Ve lo immaginate Alfa a scrivere dei misteri del Lago Ontario o dei Finger Lakes invece che di quelli del Lago d’Orta?
Per quanto strano vi possa sembrare, ciò sarebbe potuto accadere. Ce ne siamo dimenticati, purtroppo, ma un secolo fa centinaia di italiani partivano ogni giorno per cercare fortuna all’estero. Partivano dalle isole, dal sud, dal centro e dal nord del paese, in cerca, semplicemente di un futuro.
Milioni di italiani s’imbarcarono per il nuovo continente. Salutavano con grida di gioia la Statua della Libertà ad Ellis Island, che li accoglieva come per promettere loro la felicità. Si abbracciavano emozionati, impazienti di sbarcare nella terra dove i ponti, le strade e le case erano d’oro. Una volta messo piede a terra si sottoponevano agli impietosi controlli. I malati e coloro che non erano in regola erano rispediti, inesorabilmente, indietro. Naturalmente l’italica fantasia si sbizzarriva nel trovare i modi migliori per eludere i controlli.
Mio nonno Gamma giunse in America il 27 aprile del 1907, sulla nave Leon XIII. La nave aveva quasi l’età di Gamma, che allora aveva 21 anni. Era stata costruita nel 1888 dalla A. & J. Inglis Limited per la spagnola Compania Transatlantica Line. Stazzava 5.087 tonnellate, era lunga 125 metri e larga 14. Con motori a vapore a quadrupla espansione e con elica singola poteva viaggiare alla velocità di 14 nodi. Era utilizzata sulla rotta Barcellona-New York-Caraibi.
Come gli altri emigranti, una volta passati i controlli, Gamma si trovò di fronte alla dura realtà. Le strade, i ponti, le case non erano affatto d’oro. Anzi, ci si aspettava che fossero gli immigrati a costruirle. Non che a Gamma spaventasse il lavoro, ma le condizioni degli italiani erano davvero dure. Stretti tra il disprezzo degli altri immigrati (chi prima chi dopo, tutti erano immigrati in quel paese e solo gli indiani avrebbero potuto considerarsi padroni di casa, se solo fosse stato concesso loro di parlare) e uno sfruttamento selvaggio, molti mettevano insieme qualche soldo e preferivano rientrare in Italia. A Gamma inoltre giunse notizia della chiamata alle armi, così riprese la nave e tornò a casa.
Forse pensava di poter tornare ancora in America, ma finita la leva si sposò e poco dopo scoppiò la Grande Guerra. A quel punto toccava partire nuovamente, ma per il fronte. Fu fortunato e fu tra quelli che poterono raccontarla. Tornò persino con una medaglia, per aver fatto prigionieri quindici austriaci. Contadini che probabilmente stufi della guerra avevano deciso di arrendersi al primo italiano che fosse capitato loro davanti. E così fu.
Il fratello di Gamma, Iota, per nulla scoraggiato decise anch’egli di salpare per l’America. Partì nel 1913 sulla nave Moltke.
Essendo troppo giovane gettò in mare i documenti e ai controlli dichiarò di avere 18 anni, per non essere rispedito a casa. Il suo segreto venne a galla solo molti anni dopo, quando era in procinto di andare in pensione. Fu così che i suoi figli scoprirono che il padre aveva due anni in meno rispetto a quello che aveva sempre detto di avere.
L’intraprendente sedicenne trovò subito lavoro, ma piangeva ogni giorno, pensando alla mamma a casa. L’idea di tornare a casa da fallito, però, non gli andava giù. Così strinse i denti e rimase in America e la guerra la fece come cittadino americano.
Per questi motivi Alfa, a differenza dei suoi cugini, non è nato americano. Sarebbe forse potuto nascere tedesco, ma questo lo vedremo un'altra volta…
Per quanto strano vi possa sembrare, ciò sarebbe potuto accadere. Ce ne siamo dimenticati, purtroppo, ma un secolo fa centinaia di italiani partivano ogni giorno per cercare fortuna all’estero. Partivano dalle isole, dal sud, dal centro e dal nord del paese, in cerca, semplicemente di un futuro.
Milioni di italiani s’imbarcarono per il nuovo continente. Salutavano con grida di gioia la Statua della Libertà ad Ellis Island, che li accoglieva come per promettere loro la felicità. Si abbracciavano emozionati, impazienti di sbarcare nella terra dove i ponti, le strade e le case erano d’oro. Una volta messo piede a terra si sottoponevano agli impietosi controlli. I malati e coloro che non erano in regola erano rispediti, inesorabilmente, indietro. Naturalmente l’italica fantasia si sbizzarriva nel trovare i modi migliori per eludere i controlli.
