C'era una volta un lago circondato dai monti e ricco di pesci. Un giorno un enorme drago sorse dall'acqua e rimase immobile davanti alla riva. Nessuno più osava uscire con le barche a pescare e il paese cominciò a soffrire la fame. Allora, su suggerimento di un mago, la gente del villaggio decise di offrire un sacrificio al mostro...
Un soldato trascinò una ragazza sulla spiaggia e la legò ad un palo. Una folla ostile li seguiva.
All'improvviso una musica si diffuse nell'aria e tutti furono presi da una irresistibile voglia di ballare. Nessuno era in grado di restare fermo ed era costretto a seguire il ritmo sempre più veloce.
Il Mago, immune all'incantesimo, entrò sulla spiaggia, osservò la scena e scosse la testa. Infine, alzando le braccia, lanciò un incantesimo per fermare quella follia.
La folla s'immobilizzò, come congelata, rimanendo bloccata a lungo nelle posizioni più strane. Quando finalmente l'incantesimo fu rotto la gente lentamente lasciò la spiaggia.
Ma cosa aveva spezzato l'incantesimo? Il potere del mago aveva infine prevalso dopo una lotta invisibile? O era stato l'arrivo di un cavaliere solitario, che vista quella scena insolita aveva lasciato il cavallo legato a un albero e si era avvicinato per capire cosa stesse succedendo?
Il mago si frappose tra lui e la ragazza, dicendogli che un drago malvagio era sorto dall'acqua per minacciare il villaggio e che solo il sacrificio di una fanciulla avrebbe potuto saziare la sua voglia e salvare gli abitanti.
Il cavaliere allora domandò il nome della fanciulla.
"Silene", fu la risposta del mago.
"Tanto è vero che il mio nome è Giorgio, libererò Silene dal drago!"
"Attento" l'ammonì il Mago lasciando la spiaggia "densa di contraddizioni è la sapienza di un drago, che non parla mai apertamente, ma sa intessere abilmente menzogne e verità, in modo da far apparire vero ciò che non è e inganno ciò che è verità."
Giorgio però non aveva paura. Si portò sulla riva del lago e brandì la lancia cercando un punto dove colpire il mostro. Dalla bocca del drago uscivano fumo e fiamme.
"Perché mi combatti, uomo?" domandò improvvisamente il drago.
"Smetti di minacciare il villaggio e libera la ragazza, mostro!" gridò Giorgio.
Il drago emise una forte risata.
"Minacciare? Liberare? Tu credi di conoscere la verità, ma sei certo di non essere stato ingannato?"
Giorgio ricordava bene le parole del proprio Maestro: "Chiunque abbia avuto la ventura di incontrare un drago e di sopravvivere sa che il maggior pericolo l’ha corso quando il drago iniziò a parlare. Si può essere infatti tanto agili e forti da sfuggire ai colpi della sua coda, ma solo un animo saldo può affrontare la conversazione con un drago senza rimanere invischiato nella sua rete. Davanti al drago la ragione vacilla e basta un passo per precipitare nell'abisso."
"Non mi inganni, drago!" gridò il cavaliere. "Per l'ultima volta ti ordino lasciare andare la ragazza!"
"Che ti importa di lei, uomo?" domandò il drago. "La desideri per te? O magari pensi di amarla? E allora saresti pronto a sposarla, esserle fedele, sopportarla nella buona e nella cattiva sorte, e sottolineo cattiva, finché morte non vi separi?"
Giorgio sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
"Quanto al liberarla" continuò il drago "sono forse stato io a incatenarla a quel palo? Ho forse detto io a quella gente di mettermela davanti? No, nemmeno hanno chiesto il mio parere. Avrebbero almeno potuto farmene vedere due o tre e farmi scegliere. Figurati, hanno preso questa e l'hanno messa lì. Che poi sai perché hanno scelto lei? Io lo so, noi draghi conosciamo tutto. Ma tu sei sicuro di volerlo sapere? Di voler conoscere la verità?"
"Parla drago, io non ho paura della verità!" rispose Giorgio.
"Hanno preso lei perché il Mago l'altro giorno l'ha vista e le ha detto qualche parola di troppo. Ha pure allungato le mani e lei per tutta risposta gli ha dato uno schiaffone su quella brutta faccia da ipocrita. Allora lui con un incantesimo l'ha resa muta per non consentirle di raccontare a nessuno questa cosa. Ma l'urlo della verità che usciva dal cuore di questa ragazza era così forte che è sceso fin nelle profondità del lago, svegliandomi dal mio sonno secolare. E sono venuto a vedere cosa stavano combinando. Altro che minacciare il villaggio, come ti hanno raccontato."
Giorgio sentiva la testa girare. Era confuso e faticava a tenere alta la lancia.
"Tu mi stai ingannando!" gridò.
"Siete tutti bravi a pretendere la verità, ma quando vi viene detta vi tappate le orecchie" rispose il drago.
Giorgio si appellò ai suoi ricordi scolastici: "Sta scritto che un drago non parla mai apertamente!"
"Sta pure scritto" rispose la bestia "che il drago più pericoloso è quello che sorge dall'abisso dell'odio e della paura. E io invece sorgo dalle trasparenti acque di un bellissimo lago".
"La sapienza del drago è un dolcissimo veleno che uccide lentamente!" gridò il cavaliere.
"Vedo che hai studiato a memoria" rispose il drago "Ma non è mai una cosa buona studiare a memoria. Bisogna saper leggere con gli occhi e con la mente ma soprattutto con il cuore."
"Basta parole, combatti!" Giorgio scagliò la lancia, che però mancò il bersaglio. Estrasse la spada.
Il drago rise.
"Non comprendo il desiderio di voi uomini di usare sempre la forza, deboli come siete. O forse è una cosa compensatoria? Comunque hai ragione: è giunto il momento che questa storia finisca. Lasciamo che decida la ragazza. Principessa, dico a te: cosa desideri? Vuoi venire con me a vedere la mia collezione di tesori o preferisci sposare questo cavaliere, rispettarlo, essergli fedele nella buona e nella cattiva sorte, e nuovamente sottolineo cattiva, lucidargli le corazze, stiragli le braghe, trovargli i calzini nei cassetti, aspettarlo mentre dice di essere fuori a caccia di draghi e invece chissà dov'è, sopportarlo mentre russa, il tutto finché morte, finalmente, non vi separi? Parla, io ti libero da ogni legame e incantesimo! Cosa vuoi?"
Silene si liberò le mani, allontanandosi dal palo.
"Io voglio... io voglio..." disse "io voglio essere libera!"
E fuggì di corsa dalla spiaggia.
Giorgio, stravolto, si sedette sulla sabbia.
Allora il drago riprese a parlare.
"Nella mia tana ho un barile di birra buona, Giorgio. Lo vado a prendere, ce lo beviamo qui e facciamo di quei rutti che in confronto i fuochi di San Vito sembreranno dei petardi. Che ne dici, Giorgio?"
Mi è sempre piaciuto il finale "beviamoci una birra e non pensiamoci più", non sapevo che fosse un'abitudine anche da draghi... chiaramente sono saggi!
RispondiEliminaGrazie per la rivelazione.
Sono molto saggi... ;)
EliminaTorno a visitare il tuo blog e ci trovo questa storia deliziosa e in pieno stile alfesco!! Mi sembra di essere di nuovo a casa.
RispondiEliminaE fai bene! mi casa es tu casa!
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