Questo è un blog di racconti, leggende, storie raccontate dagli ubriachi nelle osterie e di cialtronesche invenzioni che ruotano attorno al lago d'Orta. Se cercate la Verità, qualunque sia quella che v’illudete di trovare, avete sbagliato indirizzo.
sabato 5 gennaio 2013
Audiostorie
domenica 25 aprile 2010
Vento di libertà - per non dimenticare
Vi ripropongo una Pillola di Mistero scritta per Siamo in Onda esattamente un anno fa.
martedì 8 dicembre 2009
Vento di Libertà
Questo è il video della Pillola di Mistero letta a Siamo in Onda il 25 aprile 2009.
Trovate qui il testo.
martedì 29 settembre 2009
Le letture di una maga
La Maga mi guarda stupita, fermando a mezz’aria la mano con cui reggeva il bollitore.
«A dire il vero no, anche se mi sembra di averne già sentito parlare…»
«Vorrei ben vedere!» sorride e riprende a riempirmi la tisana di liquirizia la tazza. «È lo gnomo più famoso del web. Pensa che è persino sul Faccialibro!»
«Grazie basta così» faccio un cenno con la mano per fermarla. «Non lo sapevo, andrò a chiedergli l’amicizia. Ma da quando gli gnomi frequentano il web? E tu? Quando aprirai un tuo profilo?»
«Lo sai che me la cavo meglio con le erbe che con i computer» scuote i capelli grigi che le cadono sciolti sulle spalle. «Quanto ad Andrea Wise, è una lunga storia. Se vuoi puoi leggerla qui. Me l’ha dato una ragazza dai capelli bianchi che fa la PR e che ho incontrato ad una festa delle fate.»
Apre un cassetto e ne trae un fascicoletto di 116 pagine, rilegato in casa. S’intitola “Avventure sotterranee per gnomi di caverna” e l’autrice è Francesca D’Amato.
«Ma io conosco Francesca!» esclamo. «È la migliore allevatrice di draghi della provincia!»
«E ora ha messo nero su bianco la storia dello gnomo Andrea Wise e di suo nipote Gudrun. Uno gnomo saggio ed intraprendente, Andrea Wise, che ha trovato in Francesca una biografa capace di raccontare le sue avventure e promuovere la sua attività.»
«Lo leggerò volentieri, ma che lavoro fa uno gnomo? Pensavo che vivessero di rendita, con tutti quei tesori…»
«Circolano molte idee sbagliate su di loro» la Maga sorride. «Ad ogni modo Andrea mi ha detto…»
« Cosa vorresti dire con “mi ha detto”? Non è il personaggio di un racconto?»
«Niente affatto, è uno gnomo vero e ho persino una foto che gli ho scattato quando è venuto a trovarmi. Guarda qua…»
Mi mette davanti una foto. E stavolta, di certo, non si tratta di un fotomontaggio. Tuttavia dovrete pazientare fino a domani per poter leggere la recensione del libro che mi ha dato la Maga e vedere la foto. Nel frattempo vi ripropongo la lezione di dragonologia tenuta da Francesca D’Amato a Siamo in Onda.
lunedì 27 luglio 2009
Lingue morte
L'argomento sono le lingue morte, il testo è qua.
giovedì 23 luglio 2009
La spia del lago
Il racconto è anche un affettuoso omaggio ad un famoso giallista italiano ...
Il video della Pillola di Mistero letta a Siamo in Onda il 23 maggio.
domenica 19 luglio 2009
Wolverine in Valle Strona
domenica 14 giugno 2009
L’uomo che lanciava televisori dai ponti
Il Filosofo fissa il suo bicchiere, come per cercare una risposta a questa assurda domanda.
Dalla radio, frattanto, giungono le notte dei Queen, con Freddie che canta in inglese e giapponese “Teo Toriatte”.
When I'm gone
No need to wonder if I ever think of you
The same moon shines
The same wind blows
For both of us,
and time is but a paper moon...
