tag:blogger.com,1999:blog-34098967994767390582024-03-13T14:10:18.693+01:00Il Lago dei MisteriQuesto è un blog di racconti, leggende, storie raccontate dagli ubriachi nelle osterie e di cialtronesche invenzioni che ruotano attorno al lago d'Orta. Se cercate la Verità, qualunque sia quella che v’illudete di trovare, avete sbagliato indirizzo.Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.comBlogger1395125tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-2939111069958768052024-02-23T22:13:00.000+01:002024-02-23T22:13:19.580+01:00Il muro<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix3l2_TMdBtKlRtydMaGyVCfi3HOMyIAmfTu4e1eAqVSsRvmyyiaymuXl0c6ZO_nai1_WRrTM8fESr_Ag6SYiPUs82xM8nhtLaau_zTDfWWunrQpYPO6YZrG9g1cLLNarQ9U6Pia-qHdx07xw9pZ9q9gZG6KBpX52PSWlKiiMUGBDWYv5Mzn5uITCxGMs/s1024/muro.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEix3l2_TMdBtKlRtydMaGyVCfi3HOMyIAmfTu4e1eAqVSsRvmyyiaymuXl0c6ZO_nai1_WRrTM8fESr_Ag6SYiPUs82xM8nhtLaau_zTDfWWunrQpYPO6YZrG9g1cLLNarQ9U6Pia-qHdx07xw9pZ9q9gZG6KBpX52PSWlKiiMUGBDWYv5Mzn5uITCxGMs/s320/muro.webp" width="320" /></a></div><br /><p></p><p><span style="font-size: large;">La villa sul lago era immersa nella pace, circondata dal canto degli uccelli, affaccendati a portare cibo ai piccoli nei nidi. Al centro del grande salone una donna e due bambini, fratello e sorella di circa dieci anni d’età, sedevano a tavola davanti a grandi piatti mezzi vuoti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Improvvisamente rumore di passi, urla e colpi sull’uscio, come se qualcuno cercasse di abbatterlo.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Aprite la porta!” </span></p><p><span style="font-size: large;">“Qualunque cosa succeda non dite nulla!” sussurrò la donna alzandosi.</span></p><p><span style="font-size: large;">Quando aprì si trovò davanti un gruppo di soldati.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Perquisite la casa” ordinò l’ufficiale.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Chi cercate?” domandò la donna. “Sono qui da sola con due bambini.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Figli suoi?” </span></p><p><span style="font-size: large;">“Figli di amici. I genitori li hanno mandati via da Milano per i bombardamenti. Hanno fatto la prima comunione la scorsa settimana.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Cerchiamo armi. Ci hanno segnalato che ce ne sono qui.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Io non so nulla di armi. Abbiamo trovato rifugio in questa casa, ma non è mia. È gente di Milano che ci ha dato le chiavi.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Tenente, guardi!”</span></p><p><span style="font-size: large;">Un soldato dalla faccia da ragazzino rientrò nella stanza portando un fucile da caccia.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Ce ne sono altre, nascoste in un armadio.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Lo sa che è vietato detenere armi?”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Come le ho detto non ne so nulla! Siamo qui da poco e in certe stanze non sono neanche entrata.”</span></p><p><span style="font-size: large;">“Niente scuse. Al muro!”</span></p><p><span style="font-size: large;">La portarono fuori e la spinsero verso una parete della casa.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Senta, può farmi fucilare se le fa piacere, ma io di quelle armi non so proprio niente!”</span></p><p><span style="font-size: large;">L’ufficiale guardò la donna che lo fissava con lo sguardo fiero e una ciocca di capelli grigi sul viso. Poi i suoi uomini che tenevano lo sguardo a terra. Avrebbero obbedito agli ordini, ma era evidente che non avevano alcuna voglia di sparare a quella che avrebbe potuto essere una delle loro madri, che tutti i giorni pregavano Dio affinché li salvasse da quella guerra totalmente sbagliata e già persa.</span></p><p><span style="font-size: large;">“Prendete le armi e andiamo” disse infine.</span></p><p><span style="font-size: large;">Via, via rapidamente, più veloci di ogni possibile ripensamento, lasciandosi alle spalle la donna che si risistemava i capelli e i bambini che correvano ad abbracciarla.