giovedì 24 aprile 2008

Metodi sicuri per invocare la pioggia - 1

La siccità si prolungava da tempo e i campi cominciavano ad ingiallire.
«Ancora qualche giorno così e il raccolto andrà in malora.»
«E noi faremo la fame»
Gli uomini scuotevano la testa e guardavano il cappello di nuvole che volteggiava sulla vetta del Mottarone.
«Quando il Mottarone ha il cappello» sentenziò un vecchio «o che piove o che fa bello.»
Nessuno contraddisse l’antica sapienza dell’uomo.
«Dobbiamo andare dalla Lina» conclusero «e chiederle di fare qualcosa.»
La Lina era la maestra del paese, ma la sapienza a cui doveva fare ricorso in quella circostanza aveva ben poco a che fare con la grammatica e l’aritmetica.
Riunì le donne del paese e le guidò in una processione senza insegne religiose, mormorando una preghiera che ai più sembrava un'Ave Maria e a pochi una litania le cui parole, tramandate di donna in donna, erano difficilmente comprensibili.
Giunte al Ponte del Bosco, presso la confluenza del torrente Ondella nell’Agogna, attinse l’acqua con una brocca e diede a tutte da bere, intimando di non berne, né sputarne, nemmeno una goccia. Poi si riempì a sua volta la bocca e a cenni guidò le donne in processione verso l’immagine della Madonna, passando sul ponte.
Giunte davanti alla cappella, ad una ad una, cominciando dalla Lina, cominciarono a versare l’acqua, implorando la pioggia.
Infine, fiduciose, si diressero verso il paese, scrutando il cielo per scorgere i nuvolosi carichi di quella pioggia così tanto attesa.

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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.