevano in un cerchio di ferro e di fuoco la città di Torino, capitale del Ducato di Savoia, difesa da meno di undicimila Piemontesi.
Il giorno in cui l’assedio ebbe inizio si verificò un’eclissi di sole, che incoraggiò i Torinesi a resistere, dal momento che il sole era il simbolo del re di Francia Luigi XIV, detto il “Re Sole”. E l’eclissi fu presa come un presagio di vittoria.

L’assedio tuttavia fu lungo e sanguinoso. E non mancarono episodi gloriosi, come quando Pietro Micca si sacrificò facendo saltare una galleria che i Francesi avevano scavato sotto le mura per entrare in città. Agli inizi di settembre la situazione volse però a favore degli assediati, grazie all’arrivo di un’armata austriaca comandata da un cugino del Duca di Savoia, il Principe Eugenio di Savoia.
Eugenio, fuggito giovanissimo dal convento in cui era stato rinchiuso con l’idea di farne un uomo di Chiesa, dopo varie vicende rocambolesche era giunto a Vienna facendo rapidamente carriera al servizio dell’Impero. Si era distinto per il suo valore nelle continue guerre di quegli anni, come quando fu ferito da un archibugio durante l’assedio di Belgrado del 1688. Per inciso, Eugenio di Savoia conquisterà Belgrado ancora nel 1717, dopo che era tornata sotto il dominio turco. In quella occasione il primo a scalare le mura della città fu il soldato Giovanni Vittone di Sambughetto di Valstrona, nato nel 1692 e morto nel 1721. in suo onore fu coniata persino una moneta d’oro.

Torniamo al 7 settembre 1706. Piemontesi ed Austriaci sferrarono il contrattacco. Il Duca Vittorio Amedeo II di Savoia guidò personalmente l’attacco della sua cavalleria sfondando le linee nemiche e aprendo la strada alla vittoria.
Narra la leggenda che un portaordini, ferito mortalmente dai nemici, spirò dopo aver annunciato la vittoria al Duca. Il sangue sul colletto di questo ignoto soldato divenne il simbolo del reggimento Savoia Cavalleria, rappresentato dapprima da un filetto rosso sul bavero nero e dal 1933 da una cravatta rossa.

Il Savoia Cavalleria, che esiste tuttora inquadrato nella Brigata aeromobile "Friuli", fu protagonista di un episodio bellico che ha dell’incredibile durante la campagna di Russia, nella Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 agosto 1942, mentre l’armata italiana sul fronte russo ripiegava, incalzata dai Sovietici, in un’ansa del fiume Don le “cravatte rosse” effettuarono l’ultima carica di cavalleria della storia. Solo dei pazzi temerari potevano pensare di caricare con le sciabole contro le mitragliatrici. Eppure, contro ogni probabilità, vinsero le sciabole. 


Da la bottega del mistero a Siamo in Onda su Puntoradio del 22.10.2011

sabato 22 ottobre 2011

La cravatta nella Bottega del mistero



La bottega del mistero è una rubrica all’interno di Siamo in Onda su Puntoradio in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e della misteriosa storia che si trova talora dietro una canzone.

Nella puntata di sabato 22 ottobre si parlerà della cravatta e dei suoi legami con la storia piemontese, con incursioni nei e dai Balcani…

Nella seconda parte racconteremo di quando la cravatta fu gettata alle ortiche.


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giovedì 20 ottobre 2011

La cravatta di Siamo in Onda


Si ritiene che la moda della cravatta si sia diffusa nel Seicento in Francia dove i mercenari croati erano inquadrati nelle forze fedeli al re Luigi XIII e al Cardinale Richelieu. Le sciarpe di seta colorata annodate al collo di questi soldati destarono la curiosità dei parigini che finirono per adottare questo capo d’abbigliamento che dal termine “croat” prese i nome di cravatta.
Da allora e per lungo tempo essa divenne un simbolo di eleganza maschile, offrendo al contempo una soluzione al problema del regalo natalizio per i loro mariti…

C’è però solo un programma che rende elegante il sabato sera radiofonico donandogli una cravatta di ottima fattura, fatto di buona musica, simpatia e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 22 ottobre avrà come tema della serata proprio la CRAVATTA.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Dovessi disegnare una cravatta come e per chi la disegneresti?

