Ladri e biciclette costituiscono un abbinamento classico. Come pane e Nutella o cacio e maccheroni Non solo perché le biciclette scompaiono con una frequenza allarmante, se non sono letteralmente sigillate ad un oggetto amovibile (ma attenti a che non vi freghino le ruote, però!) mediante legami d’acciaio.
Il tema ha ispirato film storici come il classico “Ladri di biciclette” (1948) di Vittorio De Sica. Il cantante Baccini ha invece ingaggiato una banda di “Ladri di biciclette”, per una famosa canzone di qualche annetto fa (video) .
La canzone più bella per me resta “Il bandito e il campione” di De Gregori (video) che parla dell’amicizia tra il ciclista Costante Girardengo e Sante Pollastri, il bandito .
La canzone pare piaccia molto anche al Gino. Almeno così dice l’avvocato Volpicini. Peccato che il buon Gino non abbia né il piede veloce di Girardengo né l’occhio infallibile di Sante. Ed è un bene che il Gino non abbia una pistola, ché con la fortuna che ha si sparerebbe diritto in un piede.
Comunque il Gino ama le biciclette e appena ne vede una incustodita cerca immediatamente di farla sua. È un’autentica passione quella del Gino per le biciclette, non sempre ricambiata…
Quando vide quella bicicletta appoggiata al muro, il cuore sobbalzò nel petto del Gino. Rossa fiammante, come piacevano a lui, con il sellino di pelle e il manubrio cromato. Con un brivido d’eccitazione si avvicinò, guardandosi attorno circospetto. I rari passanti non lo degnavano di un’occhiata e non c’era traccia del proprietario. L’incauto aveva abbandonato il suo prezioso bene alla portata del più implacabile insidiatore di biciclette altrui. Si avvicinò ulteriormente, sistemandosi i lunghi capelli sulla fronte unticcia. Fulminò con uno sguardo la bicicletta che se ne stava sfrontatamente appoggiata al muro. Poi, ormai certo della vittoria, con un balzo le fu sopra, stringendo il manubrio con le mani e facendo forza sui pedali. Pochi metri ed imboccò la discesa, dirigendo velocissimo verso la campagna, dove avrebbe potuto usare di lei indisturbato.
Non esiste grande amore, tuttavia, che non sia sfiorato dall’ombra, e talora dalla certezza, del tradimento. Quella bicicletta così bella, così apparentemente perfetta, l’orgoglio di ogni ciclista della domenica, nascondeva un segreto inconfessabile. Un segreto che il Gino scoprì a metà della discesa. Una cinquantina di metri prima della grande curva, per intenderci. Il manubrio, che stringeva con trepidazione, improvvisamente si staccò dal telaio, con la leggerezza di una donna che, semplicemente, fa le valigie e se ne va di casa per un altro.
Col manubrio in mano, il Gino pedalò ancora per pochi metri, poi tentò di frenare, ma il controllo era ormai perso e la bicicletta traditrice lo stava ormai trascinando inesorabilmente nella caduta. Oltre la curva, sotto la strada, c’era un piccolo laghetto, utilizzato un tempo per alimentare una torneria ad acqua e ora per allevare i pesci. La calma serenità di quel piccolo mondo d’acqua fu improvvisamente sconvolta dall’irruzione di una creatura aliena urlante, aggrappata ai rottami di uno strano veicolo.
La scena, fortunatamente, non era sfuggita agli occhi vigili di una pattuglia di Carabinieri, che avevano visto un ciclista volare letteralmente fuori dalla strada. Appena ebbero ripescato ed identificato il fangoso individuo, il Gino fu portato a raccontare la propria storia al giudice.
Il tema ha ispirato film storici come il classico “Ladri di biciclette” (1948) di Vittorio De Sica. Il cantante Baccini ha invece ingaggiato una banda di “Ladri di biciclette”, per una famosa canzone di qualche annetto fa (video) .
La canzone più bella per me resta “Il bandito e il campione” di De Gregori (video) che parla dell’amicizia tra il ciclista Costante Girardengo e Sante Pollastri, il bandito .