«Forse è il gusto di fare qualcosa di proibito» scuoto la testa. «O mera stupidità. Pensa allo spreco di carburante, all’inquinamento del torrente sottostante, la fatica… quando esiste un servizio di raccolta porta a porta gratuito.»
Be not gone
Though I'm gone
It's just as though I hold the flower that touches you
A new life grows
The blossom knows
There's no one else could warm my heart
as much as you...
Be not gone
Il Filosofo tuttavia non mi ascolta. È perso nella nebbia dei suoi astratti pensieri come sovente gli accade.
Let us cling together as the years go by
Oh my love, my love
In the quiet of the night
Let our candle always burn
Let us never lose the lessons we have learned
«Cosa spinge una ragazza bella, intelligente, sensibile a buttare la sua vita inseguendo un assurdo sogno di celebrità?»
Su Facebook lo status del Filosofo indicherebbe certamente “Relazione complicata”. Su Facebook lo status del Filosofo dovrebbe indicare più propriamente “single” dal momento che da quando lo conosco le sua situazione non è mai cambiata…
Hear my song
Still think of me the way you've come to think of me
The nights grow long
But dreams live on
Just close your pretty eyes and you can be with me...
Dream on
«Cosa rende indelebile nel cuore di un uomo il marchio a fuoco di un amore indimenticabile? Cosa lo spinge al ricordo ostinato? Nonostante tutto?»
Il naso del Filosofo sfiora quasi l’orlo del bicchiere, come se sulla sua schiena fosse seduto il più pesante dei demoni.
When I'm gone
They'd say we're all fools and we don't understand
Oh be strong
Don't turn your heart
You're all
We're all
For all
For always...
Il volto del Filosofo è una maschera di tristezza, come quello di un condannato a morte. Eppure, come un uomo in attesa dell’esecuzione, non riesce a non sperare. in una grazia all’ultimo istante, ad un miracolo, non saprei dire.
Let us cling together as the years go by
Oh my love, my love
In the quiet of the night
Let our candle always burn
Let us never lose the lessons we have learned
E quando rialza la testa, dopo quei lunghi minuti di sofferenza, leggo nei suoi occhi la certezza che il miracolo, un giorno o l’altro, ci sarà.
giovedì 21 maggio 2009
Disfida 5 – Magici incontri ai confini del sogno
La grotta del sogno
La prima pillola di mistero, che parte dal tema "sogno", è ispirata alla famosa leggenda della grotta delle fate, che si aprirebbe ogni cento anni ai piedi della rocca si Angera (VA). Una storia ispirata a questa credenza è stata pubblicata in “Storie e leggende tra due laghi”. Ho voluto trarne anch'io una storia per omaggiare il lavoro di ricerca fatto da chi prima di me si è occupato di leggende e misteri.
Aprì gli occhi all’improvviso. Pensò con sollievo che era stato solo un sogno, ma quando si mise a sedere comprese il suo errore. Ai piedi del letto c’era la borsa. L’aprì con timore: come sapeva era piena di monete d’oro. Si prese la testa tra le mani e pianse, vedendo che non aveva sognato…
Girovagando per i boschi si era trovato, senza sapere bene come, ai piedi della rocca. Aveva trovato un posto delizioso all’ombra, così si era sdraiato per schiacciare un pisolino. Si era appena addormentato quando era stato svegliato da una voce suadente.
«Vieni, entra nella caverna.»
Alzatosi, aveva visto davanti a sé, dove prima c’era solida roccia, una grande apertura. Incuriosito, si era diretto verso la luce che vedeva dinnanzi a sé. Era giunto infine in una sala sotterranea, al centro della quale si trovavano un campanaccio di ferro, una borsa piena di monete d’oro e un letto su cui giaceva una donna addormentata.
