In quella seconda metà dell’Ottocento incontrare persone che viaggiavano dalla Francia al Lago d’Orta non era evento raro. Muratori, scalpellini, peltrai, ombrellai, calzolai e tanti altri si spostavano nel paese transalpino per cercare lavoro e fortuna; per sfuggire alla miseria e mantenere le famiglie che mandavano avanti i campi e i pascoli.
Ora, accadde una sera che un giovane risalisse la montagna sopra Arola. Tornava dalla Francia, dove era emigrato per fare il muratore. Aveva attraversato le Alpi, a piedi, e ora risaliva la mulattiera che l’avrebbe portato alla cascina dei suoi genitori. Non vedeva l’ora di arrivare, per riabbracciare la cara mamma, che tanto gli era mancata. E che gli faceva scrivere – da altri perché era analfabeta – lettere di preoccupato affetto.
Improvvisamente udì un rumore nell’oscurità. Sembrava che qualcuno stesse tagliando la legna nel bosco. Chi stava lavorando nel bosco di suo padre? Chi poteva farlo a quell’ora di notte? Sicuramente dei ladri. Così estrasse il coltello e cominciò ad urlare, per cacciarli…
Ci volle un po’ prima che i suoi riuscissero a calmarlo, quando arrivò di casa urlando, gli occhi pieni di terrore. Lo misero a letto, ma il mattino dopo si svegliò con la febbre alta. Nel delirio raccontò quanto era accaduto.
Davanti a lui erano comparse decine di coppie di occhi gialli, che lo fissavano. Ammutolito era rimasto a fissarli, col coltello fermo a mezz’aria. Poi, come un fiume in piena, gli occhi erano piombati su di lui sotto forma di civette urlanti, che lo assalivano da tutte le parti, ruotandogli attorno, urlando e beccando, finché aveva mollato il coltello ed era fuggito di corsa verso casa.
«Le streghe! Erano le streghe!» cominciarono a dire i parenti che venivano a trovarlo. «Non si deve andare in giro di notte perché c’è chi ti strega!»
Ora, accadde una sera che un giovane risalisse la montagna sopra Arola. Tornava dalla Francia, dove era emigrato per fare il muratore. Aveva attraversato le Alpi, a piedi, e ora risaliva la mulattiera che l’avrebbe portato alla cascina dei suoi genitori. Non vedeva l’ora di arrivare, per riabbracciare la cara mamma, che tanto gli era mancata. E che gli faceva scrivere – da altri perché era analfabeta – lettere di preoccupato affetto.
Improvvisamente udì un rumore nell’oscurità. Sembrava che qualcuno stesse tagliando la legna nel bosco. Chi stava lavorando nel bosco di suo padre? Chi poteva farlo a quell’ora di notte? Sicuramente dei ladri. Così estrasse il coltello e cominciò ad urlare, per cacciarli…
Ci volle un po’ prima che i suoi riuscissero a calmarlo, quando arrivò di casa urlando, gli occhi pieni di terrore. Lo misero a letto, ma il mattino dopo si svegliò con la febbre alta. Nel delirio raccontò quanto era accaduto.
Davanti a lui erano comparse decine di coppie di occhi gialli, che lo fissavano. Ammutolito era rimasto a fissarli, col coltello fermo a mezz’aria. Poi, come un fiume in piena, gli occhi erano piombati su di lui sotto forma di civette urlanti, che lo assalivano da tutte le parti, ruotandogli attorno, urlando e beccando, finché aveva mollato il coltello ed era fuggito di corsa verso casa.
«Le streghe! Erano le streghe!» cominciarono a dire i parenti che venivano a trovarlo. «Non si deve andare in giro di notte perché c’è chi ti strega!»
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