«Era ora che scrivessi qualcosa di serio sui draghi, nel tuo blog. Finora hai scritto solo sciocchezze, come quella storia dell’Aoa.»
Lui è così. O lo ammazzi o stai ad ascoltarlo. Nel primo caso, però, non potrei scrivere su Il Lago dei Misteri del nostro incontro nel suo fumoso antro, così ingoio il rospo e non dico nulla a difesa di uno dei post più folli (lo ammetto) che abbia scritto sul blog.
Ironia della sorte, ero venuto a trovare il Maestro per parlare delle voci sulla fine del mondo, ma ora l’unica fine che riesco a prevedere è la mia. Perché il Maestro stavolta pare proprio deciso ad uccidermi, soffiandomi addosso il fumo pestilenziale del suo sigaro come neanche il drago Smog contro il povero hobbit Bilbo Baggins…
«Andiamo per ordine» le punte delle dita grassocce del Maestro si toccano nel fumo che aleggia perenne davanti al suo viso. «Secondo la leggenda, il prete Giulio, greco dell’isola di Egina, giunse sul lago ai tempi dell’Imperatore Teodosio, con patenti imperiali che gli consentivano di costruire chiese in onore al vero Dio. Lasciato il fratello Giuliano a costruire la chiesa di Gozzano, Giulio si incamminò lungo la costa occidentale del lago. Dopo essersi ristorato ad una fonte, che da allora prese il nome di Fontana di San Giulio, giunse alla punta Casario. Da qui desiderava raggiungere lo scoglio isolato al centro del lago. Non trovando però barcaioli che lo potessero accompagnare, stese il suo mantello sull’acqua e, usando il bastone come remo, raggiunse l’isola navigando su quella miracolosa zattera. Cosa accadde poi ce lo dice il Cotta.»
La mano del Maestro si muove fulminea, afferrando la Corografia della Riviera di San Giulio di L.A. Cotta (nell'edizione del 1980 curata da Carlo Carena), e apertala senza esitazione alla pagina 316, inizia a leggere il passo.
«Salito il santo sulla sommità dello scoglio, vi formò una piccola croce con ramoscelli schiantati da uno di quei cespugli, e ficcatala nella fessura d’un sasso, armossi col sacrosanto segno di Croce, e rivolto a quelli animali gridò: “Sbucate dalle vostre tane, o bestie micidiali, ragunatevi quindi, e attente uditemi. Sono già tanti anni che possedete questo mucchio di sassi e l’ammorbate col vostro fiato; egli è ormai tempo che ve ne andiate ed a me, servo di Gesù Cristo, si lasci libero per fondarvi una basilica ai santi Apostoli e tramutarlo in abitazione d’uomini. Via dunque, sgombratelo, e fra i burroni e macchie di quelle balze – segnando il vicino monte Camozzino posto alla ripa orientale – finiscano le vostre pestilenze e il propagarvi.»
Mentre parla, la mano del maestro si agita nell’aria ed indica con precisione, fuori dalla finestra, il monte Camosino, dall’altra parte del lago.
«A seguito di questo ordine» il Maestro chiude di scatto il libro «tutte le bestie si gettarono in acqua, attraversando il lago a nuoto per dirigersi nel luogo del loro esilio. Fin qui la leggenda. Ora vedremo quale mistero si nasconde dietro queste parole…»
I draghi del Lago d'Orta
Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta
Parte quinta
Lui è così. O lo ammazzi o stai ad ascoltarlo. Nel primo caso, però, non potrei scrivere su Il Lago dei Misteri del nostro incontro nel suo fumoso antro, così ingoio il rospo e non dico nulla a difesa di uno dei post più folli (lo ammetto) che abbia scritto sul blog.
Ironia della sorte, ero venuto a trovare il Maestro per parlare delle voci sulla fine del mondo, ma ora l’unica fine che riesco a prevedere è la mia. Perché il Maestro stavolta pare proprio deciso ad uccidermi, soffiandomi addosso il fumo pestilenziale del suo sigaro come neanche il drago Smog contro il povero hobbit Bilbo Baggins…
«Andiamo per ordine» le punte delle dita grassocce del Maestro si toccano nel fumo che aleggia perenne davanti al suo viso. «Secondo la leggenda, il prete Giulio, greco dell’isola di Egina, giunse sul lago ai tempi dell’Imperatore Teodosio, con patenti imperiali che gli consentivano di costruire chiese in onore al vero Dio. Lasciato il fratello Giuliano a costruire la chiesa di Gozzano, Giulio si incamminò lungo la costa occidentale del lago. Dopo essersi ristorato ad una fonte, che da allora prese il nome di Fontana di San Giulio, giunse alla punta Casario. Da qui desiderava raggiungere lo scoglio isolato al centro del lago. Non trovando però barcaioli che lo potessero accompagnare, stese il suo mantello sull’acqua e, usando il bastone come remo, raggiunse l’isola navigando su quella miracolosa zattera. Cosa accadde poi ce lo dice il Cotta.»
La mano del Maestro si muove fulminea, afferrando la Corografia della Riviera di San Giulio di L.A. Cotta (nell'edizione del 1980 curata da Carlo Carena), e apertala senza esitazione alla pagina 316, inizia a leggere il passo.
«Salito il santo sulla sommità dello scoglio, vi formò una piccola croce con ramoscelli schiantati da uno di quei cespugli, e ficcatala nella fessura d’un sasso, armossi col sacrosanto segno di Croce, e rivolto a quelli animali gridò: “Sbucate dalle vostre tane, o bestie micidiali, ragunatevi quindi, e attente uditemi. Sono già tanti anni che possedete questo mucchio di sassi e l’ammorbate col vostro fiato; egli è ormai tempo che ve ne andiate ed a me, servo di Gesù Cristo, si lasci libero per fondarvi una basilica ai santi Apostoli e tramutarlo in abitazione d’uomini. Via dunque, sgombratelo, e fra i burroni e macchie di quelle balze – segnando il vicino monte Camozzino posto alla ripa orientale – finiscano le vostre pestilenze e il propagarvi.»
Mentre parla, la mano del maestro si agita nell’aria ed indica con precisione, fuori dalla finestra, il monte Camosino, dall’altra parte del lago.
«A seguito di questo ordine» il Maestro chiude di scatto il libro «tutte le bestie si gettarono in acqua, attraversando il lago a nuoto per dirigersi nel luogo del loro esilio. Fin qui la leggenda. Ora vedremo quale mistero si nasconde dietro queste parole…»
I draghi del Lago d'Orta
Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta
Parte quinta
Ciao qui Streghetta,ti ho aggiunto ai miei link, così non ci perdiamo " di vista" Ciaoooo
RispondiEliminaSui draghi di S.Giulio però ho da senpre un dubbio, se le proporzioni tra il santo e le bestie erano quelle delle raffigurazioni della basilica (bassorilievo e affresco) non è che abbia fatto poi così fatica a scacciarli. Nel mio giardino ho lucertole ben più grosse (e tenute in forma dai gatti)
RispondiElimina@ Streghetta: sono d'accordo, non perdiamoci di vista.
RispondiElimina@Tenar: Hai messo il dito nella piaga. Nei prossimi giorni vedremo cosa ha detto il Maestro in proposito.
Grazie a te, Alfa, che dissipi le oscure nubi della mia ignoranza :-)
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