«Puoi prendere una sola cosa» disse la voce. «Il campanaccio farà moltiplicare il tuo gregge, la borsa contiene un tesoro inestimabile e sul letto giace la donna più bella del mondo. Questa scelta è data solo ogni cento anni ad un mortale. Scegli con giudizio, se puoi.»
Aveva riflettuto, guardando ora l’uno ora l’altro dei regali che gli venivano offerti. Aveva scartato subito il campanaccio, perché non era un contadino. Aveva guardato a lungo la donna, che dormiva coperta da un lenzuolo, con gli occhi chiusi su un sogno che a lui non era dato vedere. Era stato incerto a lungo, ma alla fine aveva scelto, prendendo la borsa. Con quella ne avrebbe avute mille di donne!
In quel preciso istante il campanaccio aveva suonato e la donna aveva aperto gli occhi. Li aveva visti passare in un istante dalla sorpresa alla speranza e dal desiderio alla delusione. L’ultima impressione rimastagli di quegli occhi bellissimi era il silenzioso rimprovero per aver rinunciato al grande amore della sua vita.
La voce è quella di Marco l'Equi Librista
Le Creature del Piccolo Popolo
Partendo dal tema “Fortuna/sfortuna” questa Pillola di Mistero ci porta ad incontrare delle creature fatate, che secondo le leggende popolano il nostro territorio sfuggendo per lo più il contatto con gli esseri umani. Incontrarli può essere una gran fortuna, se ci rivelano i loro segreti, ma anche un’enorme sfortuna, perché sanno essere dispettosi e crudeli.
Occorre molta fortuna per vederli, ma può essere una maledetta sfortuna incontrarli.
Non hanno ombra, non lasciano tracce sul terreno, possono svanire come fumo o diventare invisibili. Sono permalosi, golosi, dispettosi, ma possono essere anche crudeli e malefici.
Talora li si può vedere sotto forma di fiammelle che danzano nell’aria scura della notte o alla luce del crepuscolo; o anche come vortici di vento che attraversano i campi, mulinando foglie ed erba secca.
Sono i Folletti!
Sono detti anche Creature del Piccolo Popolo e sono divisi in oltre un centinaio di stirpi, con caratteristiche e zone di azione molto differenti.
Ci sono folletti sostanzialmente buoni che possono aiutare nelle faccende domestiche. Altri sono dispettosi e fanno sparire gli oggetti nelle case (con una predilezione per la calza sinistra). Altri sono cattivi e di notte siedono sul petto dei dormienti per provocare incubi angosciosi. Alcuni sono così malvagi che ben pochi di coloro che li hanno incontrati hanno avuto la fortuna di poterlo raccontare.
Farseli amici, in certi casi, è davvero una fortuna. Molti di essi nascondono immensi tesori e possono farli trovare ai loro amici umani.
Non dite, però, che i folletti non esistono. Ogni volta che un umano pronuncia queste parole, infatti, un folletto muore…
La voce è quella di Marco l'Equi Librista
mercoledì 20 maggio 2009
Disfida 4 – Inquietanti incontri
La scelta
Il racconto è ispirato ad una storia ascoltata da un’anziana donna e affronta il tema del “Destino”. L’ambientazione è nel bosco, teatro usuale per le leggende e i racconti misteriosi. Ci sono infatti luoghi, nelle paludi e nei boschi, che è bene attraversare con gli occhi ben aperti. Il finale è, volutamente, aperto. Ci sono scelte che sta a noi compiere, per quanto ignota sia la sorte che ci riservano. E se non sappiamo cosa riserverà il destino, possiamo decidere come affrontarlo.
È il mio amico Filosofo a raccontarmi questa storia.
“Alla metà dell’Ottocento un uomo aveva un alpeggio sul Mottarone. Poiché le bestie erano sorvegliate da un alpigiano, egli preferiva risiedere a Gozzano, salendo all’alpe ogni due giorni. Partiva la mattina presto, ben sapendo che il cavallo ormai conosceva la strada. In questo modo poteva ancora schiacciare un pisolino durante il tragitto.