</span></p><p><span style="font-size: large;">Due fratelli che erano l’unica cosa che nascondeva veramente. Difendendoli dalle chiacchiere della gente anche grazie al Prevosto dell’isola, che aveva interpretato correttamente il brano in cui Gesù spezza il pane e lo offre ai suoi amici ebrei per la loro salvezza. </span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-56604000916853960862023-08-12T09:23:00.000+02:002023-08-12T09:23:34.005+02:00Incubi sul lago<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdy4r8fo1bk3ifIGWOCNZRuX1rSoMWtx3unMszyTkGUjEbNmhjm57hLM84LosCSZoAEGcV94DNmv26sj1GNpEBFtBitbSSRirOGyCgt8HJhlD4zBdTBmpvdSf5PjT3NpqgKncZdQAy0axbzJ2NBJdt3sARwnU-NvnYTuz3biCcBTqq2RikL9ueQMoJcn0/s1024/kr11WZ0i1XGFoajlBRnT--1--74don.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdy4r8fo1bk3ifIGWOCNZRuX1rSoMWtx3unMszyTkGUjEbNmhjm57hLM84LosCSZoAEGcV94DNmv26sj1GNpEBFtBitbSSRirOGyCgt8HJhlD4zBdTBmpvdSf5PjT3NpqgKncZdQAy0axbzJ2NBJdt3sARwnU-NvnYTuz3biCcBTqq2RikL9ueQMoJcn0/w400-h400/kr11WZ0i1XGFoajlBRnT--1--74don.webp" width="400" /></a></div><br /><p><span style="font-size: medium;">La richiesta è cortese e accompagnata da un gentile sorriso. A parte questo il contenuto non può che attirare tutta la mia attenzione. Una persona si sta aggirando attorno al lago dei misteri, muovendosi in un labirinto di enigmi sulle tracce di un nome. Lo conosco bene e non mi sorprende che generi porte in faccia e risposte evasive, perché è di quei nomi che possono ancora fare paura, nonostante sia passato molto tempo.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Come potrebbe essere diversamente d’altronde per colui che fu il maestro di generazioni di torturatori? Un personaggio che si trovò personalmente a combattere creature che si facevano beffe di preghiere ed esorcismi di fronte ai quali i diavoli più potenti erano fuggiti gridando. Le cui ricerche si spinsero talmente oltre i limiti di quelle Colonne d’Ercole che sono la Morale e la Ragione che i suoi stessi libri finirono con l’essere messi all’Indice dei libri proibiti, rinchiusi dentro armadi chiusi a chiave e consultati solamente dai più alti in grado tra gli Inquisitori nelle loro notti più tempestose. Uno scrittore che nel segreto del suo studio componeva commedie che sono uno sberleffo sarcastico all’erudizione ottusa e libresca dei suoi contemporanei, insinuando il dubbio che fosse ben consapevole di quanto la vita sia una grande farsa. Una figura, insomma, che si muove in quella zona grigia tra storia e leggenda, verità e menzogna, in cui è difficile distinguere la luce dalla tenebra e basta un passo sbagliato per trovarsi faccia a faccia con l’incubo.</span></p><p><span style="font-size: medium;">La notizia oltretutto giunge dopo notti, e giorni, pieni di sogni inquieti, intervallati da strani avvertimenti, con la sensazione di un imminente accadimento. Sono quelle situazioni che, quando capitano al mio amico Ottavio Errante, generano sequenze di eventi dall’esito assolutamente imprevedibile. </span></p><p><span style="font-size: medium;">Nel mio piccolo, senza farmi troppo impressionare, sono pronto ad entrare anch’io nel labirinto. Sulle tracce di <a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2008/11/la-misteriosa-vicenda-di-sinistrari.html" target="_blank">Ludovico M. Sinistrari</a>.</span></p><p><br /></p>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-55108295797393693532023-08-03T08:00:00.002+02:002023-08-03T08:00:00.148+02:00La barca delle streghe<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUOvs4HWZJQCBNZR3fX5iH8-f6rAM2jtp9f-6iaXxMLLHedh8heAIQmP8bsikCui9OQN73XxAy1QNngfCeYdLznIETY_Qq-y0tNHcH4IhSO3v7SAgYjfSq8-l7GQtdypc046jaGr7dP_MGVk_T9fH4ve88-ka3FAgVLvXx0yrqq-9zP6M9gphhEFoulro/s512/barca%20streghe.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="512" data-original-width="512" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUOvs4HWZJQCBNZR3fX5iH8-f6rAM2jtp9f-6iaXxMLLHedh8heAIQmP8bsikCui9OQN73XxAy1QNngfCeYdLznIETY_Qq-y0tNHcH4IhSO3v7SAgYjfSq8-l7GQtdypc046jaGr7dP_MGVk_T9fH4ve88-ka3FAgVLvXx0yrqq-9zP6M9gphhEFoulro/s320/barca%20streghe.webp" width="320" /></a></div><br /><p class="MsoNormal"><br /></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">C'era un tempo sul lago di Omegna una barca magica che
