mercoledì 23 settembre 2009

Gli affanni di una madre

Insediatasi saldamente nella sua nuova abitazione, Laica cominciò a tessere una complicata serie di relazioni con vari cani (maschi) della zona. Benché avesse indubbiamente i suoi preferiti (in particolare un meticcio figlio di una maremmana e di un cane da caccia), Laica era molto generosa nell’accogliere i suoi spasimanti, arrivando al punto di rosicchiare le porte per aprire dei buchi e consentire così almeno a quelli di piccola taglia di raggiungerla.
Da questa sarabanda di incontri nacque una prole numerosa, parte della quale andò a costituire un piccolo ma agguerrito branco. Il preferito da Laica era senza dubbio Lik, nato senza coda ma con un portamento fiero e un carattere indomito. Assieme, madre e figlio costituivano una perfetta macchina d’attacco, particolarmente efficiente contro conigli selvatici, fagiani e ratti di campagna. Al punto che i vicini, quando le trappole, il veleno e ogni altro umano rimedio si mostrava inefficace contro i ratti, ne richiedevano l’intervento.
I due agivano in squadra, senza alcun bisogno di essere guidati o indirizzati. Bastava lasciare loro mano, anzi zampa libera, per vederli scatenare un assalto concentrico che poteva portare Laica a sprofondarsi fino alla vita sottoterra per raggiungere il malcapitato ratto nel profondo della sua tana e farlo scappare nella direzione opposta… dove l’attendeva Lik, l’implacabile.
Era destino tuttavia la povera madre a quattro zampe dovesse portare il peso di una croce, sotto forma di un cane canguro bonaccione, ovvero il suo figliolo minore. Il cagnolone dal pelo color caffè era l’unico a non riuscire a rintracciarla a fiuto quando si nascondeva nell’erba alta e, per quanti sforzi facesse per mostrarsi all’altezza di cotanta madre finiva sempre per trovarsi nei guai. L’unica sua abilità consisteva nel riuscire a restare seduto con le zampe anteriori piegate all’altezza del petto, bilanciando il peso con la coda. Una posizione da vero canguro, da cui era capace di spiccare grandi balzi per poter prendere al volo i pezzetti di pane che gli amici bipedi gli lanciavano divertiti. Il simpatico cane, chiamato Caffè per il colore del suo pelo, aveva imparato questo trucco autonomamente e utilizzava questi spettacoli clowneschi per abbuffarsi spudoratamente.
Tuttavia, essendo sostanzialmente inabile nella caccia Caffè era più un ostacolo che un aiuto alle azioni del duo Laica & Lik e pertanto era tenuto in disparte o depistato con qualche scusa per evitare che potesse piombare nel bel mezzo di un appostamento abbaiando e facendo fuggire la preda. Quando questo capitava la madre lo guardava con rassegnazione e se ne andava scuotendo la testa, mentre il fratello maggiore gli lanciava un’occhiata di gelido disprezzo incerto se considerarlo uno stupido o un traditore.
Il tenero cucciolone (tale rimase per tutta la sua lunga vita), alle volte si sentiva molto triste e solo. Così Caffè si appropriava di una scarpa incautamente abbandonata e la portava in un prato per rosicchiarla voluttuosamente, cercando in questo vizio solitario una consolazione. Ovvero sedeva sotto la finestra dei suoi amici bipedi e abbaiava alla luna, chiedendole di mandargli un amico che potesse giocare con lui senza fargli pesare i suoi difetti.
E la luna, una notte, ascoltò la sua preghiera…

8 commenti:

  1. Che bella storia, Alfa... scrivi benissimo! Mi sto davvero appassionando!

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  2. ^___________^
    oltre a Laica, sento già affetto per Lik, senza coda ma pieno di sorprese...
    se la luna esaudisce i suoi desideri da stasera credo che mi metterò anche io alla finestra ad ululare ;-)
    buon mercoledì ^__________^

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  3. Alfa, che bellissimo racconto. Caffè è veramente tenero :)
    Ah, ho pubblicato la mia leggenda per il concorso racconta il tuo mistero!!

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  4. Povero Caffé, lo adotterei all'istante... Se non mi fossi già presa in casa Silvestro che, credo, farebbe apparire Caffé un genio della caccia

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  5. Quanto mi piace questa saga cagnelesca ..... e a detta di una gatta ...... miaoooooo

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  6. @ Favoloso: grazie!

    @ Pupottina: a volte serve... ;)

    @ Vele: ottimo!

    @ Tenar: probabilmente sarebbero andati d'accordo. Caffè comunque fu sempre il coccolo di casa.

    @ Felinità: ahahahah!

    @ Giardigno: talora...

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  7. La storia di Laica e della sue prole mi sta affascinando sempre di più

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.