La canzone pare piaccia molto anche al Gino. Almeno così dice l’avvocato Volpicini. Peccato che il buon Gino non abbia né il piede veloce di Girardengo né l’occhio infallibile di Sante. Ed è un bene che il Gino non abbia una pistola, ché con la fortuna che ha si sparerebbe diritto in un piede.
Comunque il Gino ama le biciclette e appena ne vede una incustodita cerca immediatamente di farla sua. È un’autentica passione quella del Gino per le biciclette, non sempre ricambiata…
Quando vide quella bicicletta appoggiata al muro, il cuore sobbalzò nel petto del Gino. Rossa fiammante, come piacevano a lui, con il sellino di pelle e il manubrio cromato. Con un brivido d’eccitazione si avvicinò, guardandosi attorno circospetto. I rari passanti non lo degnavano di un’occhiata e non c’era traccia del proprietario. L’incauto aveva abbandonato il suo prezioso bene alla portata del più implacabile insidiatore di biciclette altrui. Si avvicinò ulteriormente, sistemandosi i lunghi capelli sulla fronte unticcia. Fulminò con uno sguardo la bicicletta che se ne stava sfrontatamente appoggiata al muro. Poi, ormai certo della vittoria, con un balzo le fu sopra, stringendo il manubrio con le mani e facendo forza sui pedali. Pochi metri ed imboccò la discesa, dirigendo velocissimo verso la campagna, dove avrebbe potuto usare di lei indisturbato.
Non esiste grande amore, tuttavia, che non sia sfiorato dall’ombra, e talora dalla certezza, del tradimento. Quella bicicletta così bella, così apparentemente perfetta, l’orgoglio di ogni ciclista della domenica, nascondeva un segreto inconfessabile. Un segreto che il Gino scoprì a metà della discesa. Una cinquantina di metri prima della grande curva, per intenderci. Il manubrio, che stringeva con trepidazione, improvvisamente si staccò dal telaio, con la leggerezza di una donna che, semplicemente, fa le valigie e se ne va di casa per un altro.
Col manubrio in mano, il Gino pedalò ancora per pochi metri, poi tentò di frenare, ma il controllo era ormai perso e la bicicletta traditrice lo stava ormai trascinando inesorabilmente nella caduta. Oltre la curva, sotto la strada, c’era un piccolo laghetto, utilizzato un tempo per alimentare una torneria ad acqua e ora per allevare i pesci. La calma serenità di quel piccolo mondo d’acqua fu improvvisamente sconvolta dall’irruzione di una creatura aliena urlante, aggrappata ai rottami di uno strano veicolo.
La scena, fortunatamente, non era sfuggita agli occhi vigili di una pattuglia di Carabinieri, che avevano visto un ciclista volare letteralmente fuori dalla strada. Appena ebbero ripescato ed identificato il fangoso individuo, il Gino fu portato a raccontare la propria storia al giudice.
Fantastica avventura (ovviamente non per il Gino che non credo la consideri tale!)
RispondiEliminaIl bandito e il Campione è una canzone bellissima... ma di certo il Gino non può definirsi un bandito non essendo ami capace di portare a termine un furto con dignità... al massimo potrebbe essere un campione, ma un campione di sfiga!!!
Buona Notte, Alfa :-)
poveretto il tuo Gino!
RispondiEliminail mio viene trattato meglio! ;-)
Gino è sicuramente il mio personaggio preferito tra quelli che popolano il tuo blog.
RispondiEliminaAnche io amo molto la canzone di De Gregori!
Le storie del Gino ogni volta ci testimoniano che la sfortuna lo perseguita :)
RispondiEliminaEcco, lo sapevo io!! A dire il vero, pensavo che non funzionassero i freni... ma il Gino è stato ancora più sfortunato del previsto!
RispondiElimina@ Tarkan: hai ragione!
RispondiElimina@ Pupottina: decisamente ;)
@ Tenar: alla fine è simpatico, il Gino...
@ Stella: come si dice... la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo!
@ Vele: il Gino è particolare perché ha disgrazie sempre nuove.