Ditelo inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

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martedì 18 ottobre 2011

Dolci sogni e incubi amari


Nel 1983 sugli schermi televisivi appare un video musicale che in breve tempo conquista il mondo. Protagonista una donna vestita da uomo, con i capelli corti color arancio, che impugna minacciosa un bastone e canta, in un’atmosfera onirica popolata di bovini, schermi e razzi, “sweet dreams”, la title track di un album omonimo.
Sono gli Eurythmics, un duo musicale inglese composto da David Stewart e Annie Lennox, che proprio grazie all’album “Sweet Dreams (Are Made of This)” conoscono il successo mondiale, mentre Annie Lennox conquistava la copertina della rivista Rolling Stone.

L’anno successivo la Virgin Films commissionò al gruppo la colonna sonora per il film “Nineteen Eighty-Four”, tratto dal romanzo “1984” di George Orwell. Il regista del film peraltro rifiutò di usare la musica degli Eurythmics, che uscì in un album autonomo dal titolo “1984 (for the love of Big Brother)”, la cui hit fu “Sexcrime (1984)”.
George Orwell nel 1948 aveva scritto il romanzo “1984”, ambientandolo in quell’anno. Vi è descritto un mondo dominato da un partito totalitario il cui leader indiscutibile è il “Grande Fratello” il cui volto compare su tutti gli schermi televisivi, muniti di telecamere nascoste in grado di controllare la popolazione.

L’ideologia del Partito si basa su tre slogan: l'ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà schiavitù, parole d’ordine a cui si deve uniformare l’intera società di questa tirannide che esce dagli schermi televisivi.
La struttura piramidale della società orwelliana vede al vertice i membri del partito interno che godono di vari privilegi quali ad esempio la possibilità di consumare vero zucchero, al posto della saccarina riservata alla restante popolazione, i prolet.

Tornando agli Eurythmics, nel 1990 si sciolgono per la doppia crisi, sentimentale e artistica della coppia. Si riuniranno nel 1999 per sciogliersi definitivamente nel 2009.
Nel frattempo, nel 1995 viene pubblicato l’album “Smells like children”, del gruppo musicale americano Marilyn Manson, che conia il proprio nome sull’unione tra la dolcissima attrice Marylin Monroe e l’amarissimo guru satanico e assassino Charles Manson (di cui abbiamo già parlato in questo post).

L’album contiene varie cover come “I Put a Spell on You” degli Screamin' Jay Hawkins e “Rock 'n' Roll Nigger” di Patti Smith.
La canzone di maggior successo è però proprio la cover del brano degli Eurythmics, inclusa anche nella colonna sonora di vari film.


Marylin Manson, Sweet dreams




La bottega del mistero vi da alcuni altri suggerimenti musicali.

Ad esempio, parlando di zucchero nella musica non si può non ricordare Zucchero “Sugar” Fornaciari o, per contrasto, gli Sugarfree.

Ma voi, quali altre canzoni allo “zucchero” conoscete?
Fatecelo sapere coi vostri commenti!

domenica 16 ottobre 2011

Una storia dolce e amara



Allora fu edificata dai suoi abitanti Orta / ricca di pesci, di frutti e di bell’oliva./ Quella valle, che di fronte, in mezzo, vi corrisponde, è Pella / che prende il miele dal favo e dolci uve dalle viti.

A comporre questi versi fu Enea Silvio Piccolomini, un personaggio davvero singolare. Fu un intellettuale umanista, un avventuriero, un poeta di corte, un uomo di mondo, un abile ambasciatore e un accorto urbanista. Al culmine di una carriera che solo ai suoi tempi era possibile percorrere, divenne addirittura Papa col nome di Pio II. Giunto al soglio pontificio, assediato dai parenti che chiedevano aiuto, compose alcuni versi che testimoniano l’antico malcostume italico del nepotismo: «Quand'ero solo Enea / nessun mi conoscea / Ora che son Pio / tutti mi chiaman zio».

Quando giunse sul lago d’Orta il Piccolomini trovò il miele, che era il principale dolcificante in uso. Non avrebbe invece potuto trovare lo zucchero, che pure doveva conoscere, in quanto all’epoca era ancora una merce rara e pregiata.
Lo zucchero cominciò a diffondersi in Europa nel medioevo, importato dai pesi arabi. L’imperatore Federico II nel Duecento ne promosse la coltivazione in Sicilia Per molti secoli tuttavia, il “sale arabo” come era chiamato, rimase una merce costosissima e usata per lo più ad uso farmaceutico.

