«Quando vien la Candelora da l'inverno sémo fóra, ma se piove o tira vénto, ne l'inverno semo drénto. Il che, tradotto, suona: “Quando viene la Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se piove o tira vento, nell’inverno siamo dentro”. Considerato il tempo di ieri, perché la Candelora si valuta al tramonto del giorno prima, ci aspetta un altro mese di maltempo.»
«Andiamo bene…» commenta il Filosofo.
«Ti lamentavi che l’anno scorso non era inverno e ora eccoti accontentato…» lo punzecchio.
Il Filosofo soffre il freddo. Molto più di me, almeno. La Maga versa la tisana nelle tazze e sorride, con quel suo solito fare amabile.
«La Candelora è una festa molto antica…» ci dice, mescolando la tisana con un cucchiaino.
«Da quel che so» interviene il Filosofo «fu istituita nel V secolo, quando il Papa ottenne dal Senato di Roma la soppressione dei Lupercalia. Una festa disordinata, si pensava, coi sacerdoti che correvano per le strade frustando uomini e… soprattutto, donne. Il bello era che queste si sottoponevano volentieri, convinte che il rito propiziasse la fertilità…»
Ride, il Filosofo, con gli occhiali che ballano sul naso.
«Non conoscevo questo fatto» ammetto. «In compenso so che in Irlanda la festa si chiamava Imbolc e si celebrava il primo febbraio al culmine dell'inverno, nel punto mediano tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. »
«Tenete presente» interviene la Maga «che la celebrazione iniziava al tramonto del giorno precedente, in quanto il calendario celtico faceva iniziare il giorno appunto dal tramonto del sole. Inoltre le feste usualmente duravano tre notti, pertanto la festa andava dal tramonto del 31 gennaio all’alba del 3 febbraio.»
«In cosa consisteva la festa?» domanda il Filosofo.
«Era la festa della luce» spiega la Maga. «Si celebrava l'allungamento della durata del giorno e la speranza nell'arrivo della primavera. La tradizione prevedeva l’accensione di lumini e candele in onore della dea Brígit, detta anche Brighid o Brigantia, la “dea del triplice fuoco”, patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva proprio dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina, il fuoco dell’ispirazione e il fuoco che guarisce. Era talmente sentito il suo culto che riuscì persino a diventare santa. Con l’avvento del cristianesimo si iniziò ad onorare infatti Santa Brigida, considerata la levatrice di Cristo, un personaggio femminile della cui esistenza storica nulla si sa, mentre sono noti i molti miracoli, come quello di trasformare addirittura in birra l’acqua in cui si lavava. Cosa che non deve stupire più di tanto se si considera che Brigit era chiamata anche “Madre dell’Orzo”. Inoltre, nel monastero irlandese di Kildare, fino alla riforma protestante, un fuoco sacro era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache, che vegliavano a turni di una giornata. Quando giungeva il suo turno, la diciannovesima suora pronunciava la formula “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si riteneva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Naturalmente il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari…»
«E il culto richiama quello delle Vestali a Roma. Ci sono evidenze di questo culto anche nell’Europa continentale e nella nostra zona?» domanda il Filosofo perplesso.
«A parte il fatto che la Candelora prevede l’accensione delle candele?» sorride la Maga «L’unico collegamento suggestivo è il fatto che la festa di San Giulio cada proprio il 31 gennaio. Non si può dimenticare infatti che il serpente/drago (strettamente collegati alla figura di San Giulio ) era uno degli animali sacri a Brigit. Infatti proprio nel giorno di Imbolc il serpente, se l’inverno è mite, si risveglia dal suo sonno invernale. Da questo fatto i contadini traevano gli auspici sulla fine della cattiva stagione.»
«È probabile» osservo «che la Candelora, come molte altre feste tradizionali , abbia riassunto in sé più feste precristiane, provenienti anche da tradizioni diverse. La collocazione temporale, a metà strada tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, del resto aveva certamente determinato la nascita di rituali connessi alla fine dell’inverno in varie culture.»
«Infatti» osserva il Filosofo «la festa inizialmente si celebrava a metà Febbraio, il mese della purificazione, dedicato a Giunone Februata.»
«Lo spostamento agli inizi di febbraio avvenne probabilmente» annuisce la Maga «per l’incontro tra i rituali della Chiesa di rito romano e quelli della Chiesa di rito gallico, importati anche in Europa dai monaci irlandesi.»
«Difficile stabilire pertanto» osservo «quali potessero essere le credenze delle popolazioni celto romane dell’Italia settentrionale. Il mistero, dunque, rimane…»
PS.
Il proverbio iniziale è in memoria delle origini "foreste" di chi scrive.
Se volete la traduzione nella lingua locale vi consiglio questo post, scritto dall'amico Bunin.
«Andiamo bene…» commenta il Filosofo.
«Ti lamentavi che l’anno scorso non era inverno e ora eccoti accontentato…» lo punzecchio.
Il Filosofo soffre il freddo. Molto più di me, almeno. La Maga versa la tisana nelle tazze e sorride, con quel suo solito fare amabile.
«La Candelora è una festa molto antica…» ci dice, mescolando la tisana con un cucchiaino.
«Da quel che so» interviene il Filosofo «fu istituita nel V secolo, quando il Papa ottenne dal Senato di Roma la soppressione dei Lupercalia. Una festa disordinata, si pensava, coi sacerdoti che correvano per le strade frustando uomini e… soprattutto, donne. Il bello era che queste si sottoponevano volentieri, convinte che il rito propiziasse la fertilità…»
Ride, il Filosofo, con gli occhiali che ballano sul naso.
