Una lunga gelida estate
4 - Sul lago Maggiore.
Ricordi di tempi felici.
Lago Maggiore, Anno del Signore 1840
“Rivedere questi luoghi dopo così tanti anni, provoca in me emozioni che difficilmente riesco a descrivere. Anche mio figlio, pur nell’affetto premuroso che mi dimostra ogni giorno, credo riesca solamente ad intuire ciò che si agita nel mio cuore. Come potrebbe, del resto? Come la superficie azzurra di queste acque meravigliose nasconde misteri che nessuno potrà mai conoscere, il mio cuore vive tumulti di emozioni che io stessa fatico a comprendere.
Ripenso a quei giorni felici ormai lontani. Giorni in cui morte e dolore erano solo parole. Parole che non trovavano alcuna vera eco nel mio cuore. Erano giorni di passeggiate, gite in carrozza, conversazioni infinite e deliziose con quell’uomo che in questo mondo non mi sarà più concesso di rivedere.»
La scrittrice posò la penna e chiuse il diario, avvicinandosi alla finestra. Il golfo Borromeo si estendeva davanti ai suoi occhi mostrando il suo abito migliore. Le acque azzurre increspate da onde leggere erano incorniciate da verdi colline dietro cui, selvagge e severe, si alzavano le Alpi a formare una cortina di pietra. Guardando le onde la sua mente non poté non tornare ad altre acque, salate e crudeli, sulla cui riva aveva atteso invano il ritorno del suo amore.
Allora, per cacciare quel pensiero doloroso, andò col ricordo alle acque di un altro lago. Acque ghiacciate e battute dalla pioggia, in quell’anno senza estate, accanto a cui aveva vissuto giornate di angoscia, tormentata da un’orrenda visione. In quella villa dove aveva ascoltato orribili storie di fantasmi e dove la Creatura dagli acquosi occhi gialli aveva ricevuto la vita.
Chiuse gli occhi rivedendo la stanza dal parquet scuro, con le persiane chiuse, dietro cui filtrava la luce della luna. Provò nuovamente la consapevolezza della presenza delle alte Alpi innevate e del lago ghiacciato oltre quella barriera di legno.
Sospirò, pensando a quel momento; al furore creativo che ne era seguito; alla potenza creativa che in quei giorni si era concentrata in quel luogo così suggestivo; al paradiso perduto del suo amore felice. Volle tenere stretto quel momento e pronunciò ad alta voce le parole che aveva scritto molti anni prima.
«Fu in una cupa notte di novembre che vidi il coronamento delle mie fatiche…»
Segue: Ospiti illustri
4 - Sul lago Maggiore.
Ricordi di tempi felici.
Lago Maggiore, Anno del Signore 1840
“Rivedere questi luoghi dopo così tanti anni, provoca in me emozioni che difficilmente riesco a descrivere. Anche mio figlio, pur nell’affetto premuroso che mi dimostra ogni giorno, credo riesca solamente ad intuire ciò che si agita nel mio cuore. Come potrebbe, del resto? Come la superficie azzurra di queste acque meravigliose nasconde misteri che nessuno potrà mai conoscere, il mio cuore vive tumulti di emozioni che io stessa fatico a comprendere.
Ripenso a quei giorni felici ormai lontani. Giorni in cui morte e dolore erano solo parole. Parole che non trovavano alcuna vera eco nel mio cuore. Erano giorni di passeggiate, gite in carrozza, conversazioni infinite e deliziose con quell’uomo che in questo mondo non mi sarà più concesso di rivedere.»
La scrittrice posò la penna e chiuse il diario, avvicinandosi alla finestra. Il golfo Borromeo si estendeva davanti ai suoi occhi mostrando il suo abito migliore. Le acque azzurre increspate da onde leggere erano incorniciate da verdi colline dietro cui, selvagge e severe, si alzavano le Alpi a formare una cortina di pietra. Guardando le onde la sua mente non poté non tornare ad altre acque, salate e crudeli, sulla cui riva aveva atteso invano il ritorno del suo amore.
Allora, per cacciare quel pensiero doloroso, andò col ricordo alle acque di un altro lago. Acque ghiacciate e battute dalla pioggia, in quell’anno senza estate, accanto a cui aveva vissuto giornate di angoscia, tormentata da un’orrenda visione. In quella villa dove aveva ascoltato orribili storie di fantasmi e dove la Creatura dagli acquosi occhi gialli aveva ricevuto la vita.
Chiuse gli occhi rivedendo la stanza dal parquet scuro, con le persiane chiuse, dietro cui filtrava la luce della luna. Provò nuovamente la consapevolezza della presenza delle alte Alpi innevate e del lago ghiacciato oltre quella barriera di legno.
Sospirò, pensando a quel momento; al furore creativo che ne era seguito; alla potenza creativa che in quei giorni si era concentrata in quel luogo così suggestivo; al paradiso perduto del suo amore felice. Volle tenere stretto quel momento e pronunciò ad alta voce le parole che aveva scritto molti anni prima.
«Fu in una cupa notte di novembre che vidi il coronamento delle mie fatiche…»
Segue: Ospiti illustri
è bello avere ricordi di un periodo felice, ma suppongo che la scrittrice cui ti riferisci sia un personaggio storico, però, forse per l'ora, o proprio perché non lo so, non so dire a chi ti riferisci in particolare...
RispondiEliminabuon martedì
^_________^
Esatto, è l'autrice di un romanzo famosissimo, su cui torneremo nei prossimi giorni.
RispondiEliminaok. allora aspetto di scoprirlo seguendo i tuoi indizi... sempre che io ci riesca ;-)
RispondiEliminaSto rileggendo tutti i racconti della gelida estate che mi ero persa... questo è stupendo!
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