Ci siamo lasciati ieri con la scena del sottoscritto davanti al Maestro, fumante come e peggio di un drago. Prima di riprendere il racconto mi pare opportuno aprire una breve parentesi sul Maestro.
Con il suo modo di fare il Maestro potrebbe apparire ad alcuni lettori parecchio maleducato (per dirne una, ti fuma in faccia senza ritegno), molto scostante e decisamente irritante. Ebbene, è proprio così. Perché il Maestro vuole essere maleducato, scostante e irritante. È il suo modo di atteggiarsi. Sono d’altronde convinto che in privato egli sia anche peggio. Insomma, io proprio non lo sopporto! D’altronde, come ho già detto, o lo uccido o lo tengo così. Di cambiarlo non se ne parla.
Fine della parentesi.
Il Maestro mi guarda sorridendo, dietro una cortina di fumo quale nemmeno Londra ha visto nei suoi tempi peggiori. Sorride, o meglio, ghigna soddisfatto, perché ora che ha parlato della leggenda potrà divertirsi a vivisezionarla.
«Ci sono tre modi in cui possiamo leggere questa storia. Uno» si tocca il pollice della mano destra con l’indice della mano sinistra, con cui trattiene anche il diabolico sigaro «è dire che sono tutte fesserie, inventate dai preti, o meglio, dai canonici dell’isola, per aumentare la devozione del popolino e accrescere le offerte. Secondo: possiamo guardare la storia dal punto di vista dello storico e cercare di capire cosa si nasconda dietro questa storiella. Terzo: analizzare la storia dal punto di vista dell’antropologo per comprendere l’immaginario delle persone che hanno scritto e raccontato la leggenda.»
Il Maestro si concede una lunga e voluttuosa aspirazione del sigaro, rilasciando poi il fumo nell’aria sotto forma di piccoli cerchi che si fanno strada lentamente tra la caligine. Mi lacrimano gli occhi…
«Ovviamente parleremo solo del secondo e del terzo, cominciando dall’ultimo» il Maestro strizza i piccoli occhi dietro le lenti degli occhiali. «Col primo infatti il discorso si chiude subito, salvo voler aprire una polemica contro la Chiesa…»
«No, no, per carità!» lo fermo vedendo già i suoi occhi accendersi.
E il mio affettuoso pensiero corre all’amico Mosarella che, da quando il suo blog è stato condannato dal Papa, per divertirsi è costretto a guardare i balletti della polizia.
I draghi del Lago d'Orta
Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta
Parte quinta
Originale il racconto... almeno quanto il tuo amico Mosarella...o mozzarella...
RispondiEliminaBuona giornata
Clelia
Molto bello come racconti!
RispondiEliminaUn abbraccio Desy.
Inizi dicendo che vuoi parlarmi del punto più bello, e poi interrompi il post?!
RispondiEliminaMuoio di curiosità :D
ancora non so perche ratzinger non ti condanna anche te, vorrei sapere ballare come il polizia
RispondiEliminami perdoni il mio italiano, ancora ho molto da imparare l'italiano
e molte grazie per menzionarmi nel tuo post sempre e un piacere potere leggerti o al meno provarlo
@ Clelia e Desy: grazie per i complimenti.
RispondiElimina@ Mosarella: con questi post dedicati a San Giulio in effetti sto camminando sul filo del rasoio...
@ Veronica: mi piace tirare le cose in lungo... ;)
Bellissimo... complimenti.
RispondiEliminaGrazie per il commento, CIAO!!!
grazie per il tuo commento da me
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