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sabato 5 gennaio 2013

Audiostorie




Tra il 2010 e il 2012, per la quarta e la quinta stagione della trasmissione Siamo in Onda, ho scritto alcune delle Storie di Siamo in Onda. Potete ascoltarle cliccando sul titolo.


Ci sono storie che prendono il lettore per mano e lo accompagnano lungo percorsi tortuosi, spingendolo verso ripide discese per poi riafferrarlo bruscamente, un attimo prima del precipizio. La storia che vi stiamo per raccontare è una di queste. E nell'ascoltarla qualcuno di voi sarà così bravo da individuare parecchi riferimenti mitologici.
Voce narrante: Fulvio Julita
 


Denaro, sesso, potere: gli ingredienti della vicenda che vi stiamo per raccontare s’incastrano uno nell’altro in maniera tanto precisa da dare forma ad una perfetta storia di fantasia. Eppure qualche piccolo dubbio continuerà a bussare alla vostra mente. E se fosse tutto vero?
Voci narranti di Fulvio Julita, Rossana Girotto e Fabio Giusti


Per chi tra voi soffre di nostalgia - la nostalgia dei tempi andati - abbiamo una storia che si ispira ad una vicenda ascoltata dalle parti di Madonna del Sasso, sul lago d’Orta. 
Voce narrante William Facchinetti Kerdudo.


Sfogliando le pagine di antichi libri di magia potreste scoprire tante cose sul conto dei draghi: chi sono, come vivono e soprattutto come liberarsi di loro. Ce n’è uno in particolare di cui dovreste avere paura. È il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fabio Giusti


Dai secoli più bui del medioevo ecco un’antica leggenda rivisitata da Andrea Del Duca. È una storia che ci parla della nascita di un misterioso alfabeto, usato dai popoli germanici per la scrittura. E per oscuri rituali di magia. 
Voci narranti di Laura Cafici e Fabio Giusti


Se un insistente ronzio da qualche tempo assedia la vostra mente, avete due possibilità: ignorarlo oppure cercarne la causa. In ogni caso ciò che vi aspetta non sarà molto diverso da quanto è successo al protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fulvio Julita



Hidebehind – o Nascondidietro, come potremmo tradurre il suo nome – è una creatura misteriosa, un animale leggendario, un mostro, che inquieta il sonno di generazioni di americani, compreso quello di un uomo, un emigrante italiano, in fuga dal proprio passato. Quell’uomo è il protagonista della storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fulvio Julita


La storia che vi stiamo per raccontare è un viaggio indietro nel tempo, in un epoca in cui scienza e magia erano una sola materia. O così almeno pensava la gente. E in quell’epoca tanto remota, se aveste chiesto alla gente chi fosse il più grande mago della regione, vi avrebbero indicato tutti lo stesso uomo: Mastro Girolamo.
Voce narrante di Fabio Giusti


L'incontro tra due culture molto diverse è sempre problematico. Ma cosa succede quando ad incontrarsi sono mondi diversi? Scopritelo nella storia che vi stiamo per raccontare.
Voce narrante di Fulvio Julita 



giovedì 2 agosto 2012

Credevamo foste nostri amici: l'audiostoria


L'incontro tra due culture molto diverse è sempre problematico. Ma cosa succede quando ad incontrarsi sono mondi diversi? Scopritelo in questa audiostoria raccontata dalla voce di Fulvio Julita.

Vi ricordo che le Storie si Siamo in Onda sono disponibili in podcast.

Questa è stata scritta per il tema "alieno"

lunedì 4 giugno 2012

Parole al vento a Stresa

C'è una nuova opportunità per ascoltare le Storie di Siamo in Onda dal vivo. Sabato 9 giugno alle 20.30 a Stresa (Vb), nella Palazzina Liberty sul lungolago, alcuni autori saranno ospiti della Città di Stresa - servizio cultura Biblioteca Civica "A. Zapelloni".

Sarà presentato "PAROLE AL VENTO - Le più belle storie di Siamo in Onda, il salotto di Puntoradio", il libro di racconti edito a favore di AGBD Arona - Associazione Genitori Bambini Down.
Sarà presente Cristina Medina, della Compagnia Teatrale La Corte dei Miracoli, a dare voce alle storie. E poi la musica di Toni Veronesi, cantautore dialettale della vecchia Milano.
L'ingresso è gratuito.