Anche quella mattina sellò l’animale sbadigliando e partì, addormentandosi poco dopo, come suo solito. Fu svegliato all’improvviso da un nitrito del cavallo. Si trovava nel mezzo di un bosco, in corrispondenza di un incrocio. Stranamente non ricordava di essere mai stato in quel posto prima e anche il cavallo dava segni di nervosismo.
«Sta a te scegliere!»
La voce fece impennare l’animale e rizzare i capelli all’uomo, che si aggrappò alle redini, stringendo le gambe per riprendere il controllo. Da dietro un albero comparve una sagoma scura, che indossava un cappello a cilindro e un vestito nero.
«Cosa scegli?» domandò di nuovo la figura. «Puoi svoltare a destra, proseguire diritto o svoltare a sinistra, ma non puoi più tornare indietro.»
L’uomo guardò allarmato dietro le spalle e vide che il sentiero stava svanendo, inghiottito da una nebbia così scura e minacciosa da fargli accapponare la pelle.
«Sta a te scegliere» ripeté per l’ultima volta l’essere. «Sappi che una strada, non ti è lecito sapere quale, ti consentirà di raggiungere la tua meta; un’altra ti farà trovare un tesoro favoloso; ma guai a te se sceglierai la terza!»
«Cosa mi accadrebbe?» domandò allarmato l’uomo, che era il mio trisavolo.
«Se la prenderai» gridò la figura prima di svanire «sarete maledetti tu e i tuoi discendenti per sette generazioni!»
L’uomo non poteva sapere quale fosse la direzione giusta, ma una cosa sapeva con certezza: se non la meta, poteva decidere il modo. Spronò il cavallo e scelse la sua via, a tutta velocità.
La voce è quella di Marco l’Equi Librista
La pupa e il motore
Il tema è “donne e motori”. La storia è la classica leggenda metropolitana dell’autostoppista fantasma. In questo caso però l’ambientazione è cusiana. Sulla strada che da Arona conduce al lago d’Orta esiste una palude, la famigerata palude di Invorio. E poco distante c’è un piccolo cimitero, ai piedi dell’antica chiesetta di San martino d’Ingravo. Qui, in tempi antichi sorgeva un paese, Ingravo, scomparso misteriosamente nel nulla.
Stavo salendo sulla mia nuova Porsche, fuori dal solito bar di Arona, quando la vidi. Una pupa di quelle che ti lasciano a bocca aperta. Carrozzeria da urlo, accessoriata al punto giusto, sguardo smarrito.
«Puoi darmi un passaggio?» mi chiede «Dovrei tornare a casa…»
«Ti porto anche in Paradiso, se vuoi!» le rispondo.
La faccio salire, aprendole la portiera. Un po’ di cavalleria non guasta per creare la giusta atmosfera. Le chiedo dove abita.
«A Bolzano» mi risponde con un filo di voce.
Sfodero uno dei miei sorrisi scioglicuore, ingrano la marcia e parto sgommando.
Mentre i fari squarciano le tenebre davanti a noi, inizio ad accordare le distanze tra di noi. Il motore è la musica che fa da sottofondo al canto delle mie parole, che la carezzano gentilmente, tessendo attorno all’uccellino una rete da cui non potrà fuggire. La vedo giocherellare con una ciocca di capelli, segno inequivocabile che le mie parole stanno centrando il bersaglio.
Stiamo uscendo da Invorio quando parla nuovamente.
«Voi uomini avete parole dolci, ma i vostri gesti, poi, ci feriscono…»
Rimango un po’ sorpreso da quelle parole, ma non mi scoraggio. Se fosse mia abitudine fermarmi alle prime difficoltà non avrei il carniere pieno di prede.
Mentre infilo le curve lungo la palude assesto i colpi definitivi, dicendo quelle parole a cui nessuna donna potrà mai resistere. Quando imbocco la salita, dopo il ponte sull’Agogna, sono certo di averla in pugno.
