Alcuni giorni fa ho pubblicato la storia della luna a Montebuglio. Come ho avuto modo di segnalare nella nota, la storia è un racconto tradizionale pubblicato su Lo Strona nel 1978, che a distanza di trent’anni dalla pubblicazione mi è piaciuto riscrivere in omaggio alle vecchie tradizioni.
La storia originale venne però pubblicata dal Bunin e mi sembra perciò corretto ora parlarvi un po’ di lui anche perché quando si parla di storie, tradizioni e dialetto, specialmente di Casale Corte Cerro (ma non solo) il Bunin lo si incontra spesso.
“Lunatico figlio di Buglio” si definiva nel 1978 a conclusione della storia della luna a Monte Buglio. In realtà, se vi capita di incontrarlo, avete più che altro l’impressione di incontrare uno hobbit. Salvo il fatto che non va giro scalzo e che è molto più alto della statura media deegli hobbit, condivide infatti molti delle caratteristiche di questo simpatico popolo: è gioviale, ama la buona tavola, il buon vino e le canzoni tradizionali.
Diversamente dagli hobbit, normalmente piuttosto sedentari, fu lui, assieme ad Alberto Fantoni, a consumarsi su e giù per i monti le suole da studente universitario, intervistando e ascoltando i racconti dei testimoni nei villaggi, nelle osterie, sugli ultimi alpeggi. La ricerca, pubblicata sempre su Lo Strona nel 1977 col titolo “Canti popolari del Cusio” nacque per passione, colleandosi però ad un più esteso progetto condotto da Roberto Leydi il grande etnomusicologo italiano, vissuto a lungo ad Orta e purtroppo scomparso nel 2003.
Leydi partecipò al Nuovo Canzoniere Italiano che si proponeva di riscoprire e riproporre attraverso pubblicazioni discografiche, la ricca tradizione del canto sociale italiano. Un’attività tesa a documentare, anche attraverso registrazioni audio, quel ricchissimo patrimonio di canzoni e musiche popolari che, lo si avvertiva chiaramente già negli anni sessanta del secolo scorso, andava rapidamente scomparendo con l’avanzare della modernizzazione e la scomparsa degli ultimi testimoni. Alla morte di Leydi il materiale raccolto ha purtroppo lasciato l’Italia, confluendo nel Centro di dialettologia e di etnografia di Bellinzona (nato nel 2002 dalla fusione del Centro di dialettologia della Svizzera italiana e dell'Ufficio dei musei etnografici) per essere catalogato e valorizzato.
Il nostro Bunin, nonostante i suoi mille impegni, continua tuttora ad occuparsi di cultura locale ed è, tra le varie cose, anche Presidente dell’Ecomuseo del Lago d'Orta e Mottarone. Ho scoperto recentemente che tiene a sua volta un blog dedicato alla storia e alle storie di Casale Corte Cerro che non posso non linkare e suggerirvi di visitare.
ciao alfa, passo giusto per un saluto! ^_^
RispondiEliminaGrazie! e bentornata a te.
RispondiEliminaPubblicato in
RispondiEliminahttp://casalecortecerro.ilcannocchiale.it
Un 'amico di rete' che si nasconde dietro il nome di Alfa ha avuto la bontà di visitare questo sito e di parlare del medesimo e del sottoscritto, in termini quanto meno lusinghieri. Trovate i suoi commenti all'indirizzo http://illagodeimisteri.blogspot.com/2008/09/il-bunin-di-casale.html
Ringrazio Alfa per il suo intervento, anche se devo dire che, più che ad uno hobbit mi sembra di somigliare a un troll, almeno per la 'forma' fisica. Concordo invece con il suo giudizio circa la passione per la buona tavola, il buon vino - anche la buona birra e il brandy invecchiato non sono male, però - la musica popolare, soprattutto quando è ancora possibile eseguirla dal vivo, a pata vèrta, e le ore tranquille passate tra amici a scambiarsi vecchie - e nuove - storie.
A risentirci.
ël Bunin dë Cäsàal
Massimo M. Bonini