Continuate a seguirci, amici, a consigliare il nostro podcast e magari lasciate un commento nell'iTunes Store.
Ecco l'indirizzo: il PODCAST delle STORIE

Bastano due minuti e aumenterebbe la visibilità di ciò che facciamo. Grazie!

E se ancora non l'avete fatto, potete anche diventare fan della nostra PAGINA FACEBOOK

mercoledì 30 maggio 2012

Sono soddisfazioni


Se una sera di primavera un viaggiatore del web passasse da iTunes vedrebbe la schermata sopra riportata. 

Questo per dire che la redazione delle Storie di Siamo in Onda, i suoi autori e tutto il programma hanno motivo di essere soddisfatti.

mercoledì 23 maggio 2012

La pietra filosofale




La storia che vi stiamo per raccontare è un viaggio indietro nel tempo, in un epoca in cui scienza e magia erano una sola materia. O così almeno pensava la gente. E in quell’epoca tanto remota, se aveste chiesto alla gente chi fosse il più grande mago della regione, vi avrebbero indicato tutti lo stesso uomo: Mastro Girolamo.

Mastro Girolamo era di gran lunga il miglior mago di tutta la regione. Anzi, c’erano ottime ragioni per sostenere, senza falsa modestia, che nella conoscenza di matematica, astrologia, medicina, fisica e alchimia non avesse pari in tutta Europa. E per conoscere la sorte, o guarire dai loro mali, principi e sovrani erano disposti a coprirlo d’oro.
Mastro Girolamo però non cercava la ricchezza. In libri polverosi di una sapienza antica aveva scoperto l’esistenza di una pietra dotata di tre grandi poteri.
Il primo era la possibilità di trasmutare in oro i metalli vili. Ma come abbiamo già detto a Mastro Girolamo non interessava la ricchezza.
Il secondo era quello di produrre la panacea, un elisir capace di curare ogni malattia. Questa era cosa buona ai suoi occhi, ma egli aspirava al terzo potere: la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male.
Mastro Girolamo, insomma, credeva che mediante questa pietra filosofale avrebbe scoperto il segreto della felicità. Per questo mise ogni sua energia nella ricerca. Trascorreva giorno e notte, dimentico del tempo, degli amici e della famiglia, chiuso nel suo laboratorio ad elaborare nuove formule, ma il segreto della pietra restava irrisolto.
Quando la moglie morì di crepacuore si maledì per non aver ancora trovato la pietra con cui avrebbe potuto curarla.
Passarono gli anni e, un nero giorno in cui se ne stava chino sugli alambicchi, giunse un servo a dirgli che suo figlio era stato arrestato e condannato a morte. Gridando ad alta voce contro la sorte avversa, Mastro Girolamo diede fondo alle sue ricchezze per pagare inutili avvocati. Quando la sentenza fu eseguita pianse perché, se avesse scoperto la pietra, avrebbe potuto prevedere la disgrazia.
Tempo dopo l’altro figlio, oppresso dai debiti, gli fece causa. Dicendo che il padre era impazzito pretendeva il suo patrimonio.
Quest’ultimo dolore spezzò la fibra di Mastro Girolamo.
Nei suoi deliri di moribondo stringeva la pietra filosofale; ma i suoi occhi ciechi non vedevano che era la mano di sua figlia. L’unica a essergli rimasta ancora accanto.

Questa è una delle Storie di Siamo in Onda il salotto radiofonico di Puntoradio


lunedì 21 maggio 2012

Credevamo foste nostri amici





Arrivaste in un giorno di festa e questo per molti di noi fu un segno fortunato. Portavate parole e gesti di pace e regali per grandi e piccini. Ci mostraste cose che non avremmo mai immaginato potessero esistere e noi insegnammo a voi ciò che pensavamo potesse esservi utile.
Dopo l'incontro i nostri leader facevano a gara per potersi mostrare in vostra compagnia e tutti noi eravamo contenti di non essere più soli nell'Universo. Del resto da tempo i nostri scienziati ci avevano avvertito che ciò non era statisticamente possibile. Che il Cosmo è pieno di vita e che era la nostra religione a sbagliare, su questo punto.

