Due Pillole di Mistero scritte per Siamo in Onda che trattano di incontri misteriosi nella notte, raccontati da due amici di Alfa, il Filosofo e l’Intortatore. Al primo capitano sovente incontri con entità misteriose e nel racconto ci narra che questa peculiarità risale ai suoi antenati. L’Intortatore è, invece, il tipico play boy di provincia, assolutamente convinto di essere irresistibile. Le sue storie, raccontate agli amici durante gli aperitivi, hanno però di solito un finale decisamente diverso da quello che il seduttore aveva previsto.
La scelta
Il racconto è ispirato ad una storia ascoltata da un’anziana donna e affronta il tema del “Destino”. L’ambientazione è nel bosco, teatro usuale per le leggende e i racconti misteriosi. Ci sono infatti luoghi, nelle paludi e nei boschi, che è bene attraversare con gli occhi ben aperti. Il finale è, volutamente, aperto. Ci sono scelte che sta a noi compiere, per quanto ignota sia la sorte che ci riservano. E se non sappiamo cosa riserverà il destino, possiamo decidere come affrontarlo.
È il mio amico Filosofo a raccontarmi questa storia.
“Alla metà dell’Ottocento un uomo aveva un alpeggio sul Mottarone. Poiché le bestie erano sorvegliate da un alpigiano, egli preferiva risiedere a Gozzano, salendo all’alpe ogni due giorni. Partiva la mattina presto, ben sapendo che il cavallo ormai conosceva la strada. In questo modo poteva ancora schiacciare un pisolino durante il tragitto.
Anche quella mattina sellò l’animale sbadigliando e partì, addormentandosi poco dopo, come suo solito. Fu svegliato all’improvviso da un nitrito del cavallo. Si trovava nel mezzo di un bosco, in corrispondenza di un incrocio. Stranamente non ricordava di essere mai stato in quel posto prima e anche il cavallo dava segni di nervosismo.
«Sta a te scegliere!»
La voce fece impennare l’animale e rizzare i capelli all’uomo, che si aggrappò alle redini, stringendo le gambe per riprendere il controllo. Da dietro un albero comparve una sagoma scura, che indossava un cappello a cilindro e un vestito nero.
«Cosa scegli?» domandò di nuovo la figura. «Puoi svoltare a destra, proseguire diritto o svoltare a sinistra, ma non puoi più tornare indietro.»
L’uomo guardò allarmato dietro le spalle e vide che il sentiero stava svanendo, inghiottito da una nebbia così scura e minacciosa da fargli accapponare la pelle.
«Sta a te scegliere» ripeté per l’ultima volta l’essere. «Sappi che una strada, non ti è lecito sapere quale, ti consentirà di raggiungere la tua meta; un’altra ti farà trovare un tesoro favoloso; ma guai a te se sceglierai la terza!»
«Cosa mi accadrebbe?» domandò allarmato l’uomo, che era il mio trisavolo.
«Se la prenderai» gridò la figura prima di svanire «sarete maledetti tu e i tuoi discendenti per sette generazioni!»
L’uomo non poteva sapere quale fosse la direzione giusta, ma una cosa sapeva con certezza: se non la meta, poteva decidere il modo. Spronò il cavallo e scelse la sua via, a tutta velocità.
La voce è quella di Marco l’Equi Librista
La pupa e il motore
Il tema è “donne e motori”. La storia è la classica leggenda metropolitana dell’autostoppista fantasma. In questo caso però l’ambientazione è cusiana. Sulla strada che da Arona conduce al lago d’Orta esiste una palude, la famigerata palude di Invorio. E poco distante c’è un piccolo cimitero, ai piedi dell’antica chiesetta di San martino d’Ingravo. Qui, in tempi antichi sorgeva un paese, Ingravo, scomparso misteriosamente nel nulla.
Stavo salendo sulla mia nuova Porsche, fuori dal solito bar di Arona, quando la vidi. Una pupa di quelle che ti lasciano a bocca aperta. Carrozzeria da urlo, accessoriata al punto giusto, sguardo smarrito.