«Fermati qui» mi dice, infatti, poco dopo l’ultima curva.
«Davanti al cimitero?» domando ironico.
«Sono arrivata. Non vuoi scendere da me?»
In quel momento sento un brivido gelato. Mi volto verso di lei, ma non vedo nessuno.
Il giorno successivo ho dovuto far cambiare il sedile della macchina…
La voce è sempre quella di Marco l’Equi Librista
martedì 19 maggio 2009
Disfida 3 – Luoghi inquietanti
Bambole
Una Pillola di Mistero che si muove sul tema “bambole” ripercorrendo la storia di queste creature dalle sembianze umane, talora molto inquietanti. La presenza di un “Museo della bambola” nella rocca di Angera rappresenta il collegamento con il nostro territorio. Una presenza discreta, ma non per questo meno, sottilmente, preoccupante, se si pensa all’esercito di bambole ivi asserragliato.
Sono belle, bellissime, e sanno di esserlo. Hanno il sorriso crudele di chi sa di essere ammirata, ma intoccabile. Le accogliamo nelle nostre case per divertire i nostri figli. Se ne stanno lì a fissarci con occhi immobili che non ci perdono mai di vista. Ci osservano di giorno, ma soprattutto di notte. Vegliano su di noi o forse ci sorvegliano attendendo solo il momento giusto.
Le bambole sono antiche quanto la nostra specie. Erano già con noi nelle caverne. Gli Egizi, i Greci e i Romani le costruivano per le loro bambine. Anche gli antichi druidi costruivano enormi bambole, o fantocci, di vimini. Poi li riempivano di esseri umani e appiccavano il fuoco per propiziarsi la sorte.
C’è chi sospetta che mentre dormiamo esse possano prendere vita e aggirarsi attorno a noi nell’oscurità. Nessuno, tuttavia, è mai riuscito a sorprenderne una mentre lo faceva. Forse per questo le bambole sono usate dalle streghe per i loro crudeli riti. Si crede infatti che gli spiriti inquieti possano trovare dimora in esse, in attesa di poter passare in un corpo più accogliente.
Ci sono molte case piene di bambole, ma nessuna è pari alla Rocca di Angera. C’è un intero esercito schierato lì dentro, come in attesa di un burattinaio che impartisca l’ordine di mettersi in marcia. Se amate le bambole vi consiglio di visitare questo museo. Solamente, non fatelo dopo la mezzanotte…
La voce in questo caso è quella di Fulvio Julita.
La farina del Diavolo
Ci sono luoghi, paesi, nazioni per il cui possesso gli uomini sono disposti ad ingannare, rubare o uccidere e persino ricorrere ad alleati che sarebbe meglio non invocare. La brama sfrenata di denaro, potere e sesso è la farina che macina perennemente il mulino infernale. La farina del diavolo, tuttavia, va in crusca e il patto col demonio porta alla rovina chi lo sottoscrive. Insomma, cibarsene nuoce gravemente alla salute… dell’anima.
Sulle colline attorno al lago esiste un mulino di cui non vi dirò il nome, perché troppo sfortunata è la memoria di quel luogo.
Il mulino era uno dei più belli e ricchi della zona. Ci viveva un mugnaio che aveva due figli. Alla sua morte lasciò il mulino al figlio maggiore, mentre il minore fu mandato in convento, così da lasciare indivisa la proprietà. Il ragazzo però non ne voleva sapere della vita monastica. Si era anzi messo in testa che il mulino dovesse essere suo a tutti i costi. Per una questione di principio prima ancora che di interesse.
Una volta adulto gettò la tonaca alle ortiche. Tutti pensavano che presto la fame l’avrebbe spinto a ritornare tra i frati, invece l’uomo cominciò subito a spendere soldi a destra e a manca. Nessuno sapeva come facesse e da dove li prendesse, ma più spendeva e più pareva averne. Col denaro conquistò rapidamente una notevole influenza e riuscì a farsi eleggere a varie cariche. Ricchezza e potere gli attrassero, naturalmente, molte donne.