Poi avvenne l'incidente. Nessuno ricorda esattamente cosa accadde. Forse ci fu una parola di troppo o un malinteso. Non è facile del resto intendersi quando si è così diversi. Di certo bastò poco, un'incomprensione, una provocazione, un pretesto forse, per far precipitare la situazione.
Dalle parole si passò ai fatti con una rapidità che avrebbe meritato ben altra causa. Fu allora che ci attaccaste. Dal cielo, dalla terra e dal mare ci assaliste con armi crudeli.
Così ovunque è divampata la guerra e non esiste più un luogo, né nel mare, né sulla terra, né in cielo che possa dirsi sicuro.
Abbiamo sperimentato una violenza che non avevamo mai conosciuto prima. Tutto ciò che conoscevo, la nostra cultura antichissima, la saggezza dei nostri vecchi, la spensierata allegria dei giovani, la nostra soave poesia, i paesaggi incantati, le graziose cittadine sul lago non esistono più. Ora attorno a me vedo solo rovina e morte.

Ho visto amici e parenti uccisi, senza che ci fosse pietà né per l'età né per il sesso. Ho visto corpi coi tentacoli mutilati ed entrambe le teste decapitate. Vi ho visti ridere, oltraggiare i cadaveri e staccarne macabri trofei.
E ho compreso che non esiste, nell'intero universo, specie più malvagia e pericolosa di voi, che venite dal pianeta Terra e vi fate chiamare Umani.


Questa è una delle Storie di Siamo in Onda scritta per Puntoradio da www.illagodeimisteri.it

lunedì 2 aprile 2012

Rumore di piedi dietro di me

Questa è una delle Storie di Siamo in Onda, scritta per la trasmissione dall'autore di questo blog. Una storia ambientata lontano, in un altro continente, ma che ha come protagonista un emigrante, uno dei tanti che lasciarono il Cusio per cercare fortuna altrove. Un emigrante molto particolare, occorre dirlo subito, e abbastanza inquietante, a bene vedere. Buona lettura.





Per ascoltare l'audiostoria clicca su questo link



Ecco. L’ho sentito di nuovo! Un rumore dietro di me... Lo so, mi hai già detto più volte che non c’è nessuno! Il tuo guaio però è che ci senti male! È sempre stato così. Fin da piccolo io sentivo le voci, mentre tu non ci riuscivi.
E non è il tuo unico difetto. Non hai mai creduto in me e nei miei sogni. Quando ti ho proposto di venire in America per trovare l’oro mi hai risposto che quasi tutti quelli che lo cercano finiscono per perdere se stessi.
Alla fine però ti sei rassegnato, anche perché del resto nella casa sul lago non potevamo restare. Non dopo quello che è successo a quelle due ragazze. Lo so, hai sempre ragione, mi avevi detto di lasciarle stare, ma è acqua passata, ormai.
Comunque, sei venuto, è vero, ma ti sei messo d’accordo con tutta quella gente, per cercare di mettermi paura con quelle storie di indiani che ammazzano la gente e di quelle strane creature dei boschi, come il Sasquatch, l’Uomo Selvaggio dai grandi piedi.
Io sono andato avanti e tu sempre dietro a lamentarti, finché a furia di evocarli hai fatto arrivare davvero uno di questi mostri.
Ricordo che a parlarmene la prima volta fu quel vecchio al saloon, quello che raccontava di aver trovato una pepita gigantesca e di averla persa per sfuggire al Nascondidietro. Come ridevano quegli stupidi e gli davano del pazzo. Invece nei suoi occhi brillava la luce di chi ha la vista lunga.
Diceva che il Nascondidietro è velocissimo, così riesce sempre a starti alle spalle. Tu senti un rumore alle tue spalle, ti giri di scatto, ma lui… zac! si è già messo dietro di te. Fa sempre così con le sue vittime. Dapprima è lontano, ma giorno dopo giorno si avvicina in cerchi sempre più stretti, fino a quando riesce a morderle sul collo.
Ma io ho trovato il modo per impedire al Nascondidietro di succhiarci il sangue. Lo so, me l’avevi detto. Avremmo dovuto andarcene prima. Ma sono davvero stanco di doverti sempre dare ragione. E anche di averti sempre tra i piedi. Non mi dirai più nulla, finalmente, dopo che ti avrò infilato la testa dentro questo cappio. E il Nascondidietro resterà senza pranzo.

lunedì 31 ottobre 2011

Il ronzio

Tutto cominciò con un leggero ronzio.


Cercai a lungo di individuare l’origine di quel rumore sempre più insistente e molesto. Spostai gli armadi e frugai ovunque. Inutilmente. Non c’erano né mosche né altre forme di vita nella mia casa.


Dedussi pertanto che il rumore non proveniva dall’esterno, ma dall’interno del mio corpo. Consultai subito i migliori specialisti, che presero molto seriamente il mio caso. Mi sottoposero a visite, ecografie e ogni sorta di esami, ma non trovarono niente di anomalo. Il mio corpo era perfettamente sano, dicevano i medici. Così attribuirono la causa allo stress e mi consigliarono una lunga vacanza.