Mio nonno Gamma giunse in America il 27 aprile del 1907, sulla nave Leon XIII. La nave aveva quasi l’età di Gamma, che allora aveva 21 anni. Era stata costruita nel 1888 dalla A. & J. Inglis Limited per la spagnola Compania Transatlantica Line. Stazzava 5.087 tonnellate, era lunga 125 metri e larga 14. Con motori a vapore a quadrupla espansione e con elica singola poteva viaggiare alla velocità di 14 nodi. Era utilizzata sulla rotta Barcellona-New York-Caraibi.
Come gli altri emigranti, una volta passati i controlli, Gamma si trovò di fronte alla dura realtà. Le strade, i ponti, le case non erano affatto d’oro. Anzi, ci si aspettava che fossero gli immigrati a costruirle. Non che a Gamma spaventasse il lavoro, ma le condizioni degli italiani erano davvero dure. Stretti tra il disprezzo degli altri immigrati (chi prima chi dopo, tutti erano immigrati in quel paese e solo gli indiani avrebbero potuto considerarsi padroni di casa, se solo fosse stato concesso loro di parlare) e uno sfruttamento selvaggio, molti mettevano insieme qualche soldo e preferivano rientrare in Italia. A Gamma inoltre giunse notizia della chiamata alle armi, così riprese la nave e tornò a casa.
Forse pensava di poter tornare ancora in America, ma finita la leva si sposò e poco dopo scoppiò la Grande Guerra. A quel punto toccava partire nuovamente, ma per il fronte. Fu fortunato e fu tra quelli che poterono raccontarla. Tornò persino con una medaglia, per aver fatto prigionieri quindici austriaci. Contadini che probabilmente stufi della guerra avevano deciso di arrendersi al primo italiano che fosse capitato loro davanti. E così fu.
Il fratello di Gamma, Iota, per nulla scoraggiato decise anch’egli di salpare per l’America. Partì nel 1913 sulla nave Moltke.
Essendo troppo giovane gettò in mare i documenti e ai controlli dichiarò di avere 18 anni, per non essere rispedito a casa. Il suo segreto venne a galla solo molti anni dopo, quando era in procinto di andare in pensione. Fu così che i suoi figli scoprirono che il padre aveva due anni in meno rispetto a quello che aveva sempre detto di avere.
L’intraprendente sedicenne trovò subito lavoro, ma piangeva ogni giorno, pensando alla mamma a casa. L’idea di tornare a casa da fallito, però, non gli andava giù. Così strinse i denti e rimase in America e la guerra la fece come cittadino americano.
Per questi motivi Alfa, a differenza dei suoi cugini, non è nato americano. Sarebbe forse potuto nascere tedesco, ma questo lo vedremo un'altra volta…
Un saluto ed una buona serata!
RispondiEliminaLanciati Alfa, un lago non vale l'altro certo, ma un mistero ...
RispondiEliminaIl fratello del mio bisnonno materno emigrò in America ai primi del '900 (1902 o 1903), anni fa avevo anche scandagliato il sito di Ellis Island ed avevo trovato le sue "tracce" di sbarco.
RispondiEliminaE a proposito di tedeschi, ho sempre sentito dire che il mio trisnonno materno (ma questa volta dalla parte della mia bisnonna) era un orfano, o come dice mia nonna un "trovatello", con origini tedesche (però non so quali prove ci siano a supportare questa tesi). La cosa interessante è che il suo cognome è "unico", nel senso che, da brevi ricerche, al di fuori della sua discendenza il suo cognome non si trova in nessun'altra famiglia e prima di lui questo cognome non esisteva. Da chi, perché gli è stato dato e l'origine di questo cognome non la so, però mi hai dato un ottimo spunto per approfondire...
Ciao!
Che belle le storie dei nonni... anche i miei me ne raccontavano di bellissime (nel mio caso erano soprattutto storie sull'aspra vita di montagna). Comunque, lasciatelo dire... "Nonno Gammma" suona troppo bene! ;-)
RispondiElimina@ Dual: Ciao!
RispondiElimina@ Giardigno65: mi lancerò. Non so dove, ma mi lancerò...
@ Isimo: molto interessante come mistero...
@ Vele: siamo tutti imparentati.. coi Greci.
Vedi a volte il destino?
RispondiEliminaAlfa, una curiosità: come si chiama tua nonna? Beta? o Sigma? :-)
eheheheheh
RispondiEliminal'idea di un Alfa americano è simpatica ;-)
ed il nonnetto più giovane di due anni nella realtà me lo immagino quasi a non vedere l'ora di andare in pensione ^_______^