lunedì 12 maggio 2008

La spia del lago 2. Scena 6 di 9. Il Maggiore scomparso.

Lago d’Orta – un luogo sicuro - notte tra il 6 e il 7 dicembre 1944

Quello che bussò alla porta del rifugio di “Giorgio” era un tenente Icardi dall’aria provata. Una volta al sicuro nel nascondiglio, raccontò al capo del SIP, il Servizio Informazioni Patrioti, quanto era accaduto.

Si erano presentati due uomini, vestiti da prete, che avevano avvisato i componenti della missione Chrysler che il nascondiglio, presso la Villa Castelnuovo, era stato individuato dai nazifascisti e che pertanto doveva essere abbandonato subito. Appena usciti nell’oscurità i componenti erano stati oggetto di colpi d’arma da fuoco. I cinque avevano risposto al fuoco e, come prestabilito, si erano divisi per riunirsi più tardi presso il rifugio indicato da Giorgio.

Così, uno ad uno i componenti della Chrysler, inclusi i partigiani Pupo e Giuseppe, li raggiunsero. Tutti tranne il Maggiore Holohan. Inizialmente Giorgio pensò ad un semplice ritardo, dovuto alla necessità di compiere un largo giro per sfuggire alle forze nemiche. Quando però le ore divennero giorni, si comprese che il Maggiore non sarebbe più tornato.

La prima preoccupazione fu, naturalmente quella di assicurare la sopravvivenza dell’organizzazione, mettendo al sicuro quanti avrebbero potuto essere in pericolo da eventuali rivelazioni effettuate dal Maggiore. Non si poteva infatti escludere che i tedeschi o i fascisti potessero far ricorso alla tortura per estorcergli le informazioni.

Dopo alcuni giorni, però la situazione parve tranquilla. La rete del SIP non aveva subito alcun danno o attacco. Ci si preoccupò allora di capire dove potesse essere scomparso il Maggiore, dal momento che né era stato trovato il corpo, né vi era notizia di una sua cattura.

Poco prima di Natale un uomo dell’OSS di stanza a Milano, si recò presso la villa per investigare. Trovò bossoli di calibro 9, che erano usati da entrambe le parti e, sulla spiaggia, una delle granate di Holohan.

Non c’era né tempo né modo di fare ulteriori indagini.

Il caso fu chiuso e il Maggiore William V. Holohan venne inserito nell’elenco dei missing in action, come uno dei tanti soldati americani i cui parenti non avrebbero avuto nemmeno una tomba su cui piangere.

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