martedì 24 giugno 2008

La notte di San Giovanni

È una notte particolare quella tra il 23 e il 24 giugno. Una notte che chiude un periodo dell’anno in cui il sole pare arrestare la sua corsa nel cielo, sorgendo e tramontando sempre nello stesso luogo. Dopo di esso il sole, che nella primavera era progressivamente avanzato verso nord, comincerà lentamente a scendere a sud, conducendo all’inverno.

La data del 24, in luogo del 21, si deve al fatto che prima del diffondersi della scienza astronomica (nata tra Egitto e Mesopotamia), in Europa si festeggiava il giorno in cui visibilmente il sole invertiva il proprio cammino: il 24 giugno per il solstizio estivo e il 25 dicembre per il solstizio invernale. Il che ci dice, tra l’altro dell’antichità di queste feste.

Per festeggiare l’evento e propiziare il ripetersi ciclico delle stagioni nei giorni del Solstizio d’estate in tutta Europa si svolgono cerimonie basate su due elementi: l’acqua e il fuoco. La raccolta della rugiada e i fuochi accesi sulle alture di notte dai pagani divennero l’acqua e il fuoco del battesimo per i cristiani. Così, il 24 giugno, sei mesi prima del Natale, divenne la festa di San Giovanni Battista.
Gli inglesi lo chiamano Midsummer day (William Shakespeare ne ha tratto una commedia) anche se l’estate è appena iniziata. Ma (lo dico con simpatia) sono notoriamente degli originali, gli inglesi.

Accanto alle celebrazioni ufficiali, accolte dalla Chiesa nell’ambito dei festeggiamenti dedicati a San Giovanni, continuarono altri rituali, condotti nell’oscurità della notte.
Per le streghe la data era uno dei sabba minori durante il quale si raccoglievano le erbe per le operazioni magiche e si bruciavano gli avanzi di ciò che era stato raccolto l’anno precedente. Nella stessa notte, si mormorava, migliaia di streghe solcavano i cieli per riunirsi e celebrare il gran sabba sotto il noce di Benevento. L’albero era stato sradicato dal vescovo Barbato nel VII secolo, ma era rispuntato per azione del demonio dopo la sua morte, e fu definitivamente abbattuto mille anni dopo.
Per evitare che le streghe potessero introdursi nelle case in quella notte speciale, era perciò opportuno porre davanti all’uscio rosmarino, ginepro, noce, alloro e ulivo benedetto. In mancanza di questi poteva bastare una scopa e un barattolo di sale. Questo per costringere le streghe a contare, uno ad uno, i granelli di sale e i fili di saggina della scopa. E questo entro mezzanotte, perché nel giorno del santo le streghe non potevano più operare.
I viandanti potevano invece proteggersi dalle streghe tenendo sotto le vesti le erbe di San Giovanni: aglio, artemisia, ruta ed iperico. Quest’ultimo in particolare è detto “cacciadiavoli” perché, strofinate tra le mani, le sue foglie producono “il sangue di San Giovanni”, un liquido rossastro che macchia le dita.

Altri non erano però interessati alle erbe, ma a ciò che stava sopra esse. La rugiada della notte di San Giovanni era ritenuta miracolosa e, oltre ad essere raccolta, veniva utilizzata per lavaggi intimi destinati a propiziare la fertilità. Alcuni giungevano a rotolarsi nudi nei prati, spesso in una promiscuità sessuale che indubbiamente, complice la luce delle stelle, doveva essere propizia agli amori notturni.

Il fatto non sfuggì alle autorità ecclesiastiche, che intervennero decisamente. Nel 1753 si proibirono queste pratiche, minacciando gravi sanzioni. L’editto fu reiterato il 17 giugno 1755 dal vicario di Roma, Marco Antonio Colonna, che ordinava di vigilare e contenere gli «abusi che si commettono nella notte della vigilia di San Giovanni Battista» minacciando che «contro i trasgressori si procederà anche per inquisizione».
Complice l’epoca, che volgeva all’Illuminismo (ma l’ultimo processo per stregoneria è del 1796!) o forse il clima italico per cui le leggi devono essere strillate, piuttosto che applicate, non pare che in realtà il proclama abbia avuto effetti pratici, salvo rendere più occulta la pratica.

Non incontrò invece particolare opposizione l’usanza di accendere grandi fuochi in cima alle colline, ma anche sulle torri e gli altri edifici cittadini. La pratica intendeva aiutare il sole nella lenta agonia, perché trovasse la forza, al solstizio invernale di rinascere a riscaldare la terra.

1 commento:

  1. questo post mi era sfuggito o forse ancora non ti conoscevo e nemmeno il tuo blog...
    questo post è interessante e completo... non credo ci sia altro da aggiungere, ma sono convinta che riusciresti a trovare qualcosa per approfondirlo ;-)

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.