Arona, primavera 1950
Il Tenente Albieri condivide i sospetti di Joseph R. Holahan. In quella storia c’è qualcosa che non torna. Così ha deciso di indagare. Inizia a fare domande, a raccogliere informazioni, mettendo insieme i tasselli.
Quella maledetta sera del dicembre 1944 nella villa, oltre al maggiore Holohan, al tenente Icardi e al sergente LoDolce, c’erano anche due partigiani: Giuseppe Manini e Gualtiero Tozzini, detto Pupo. Così, nel marzo del 1950 decide di interrogare i due italiani. “Pupo” in un primo tempo fornisce una versione, ma poi, incalzato dalle domande cade in contraddizione. Alla fine confessa. Manini, messo alle strette, conferma quasi tutti i dettagli.
Holohan non venne ucciso dai nazifascisti. La decisione di sopprimere il maggiore fu di Icardi, che da tempo era in lite con il suo superiore, perché non ne condivideva né l’atteggiamento prudente, né la decisione di limitare i lanci di armi alle sole formazioni cattoliche, escludendo i comunisti. Icardi aveva detto più volte a LoDolce che così non andava. Che occorreva mandare il Maggiore “in Svizzera senza scarpe” un’espressione partigiana per dire che Holohan andava tolto di mezzo.
Così avevano deciso, trascinando dalla loro anche i due italiani. Manini aveva messo del cianuro di potassio nel minestrone del Maggiore. Questi però ne aveva mangiato solo qualche cucchiaio, poi si era sentito male ed era andato in camera, vomitando tutto.
Così Icardi e LoDolce avevano tirato una monetina e aveva perso il sergente. Il Maggiore aveva avuto appena il tempo di chiedere «Cosa succede?» prima che due colpi di Beretta calibro 9 lo colpissero alla testa. LoDolce era un tiratore scelto.
Dopo aver avvolto la testa negli asciugamani per fermare il sangue avevano infilato il corpo nel sacco a pelo e lo avevano portato sulla riva. L’avevano riempito di pietre, caricato sulla barca di Manini e gettato in acqua a cento metri circa dalla riva, dove il lago è molto profondo.
A quel punto Albieri avvisa i suoi superiori, che comunicano la notizia alle autorità americane. Con l’aiuto degli americani vengono organizzate le operazioni di recupero, che si concludono nel giugno del 1950, col ritrovamento del corpo del Maggiore, conservato dalle fredde acque del lago. Viene trovato il cianuro nell’intestino e le pallottole estratte dal cranio vengono confrontate con una Beretta calibro 9 recuperata presso l’uomo a cui Tozzini l’aveva venduta. Le pallottole vengono da quell’arma.
Ora, oltre alla confessione, ci sono il cadavere, l’arma del delitto e persino il movente. Il maggiore Holohan aveva infatti con se una ingente quantità di denaro, che doveva servire a finanziare le formazioni partigiane.
Ci sono tutti gli elementi per istruire il processo e arrivare ad una sentenza; ma non per dipanare i molti misteri, ancora irrisolti, del caso Holohan…
Il Tenente Albieri condivide i sospetti di Joseph R. Holahan. In quella storia c’è qualcosa che non torna. Così ha deciso di indagare. Inizia a fare domande, a raccogliere informazioni, mettendo insieme i tasselli.
Quella maledetta sera del dicembre 1944 nella villa, oltre al maggiore Holohan, al tenente Icardi e al sergente LoDolce, c’erano anche due partigiani: Giuseppe Manini e Gualtiero Tozzini, detto Pupo. Così, nel marzo del 1950 decide di interrogare i due italiani. “Pupo” in un primo tempo fornisce una versione, ma poi, incalzato dalle domande cade in contraddizione. Alla fine confessa. Manini, messo alle strette, conferma quasi tutti i dettagli.
Holohan non venne ucciso dai nazifascisti. La decisione di sopprimere il maggiore fu di Icardi, che da tempo era in lite con il suo superiore, perché non ne condivideva né l’atteggiamento prudente, né la decisione di limitare i lanci di armi alle sole formazioni cattoliche, escludendo i comunisti. Icardi aveva detto più volte a LoDolce che così non andava. Che occorreva mandare il Maggiore “in Svizzera senza scarpe” un’espressione partigiana per dire che Holohan andava tolto di mezzo.
Così avevano deciso, trascinando dalla loro anche i due italiani. Manini aveva messo del cianuro di potassio nel minestrone del Maggiore. Questi però ne aveva mangiato solo qualche cucchiaio, poi si era sentito male ed era andato in camera, vomitando tutto.
Così Icardi e LoDolce avevano tirato una monetina e aveva perso il sergente. Il Maggiore aveva avuto appena il tempo di chiedere «Cosa succede?» prima che due colpi di Beretta calibro 9 lo colpissero alla testa. LoDolce era un tiratore scelto.
Dopo aver avvolto la testa negli asciugamani per fermare il sangue avevano infilato il corpo nel sacco a pelo e lo avevano portato sulla riva. L’avevano riempito di pietre, caricato sulla barca di Manini e gettato in acqua a cento metri circa dalla riva, dove il lago è molto profondo.
A quel punto Albieri avvisa i suoi superiori, che comunicano la notizia alle autorità americane. Con l’aiuto degli americani vengono organizzate le operazioni di recupero, che si concludono nel giugno del 1950, col ritrovamento del corpo del Maggiore, conservato dalle fredde acque del lago. Viene trovato il cianuro nell’intestino e le pallottole estratte dal cranio vengono confrontate con una Beretta calibro 9 recuperata presso l’uomo a cui Tozzini l’aveva venduta. Le pallottole vengono da quell’arma.
Ora, oltre alla confessione, ci sono il cadavere, l’arma del delitto e persino il movente. Il maggiore Holohan aveva infatti con se una ingente quantità di denaro, che doveva servire a finanziare le formazioni partigiane.
Ci sono tutti gli elementi per istruire il processo e arrivare ad una sentenza; ma non per dipanare i molti misteri, ancora irrisolti, del caso Holohan…
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