È una voce.
Una voce che circola insistentemente, senza riuscire mai a trovare una vera prova a trasfrormarla in realtà.
Con dispiacere di molti, a dire il vero, poiché la notizia della presenza di Leonardo da Vinci sul Lago d’Orta è naturalmente di quelle che fanno gola.
Leonardo è una figura simbolo dell’umanesimo. Quella che forse meglio di tutte incarna quell’ideale di uomo completo, versato in tutte le arti e scienze, poiché tutto ciò che è umano non può essere alieno all’uomo. Un ideale cui oggi, forse, nell’iper specializzazione delle scienze, l’umanità guarda con rimpianto.
Personaggio indubbiamente affascinante, la notorietà del Da Vinci ha conosciuto un’ulteriore esplosione a livello mondiale a seguito della pubblicazione del “Codice” di Dan Brown.
Seguendo l’onda di marea della sua fama gli itinerari leonardeschi si moltiplicheranno certamente nei prossimi anni. Comprensibile pertanto che ogni località cerchi, più o meno a ragione, di trovare tracce di un suo passaggio.
La presenza di Leonardo sul Cusio costituisce un rebus di difficile, ma non impossibile soluzione. Egli visse infatti a Milano, alla corte degli Sforza, dal 1482 al 1499, ma vi fece ritorno più volte in seguito, anche per lunghi periodi, seguendo le vicende belliche dei turbinosi inizi del Cinquecento. In quegli anni il Novarese, con l’eccezione della Riviera di San Giulio, faceva parte del Ducato di Milano, che vi investì tra l’altro parecchie risorse, costruendovi fortezze, strade, ponti e miniere. Un territorio ideale, pertanto, per un ingegnere quale era, anche, il Da Vinci.
Non mancherebbero nemmeno indizi della sua presenza negli stessi codici di Leonardo. Lo proverebbero ad esempio uno schizzo del Monte Rosa ripreso da Santa Cristina, cascinale in cui si sarebbe fermato per trovare riparo da un temporale. Proprio su questa traccia si basa l’edizione 2008 di Cascinarmangiando , organizzato a Santa Cristina di Borgomanero per il 22 giugno prossimo.
Le ipotesi di una sua presenza in Ossola – collegabile alle ferriere che Ludovico il Moro vi fece costruire per la necessità di affrancarsi dalle miniere e ferriere bresciane, sotto il controllo della nemica Venezia – sono invece alla base di una mostra a Vogogna, dal titolo “L’organo a 10 scoppietti di Leonardo. Armi sforzesche e ferriere ossolane” (10 Maggio – 15 giugno)
Ma Leonardo si spinse anche sul Cusio? Certamente Omegna era un borgo del ducato milanese da cui transitava il metallo della ferriera di Luzzogno. Essa fu aperta nel 1472 dal Conte Borromeo, cui era infeudata la valle, per ordine del duca Galeazzo Maria Sforza “per esservi non solamente la vena del ferro, ma etiandio la commoditate de l’acqua per far li malij e dei boschi per lo fornimento della legna.”
Motivazione sufficiente per spingere Leonardo a visitare un territorio che avrebbe potuto affascinarlo anche per altri numerosi aspetti? Probabilmente si, sebbene le prove e le motivazioni di una sua presenza restino ancora fittamente avvolte dal mistero.
Questo è un blog di racconti, leggende, storie raccontate dagli ubriachi nelle osterie e di cialtronesche invenzioni che ruotano attorno al lago d'Orta. Se cercate la Verità, qualunque sia quella che v’illudete di trovare, avete sbagliato indirizzo.
sabato 3 maggio 2008
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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".
Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.
Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.
In effetti, da quel racconti, non sembrerebbe improbabile che il grande genio sia arrivato da quelle parti! La motivazione della costruzione di infrastrutture mi sembra molto credibile. Se tale presenza venisse accertato sarebbe bello che le vostre autorità locali costruissero degli itinerari culturali per far conoscere meglio quei luoghi e per far riscoprire il fascino dell'umanesimo.
RispondiEliminaHai ragione quando scrivi che oggi guardiamo con un certo rimpianto a quella cultura: sembra che il nostro cervello abbia perso il valore dell'unità, e, con esso, la via diretta verso la nostra anima...
anche se nel '400-'500 non esisteva la pizza margherita...
Speriamo che, a furia di scavare negli archivi, venga fuori qualche prova che confermi quelle che per ora restano supposizioni. Se ciò dovesse accadere credo che gli amministratori locali non sifaranno sfuggire l'occasione...
RispondiEliminaQuanto alla pizza, io sono per le tradizioni, purché sappiano felicemente integrarsi con le novità (come del resto è sempre successo).
La pizza ormai fa parte della tradizione italiana. Sia benedetto Colombo che ci ha portato i pomodori (e tante altre cose)!
(le patate, la cioccolata, il caffè, alcune spezie..)
RispondiEliminaPosso farti una domanda? Lavori nella promozione locale? Il tuo blog invoglia tantissimo a fare un salto nei luoghi che descrivi.
O sei uno scrittore "dilettante?"
In tutti i casi, complimenti.
Colgo l'occasione per scusarmi di qualche scorrettezza grammaticale che ho lasciato nei comment e di cui, ahimè, mi sono accorta solo dopo la pubblicazione.
Già che era a Santa Cristina un giretto sul lago poteva concederso anche un genio.
RispondiEliminaProprio perché era un genio, direi...
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