«Puoi darmi un passaggio?» mi chiede «Dovrei tornare a casa…»
«Ti porto anche in Paradiso, se vuoi!» le rispondo.
La faccio salire, aprendole la portiera. Un po’ di cavalleria non guasta per creare la giusta atmosfera. Le chiedo dove abita.
«A Bolzano» mi risponde con un filo di voce.
Sfodero uno dei miei sorrisi scioglicuore, ingrano la marcia e parto sgommando.
Mentre i fari squarciano le tenebre davanti a noi, inizio ad accordare le distanze tra di noi. Il motore è la musica che fa da sottofondo al canto delle mie parole, che la carezzano gentilmente, tessendo attorno all’uccellino una rete da cui non potrà fuggire. La vedo giocherellare con una ciocca di capelli, segno inequivocabile che le mie parole stanno centrando il bersaglio.
Stiamo uscendo da Invorio quando parla nuovamente.
«Voi uomini avete parole dolci, ma i vostri gesti, poi, ci feriscono…»
Rimango un po’ sorpreso da quelle parole, ma non mi scoraggio. Se fosse mia abitudine fermarmi alle prime difficoltà non avrei il carniere pieno di prede.
Mentre infilo le curve lungo la palude assesto i colpi definitivi, dicendo quelle parole a cui nessuna donna potrà mai resistere. Quando imbocco la salita, dopo il ponte sull’Agogna, sono certo di averla in pugno.
«Fermati qui» mi dice, infatti, poco dopo l’ultima curva.
«Davanti al cimitero?» domando ironico.
«Sono arrivata. Non vuoi scendere da me?»
In quel momento sento un brivido gelato. Mi volto verso di lei, ma non vedo nessuno.
Il giorno successivo ho dovuto far cambiare il sedile della macchina…
La voce è sempre quella di Marco l’Equi Librista
La scelta
Il racconto è ispirato ad una storia ascoltata da un’anziana donna e affronta il tema del “Destino”. L’ambientazione è nel bosco, teatro usuale per le leggende e i racconti misteriosi. Ci sono infatti luoghi, nelle paludi e nei boschi, che è bene attraversare con gli occhi ben aperti. Il finale è, volutamente, aperto. Ci sono scelte che sta a noi compiere, per quanto ignota sia la sorte che ci riservano. E se non sappiamo cosa riserverà il destino, possiamo decidere come affrontarlo.
È il mio amico Filosofo a raccontarmi questa storia.
“Alla metà dell’Ottocento un uomo aveva un alpeggio sul Mottarone. Poiché le bestie erano sorvegliate da un alpigiano, egli preferiva risiedere a Gozzano, salendo all’alpe ogni due giorni. Partiva la mattina presto, ben sapendo che il cavallo ormai conosceva la strada. In questo modo poteva ancora schiacciare un pisolino durante il tragitto.
Anche quella mattina sellò l’animale sbadigliando e partì, addormentandosi poco dopo, come suo solito. Fu svegliato all’improvviso da un nitrito del cavallo. Si trovava nel mezzo di un bosco, in corrispondenza di un incrocio. Stranamente non ricordava di essere mai stato in quel posto prima e anche il cavallo dava segni di nervosismo.
«Sta a te scegliere!»
La voce fece impennare l’animale e rizzare i capelli all’uomo, che si aggrappò alle redini, stringendo le gambe per riprendere il controllo. Da dietro un albero comparve una sagoma scura, che indossava un cappello a cilindro e un vestito nero.
«Cosa scegli?» domandò di nuovo la figura. «Puoi svoltare a destra, proseguire diritto o svoltare a sinistra, ma non puoi più tornare indietro.»
L’uomo guardò allarmato dietro le spalle e vide che il sentiero stava svanendo, inghiottito da una nebbia così scura e minacciosa da fargli accapponare la pelle.
