«Tutto cominciò in un bar sul lago. All’improvviso vidi quell’uomo che fissava Giada. Ricordo, non so dire perché, di aver pensato che doveva essere lì da molto tempo. Non dissi nulla, perché avevo solo voglia di divertirmi, però convinsi gli altri ad andare subito al disco pub.
Mentre guidavo avrei voluto chiedere a Giada di quell’uomo, ma pensai che se non lo conosceva era inutile spaventarla. Se lo conosceva forse avrebbe mentito.
Nel locale cominciammo subito a divertirci. Con il cellulare scattavo un mucchio di foto a me e a Giada da mettere su Facebook. Sul più bello però vidi di nuovo l’uomo, seduto su una poltroncina di pelle nera in un angolo, che continuava a fissarla con quegli occhi più profondi della notte.
Immediatamente gli scattai una foto, per mostrarla ai miei amici e vedere se qualcuno lo conosceva. Poi trascinai Giada via dalla pista portandola su un divanetto dall’altra parte.
Lei però era arrabbiata con me. Diceva che le avevo fatto male.
Non mi sembrava di essere stato violento. Pensai che reagisse così per colpa di quell’uomo. Mi alzai a guardare se era ancora seduto e per cercare gli amici, ma non vidi né l’uno né gli altri. Giada invece si era alzata e se ne stava andando, camminando sui tacchi alti, con la borsetta in mano. La rincorsi, ma c’era così tanta gente che facevo fatica a starle dietro.
Quando la raggiunsi nel posteggio, vidi l’uomo di fronte a lei. Un sorriso gli scopriva denti che scintillavano alla luce dei lampioni. Fui preso dalla rabbia e mi lanciai contro di lui per dargli il fatto suo, ma quel vigliacco si era nascosto.
Voltandomi vidi il volto sconvolto di Giada. Cercai di calmarla, la presi per mano e la trascinai in macchina. Un attimo dopo sgommavo via da quel posto, pensando di essermi liberato di quell’uomo.
Non ricordo con esattezza cosa sia successo dopo. Devo aver sbagliato strada. Credevo fosse una scorciatoia, invece finiva in mezzo al bosco. Dovetti fermarmi. Giada urlava e piangeva in preda al terrore. Ricordo che scesi dall’auto e che di fronte a me c’era l’uomo che mi fissava. Non so cosa sia accaduto dopo. Quando ho ripreso i sensi c’era solo Giada accanto alla macchina. Morta.»
Il giovane si mise le mani sulla faccia, singhiozzando.
«Si calmi» disse il commissario, dandogli un bicchiere d’acqua. «Ha detto di aver scattato delle foto a quell’uomo, no? Pensa di poterlo individuare in quelle che abbiamo trovato nel suo cellulare?»
«Certamente! Non potrò mai dimenticare il suo sguardo e quei denti scintillanti.»
Il giovane fece passare velocemente vari scatti, dove si vedevano Giada e altre persone sorridenti, finché finalmente trovò quella che stava cercando.
In essa si vedeva, in un angolo del locale, una poltroncina di pelle nera. Completamente vuota.
Nel locale cominciammo subito a divertirci. Con il cellulare scattavo un mucchio di foto a me e a Giada da mettere su Facebook. Sul più bello però vidi di nuovo l’uomo, seduto su una poltroncina di pelle nera in un angolo, che continuava a fissarla con quegli occhi più profondi della notte.
Immediatamente gli scattai una foto, per mostrarla ai miei amici e vedere se qualcuno lo conosceva. Poi trascinai Giada via dalla pista portandola su un divanetto dall’altra parte.
Lei però era arrabbiata con me. Diceva che le avevo fatto male.
Non mi sembrava di essere stato violento. Pensai che reagisse così per colpa di quell’uomo. Mi alzai a guardare se era ancora seduto e per cercare gli amici, ma non vidi né l’uno né gli altri. Giada invece si era alzata e se ne stava andando, camminando sui tacchi alti, con la borsetta in mano. La rincorsi, ma c’era così tanta gente che facevo fatica a starle dietro.
Quando la raggiunsi nel posteggio, vidi l’uomo di fronte a lei. Un sorriso gli scopriva denti che scintillavano alla luce dei lampioni. Fui preso dalla rabbia e mi lanciai contro di lui per dargli il fatto suo, ma quel vigliacco si era nascosto.
Voltandomi vidi il volto sconvolto di Giada. Cercai di calmarla, la presi per mano e la trascinai in macchina. Un attimo dopo sgommavo via da quel posto, pensando di essermi liberato di quell’uomo.
Non ricordo con esattezza cosa sia successo dopo. Devo aver sbagliato strada. Credevo fosse una scorciatoia, invece finiva in mezzo al bosco. Dovetti fermarmi. Giada urlava e piangeva in preda al terrore. Ricordo che scesi dall’auto e che di fronte a me c’era l’uomo che mi fissava. Non so cosa sia accaduto dopo. Quando ho ripreso i sensi c’era solo Giada accanto alla macchina. Morta.»
Il giovane si mise le mani sulla faccia, singhiozzando.
«Si calmi» disse il commissario, dandogli un bicchiere d’acqua. «Ha detto di aver scattato delle foto a quell’uomo, no? Pensa di poterlo individuare in quelle che abbiamo trovato nel suo cellulare?»
«Certamente! Non potrò mai dimenticare il suo sguardo e quei denti scintillanti.»
Il giovane fece passare velocemente vari scatti, dove si vedevano Giada e altre persone sorridenti, finché finalmente trovò quella che stava cercando.
In essa si vedeva, in un angolo del locale, una poltroncina di pelle nera. Completamente vuota.
Ciao Alfa!
RispondiEliminaGran bella storia noir, con brivido e sorpresa finali!
Si sviluppa in un crescendo sornione, ed il lettore/ascoltatore casca con tutte le scarpe nella trappola preparata sapientemente!
E dire che tu mi avevi anche messo sull'avviso, con un particolare, nel tuo commento! :D
E l'indizio era pure preciso... ma ci sono arrivato solo adesso, dopo averla letta sino in fondo!
Complimenti davvero! Mi è piaciuta molto!
Ciao, a presto!!!
^_____^
mi piacciono i noir, quelli misteriosi poi ..... scrivi sempre racconti intriganti, bravissimo, questo aveva delle sequenze da film, sembrava di vederlo ...... miaaaaoooooooo
RispondiElimina@ Milo: in effetti c'è una trappola, un cappio di follia che rende difficile dire cosa sia realmente successo.
RispondiEliminaParanoia? o il drammatico incontro con una di quelle creature delle tenebre la cui immagine non rimane impressa nelle fotografie?
@ Fel: non sarebbe male trarne un video, in effetti...
Ciao Alfa!
RispondiEliminaAbbraccio la seconda ipotesi!
Io infatti l'avevo interpretata in chiave demoniaca, e l'"indizio" credevo fossero "i più di seicentosessantasei post" citati...
E il personaggio mancante nella foto della poltrona vuota il diavolo in persona!
;)
Ciao!
@ Milo: mi chiedevo quale fosse l'indizio, in effetti.
RispondiEliminaPotrei dire che la coincidenza è voluta, ma in realtà si tratta di un puro caso, anche se, a ben pensarci, niente accade per caso...
mamma mia, ho i brividi!!
RispondiEliminaOTTIMO ! e la sedia è pure in pelle ...
RispondiElimina@ Pupottina: allora è un successo!
RispondiElimina;)
@ Giardigno: la sedia in pelle era fondamentale...
inquietante, complimenti!
RispondiEliminaGrazie Marisa, e bentrovata!
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