Il processo per l’assassinio del maggiore William V. Holohan cominciò nel 1953.
Alla sbarra finirono gli ex partigiani Tozzini e Manini e persino “Giorgio”, accusato di aver utilizzato parte dei fondi della missione.
Aldo Icardi e Carlo LoDolce, sui quali ricadevano le accuse più gravi, di essere cioè l’organizzatore e l’esecutore materiale del delitto, vennero processati in contumacia. Il governo degli Stati Uniti d’America negò infatti l’estradizione.
Il crimine era stato commesso in un’area sulla quale, all’epoca dei fatti, il governo italiano non aveva alcuna giurisdizione, essendo sottoposta all’occupazione militare nazifascista. Questa la motivazione ufficiale. Probabilmente, al fondo, c’era la volontà del governo statunitense (ancora oggi rigidamente applicata) di sottrarre i propri soldati al giudizio di potenze straniere.
Paradossalmente però, poiché Icardi e LoDolce erano ormai in congedo, nemmeno la giustizia militare americana poteva incriminarli.
Durante il processo le difese sostennero che Holohan era stato giustiziato in quanto “ostacolo nella lotta per la vittoria”, asserendo che il maggiore era stato “giustiziato” in quanto “traditore”.
La conclusione della vicenda giudiziaria ha un sapore amaro.
Con sentenza della Corte d’Assise di appello di Torino il 25 novembre 1954 furono prosciolti i coimputati Giuseppe Manini e Gualtiero Tozzini ai sensi dell’articolo 54 codice penale: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, ne' altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. Questa disposizione non si applica a chi ha un particolare dovere giuridico di esporsi al pericolo. La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche se lo stato di necessità e' determinato dall'altrui minaccia; ma, in tal caso, del fatto commesso dalla persona minacciata risponde chi l'ha costretta a commetterlo».
L’onestà di “Giorgio” venne dimostrata con l’assoluzione “per non aver partecipato al fatto”.
Vennero invece condannati i due americani: Icardi alla pena dell’ergastolo, Lo Dolce a 22 anni di reclusione. Entrambi, al sicuro negli USA, non varcarono mai le porte del carcere italiano.
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