giovedì 17 ottobre 2013

Una solenne tirata d’orecchie

«Devo tirarti le orecchie!»
Mi apostrofò così un’amica mentre scalavamo sentieri sassosi. Sulle prime cercai di far notare che il mio compleanno era ancora lontano, ma il suo sguardo serio e, soprattutto, il drago che portava appollaiato sulla spalla m’indussero ad ascoltare il resto del discorso. Conosco bene, infatti, quel tipo di drago. E so che, benché non sia ancora in grado di parlare perché è un cucciolo, è già molto velenoso. Se aggiungete che è destinato a crescere e a diventare sempre più famelico, comprenderete meglio la mia cautela nel contraddire la sua portatrice umana.
«L’altro giorno» iniziò a spiegarmi la ragazza col drago «sono venute da me due persone. Mi hanno detto di aver scoperto il mio blog tramite il tuo e che volevano incontrarmi alla presentazione del libro che c’è stata ieri.»
Dovete sapere infatti che l’amica, mia e del drago, è una scrittrice che ha pubblicato vari racconti e recentemente un romanzo ambientato sul lago d’Orta, di cui ho parlato qui.
«Mi hanno detto, anche, che è un peccato che tu sia così latitante, ultimamente. Il blog viene aggiornato troppo poco! Ho promesso loro che ti avrei dato una bella tirata d’orecchie!»

Allora feci l’unica cosa che potevo fare in quel frangente. Spiegai  

1) che il lavoro assorbiva buona parte del mio tempo. Il che è vero, ma è palesemente una scusa fragile, perché ho sempre scritto i miei testi a casa. Così aggiunsi

2) che in realtà ero stato impegnato a scrivere dei racconti per partecipare a diversi concorsi letterari (comprese le selezioni per un talent letterario televisivo), in uno dei quali  ho persino vinto (colgo l’occasione per ringraziare gli organizzatori di GialloStresa) un soggiorno premio in una bellissima località ossolana

3) che a casa sono impegnato a (fingere di) aiutare Malikà nella Missione Impossibile di conciliare i suoi doveri di mamma e folletta lavoratrice, ma che soprattutto 

4) è impossibile avvicinarsi al PC prima di una certa ora, perché come ti siedi ecco materializzarsi dal nulla di fianco al tuo gomito una testolina che grida
«CATONE!»
che tradotto dal bimbese di mia figlia all’italiano standard suona pressappoco così
«Voglio sentire le mie canzoni preferite su you tube e se non me le farai ascoltare subito ripeterò enne volte la mia richiesta e se non basterà inizierò ad allungare le mani verso la tastiera e se questo ancora non ti avrà convinto mi metterò a piangere.»
Comprenderete che non si può far piangere una bimba che vuole solo essere presa in braccio per ascoltare le sue canzoni del cuore che, per la cronaca, sono "POTOTATO" ("The lion sleeps tonight") “LEONE” (“Il cerchio della vita” da “Il re leone”  ), CIUNCA (“lo stretto indispensabile” da “Il libro della giungla”  ) e “CAVALLO BALLA” (“La danza del regno” da “Rapunzel”). 
Così prima dell’ora della nanna della bimba al computer non si riesce proprio a lavorare e dopo di questa si avvicina pericolosamente l’ora del sonno per chi a quel punto dovrebbe scrivere. 

Aggiunsi anche alcune classiche, come

«C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette!»

scuse che di solito funzionano sempre con le ragazze, anche se sono armate di mitra. Almeno nei film. Purtroppo per me non eravamo a Hollywood e la ragazza non aveva un mitra, ma un drago puntato a pochi centimetri dalla mia faccia. Una creatura, aggiungo, dalla cui gola proveniva un brontolio minaccioso. Un verso che diceva tutto e nulla di buono prometteva.
Come tutti sanno, i draghi sono maestri dell’inganno, per cui fregarne uno è come cercare di vincere al Superenalotto. Si dice che qualcuno ci riesca, di tanto in tanto, ma del fortunato, guarda caso, non c’è mai traccia.
A quel punto avrei potuto forse raccontare la verità pura e semplice. Purtroppo, come diceva Oscar Wilde, "la verità è raramente pura e mai semplice". Nel mio caso poi sarebbe sembrata il parto della fantasia di un poeta ebbro d’idromele, così chinai le testa e tacqui.

Il risultato lo vedete. Non mi riferisco all’immagine iniziale, anche se confesso che un tantino male le orecchie mi fanno ancora, quanto al presente post che è un modo per tener fede alla promessa di scrivere con maggior frequenza. Diciamo settimanale? Va bene, diciamolo.

Un’ultima cosa: per gli scettici, che abbondano sempre in ogni parte del mondo, la ragazza aveva veramente un drago sulla spalla. Guardate qui, se non mi credete… 

7 commenti:

  1. La ragazza col drago conferma tutto. Compreso il drago. E ringrazia per "ragazza", dato che il drago è giovane, ma le non più così tanto!

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    1. In confronto al drago, che porta bene i suoi trecentoventotto anni, sei sempre giovanissima...

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  2. Tenar ha ragione manchi in blogsfera, ma ti capisco in questi mesi ho rallentato anch'io i post, e qui a Zena non ho avuto innondazioni, ne cavallette , ne terremoti ... ma non si sa mai .... vale lo stesso se ti minaccio con un gatto sulla spalla a unghie sguainate' miao

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  3. Come scusa per la prossima volta suggerisco quella del gomito che fa contatto col ginocchio (cit. Elio e le storie tese), dicono che funzioni.
    PS: sono felice che tu stia partecipando a concorsi letterari! E complimenti per Giallo Stresa!! Ma non essere timido, aggiornaci di più anche su questi tuoi traguardi letterari, capito?!

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    1. Grazie, ma non c'è molto da aggiornare. Almeno per ora!

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