Cosa accadeva in sul principio del secolo Decimosettimo nella Riviera di San Giulio, un tempo placida e tranquilla terra felice agli uomini e alle messi? In quegli anni terribili inspiegabili fenomeni vennero a turbare i sogni delle donne e degli uomini della Riviera.
Per ogni dove la notte si udivano suoni spaventosi, suoni capaci di gelare il sangue nelle vene, di far rizzare i capelli e provocare altri, imbarazzanti, effetti collaterali. E come non fosse bastato l’udito, anche la vista faceva impallidire i temerari che osavano aprire lentamente le persiane per sbirciare timidamente nelle tenebre. Luci brillanti, o bianco-bluastre, ma anche veri fuochi, in getti doppi o tripli, comparivano sui tetti delle case, sui campanili, gli alberi e persino tra le corna degli animali!
A lungo discussero, gli uomini del tempo, su quale fosse la causa di quei fenomeni e su come, soprattutto, si potessero far cessare. Dopo lungo dibattito si trovò la spiegazione: quelle manifestazioni altro non erano che le anime dei defunti che, tormentate per i loro peccati, vagavano senza tregua sulla terra, implorando l’aiuto dei vivi. L’individuazione della causa portò con sé, come normalmente accade, anche la risoluzione del problema.
Fu un frate minore dell’ordine riformato a suggerire la soluzione: c’era d’andare questuando la mercede dei sacerdoti perché, coi suffragi e le messe s’ottenesse l’intercessione delle anime purganti. E c’era da costruire begli ossari, graziosamente affrescati, dove disporre in bell’ordine e in bella vista le ossa dei defunti, affinché potessero trovare la pace eterna, ricordando al contempo agli uomini e alle donne la caducità dell’umana condizione.
Le elemosine stimolate da quella predicazione sortirono copiose e come ruscelletti di montagna, sommandosi le une alle altre, divennero fiumi che andarono ad allagare le casse da cui attingevano instancabilmente le sante mani dei frati, dei sacerdoti e dei canonici.
I risultati di questa santa impresa non tardarono a farsi vedere.
Questo almeno testimonia, alcuni anni dopo i fatti, Lazzaro Agostino Cotta (Corografia della Riviera di San Giulio, Libro Terzo, pag. 249): “È incredibile il fervore d’essi nel suffragare all’anime dei defunti, più intensamente accresciuto verso il principio del corrente secolo per i fantasmi, larve, ombre, fochi ed orribili spettri che di notte apparivano, accompagnati da strepiti spaventosi, dai quali oggidì per intercessione delle anime purganti il paese è del tutto libero.”
Il Cotta non dimentica inoltre di sottolineare alcuni altri benefici “effetti collaterali” di questa pia usanza sul clima e i raccolti, sempre più copiosi, e sulla ricchezza, gli onori, e le comodità del paese, senza dimenticare di ricordare la protezione offerta contro le incursioni dei nemici.
Per ogni dove la notte si udivano suoni spaventosi, suoni capaci di gelare il sangue nelle vene, di far rizzare i capelli e provocare altri, imbarazzanti, effetti collaterali. E come non fosse bastato l’udito, anche la vista faceva impallidire i temerari che osavano aprire lentamente le persiane per sbirciare timidamente nelle tenebre. Luci brillanti, o bianco-bluastre, ma anche veri fuochi, in getti doppi o tripli, comparivano sui tetti delle case, sui campanili, gli alberi e persino tra le corna degli animali!
A lungo discussero, gli uomini del tempo, su quale fosse la causa di quei fenomeni e su come, soprattutto, si potessero far cessare. Dopo lungo dibattito si trovò la spiegazione: quelle manifestazioni altro non erano che le anime dei defunti che, tormentate per i loro peccati, vagavano senza tregua sulla terra, implorando l’aiuto dei vivi. L’individuazione della causa portò con sé, come normalmente accade, anche la risoluzione del problema.
Fu un frate minore dell’ordine riformato a suggerire la soluzione: c’era d’andare questuando la mercede dei sacerdoti perché, coi suffragi e le messe s’ottenesse l’intercessione delle anime purganti. E c’era da costruire begli ossari, graziosamente affrescati, dove disporre in bell’ordine e in bella vista le ossa dei defunti, affinché potessero trovare la pace eterna, ricordando al contempo agli uomini e alle donne la caducità dell’umana condizione.
Le elemosine stimolate da quella predicazione sortirono copiose e come ruscelletti di montagna, sommandosi le une alle altre, divennero fiumi che andarono ad allagare le casse da cui attingevano instancabilmente le sante mani dei frati, dei sacerdoti e dei canonici.
I risultati di questa santa impresa non tardarono a farsi vedere.
Questo almeno testimonia, alcuni anni dopo i fatti, Lazzaro Agostino Cotta (Corografia della Riviera di San Giulio, Libro Terzo, pag. 249): “È incredibile il fervore d’essi nel suffragare all’anime dei defunti, più intensamente accresciuto verso il principio del corrente secolo per i fantasmi, larve, ombre, fochi ed orribili spettri che di notte apparivano, accompagnati da strepiti spaventosi, dai quali oggidì per intercessione delle anime purganti il paese è del tutto libero.”
Il Cotta non dimentica inoltre di sottolineare alcuni altri benefici “effetti collaterali” di questa pia usanza sul clima e i raccolti, sempre più copiosi, e sulla ricchezza, gli onori, e le comodità del paese, senza dimenticare di ricordare la protezione offerta contro le incursioni dei nemici.
che inquietanti presenze!
RispondiEliminapoveretti gli uomini del tempo a cercare di risolvere l'enigma!
bella la foto! Dove l'hai trovata?
buona serata
Brr. Che paura.. Ma quello nella foto è un fantasma vero?
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