Con la scoperta dell’America le cose iniziarono a cambiare, perché Spagnoli e Portoghesi promossero la coltivazione della canna da zucchero in varie zone delle Americhe. Lo zucchero americano soppiantò completamente quello arabo e cominciò a diffondersi in Europa.
Tuttavia c’è un retroscena amaro di questa storia dolce. Per coltivare le piantagioni di canna da zucchero vennero deportati nelle Americhe come schiavi milioni di africani. Moltissimi di loro morirono durante i terribili viaggi sulle infami navi negriere e terminarono il loro viaggio in fondo all’oceano. 

Lo zucchero che usiamo comunemente però non è di solito quello ricavato dalla canna da zucchero. Già nel Cinquecento un agronomo francese aveva scoperto che era possibile ricavarlo cuocendo le barbabietole, che erano coltivate come foraggio per gli animali. Tuttavia gli interessi economici dei produttori e degli importatori di zucchero di canna fecero sì che questa scoperta non portasse a risultati concreti.
La svolta si ebbe nell’Ottocento, quando le guerre tra la Francia e l’Inghilterra portarono ad un blocco delle importazioni di zucchero di canna in Europa. Napoleone diede impulso alla coltivazione della barbabietola da zucchero, che nei decenni successivi finì con il soppiantare quello di canna.

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sabato 15 ottobre 2011

Lo zucchero nella Bottega del mistero

Torna la bottega del mistero, la rubrica all’interno di Siamo in Onda su Puntoradio in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e della misteriosa storia che si trova talora dietro una canzone.

Nella prima puntata si parlerà della storia dello zucchero, di un avventuriero umanista che visitò il lago d'Orta prima di diventare Papa, di amare tratte dello zucchero e di guerre che lo resero alla portata di tutti.

Nella seconda parte i dolci sogni e gli incubi amari attraverso la lettura di una famosa canzone, in una rilettura decisamente horror...


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giovedì 13 ottobre 2011

Lo zucchero di Siamo in Onda



Basta un poco di zucchero
e la pillola va giù
la pillola va giù
la pillola va giù.
Basta un poco di zucchero
e la pillola va giù
tutto brillerà di più!

Mary Poppins


È usanza antica quella di addolcire le medicine per convincere soprattutto i bambini ad assumerle, anche se ai tempi dei Greci e dei Romani, quando lo zucchero non era ancora conosciuto, si usava il miele. Così Lucrezio (Sulla Natura) scriveva “i medici, quando cercano di dare ai fanciulli il ripugnante assenzio, prima gli orli, tutt'attorno al bicchiere, cospargono col dolce e biondo liquore del miele, perché nell'imprevidenza della loro età i fanciulli siano ingannati, non oltre le labbra, e intanto bevano interamente l'amara bevanda dell'assenzio e dall'inganno non ricevano danno, ma al contrario in tal modo risanati riacquistino vigore”.

Poi l’umanità scoprì lo zucchero e l’usanza di “indorare la pillola” rivestendola di zucchero trovò nuove forme. A fin di bene, sempre, almeno a sentire chi cerca di rifilarci la pillola amara che si suppone (da qui forse il termine “supposta”?) debba essere assunta per il nostro bene…

C’è però solo un programma che addolcisce il sabato sera radiofonico condendolo di buona musica, simpatia e divertimento intelligente. È Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 15 ottobre ritorna per la sua quinta stagione. Il tema della serata sarà proprio lo ZUCCHERO.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Chi o cosa mette lo zucchero alle tue giornate?

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martedì 4 ottobre 2011

Ci risiamo

Ancora una volta il Parlamento ha deciso di occuparsi di un problema che angustia la maggior parte di noi, quando andiamo a fare la spesa, dobbiamo pagare le bollette o ci preoccupiamo del futuro.
Crisi economica? Lavoro?


Macché, un bel decreto contro le intercettazioni che tra le altre cose prevede l'obbligo della rettifica senza possibilità di contraddittorio e a fronte di gravi sanzioni anche per quei siti internet che non hanno una vera redazione.

Una norma  per la democrazia o un tentativo di mettere il bavaglio alla rete? Sono molti infatti a cominciare a capire che la rete può essere molto pericolosa per i governi a vocazione autoritaria, come dimostrano le rivolte del mondo arabo.

Un primo risultato è stato ottenuto: Wikipedia, l'enciclopedia del web si è auto oscurata per protesta. Ma viene da pensare che questo sia solo un clamoroso autogol da parte di chi insiste oltre ogni logica sulla strada della soppressione della libertà di espressione....

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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.