mercoledì 16 luglio 2008

La testa



Il giovane si era fatto la morosa ad Invorio. L’aveva cercata fuori dal suo paese, perché lì erano tutti parenti. E poi la Teresa era bella, e tanto brava. E si volevano bene. Così, tutte le sere se ne andava in bicicletta ad Invorio da Ameno per parlare con lei, sperando in cuor suo che arrivasse presto il giorno del matrimonio, per non doversi fare tutta quella strada.
Che poi quelli di Invorio lo guardavano male, perché si vedevano portar via la Teresa, cui molti di loro avevano fatto, inutilmente, il filo. Ma lui era forte come un toro e teneva il coltello in tasca, così se qualcuno avesse osato tentare di sbarrargli la strada l’avrebbe conciato per le feste. No, il fastidio maggiore non erano gli uomini. Ciò che proprio non gli piaceva era il dover passare per la palude sotto Orio. Quel luogo non gli piaceva per nulla. d’inverno era freddo e c’era la nebbia. D’estate c’erano le zanzare. E si diceva che in quel luogo si riunissero le streghe a ballare col diavolo e a praticare i loro sortilegi…
Così faceva forza sui pedali – era pure in salita la strada – per passare alla svelta da quel posto. E ogni volta si faceva il segno della croce, prima e dopo, per chiedere la protezione del Signore contro quelle presenze malefiche.
Fino a quella notte, a dire il vero non aveva mai visto nulla di particolarmente inquietante, a parte le ombre. Così si chiese cosa fosse quella luce sul bordo della strada, appena prima della curva. Mentre si avvicinava cominciò a distinguere la forma rotonda, le orbite vuote e la bocca aperta. Era un cranio, una testa umana, con una luce che brillava al suo interno!
Quella notte il suo amore per Teresa fu veramente messo alla prova: i capelli ritti sulla testa e le gambe che tremavano lo supplicavano di tornare indietro, di fuggire da quel luogo maledetto. Il cuore no, il cuore era testardo: non poteva scappare come un coniglio.
Cosa avrebbe detto la Teresa non vedendolo arrivare? Avrebbe pensato che si era fermato a bere con gli amici all’osteria; che non gli importava nulla di lei; che magari aveva un’altra. Di certo non avrebbe mai creduto ad una storia di streghe e teste. Probabilmente avrebbe rotto il fidanzamento, dandogli del vigliacco, del traditore e del bugiardo. Perché la Teresa aveva un bel caratterino, quando si arrabbiava…
Così, fece forza sui pedali, senza guardare la testa che brillava minacciosa nelle tenebre e superò la curva, facendo appello a tutto il suo coraggio, aiutato dal pensiero della Teresa che l’aspettava.

3 commenti:

  1. ... e poi? tutto è filato liscio?? mi sta incuriosendo la storia.. la teresa se l'è sposato???

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  2. Ormai anziano l'uomo raccontò l'episodio a mia madre, parecchi anni fa.
    La "Teresa", dunque, se l'era sposata e avevano avuto una vita felice, credo...
    Almeno come possono essere felici le storie d'amore fuori dalle fiabe...

    Questa e le altre sulla fisica sono tutte "storie vere". Perlomeno partono dalla testimonianza di qualcuno.

    Del resto la "testimonianza" è un po' la cifra di questo blog.
    La frase in epigrafe, "di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso", scritta da Ludovico Maria Sinistrari di Ameno racconta un fatto assolutamente incredibile di cui fu testimone il religioso cusiano.

    Un fatto su cui, prima o poi mi deciderò a scrivere qualcosa...

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.