Partii per un lungo viaggio, correndo dal mare alla montagna, dai laghi alle isole tropicali. Ma sulle nevi scintillanti come sulle spiagge assolate dei tropici il ronzio continuava. Anzi, ero certo che l’intensità aumentasse un poco ogni giorno.


Temendo allora che il problema fosse nella mia testa, mi risolsi ad andare dai migliori psichiatri. Anch’essi tuttavia non trovarono nulla di anomalo. Ma poiché il ronzio non cessava, né di giorno né di notte, mi prescrissero una lunga lista di psicofarmaci. Caddi in preda agli incubi e all’ansia, mentre il rumore cresceva.
Capii allora che non era di pillole che avevo bisogno e le buttai via. Con evidenza lampante avevo compreso, infine, qual era la vera causa del ronzio: dentro la mia testa e dentro il mio corpo, c’era qualcosa di alato che cercava di aprirsi un varco per uscire.


Così alla fine glielo concessi, ma non chiedetemi come, perché non ha più importanza ormai.


Avevo sentito dire che l’anima è come una farfalla che alla nostra morte spiega le sue ali multicolori per volare leggera nel cielo.
Ora so che certe anime, come la mia, sono invece come neri insetti ronzanti. E il loro destino è dibattersi senza speranza nell’inesorabile tela del Signore delle mosche.








Questa storia è stata scritta per il programma Siamo in Onda su Puntoradio. L'audio racconto  trasmesso dalla radio sarà scaricabile in podcast da questo link.


www.illagodeimisteri.it

mercoledì 1 giugno 2011

Il signore delle rune

I Longobardi provenivano dalla Scandinavia, attraverso un viaggio lungo secoli. Quando si insediarono in Italia portarno con loro molte delle leggende dei popoli del nord.
Dai secoli più bui del medioevo ecco a voi una storia che parla della nascita di un misterioso alfabeto, usato dai popoli germanici per la scrittura. E per oscuri rituali di magia. 
Una storia scritta per Siamo in Onda, l'ultima di questa stagione, trasmessa sabato scorso. Viene pubblicata oggi, di mercoledì, non a caso, perché questo è il giorno di Odino, il signore delle rune.

In una fredda sera d’autunno del anno nono del regno di Ròtari, re dei Longobardi, uno sconosciuto bussò alla mia porta, chiedendo ospitalità per la notte. Gli offrii del fuoco e del vino caldo, perché mi era stato insegnato che talora, dietro il misero aspetto di un pellegrino, può nascondersi Odino, il dio viandante.
Il vecchio, il cui volto era nascosto dall’ombra di un largo cappello, svuotò il boccale e cominciò a cantare versi antichi. Davanti a noi, che ascoltavamo incantati le sue parole, prendeva forma il grande albero dell’universo, che regge i nove mondi che formano il cosmo e in cui dimorano gli dei e i giganti, gli elfi oscuri e i nani, i viventi e i morti.
Poiché le sue parole avevano acceso in me una folle sete di conoscenza pregai il nostro ospite, in nome di Odino, il dio della poesia, di cantare come il dio avesse scoperto il segreto delle rune. Ed egli, fissandomi con un unico profondo occhio, cominciò a narrare una storia antica come il mondo.

«A lungo indagai il mistero delle rune, senza riuscire a penetrarlo. Alla fine compresi che solo elevando un degno sacrificio al dio della magia avrei potuto colmare la mia ignoranza. Allora io, Odino, sacrificai me stesso ad Odino.
Per nove giorni e nove notti, ferito da un colpo di lancia, rimasi appeso all’albero della conoscenza, sferzato da venti impetuosi. E nessuno si accostò per placare la mia sete. Infine guardai verso le radici del grande albero e chiamai le rune.
Fèhu, Urùz, Thùrisaz, Ansùz, Ràido, Kàunan… una ad una le chiamai, fino all’ultima, Dàgaz. E una ad una salirono a me, lettere chiare, lettere grandi, lettere possenti, finché m’impadronii del loro segreto.»

