«Ero andata nell’orto dietro casa, quella mattina. Mi servivano un po’ di pomodori e dell’insalata da preparare al mio nipotino. Gli piacciono la lattuga fresca e i pomodori con la mozzarella, così quando viene a casa dalla scuola glieli faccio sempre trovare sulla tavola. Sua mamma, del resto, povera donna, lavora in fabbrica e ha solo un’ora di pausa. Non ha certo il tempo di preparargli da mangiare. Del resto noi nonne serviamo anche a questo no? Se non ci fossimo noi, alle volte, mi chiedo come farebbero…»
Le parole di quella simpatica nonnina mi tornano in mente, fuoriuscendo da un ripostiglio ben serrato, chissà perché, nella mia memoria.
«Avevo già raccolto i pomodori e così mi chinai per raccogliere l’insalata. Fu allora che lo vidi. In mezzo alle piantine stava questa vipera… che però non era una vipera! Aveva la testa… una testa che non era come quella di una vipera… era come quella di un gatto! E mi fissava con quei suoi occhi, mi fissava e non smetteva di fissarmi ed io non riuscivo a muovermi e lo fissavo, come se i miei occhi fossero legati a quelli della bestia. E mi sentivo sempre più debole e la testa cominciava a girarmi, ma io non riuscivo né a muovermi, né ad alzarmi, né a staccare gli occhi.»
Sono quasi certo che la nonnina fosse ancora molto spaventata mentre raccontava lo strano incontro nell'orto dietro casa, a poche centinaia di metri dal centro di San Maurizio d'Opaglio.
«Poi, non so dire come o quando, mi accorsi che la bestia era scomparsa. Mi trascinai verso casa, quasi priva di forze e mi stesi sul letto. Fu il mio nipotino a svegliarmi. Aveva suonato e suonato il campanello, poi aveva scavalcato il cancello per venire a cercarmi. Gli dico sempre di non farlo, perché quel cancello ha le punte e potrebbe farsi male cadendo, ma lui lo fa apposta, quando non me ne accorgo, a salirci sopra... Venne accanto al letto a scuotermi e dopo un po’ mi svegliai, quasi priva di forze. Ci misi un paio di giorni a riprendermi del tutto e forse, se non fosse venuto lui a svegliarmi, non sarei qui a raccontarla…»
Questo è il racconto che mi fece la nonnina, molti anni fa, quando ero ragazzo e non mi occupavo ancora di misteri. Almeno credo, perché ora che ho terminato di scrivere, non sono più così certo di aver sentito il racconto da lei… Fu forse suo nipote a raccontarmi la storia… o forse neppure, fu piuttosto mia madre a raccontarmi la strana avventura della nonna di quel mio amichetto… O forse devo pensare di aver sognato tutto? O, piuttosto, attribuire al contagio dello sguardo velenoso del sinistro basilisco questa contagiosa nebbia che sale dai labirinti della memoria ad oscurare il ricordo, confondendo fantasia e realtà…
Le parole di quella simpatica nonnina mi tornano in mente, fuoriuscendo da un ripostiglio ben serrato, chissà perché, nella mia memoria.
«Avevo già raccolto i pomodori e così mi chinai per raccogliere l’insalata. Fu allora che lo vidi. In mezzo alle piantine stava questa vipera… che però non era una vipera! Aveva la testa… una testa che non era come quella di una vipera… era come quella di un gatto! E mi fissava con quei suoi occhi, mi fissava e non smetteva di fissarmi ed io non riuscivo a muovermi e lo fissavo, come se i miei occhi fossero legati a quelli della bestia. E mi sentivo sempre più debole e la testa cominciava a girarmi, ma io non riuscivo né a muovermi, né ad alzarmi, né a staccare gli occhi.»
Sono quasi certo che la nonnina fosse ancora molto spaventata mentre raccontava lo strano incontro nell'orto dietro casa, a poche centinaia di metri dal centro di San Maurizio d'Opaglio.
«Poi, non so dire come o quando, mi accorsi che la bestia era scomparsa. Mi trascinai verso casa, quasi priva di forze e mi stesi sul letto. Fu il mio nipotino a svegliarmi. Aveva suonato e suonato il campanello, poi aveva scavalcato il cancello per venire a cercarmi. Gli dico sempre di non farlo, perché quel cancello ha le punte e potrebbe farsi male cadendo, ma lui lo fa apposta, quando non me ne accorgo, a salirci sopra... Venne accanto al letto a scuotermi e dopo un po’ mi svegliai, quasi priva di forze. Ci misi un paio di giorni a riprendermi del tutto e forse, se non fosse venuto lui a svegliarmi, non sarei qui a raccontarla…»
Questo è il racconto che mi fece la nonnina, molti anni fa, quando ero ragazzo e non mi occupavo ancora di misteri. Almeno credo, perché ora che ho terminato di scrivere, non sono più così certo di aver sentito il racconto da lei… Fu forse suo nipote a raccontarmi la storia… o forse neppure, fu piuttosto mia madre a raccontarmi la strana avventura della nonna di quel mio amichetto… O forse devo pensare di aver sognato tutto? O, piuttosto, attribuire al contagio dello sguardo velenoso del sinistro basilisco questa contagiosa nebbia che sale dai labirinti della memoria ad oscurare il ricordo, confondendo fantasia e realtà…
Il Basilisco a confonderti ? perchè lo hai visto anche tu ?
RispondiEliminammmmrrriiiiibbbbbbrrrrraaaaaooooo
No, ma forse il velenoso sguardo del Basilisco contagia le persone attraverso le loro parole.
RispondiEliminaAttenta, tu che ascolti...
Quindi il potere del basilisco non passa solo attraverso lo sguardo, ma anche attraverso le parole? Affascinante!
RispondiEliminaPlinio racconta che il veleno del basilisco era così potente da poter risalire dalla punta della lancia che l'aveva colpito, lungo l'asta, fino ad uccidere cavallo e cavaliere.
RispondiEliminaPerché non pensare che il suo fascino ipnotico possa diffondersi attraverso le parole?
Ci penserò su e magari scriverò ancora su questa cosa...
Magari tra musi gatteschi e tipi da bestiario ci si intende saltando piccoli inconveienti come uno sguardo agghiacciante e altre amenità. E poi avrà un nemico naturale sto mostricciattolo. MIAO
RispondiEliminaSi dice che la donnola sia l'unico nemico naturale del basilisco.
RispondiEliminaE per fortuna da queste parti di donnole ce ne sono parecchie (spesso di ronda attorno ai pollai).
Sarà per questo,forse, che il Basilisco se ne sta ben nascosto...
Anche il mio bisnonno , in quel della Dorca, frazione di Rimasco incontrò il basilisco. La testimonianza è giunta a me per mezzo di sua figlia, mia nonna. Quando divenni più grande provai a vestire i panni dell'avvocato del diavolo, per farla cadere in contraddizione, ma lei, non cambiò mai di una virgola la versione dell'accaduto. Ciao.
RispondiEliminaTorben
Grazie Torben, molto interessante.
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