navigava solo di notte. Su di essa si radunava una squadra di streghe che
grazie ad essa compiva viaggi lunghissimi nello spazio di una notte fino ai paesi
caldi e, come si credeva, persino in America. Ma poiché erano streghe gentili,
e più che streghe dovremmo definirle fate, il loro viaggio non aveva il fine di
compiere malefici o nuocere alle persone. Essendo mosse dalla grande passione per
i fiori se ne andavano semplicemente in luoghi lontani per raccoglierne di nuovi
e mai visti e riportarli sulle montagne da cui erano partite.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">Una cosa singolare di queste streghe è che una parte di
quanto avevano raccolto veniva deposto in una chiesa. Di questo strano fenomeno
si accorse un giovane sacrestano che non capendo da dove venissero quei fiori
così belli e strani, che non aveva mai visto, decise di mettersi di guardia di
notte per capire chi li portasse.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">Con sua grande sorpresa vide arrivare una barca, che si
muoveva silenziosissima da sola nell’oscurità. Visto che a bordo non c’era
nessuno decise di salire a bordo, nascondendosi sul fondo della barca in un
punto nascosto, coprendosi col mantello. Ad una certa ora giunsero tredici figure
femminili che salirono a loro volta sulla barca. Prima di partire quella che
era evidentemente la loro guida disse “Vada per 13!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">La barca però non si mosse. Allora, senza indagare oltre,
disse “vada per quanti siamo!”<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">A quel punto la barca prese a filare velocissima e
silenziosa, quasi volando sull’acqua, col sagrestano sempre ben nascosto. Quando
giunsero alla meta le streghe scesero a raccogliere i fiori e così fece il
giovane, che ammaliato da quei profumi ne raccolse quanti poté. Infine, temendo
che potessero partire senza di lui tornò nuovamente a nascondersi sull’imbarcazione.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">Quando anche le streghe furono tornate, il viaggio fu
rifatto in direzione opposta. Così, senza essere visto né molestato dalle sue
compagne di viaggio, il sacrestano tutto contento tornò a Omegna, correndo dai suoi
amici per mostrare quei fiori bellissimi che aveva raccolto.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: medium;">Lo attendeva però una brutta sorpresa. I suoi amici
cominciarono a gridare che i fiori erano stregati e la loro presenza era opera
del Demonio. E già minacciavano di denunciarlo. Allora sconvolto e spaventato
buttò i fiori nel lago, separandosi a malincuore da quella poetica bellezza che
il cuore duro degli uomini non aveva compreso, né accettato.</span><o:p></o:p></p>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-20083016130208800472023-08-01T08:00:00.004+02:002023-08-01T08:00:00.145+02:00Una tisana con la Maga<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyau5rq6wh8NEzlCJm08iCGps38MrPiTX_AjWlQORre4n5m_7EkA9JHKbFmuPGPdLDVo2_kEukLfjxa7U6V9Bfb_npJRSvNYQJd1jWgCgCZXbWiNVOIvcz6k4V3ZgtY9uVKcPk6Ngg0RwmemSMf13S-OSWm8jDNiwdLZiPdbAR29zWP27hGNgd2YW-EVA/s720/un%20filo%20per%20Natale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyau5rq6wh8NEzlCJm08iCGps38MrPiTX_AjWlQORre4n5m_7EkA9JHKbFmuPGPdLDVo2_kEukLfjxa7U6V9Bfb_npJRSvNYQJd1jWgCgCZXbWiNVOIvcz6k4V3ZgtY9uVKcPk6Ngg0RwmemSMf13S-OSWm8jDNiwdLZiPdbAR29zWP27hGNgd2YW-EVA/s320/un%20filo%20per%20Natale.jpg" width="320" /></a></div><br /><p></p><p><span style="font-size: medium;">“Prendi ancora un po’ di tisana, caro.”</span></p><p><span style="font-size: medium;">Ho risalito le pendici scoscese della montagna su cui vive <a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2008/06/i-racconti-della-maga-il-piccolo-popolo.html" target="_blank">la Maga</a> per andare a fondo su un mistero. Durante <a href="https://illagodeimisteri.blogspot.com/2023/07/increspature.html" target="_blank">uno strano rituale svoltosi a Pella</a>, una signora proveniente da un paese noto per essere patria di famose streghe e stregoni, mi ha infatti invitato a indagare su un’antica leggenda. E ora tra un biscotto e una tisana eccomi qui nello studio della Maga ad ascoltare le sue parole.