sabato 25 aprile 2009

Vento di libertà


Uscivano dai boschi, scendevano dalle montagne e marciavano sulle città. Quelli che per mesi erano stati invisibili come fantasmi e micidiali come lupi, acquistavano ora un volto. Erano ex soldati, ma anche studenti, ferrovieri, operai, telefonisti...
Uomini e donne, giovani e anziani. Occupavano fabbriche e ponti, impianti elettrici e uffici pubblici per impedire che si facesse terra bruciata. Omegna, Gozzano, Borgomanero e poi giù, fino a Milano, obiettivo e simbolo di quei giorni.
Qualcuno cercò di fermarli, ma ci sono momenti nella storia in cui si alza un vento a cui non ci si può più opporre. Come non si può fermare il crescere dell’erba. O il ritorno della primavera dopo un lungo inverno. Così era in quei giorni d’aprile, quando un’armata dilagava nella Pianura Padana, un’altra stringeva la capitale dell’impero del male in un cerchio di fuoco e ovunque si alzava la bandiera dell’insurrezione.
Arrendersi o morire. La maggior parte scelse la prima strada. Qualcuno preferì la seconda o la trovò suo malgrado. Perché erano giorni d’ira quelli, di rabbia e dolore a lungo compresso.
Giorni di sangue e morte, ma anche di gioia e festa. Perché la libertà è come l’aria: non ti accorgi di averne bisogno finché non ti senti soffocare, ma allora lotti con tutte le tue forze per tornare a respirare.

5 commenti:

  1. Ogni popolo ha, prima o poi, bisogno di conquistare la libertà.
    I francesi, bisogna ammettere, ce l'hanno insegnato.
    La loro è LA Rivoluzione; per la libertà, per l'uguaglianza, per il diritto...
    Chissà se da qui a qualche anno accadrà di nuovo, coi tempi che corrono non mi sorprenderei.

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  2. Abbiamo una proposta interessante per te

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.