martedì 1 aprile 2014

Lavorare nell’arte contemporanea. A pagamento


“Ami l’arte? Vorresti lavorare in un’atmosfera elettrizzante a contatto coi maggiori artisti della scena contemporanea internazionale? Abbiamo il lavoro che fa per te!

Chi siamo? La Fondazione Errante ha sede a Pregallo, un paese favoloso sul Lago d’Orta, e in questi anni ha organizzato decine di esposizioni che hanno coinvolto artisti provenienti da ogni angolo della terra per sperimentare e condividere le nuove tendenze delle arti visive, plastiche e visuali. 
Cosa proponiamo? Il lavoro coinvolge tutti gli aspetti dell’organizzazione di una mostra: dal contatto con gli artisti, alla gestione degli spazi, alla redazione di testi, all’allestimento vero e proprio. La presenza richiesta è full time, ma occorre prevedere anche l’impegno di alcuni fine settimana in occasione dei vernissage.
Il costo? Con soli duecento euro mensili puoi assicurarti il privilegio di essere al centro delle più moderne tendenze artistiche.”

Sta suscitando un certo scalpore questo annuncio per la selezione di posti di lavoro a pagamento. Per cercare di capirne di più ho deciso di intervistare Ottavio Errante, Presidente della Fondazione.

“Pagare per lavorare? Come nasce questa idea?”
“Dopo aver visto svariati annunci di lavoro per stagisti, ma anche per personale a tempo determinato estremamente qualificato, per i quali non erano previsti né rimborsi, né buoni pasto. È un segnale. Il mondo del lavoro sta cambiando. Se ci sono persone disponibili a lavorare gratuitamente per poter imparare un mestiere e nonostante questo i posti di lavoro sono sempre meno, allora vuol dire che siamo di fronte a una rivoluzione copernicana. Un tempo era il lavoro a cercare la manodopera, ora è esattamente il contrario. Applicando la legge del mercato, ne consegue che il rapporto domanda offerta si è invertito. Il lavoro è diventato una merce rara. Chi ce l’ha lo tiene stretto e sono omai maturi i tempi perché  per chi non ce l’ha sia disposto a pagare per farsi un’esperienza. Che è poi quella che viene richiesta persino agli apprendisti, come si vede dai tanti cartelli che si vedono in giro. 
Tendenze che non poteva non intercettare la nostra Fondazione, che negli anni ha organizzato mostre ed eventi che hanno fatto e fanno discutere, scuotono le coscienze e lasciano il segno, come "ItticaMente" del poetronico artista statunitense Obed Marsh, o "Alosa fallax" della scultrice iperbolica cilena Inés Inocentada, giusto per citarne alcune.
Certamente molto diverse dalle mostre di plastica, tranquillizzanti e ipocrite, che si vendono nei supermercati omologanti della pseudo cultura e della pseudo arte contemporanea!

Se volete saperne di più o mandare il vostro CV potete contattare la Fondazione a questo indirizzo mail: ottavio.errante.at.gmail.com

6 commenti:

  1. Purtroppo tutto ciò non si discosta molto dalla realtà... io da neolaureata ho fatto colloqui in cui si richiedeva proprio di lavorare full time e anche i fine settimana, senza paga. Da considerare questo: bisognava pagarsi tutti i giorni il pranzo (uno stage per es. era in zona Brera di Milano, quindi fai te per i prezzi) e i trasporti... insomma, ci andavi pure a rimettere.
    Quando ho fatto i miei 2 stage guadagnavo molto poco, ma non ho mai accettato di farne non retribuiti. Penso sia una forma di servitù.
    Ottimo pesce d'aprile, divertente ma anche veritiero... la satira è il modo migliore per mettere in ridicolo gli aspetti peggiori della società.

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    1. Più che un pesce d'aprile, visti i trascorsi dell'Errante, è... uno scherzo da prete!

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  2. E poi chi non pagherebbe per lavorare a Pregallo?
    A parte questo, nella scrittura spesso di finisce per lavorare gratis e gente che ti chiede soldi per pubblicare è sempre in agguato!

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    1. Precisiamo che non è il Pregallo svizzero, ma quello dalle parti del lago d'Orta.

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  3. PS:
    http://www.lastampa.it/2014/03/18/edizioni/aosta/larpa-della-valle-daosta-cerca-laureati-disposti-a-lavorare-gratis-u2EsyDN9S3yqyEQxZHir6K/pagina.html

    Quando la realtà supera la fantasia.

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    1. In questo caso è stata la realtà a ispirare la fantasia... Avevo letto anch'io questa cosa! ;)

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