«Sta a te scegliere» ripeté per l’ultima volta l’essere. «Sappi che una strada, non ti è lecito sapere quale, ti consentirà di raggiungere la tua meta; un’altra ti farà trovare un tesoro favoloso; ma guai a te se sceglierai la terza!»
«Cosa mi accadrebbe?» domandò allarmato l’uomo, che era il mio trisavolo.
«Se la prenderai» gridò la figura prima di svanire «sarete maledetti tu e i tuoi discendenti per sette generazioni!»
L’uomo non poteva sapere quale fosse la direzione giusta, ma una cosa sapeva con certezza: se non la meta, poteva decidere il modo. Spronò il cavallo e scelse la sua via, a tutta velocità.
La voce è quella di Marco l’Equi Librista
La pupa e il motore
Il tema è “donne e motori”. La storia è la classica leggenda metropolitana dell’autostoppista fantasma. In questo caso però l’ambientazione è cusiana. Sulla strada che da Arona conduce al lago d’Orta esiste una palude, la famigerata palude di Invorio. E poco distante c’è un piccolo cimitero, ai piedi dell’antica chiesetta di San martino d’Ingravo. Qui, in tempi antichi sorgeva un paese, Ingravo, scomparso misteriosamente nel nulla.
Stavo salendo sulla mia nuova Porsche, fuori dal solito bar di Arona, quando la vidi. Una pupa di quelle che ti lasciano a bocca aperta. Carrozzeria da urlo, accessoriata al punto giusto, sguardo smarrito.
«Puoi darmi un passaggio?» mi chiede «Dovrei tornare a casa…»
«Ti porto anche in Paradiso, se vuoi!» le rispondo.
La faccio salire, aprendole la portiera. Un po’ di cavalleria non guasta per creare la giusta atmosfera. Le chiedo dove abita.
«A Bolzano» mi risponde con un filo di voce.
Sfodero uno dei miei sorrisi scioglicuore, ingrano la marcia e parto sgommando.
Mentre i fari squarciano le tenebre davanti a noi, inizio ad accordare le distanze tra di noi. Il motore è la musica che fa da sottofondo al canto delle mie parole, che la carezzano gentilmente, tessendo attorno all’uccellino una rete da cui non potrà fuggire. La vedo giocherellare con una ciocca di capelli, segno inequivocabile che le mie parole stanno centrando il bersaglio.
Stiamo uscendo da Invorio quando parla nuovamente.
«Voi uomini avete parole dolci, ma i vostri gesti, poi, ci feriscono…»
Rimango un po’ sorpreso da quelle parole, ma non mi scoraggio. Se fosse mia abitudine fermarmi alle prime difficoltà non avrei il carniere pieno di prede.
Mentre infilo le curve lungo la palude assesto i colpi definitivi, dicendo quelle parole a cui nessuna donna potrà mai resistere. Quando imbocco la salita, dopo il ponte sull’Agogna, sono certo di averla in pugno.
«Fermati qui» mi dice, infatti, poco dopo l’ultima curva.
«Davanti al cimitero?» domando ironico.
«Sono arrivata. Non vuoi scendere da me?»
In quel momento sento un brivido gelato. Mi volto verso di lei, ma non vedo nessuno.
Il giorno successivo ho dovuto far cambiare il sedile della macchina…
La voce è sempre quella di Marco l’Equi Librista
ovviamente la Pupa e il motore... gli intortoratori sono il mio pane quotidiano... eheheheheh... e poi per il volto che mi è familiare... ;-)
RispondiEliminaSenza alcun dubbio: La pupa e il motore!!
RispondiEliminahai un archivio di storie fantastico !
RispondiEliminaLa Pupa e il motore! Il tema è un classico che piace sempre (almeno, a me piace)
RispondiEliminaDisfida 4 vince la pupa e il motore!
RispondiEliminaMi piace molto però anche la riflessione sul destino che introduce la storia "La scelta"