domenica 27 settembre 2009

Il gatto che fece l’impresa e altri racconti felini


Lasciamo Laica ai suoi amori notturni ed occupiamoci invece di un altro ramo della famiglia. Quando Laica giunse nella sua nuova casa, non la trovò, infatti, disabitata. In essa si era da tempo accomodato un tipo decisamente capace di tenerle testa.
Era bianco con macchie grigio nere, una delle quali gli copriva un occhio come una benda da pirata. Aveva il fisico possente e le cicatrici caratteristiche in chi, come lui, quando vede una rissa non gira alla larga, ma si butta a capofitto nel punto dove più si possono menare le mani. Inoltre, e questo non era un particolare trascurabile, apparteneva ad una specie in atavico disaccordo con quella canina. In altre parole era un gatto.
Bianco, o Gattone, o finanche Gattotto era il suo nome. L’ultimo se l’era visto appioppare grazie all’impresa che l’aveva trasformato da randagio abbandonato in re della casa. Da tempo si notavano in una stanza tracce di topi. Indagando dappertutto, mia madre finì con l’individuare il possibile nido in un vecchio divano che giaceva abbandonato in una stanza e cominciò a disfarlo, trovando la conferma ai suoi sospetti. Bianco accorse immediatamente al richiamo e diede prova di che pasta fosse fatto, inghiottendo ad uno ad uno i topi che fuggivano. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, con un po’ di fatica sette e, con uno sforzo evidente, l’ultimo.
Bianco non era l’unico gatto della casa. Un giorno, aprendo la porta, mia madre si trovò di fronte un gatto così piccolo e magro che per il vento camminava di fianco come un granchio. Eppure in quel cucciolo abbandonato c’era la determinazione della tigre a cui, in piccolo, assomigliava. Così si aggrappò con le unghie ai pantaloni e cominciò a scalare mia madre finché non ebbe raggiunto la sua spalla, cominciando a fare le fusa. Inutile dire che a quel punto aveva conquistato l’affetto di tutti, una comoda casa e il nome di “Gattino”.
Gattino trovò anche una strana amica in una creatura quadrumane giunta in quel porto di mare che è sempre stata casa mia. Salvata da un triste destino, la bestia doveva però essere tenuta in gabbia per l’aggressività che mostrava verso chiunque passasse a tiro dei suoi artigli.
Tutti, persino Laica, se ne tenevano ben lontani, ad eccezione di
Gattino. Spesso capitava di vederlo seduto sul tetto della gabbia senza altra apparente motivazione che tenere compagna alla quadrumane che, dal canto suo, sembrava apprezzare la sua compagnia. Non ho mai capito cosa potessero dirsi i due, ma sono certo che, a loro modo, fossero amici.
Come immaginerete facilmente, la coabitazione tra cani e gatti con questi caratteri, non era delle più semplici. Tuttavia Laica ed il suo branco si attenevano strettamente ad una legge non scritta che vietava ogni combattimento in terra consacrata. Pertanto, all’interno delle mura domestiche i gatti potevano passeggiare lentamente davanti ai cani con l’atteggiamento strafottente da felino impunito.
Occorre dire peraltro che Bianco non sempre rispettava la tregua, sebbene facesse di tutto per non farsi sorprendere in flagrante. Così capitava che Laica, passando accanto ad una sedia su cui Bianco dormiva sonno dei giusti, si sentisse improvvisamente artigliare la schiena. La cagna si voltava di scatto, ma l’unica cosa che poteva vedere era il gatto immerso in un profondo sonno ristoratore.
Quando questo accadeva Laica guardava per un po’ il gatto con l’aria di chi sta pensando: «Più tardi facciamo i conti…»
Qualche ora dopo si vedeva il gatto correre di gran carriera verso la casa, inseguito dal branco di Laica, e saltare agilmente sul davanzale, coi cani che si piantavano contro il muro sottostante coi nasi in aria. Lì iniziava infatti il sacro terreno in cui vigeva la “tregua al gatto”.
In questa specie di manicomio capitò, sempre per caso, un gatto di città. I suoi quattro quarti di nobiltà certosina avrebbero dovuto guadagnargli il rispetto di quella moltitudine di meticci delle diverse specie.
Gli venne però spiegato subito che lì ognuno si era guadagnato il suo posto, in qualche modo. Ma lui?

Non cacciava, perché il suo unico cibo erano le scatolette di carne di una sola, introvabile, marca e i topi gli facevano ribrezzo. Non si arrampicava, perché si trovava più a suo agio sul divano che sugli alberi. Non andava nemmeno a gatte, perché quel piacere gli era stato tolto da un veterinario…
Bianco e Gattino gli voltarono le spalle e se ne andarono per i fatti loro, semplicemente ignorandolo. Laica e i suoi si divertivano un mondo a farlo correre appena metteva il naso fuori di casa.
Cosa poteva fare, quindi il povero Grigio? Se l’unica sua dote era la bellezza, perché non avrebbe dovuto approfittarne? Così decise di restare in casa il più a lungo possibile e, nelle sere d’inverno, sedersi sulle nostre ginocchia a farsi lungamente coccolare.


Con questo racconto termina la breve serie della “Fattoria degli animali”.

Cosa ne pensate?
Meglio i misteri o le storie dedicate agli amici a quattro zampe?

Dovrebbe essere dedicato ulteriore spazio a questi ultimi?

O ne avete avuto abbastanza?

8 commenti:

  1. Sono bellissimi i tuoi racconti sugli amici animali. Ieri ho fatto leggere a mia mamma le storie di Laica e ora come me aspetta altri racconti felini!
    I mici sono la nostra passione :)

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  2. Miao mi piace il tuo manicomio animalesco, c'è tanta vita e tanto amore in questi scritti. Continua con i misteri, ma ogni tanto non dimenticarti di noi con la coda ( o altre peculiarità) Un abbraccio a tutta la banda bipede e quadrupede, e codate festose ai miei compari Gattotto,gattino e al bel certosino Ri-miaoooooo

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  3. Ah la serie del Gatto che .......
    è una delle mie preferite, li ho quasi tutti, gli ho dato una caccia spietata in questi ultimi due o tre anni, ancora l'altro ieri ho scovato Il gatto che annusava le streghe, wow. Miao Bye

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  4. A me sono piaciute queste storie animalesche, mi piacerebbe trovarne altre tra un mistero e l'altro!

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  5. credo che dovresti continuare anche con lgi amici a 4 zampe a cui ci si affeziona di più...
    però i misteri, ricordalo, hanno sempre il loro fascino ;-)
    alternare potrebbe essere la giusta soluzione

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  6. A me piacerebbe che dedicassi uno spazio fisso alle avventure feline... e vabbè, dai, anche canine ;)
    Dico sul serio, sono molto divertenti e tenere. E poi ci si può ritrovare ogni lettore che ama gli animali.

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  7. Una foto che ha fatto storia...unm gatto che passa in rassegna un plotone di cani!!

    Bellissima.

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  8. Vi ringrazio, terrò a mente i vostri consigli!

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.