Fu allora che cominciarono a circolare strane voci. Alcune delle donne che l’avevano frequentato ebbero strani incidenti. Alcune impazzirono. Altre raccontarono di cose misteriose e terribili che avevano visto nella sua casa.
Nessuno tuttavia prestò fede a queste dicerie, finché il fratello maggiore morì improvvisamente. Chi vide il suo cadavere giurò che sul suo volto c’era un’espressione di terrore assoluto.
Il mulino passò al fratello minore, che poteva finalmente coronare il suo sogno. Proprio allora, però, come per magia, tutta la sua fortuna svanì. Perse rapidamente tutti i soldi e i creditori divennero numerosi.
Infine la donna che viveva con lui venne trovata morta in un bosco, orribilmente assassinata. Il giudice ordinò di arrestare l’uomo. Quando le guardie andarono per prenderlo, lo sentirono urlare da dentro il mulino: «Mi hai ingannato, maledetto!»
Allora sfondarono la porta ed entrarono, ma trovarono solo il suo cadavere penzolante da una corda.
La voce è quella di Marco l’Equi Librista.
domenica 17 maggio 2009
Disfida 1 - Oscurità
Occhi gialli nell'oscurità.
Ho voluto raccontare questa storia, che mette insieme vicende vissute, racconti d'osteria e paure ancestrali.
E' la paura del buio e del timore verso i preti, custodi di un potere vissuto come incomprensibile ed esoterico, a costituire la base del racconto. Si credeva infatti che i preti potessero "fare la fisica" trasformandosi in animali o agendo sulle cose.
In questo caso la forza dell'amore e della giovinezza si rivelano più forti di qualsiasi ostacolo.
Il tema della puntata era "occhi".
Era un giovane coraggioso; uno di quelli che non avevano paura a camminare di notte, nelle tenebre. E poi aveva ottime ragioni per salire fino all’alpe: c’era la sua morosa lassù e aveva voglia di vederla per fare all’amore con lei.
Camminava veloce, risalendo il sentiero come un salmone un torrente. Niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo, nemmeno il diavolo in persona.
Forse questo l’aveva pure detto all’osteria, bevendo l’ultimo bicchiere prima di mettersi in cammino. O forse qualcuno del paese aveva deciso che quel ragazzo di fuori non doveva venire a parlare con una di loro, ma temendo di affrontarlo di persona aveva deciso di chiedere aiuto a qualcuno in grado di evocare un pauroso potere…
Sia come sia, nelle tenebre iniziò a vedere due occhi gialli che lo fissavano, in mezzo alla strada. Rallentò il passo: dalla nera sagoma del cane cominciò a provenire un ringhiare sordo. Avanzò e la bestia indietreggiò, ringhiando più forte. Faceva alcuni passi indietro, ma poi ringhiava più forte di prima, con l’aria di volergli saltare alla gola.
Allora il giovane, che temeva di arrivare tardi e trovare tutti ormai a letto e la morosa sotto le coperte a piangere, si arrabbiò così tanto che con pochi salti fu davanti al cane e gli sferrò un calcio così forte che lo fece guaire. La bestia fuggì zoppicando e gemendo, svanendo nelle tenebre.
Il giorno dopo il giovane seppe che il prete aveva un braccio rotto.
L'armata delle tenebre
Il racconto prende spunto da un fatto raccontatomi da mio zio, una tempesta di fulmini che si abbatte sulle collini del lago d'Orta. Ho voluto immaginare che, nel bel mezzo di una simile tempesta tempesta, qualcuno bussi alla porta...
La leggenda di Hellequin e dell'armata di morit che lo seguirebbe ha origini molto antiche.