A quelle parole riconobbi nel mio ospite lo stesso Odino. E fui afferrata dalla paura. Lottai con me stessa, come per destarmi da un mostruoso incubo in una notte senza speranza. Infine, aprii lentamente gli occhi sull’orrore che mi circondava.
E vidi accanto a me i corpi dei miei figli e delle mie figlie che con le mie stesse mani avevo immolato a Odino, il dio della magia, che solo a carissimo prezzo concede la conoscenza alle sue incantatrici.

sabato 30 aprile 2011

Il signore del Caos

Ci sono libri che sarebbe stato bene non leggere.
Ci sono porte che sarebbe stato bene non aprire.
Ci sono esseri che sarebbe stato bene non incontrare.

Ma, disgraziatamente, eravamo troppo distratti per rendercene conto.


Ecco a voi "il signore del Caos", una nuova "Pillola di mistero" scritta per "Le storie di Siamo in Onda".


Nessuno sa come sia stato possibile. Tutti erano convinti che i draghi fossero stati distrutti e che della loro razza si fosse perso il seme. Ma evidentemente si sbagliavano. 
Da qualche parte, mentre gli uomini banchettavano e ridevano, un uovo covato nell’odio, nell’avidità e nella brama di vendetta si andava lentamente sviluppando. E un giorno, all’insaputa di tutti, il drago sorse. Ma anche allora nessuno se ne accorse. Forse perché ancora non era così potente da colpire, o forse solamente perché viveva in un paese lontano. La sua esistenza divenne manifesta solo quando, dopo giorni, mesi o anni – che importa ormai? – il drago colpì. 
Chiedete alla gente: nessuno ricorda quando strisciò fuori dall’uovo e levò il suo grido per la prima volta, ma ciascuno potrà dirvi dove si trovava nel giorno e nell’ora in cui l’attacco ebbe inizio.
Ho tentato, credetemi, di descrivere la forma del drago perché vi fosse di aiuto, ma l’oscena asimmetria di quel corpo, su cui lo sguardo slitta senza riuscire a trovare un punto di equilibrio, ha reso vani gli sforzi della mia penna.
D’altronde, come ho scoperto nelle mie notti tormentate passate a sfogliare antichi testi polverosi, Ismarroth non è un semplice drago. Creature queste di poco superiori alle bestie, che passano i sessantacinque sessantaseiesimi della loro esistenza in letargo e quando si svegliano si dedicano all’abigeato o al rapimento di vergini.
Ismarroth il Dragone, la cui voce è soave come il belato di un agnello e consolante come quella di una madre, è il signore del Caos e il suo cuore è nero come l’Abisso.
Vi confesso che quando lessi il nome di Ismarroth nel Libro degli Eterni disperai di poter salvare il mio mondo dalla sua furia e la mia fede tremò come la fiamma di una candela scossa da un vento gelido.
Infine, quando tutto ormai sembrava perduto, scoprii in un armadio chiuso da sette sigilli un libro, in cui era descritto il modo per liberarci da lui.
Richiusi il portale alle sue spalle non appena lo vidi precipitare come una folgore sul vostro mondo.
Perdonatemi per quello che vi ho fatto, se potete.

lunedì 7 febbraio 2011

Il fuoco nel bosco





Quanto erano felici i tempi della mia nonna!
Gli uomini a quaranta ne dimostravano cinquanta, le donne a trenta sessanta, e di rado qualcuno arrivava ai settanta, ma i vecchi erano rispettati ai tempi della mia nonna!
I mariti battevano le mogli, le madri bacchettavano i figli, i fratelli maggiori picchiavano i più piccoli e tutti bastonavano i cani, insomma, nessuno si annoiava ai tempi della mia nonna!
E poi c’era la Fisica. La mia nonna lo ripeteva sempre: “Bisogna portare rispetto al parroco, perché coi suoi libri può farti la Fisica!”

sabato 15 gennaio 2011

L’Imperatore allo specchio




Denaro, sesso, potere: gli ingredienti della vicenda che vi stiamo per raccontare s’incastrano uno nell’altro in maniera tanto precisa da dare forma ad una perfetta storia di fantasia. Eppure qualche piccolo dubbio continuerà a bussare alla vostra mente. E se fosse tutto vero?
Voci narranti di Fulvio Julita, Rossana Girotto e Fabio Giusti

