«Coiromonte è un paese antico di storie e leggende» dice Wally sorseggiando un bicchiere di vino delle colline novaresi. «Il nostro comune amico Alfa, l’indagatore dei misteri cusiani, è certamente passato di qui, o ci passerà molto presto. E in questo caso non mancherà di vistare la casa della Risotta…»
«Casa della Risotta?» domando sorpreso. «Che nome curioso… ma come mai ho la sensazione che dietro un nome così simpatico ci sia una storia tenebrosa?»
«Hai ragione, Ottavio» annuisce Wally. «Anche se non rimane ormai quasi più nulla del vecchio edificio. Una vecchia leggenda narra però che passando sotto l'arco che sosteneva la casa, in certe notti particolari, si poteva percepire la presenza dello spirito e magari intravedere la sagoma della “Risotta”. Era il soprannome della donna che ci aveva abitato per tutta la vita e stava quasi sempre dietro ad una finestra al primo piano protetta da fitte sbarre. Ricordo che da ragazzina, durante le mie lunghe estati trascorse a Coiromonte, quando con gli amici eravamo in prossimità di questa abitazione, iniziavamo a correre a perdifiato sino a che non avevamo superato del tutto la temuta casa...»
«Una casa infestata è il luogo ideale per trovare Alfa. Ma ci sono altri luoghi dove potrebbe andare?»
«C’è anche Villa Margherita, che rappresenta un'anomalia per il piccolo ed umile paese di Coiromonte. Fu concepita e realizzata per un ricco imprenditore torinese che possedeva una grande fabbrica di manici di ombrelli.»
«Probabilmente uno degli ombrellai del Mottarone che fecero fortuna. Erano una corporazione così chiusa che prendevano i loro apprendisti esclusivamente tra i ragazzini di queste zone. E tra di loro parlavano solo in “tarusc”, che non era un dialetto, ma un gergo usato dagli ombrellai per comunicare stando in mezzo alla gente senza farsi intendere da chi non fosse un “iniziato”. Ho avuto modo di vedere i segreti di questi maestri ombrellai nel Museo dell’Ombrello e del Parasole a Gignese.»
«Questo De Gaspari aveva fatto fortuna, comunque, e così si fece costruire questa villa su cui si nota un curioso parafulmine a forma di ombrello aperto. La burbera moglie del padrone, che veniva chiamata da tutti “la Madama”, arrivava a Coiromonte in carrozza all'inizio dell'estate per fermarsi per alcuni mesi di villeggiatura. Qualcuno sostiene che negli anni Trenta in questa villa si tenne una grande festa alla quale parteciparono molti importanti politici e industriali torinesi dell'epoca.»
«Che forse scelsero quel luogo anche per poter parlare liberamente, lontano dalle orecchie del Regime, dei problemi del paese» osservo. «Come sai Alfa si è occupato anche di streghe. C’è qualche luogo collegato a queste storie?»
«Ma certo» esclama sorridendo la simpatica Wally «qui a Coiromonte abbiamo addirittura un alpe, che porta il nome di “Alpe delle streghe”…»
(continua)
«Casa della Risotta?» domando sorpreso. «Che nome curioso… ma come mai ho la sensazione che dietro un nome così simpatico ci sia una storia tenebrosa?»
«Hai ragione, Ottavio» annuisce Wally. «Anche se non rimane ormai quasi più nulla del vecchio edificio. Una vecchia leggenda narra però che passando sotto l'arco che sosteneva la casa, in certe notti particolari, si poteva percepire la presenza dello spirito e magari intravedere la sagoma della “Risotta”. Era il soprannome della donna che ci aveva abitato per tutta la vita e stava quasi sempre dietro ad una finestra al primo piano protetta da fitte sbarre. Ricordo che da ragazzina, durante le mie lunghe estati trascorse a Coiromonte, quando con gli amici eravamo in prossimità di questa abitazione, iniziavamo a correre a perdifiato sino a che non avevamo superato del tutto la temuta casa...»
«Una casa infestata è il luogo ideale per trovare Alfa. Ma ci sono altri luoghi dove potrebbe andare?»
«C’è anche Villa Margherita, che rappresenta un'anomalia per il piccolo ed umile paese di Coiromonte. Fu concepita e realizzata per un ricco imprenditore torinese che possedeva una grande fabbrica di manici di ombrelli.»
