lunedì 6 luglio 2009

Alfa il Germanico, parte 1

Qualche giorno fa avevo ipotizzato un Alfa americano. Ve l’immaginate invece un Alfa tedesco, accanito divoratore di crauti, che descrive i misteri della Foresta Nera? Io francamente no, ma anche in questo caso l’ipotesi avrebbe potuto diventare realtà se il destino non avesse deciso altrimenti.
Dovete sapere infatti che anche Epsilon, il padre di Alfa, ad un certo punto della sua vita seguì la strada del padre. A differenza di nonno Gamma, però, Epsilon non andò in America, ma scelse come meta la Germania. Contribuì alla scelta il fratello Lambda che pure ci si era recato e che conosceva un po’ di tedesco per essere stato internato in un campo di lavoro tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.
Anche per gli emigrati italiani in Germania le cose non erano semplici. A parte il lavoro duro (Epsilon aveva trovato impiego in una fornace di mattoni), l’atteggiamento dei Tedeschi verso gli Italiani era a dir poco ostile. La guerra era finita da poco e verso i nostri connazionali pesava ancora il rancore per i due “tradimenti” che i Tedeschi ritenevano di aver subito da parte dell’Italia. Nel 1915 con il repentino passaggio di campo, che portò l’Italia ad essere, da alleata degli imperi centrali germanico ed Austriaco, a loro avversaria a fianco dell’intesa anglo francese. Nel 1943, per le note vicende legate all’armistizio con gli Anglo-americani e il successivo schieramento al loro fianco contro l’ex alleato tedesco.
Al di là dei torti e delle ragioni in queste vicende gli Italiani erano considerati infidi, scansafatiche, sporchi, ladri, ecc.
Così le provocazioni erano continue, soprattutto alla sera, quando la birra cominciava a lubrificare le germaniche lingue. Una volta Epsilon, sentendosi dire qualcosa come “foi Italiani non falere nulla” mise a tacere l’interlocutore rispondendogli: “Ma piantala, che se non era per l’italiano Colombo, mangereste la terra invece delle patate!” In quel caso la discussione finì lì, diversamente da quello che accadde ad un altro italiano emigrante di cui vi parlerò domani.

Ancora una nota, prima di chiudere. Epsilon lavorò tre mesi nella fornace, poi scadde il visto e dovette rientrare. Non aveva superato infatti i controlli sanitari e la sua salute non gli consentiva di lavorare in una fornace. Per quei tre mesi di lavoro, però, furono versati i contributi e venne erogata persino una regolare pensione tedesca. Pochi marchi, certamente, liquidati una tantum fino all’ultimo centesimo.
Perché gli italiani all’estero trovavano leggi di solito severe, ma generalmente eque.

5 commenti:

  1. che storia affascinante anche oggi!!!
    è bello leggere della vita degli emigranti, soprattutto dei tuoi a base di birra e crauti!!!

    aspetto di sapere cosa accadrà all'emigrante di domani ...
    buon inizio settimana

    ^___________________^

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  2. gli italiani all’estero trovavano leggi di solito severe, ma generalmente eque.

    E' uno degli aspetti più anacronistici del nostro paese.
    Millanta leggi che si contraddicono a vicenda.
    Millanta divieti che, a leggerli alla lettera, farebbero quasi di ognuno un fuorilegge, se non un malfattore.

    Tanto fumo per ogni cosa, ma davvero pochissimo arrosto.

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  3. A mangiare crauti no, però riesco ad immaginare un Alfa indagatore della Foresta Nera... tra l'altro io ci vado proprio quest'anno, perchè ho due carissimi amici che vivono lì. Magari torno a casa con qualche mistero da raccontare!

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  4. potrebbe essere l'alfa alfa delle simpatiche canaglie ?

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  5. Caro Alfa, le vicissitudini dei nostri nonni emigranti dovrebbero insegnare, o quanto meno fa ricordare a chi legifera come venivano trattati...e trarne le dovute considerazioni!

    Un caro saluto.

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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.