«Non conoscevo questo fatto» ammetto. «In compenso so che in Irlanda la festa si chiamava Imbolc e si celebrava il primo febbraio al culmine dell'inverno, nel punto mediano tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. »
«Tenete presente» interviene la Maga «che la celebrazione iniziava al tramonto del giorno precedente, in quanto il calendario celtico faceva iniziare il giorno appunto dal tramonto del sole. Inoltre le feste usualmente duravano tre notti, pertanto la festa andava dal tramonto del 31 gennaio all’alba del 3 febbraio.»
«In cosa consisteva la festa?» domanda il Filosofo.
«Era la festa della luce» spiega la Maga. «Si celebrava l'allungamento della durata del giorno e la speranza nell'arrivo della primavera. La tradizione prevedeva l’accensione di lumini e candele in onore della dea Brígit, detta anche Brighid o Brigantia, la “dea del triplice fuoco”, patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva proprio dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina, il fuoco dell’ispirazione e il fuoco che guarisce. Era talmente sentito il suo culto che riuscì persino a diventare santa. Con l’avvento del cristianesimo si iniziò ad onorare infatti Santa Brigida, considerata la levatrice di Cristo, un personaggio femminile della cui esistenza storica nulla si sa, mentre sono noti i molti miracoli, come quello di trasformare addirittura in birra l’acqua in cui si lavava. Cosa che non deve stupire più di tanto se si considera che Brigit era chiamata anche “Madre dell’Orzo”. Inoltre, nel monastero irlandese di Kildare, fino alla riforma protestante, un fuoco sacro era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache, che vegliavano a turni di una giornata. Quando giungeva il suo turno, la diciannovesima suora pronunciava la formula “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si riteneva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Naturalmente il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari…»
«E il culto richiama quello delle Vestali a Roma. Ci sono evidenze di questo culto anche nell’Europa continentale e nella nostra zona?» domanda il Filosofo perplesso.
«A parte il fatto che la Candelora prevede l’accensione delle candele?» sorride la Maga «L’unico collegamento suggestivo è il fatto che la festa di San Giulio cada proprio il 31 gennaio. Non si può dimenticare infatti che il serpente/drago (strettamente collegati alla figura di San Giulio ) era uno degli animali sacri a Brigit. Infatti proprio nel giorno di Imbolc il serpente, se l’inverno è mite, si risveglia dal suo sonno invernale. Da questo fatto i contadini traevano gli auspici sulla fine della cattiva stagione.»
«È probabile» osservo «che la Candelora, come molte altre feste tradizionali , abbia riassunto in sé più feste precristiane, provenienti anche da tradizioni diverse. La collocazione temporale, a metà strada tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera, del resto aveva certamente determinato la nascita di rituali connessi alla fine dell’inverno in varie culture.»
«Infatti» osserva il Filosofo «la festa inizialmente si celebrava a metà Febbraio, il mese della purificazione, dedicato a Giunone Februata.»
«Lo spostamento agli inizi di febbraio avvenne probabilmente» annuisce la Maga «per l’incontro tra i rituali della Chiesa di rito romano e quelli della Chiesa di rito gallico, importati anche in Europa dai monaci irlandesi.»
«Difficile stabilire pertanto» osservo «quali potessero essere le credenze delle popolazioni celto romane dell’Italia settentrionale. Il mistero, dunque, rimane…»
PS.
Il proverbio iniziale è in memoria delle origini "foreste" di chi scrive.
Se volete la traduzione nella lingua locale vi consiglio questo post, scritto dall'amico Bunin.
da me siamo ancora dentro ...
RispondiEliminal'inverno...
^________________^
Anche da me!!!
RispondiEliminaPiove e tire vento.. brrrr!!
Dopo i tre giorni della merla qui da me fa ancora più freddo :(
RispondiEliminaL'irlanda deve essere una terra veramente magica...^__^
Freddo freddo freddo anche qui al sud nonostante il vento di scirocco.
RispondiEliminaComplimenti per la storia, mi ha davvero affascinato, confesso che non sapevo nulla della candelora e delle sue origini... ne' tanto meno di Santa Brigida. Ma non è S.Giorgio legato al drago? Non sapevo di s.Giulio!
Freddo freddo freddo anche qui al sud nonostante il vento di scirocco.
RispondiEliminaComplimenti per la storia, mi ha davvero affascinato, confesso che non sapevo nulla della candelora e delle sue origini... ne' tanto meno di Santa Brigida. Ma non è S.Giorgio legato al drago? Non sapevo di s.Giulio!
Anche qui in Puglia fa freddissimo e ciò, ovviamente, non fa ben sperare per il prossimo mese. Uffffff. Mi toccherà festeggiare il mio compleanno con il gelo:-((((! Buona giornata! Anto
RispondiEliminaP.s:Bellissimo questo racconto!!!
Ogni tanto il sottotitolo di questo blog potrebbe essere "Noctes Cusianae"
RispondiElimina;)
Buona Candelora, annessi e connessi!!
Qui ieri nevicava a larghe falde, fate voi che tempo ci aspetta per un mese ancora...
RispondiElimina@ Tarkan: non conosci San Giulio? Corri subito a leggere il post che ho linkato!
@ Malikà: è un'idea...
Uhh, che bello...!! Imbolc, Brigid... io adoro le tradizioni celtiche!
RispondiEliminaLa cosa affascinate è il perenne collegamento con il ciclo delle stagioni: le candele che illuminano e fanno calore, per propiziarsi la fine dell'inverno.
Finalmente oggi è tornato il sole e finalmente s'è visto che le giornate stanno cominciando ad allungarsi!
RispondiEliminaDavvero!
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