domenica 1 aprile 2012

I piedi sulla roccia

La roccia è simbolo di qualcosa di stabile ed immutevole. Passano le generazioni degli uomini, ma le rocce rimangono al loro posto, a differenza della sabbia in cui i segni scompaiono nel giro di una manciata di minuti. Per questo motivo trovare impronte sulle rocce è per molti aspetti sconvolgente e fonte di miti e leggende.
Talora si tratta di antichissime impronte di ominidi, come quelle scoperte a Laetoli, in Africa, che rappresentano un’istantanea di 3,7 milioni di anni fa, impressa per sempre sulla cenere vulcanica solidificata.

Impronte come queste possono generare curiose leggende. È il caso delle “Ciampate del Diavolo”, a Tora e Piccilli, un piccolo comune dell’Alto Casertano dove si trovano delle impronte che tradizionalmente si credeva fossero state lasciate da Lucifero su una colata di lava incandescente.
In realtà si tratta delle impronte lasciate da uno dei primi uomini giunti in Europa. Tra 385.000 e  325.000 anni fa un Homo Erectus camminò su uno stato di fanghiglia vulcanica. Dalla loro misurazione sappiamo che era  alto circa 1,60 m e di piede avrebbe potuto indossare scarpe di numero 35-36.

Altre volte le impronte hanno forme strane e particolari. La loro forma, la distanza tra un’orma e l’altra suggeriscono che non siano state lasciate da esseri umani.
E infatti si tratta in certi casi di impronte di dinosauri, che dalle epoche più remote giungono a noi impresse nella pietra. Impronte che assieme al ritrovamento di ossa fossili hanno contribuito a far nascere i miti dei draghi e dei giganti.

Ci sono anche impronte collegate a personaggi importanti, capaci di imprimere nella roccia la forma del proprio piede, a testimonianza di eventi miracolosi.
Così, al Sasso Gambello, all’imbocco della Valle Strona c’è una roccia su cui si trova l’impronta del piede di San Giuseppe. In fuga dagli ariani con la Sacra Famiglia nella piana di Cireggio, avrebbe preso la Madonna e Gesù Bambino in braccio, spiccando un gran balzo oltre il torrente Strona. Lasciando il suo segno nella roccia.

Anche San Giulio, personaggio molto legato al lago d’Orta, lasciò il segno su una roccia, dalle parti di San Maurizio d’Opaglio. Precisamente alla Fontana di san Giulio (nella foto), una sorgente perenne considerata miracolosa, dove da tutto il Novarese si andava in processione a prendere l’acqua limpidissima per bagnare i campi in tempo di siccità per invocare la pioggia.
Narra la leggenda che il santo, andando verso l’isola che sorge in mezzo al lago si sia fermato lungo la costa occidentale e chinandosi a bere a questa fonte abbia impresso l’impronta del suo sandalo su una pietra in cui è ancora visibile…

4 commenti:

  1. Che meraviglia... quell'uomo è passato alla storia per aver camminato proprio in quel punto! Chissà che emozione vedere la sua impronta dal vero!

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  2. Interessantissimo post, su un tema poco presente,
    ma molto curioso e pienodi leggende. Un caro saluto a te e alla tua banda. miaooooooùùùùù

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  3. Il 29/07/2018, l’Artista, storico e scrittore Lucio Tarzariol assieme a Matteo Spezia, hanno scoperto in Valle Strona, in prossimità di Rosarolo presso l’omonimo fiume Strona, impressa in una roccia granitica di milioni di anni, un’inspiegabile e misteriosa impronta umanoide. Lo studioso che era in vacanza con la famiglia a Forno in Valstrona, per altre ricerche, afferma che questa impronta umanoide potrebbe essere la più antica esistente al modo, fin ora mai ritrovata, in quanto i geologi datano le rocce del posto a 270/300 milioni di anni fa. All’epoca in la terra era in continuo movimento e le placche della crosta terrestre si scontravano sino a formare i continenti come oggi li conosciamo. Fu da uno di questi titanici scontri che sarebbero nate, anche le Alpi. La crosta terrestre si è sollevata creando, per l’appunto anche la Valle Strona, la cui peculiarità è di avere in superficie rocce che si trovano a circa trenta chilometri di profondità come la “stronalite”, un tipo di roccia metamorfica caratteristica appartenente alla famiglia dei graniti, che ha preso il nome proprio dal medesimo torrente Strona. La Valle Strona è un luogo praticamente unico al mondo che ha visto l’interesse di studiosi come Greg Dering, ricercatore californiano, e Alison Davis, dell’università di Perth in Australia e molti altri.
    Tarzariol “ricercatore, storico e studioso di confine”, afferma che dalle future conferme sull’analisi e dalla datazione della roccia, possiamo veramente auspicare di aver scoperto un impronta antichissima tanto da essere che la stessa diventi una delle prove concrete e definitive che supporti il fatto che gli uomini erano contemporanei dei dinosauri, come già iconograficamente rappresentato dalle note e discusse pietre di Ica in Perù, del resto la presenza dei dinosauri risale proprio ai 360>60 milioni di anni fa. Questa può essere una prova fisica che confermi l’esistenza di uomini cosi lontani nel tempo da far pensare a Ere lontane con civilizzazioni poi scomparse dalla faccia della Terra; del resto proprio queste scoperte fanno pensare che fu proprio il dinamismo terrestre a distruggere tutte le prove dell’esistenza degli ominidi di centinaia di milioni di anni fa. Ma per ora, in una battuta Tarzariol afferma: “qui ho fatto un passo in avanti, ma rimaniamo con i piedi per terra” e godiamoci il fascino di quest’incredibile scoperta che nonostante tutto presenta un perfetto ed evidente reale calco anatomico di un piede umano con tanto di dita.

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