Si ritiene che affondino nei miti scandinavi, quando il dio Odino mandava le Valchirie, sotto forma di corvi, a raccogliere le anime dei valorosi morti sui campi di battaglia.
Di una dea corvo che esalta il valore dei guerrieri si parla però anche nei miti celtici, a proposito della dea Morrigan, il "Corvo della battaglia", dea splendida e terrificante, che incita gli uomini all'odio in battaglia, ma anche al furore sessuale.
Il tema della puntata di Siamo in Onda era "Paura".
Il vecchio guardò fuori dalla finestra. Di solito non aveva paura dei tuoni, ma quello non era un normale temporale. Sulle montagne tra il Cusio e la Valsesia c’era un’autentica tempesta di fulmini, che illuminava a giorno il cielo. Il cane, suo unico compagno in quel paese deserto era scomparso, lasciandolo solo sotto il rombo continuo dei tuoni.
Quel rumore gli ricordava la guerra. Per questo, forse, si fece viva invece quell’antica ferita. Una bella fortuna, gli avevano detto i dottori, all’epoca. La fortuna di essere l’unico sopravvissuto all’esplosione di quella maledetta granata che aveva disintegrato i suoi ragazzi.
Fu allora che iniziò a vederli. All’inizio gli erano parsi alberi agitati dal vento ma ora distingueva gli stendardi sotto i quali avanzavano. Entrarono lentamente nel giardino, fino a circondare la casa. Con un brivido di paura vide dragoni e ussari, legionari romani e samurai giapponesi, giannizzeri turchi e opliti spartani, picchieri svizzeri e lanzi tedeschi, cavalieri teutonici e arcieri inglesi... I valorosi di tutte le epoche, fianco a fianco, coi volti d’un pallore cadaverico lo fissavano con orbite vuote.
Li guidava, su un cavallo nero come la notte, un gigante dagli abiti variopinti, con un cappellaccio in testa e una vistosa benda su un occhio. Sulle sue spalle stavano appollaiati due corvi e ai suo fianchi cavalcavano due valchirie.
Bussarono alla porta.
«Hellequin, il gran condottiero dell’Armata dei Morti è qui per te!»
Il vecchio non aveva più paura ora. Corse in soffitta, aprì il baule, indossò l’uniforme e cinse la sciabola da ufficiale. Infine apri la porta, per unirsi a loro.
La voce è ancora quella di Marco l'Equi Librista.
lunedì 20 aprile 2009
Bambole
Bambole: belle, bellissime, ma molto molto inquietanti...
Pillola di Mistero letta a Siamo in Onda il 28 febbraio 2009.
lunedì 6 aprile 2009
La Maria del sasso
Ci fu, anche per la Riviera d’Orta, un tempo di ferro e sangue, d’amore e morte. Quel tempo fu il secolo Decimosesto. Secolo tragico quanti altri mai per le invasioni degli eserciti in lotta per sottomettere al dominio straniero un’Italia dilaniata dalle discordie intestine.
Il video della Pillola di mistero letta il 14 febbraio a Siamo in Onda.
martedì 24 marzo 2009
La spia del lago 6. Parte 2: Mona Lisa
giovedì 12 marzo 2009
venerdì 26 dicembre 2008
giovedì 25 dicembre 2008
Buon Natale! Enya
mercoledì 17 dicembre 2008
L'armata delle tenebre
Questa è la versione video della Pillola di Mistero (qui trovate il testo) letta da Marco l'Equi Librista a Siamo in Onda il 1 novembre 2008.
lunedì 24 novembre 2008
La guardia sul colle
Ecco la Pillola di Mistero trasmessa a Siamo in Onda il 25 ottobre scorso.
Il tema era quello della fedeltà.
In questo caso vediamo una sentinella tenacemente attaccata al proprio giuramento, sorvegliare in eterno il Colle della Guardia, a Bugnate, sopra Gozzano.
Seguendo questo link potrete trovare il testo della storia.
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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.