In un’antica villa sul lago, circondato da donne bellissime e ossequiosi cortigiani, viveva un uomo solo. Lo chiamavano Imperatore, per via delle immense ricchezze e del potere accumulato. Nessuno conosceva l’origine di quella fortuna nata dal nulla e costruita negli anni sommando e moltiplicando gli affari.
Naturalmente andava crescendo anche il numero dei suoi nemici, perché ricchezza e uso spregiudicato del potere lastricano di pietre tombali la strada del successo. Dettagli ininfluenti, ad ogni modo, perché niente e nessuno poteva contendere con l’Imperatore.
Finché non accadde un incidente che sulle prime sembrò un fatto banale, come la rottura di uno specchio durante uno scatto d’ira. Nessuno ebbe niente da obiettare nemmeno quando fu ordinato di rimuovere dalle stanze della casa tutti gli specchi e di chiuderli dentro una soffitta inaccessibile. Da quel giorno nessuno della servitù o degli ospiti poté portare specchi nella casa. Nemmeno le ragazze che si alternavano ogni sera e dovevano aprire la borsa per verificare che non vi fossero accessori riflettenti. Sarebbe stata davvero una seccatura per loro, se non ci fosse stato un regalino aggiuntivo a compensare quel lieve disagio.
Un anno dopo nel suo studio entrò una ragazza nuova. Bellissima e mai vista prima. L’Imperatore cominciò immediatamente la commedia galante di cui era maestro. Un repertorio di lusinghe e promesse che terminò su un divanetto accanto al camino. La ragazza lo fissò con occhi neri, così profondi da far venire le vertigini.
«Lei è bravo a promettere, ma lo è altrettanto a mantenere? Non dica nulla: voglio raccontarle una storia accaduta molto tempo fa. Un ragazzo ambizioso fece un patto. Gli furono promessi soldi, potere e sesso in cambio della sua immagine nello specchio. Un costo irrisorio, e da pagare dopo quaranta anni. Ricorda, Imperatore? Ma Lui le mentì – è la sua natura del resto – perché quella che si riflette negli specchi non è una semplice immagine, ma è l’anima. Lui è già venuto e ha preso la sua parte. Ora a me spetta l’involucro.»
L’Imperatore sfoderò uno dei suoi sorrisi.
«Credo che potremo fare un accordo…»

sabato 6 novembre 2010

Il re del Labirinto


C’era una volta il potente re di un’isola che, per superbia o errore, offese il dio del mare. Per vendetta un toro invincibile fu scagliato nel mezzo del suo regno e solo con grande fatica un eroe riuscì a catturarlo e trascinarlo lontano… ma questa è un’altra storia.

La regina dell’isola, infiammata d’insana passione per il toro, concepì un figlio e partorì un essere metà uomo e metà toro che si cibava di carne umana. Il re chiamò il suo migliore architetto che costruì una prigione dagli infiniti meandri per rendere impossibile la fuga. E la chiamò Labirinto. Allora il crudele sovrano ordinò ai suoi vassalli di fornire annualmente sette fanciulli e sette fanciulle da sacrificare alla bestia… ma anche questa è un’altra storia.

Un giorno un giovane principe giunse per sfidare il mostro. Era così bello e fiero che la figlia del re se ne innamorò e gli offrì il suo cuore e il suo aiuto. Gli insegnò a superare le insidie del Labirinto per mezzo di uno spago con cui segnare la via e ritrovare l’uscita. Così il principe uccise il mostro e l’innamorata lo seguì nella fuga. Finché, destandosi una mattina sulla spiaggia di un’isola straniera, si ritrovò sola perché il giovane l’aveva abbandonata… ma pure questa è un’altra storia.

Il re sospettoso rinchiuse l’architetto e suo figlio nel Labirinto. Evasero, volando con ali d’uccello, ma troppo in alto si diresse il figlio e il calore del sole sciolse la cera con cui avevano fissato le penne. Ma troppo doloroso è narrare d’un padre che assiste alla caduta del proprio figlio e d’altronde… anche questa è un'altra storia.

Il re, furioso per la fuga dell’architetto, armò la flotta e partì per muovere guerra a chiunque avesse avuto l’ardire di nasconderlo alla sua ira. Lo scovò, infine, in una lontana terra d’occidente. Il signore di quel luogo acconsentì a consegnarlo, ma le sue pietose figlie offrirono al re del Labirinto un bagno caldo, prima che ripartisse col prigioniero a loro caro. Quando fu dentro la vasca, l’architetto lo sommerse di acqua bollente e il re capì che quella volta per lui… non ci sarebbe stata un’altra storia.

La storia, una pillola di mistero scritta per Siamo in Onda e letta da Fulvio Julita, è ispirata ai miti classici che raccontano le vicende del re Minosse, della regina Pasifae, del Minotauro, nonché la storia di Teseo e Arianna e quella di Dedalo ed Icaro.

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.