«Probabilmente uno degli ombrellai del Mottarone che fecero fortuna. Erano una corporazione così chiusa che prendevano i loro apprendisti esclusivamente tra i ragazzini di queste zone. E tra di loro parlavano solo in “tarusc”, che non era un dialetto, ma un gergo usato dagli ombrellai per comunicare stando in mezzo alla gente senza farsi intendere da chi non fosse un “iniziato”. Ho avuto modo di vedere i segreti di questi maestri ombrellai nel Museo dell’Ombrello e del Parasole a Gignese.»
«Questo De Gaspari aveva fatto fortuna, comunque, e così si fece costruire questa villa su cui si nota un curioso parafulmine a forma di ombrello aperto. La burbera moglie del padrone, che veniva chiamata da tutti “la Madama”, arrivava a Coiromonte in carrozza all'inizio dell'estate per fermarsi per alcuni mesi di villeggiatura. Qualcuno sostiene che negli anni Trenta in questa villa si tenne una grande festa alla quale parteciparono molti importanti politici e industriali torinesi dell'epoca.»
«Che forse scelsero quel luogo anche per poter parlare liberamente, lontano dalle orecchie del Regime, dei problemi del paese» osservo. «Come sai Alfa si è occupato anche di streghe. C’è qualche luogo collegato a queste storie?»
«Ma certo» esclama sorridendo la simpatica Wally «qui a Coiromonte abbiamo addirittura un alpe, che porta il nome di “Alpe delle streghe”…»
(continua)
Un parafulmine a forma di ombrello aperto? Curioso!
RispondiEliminaMa i politici fecero sta festa con le streghe?
Chissà...
EliminaVeramente interessante. Scrivi e racconti bene.
RispondiEliminaBuona serata.
Ah stanno arrivando le streghe,
RispondiEliminamiaooooooooo
Tornata in tempo per leggere la nuova puntata! Anche a me sta simpatico il nome Risotta. Ma quante leggende che scopro ogni volta leggendoti!
RispondiEliminaCiao Ottavio!!!
RispondiEliminaChe posti fantastici che stai visitando! Immagino i ragazzini in fuga dalla Risotta... E che, mentre fuggono, gli viene fame!!! ;)
L'ombrellaio pazzo (ma mica tanto) ha fatto erigere una "magione" davvero inquietante. Profuma di mistero e sette segretissime...
Scusa la lunga assenza ma ogni tanto vado in sospensione semi-neuronale! :D
Un abbraccio!
:) :) :)
Anche qui si nota il tocco dello scrittore fantasioso.
RispondiEliminaPaese da non confondere con Cairo Montenotte.
La "Mamìna" non gradiva essere chiamata "Madama"
RispondiEliminaNo? Bene, questa sarebbe una storia interessante da ascoltare...
EliminaSi narra, si racconta ..... forse illazioni, ma di una "strega bianca che volava sopra gli alberi, .... più o meno lungo il percorso che porta da Coiromonte a Gignese, .... a notte fonda ...... dall'Alpe della Laura sarebbe stata vista da diverse persone ..... ma altri dicono che la storia sia stata diversa e che ci fosse una faccenda di interessi e di truffe ....
EliminaInteressante. Sarebbe questa strega la "Mamina"?
Eliminabhé !!!!! ...... non si può mica andare giù così diretti! Perché i vecchi, quelli che non ci sono più, o ce n'è davvero pochi parlavano tacendo e a volte tacevano nel parlare per non dare in chiaro cose sussurrate. Insomma si dice che questa gran signora poi duramente provata dalla sorte, nel suo splendore fosse una vera potenza umana, ma poco tollerante alla critica per cui "Madama" suonava troppo aulico, troppo scopertamente ineggiante alla effettiva posizione di potere che effettivamente aveva ottenuto in un vasto raggio, ma, non andava esibita e il termine pare fosse piuttosto utilizzato da parenti e compaesani invidiosi che lo utilizzavano con una certa cadenza ironizzante. Quanto alla strega bisogna indagare megli. Pezzi di memoria sono ancora viventi
RispondiEliminaora ho capito. Bene, indaghiamo, indaghiamo!
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