</span></p><p><span style="font-size: medium;">“Devi sapere, caro, che quando si parla di streghe ci si può riferire a varie figure.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Innanzitutto, comunemente si parla di quelle donne che per varie ragioni finirono sotto le grinfie dell'Inquisizione. In larga misura erano donne che non avevano fatto nulla di male ed erano state accusate per invidia. In altri casi, anche qui senza avere nessuna colpa, erano dedite a pratiche di erboristeria o curavano le malattie o aiutavano le donne a far nascere i bambini. Donne magari un po’ sole, strane, diverse, che rifiutavano di integrarsi nelle regole della società, ultime seguaci di culti sciamanici antichissimi e che per questo venivano accusate e poi in certi casi condannate.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Nelle tradizioni e nelle leggende si parla poi di streghe come donne dotate di veri poteri magici, portate a fare del male alle persone. Numerosi erano i malefici che potevano provocare. Le accuse principali erano quelle di provocare temporali e tempeste devastanti, di nuocere al bestiame, di far ammalare le persone, di provocare la sterilità, fino all'accusa gravissima di uccidere dei bambini. Si diceva anche che alcune di queste streghe fossero in grado di esercitare la fisica e quindi di trasformarsi in animali per spiare le persone o per interferire con le loro vite.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma c'è un ultimo tipo di streghe. Queste in realtà non erano esseri umani, ma creature fatate e se in italiano vengono chiamate streghe il nome dialettale utilizzato per indicarle era “faj”. Sono le fate della tradizione antica precristiana, quella che possiamo far risalire al mondo celtico. Creature appartenenti al Piccolo Popolo, capaci di compiere inimmaginabili prodigi. Non necessariamente cattive, come del resto le fate delle fiabe più antiche che non sono né buone né cattive ma reagiscono a seconda delle situazioni e soprattutto del modo in cui gli esseri umani si avvicinano a loro. Ecco, la storia di cui mi hai chiesto riguarda questa tipologia di streghe.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma prima di raccontartela voglio dirti qualcosa sul come questa storia è giunta fino a noi. Devi sapere che nell'Ottocento una ragazza napoletana dovette scappare dal Regno delle due Sicilie col padre per motivi politici. A Torino trovò anche l’amore, sposando un piemontese, ma dopo sette anni di matrimonio rimase vedova. Allora, avendo anche un figlio piccolo, si dedicò alla scrittura un po’ per passione un po’ per sostentarsi. Tra le tante opere che scrisse una fu dedicata proprio alle leggende delle Alpi. Per realizzare questo lavoro si avvalse di una serie di corrispondenti che le fornirono indicazioni relative ai vari territori. Ora, uno dei suoi cortesi corrispondenti, come li definisce, si era occupato di raccogliere per quel volume tutte le leggende della valle Anzasca, ma tra queste ne aveva scovata una ambientata sul lago d'Orta, ad Omegna. Ed è una leggenda interessante perché in fondo è una storia gentile intorno alle streghe, che normalmente sono circondate da un'aura molto negativa."</span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-66036747889317189012023-07-30T23:13:00.001+02:002023-07-30T23:13:09.925+02:00Increspature <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf0KVWZ7Q-84EZ55wcYY4fMmOJjNzPUJxiLPlQ4ESzAD6I5Sq2d6acU9WiM00Mm83d1txHuOBhcWayV4Jryi8PYVONLaxKt0qlyWtvoy2LocBcf-7c65PtlLdBmuI_jESHG_LzmAIrxiqRKYKAM13GcdOL10FAmrb6L02qB9XYNeUrNaRlMFQEAU9jV00/s1082/nella%20soffitta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1082" data-original-width="526" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjf0KVWZ7Q-84EZ55wcYY4fMmOJjNzPUJxiLPlQ4ESzAD6I5Sq2d6acU9WiM00Mm83d1txHuOBhcWayV4Jryi8PYVONLaxKt0qlyWtvoy2LocBcf-7c65PtlLdBmuI_jESHG_LzmAIrxiqRKYKAM13GcdOL10FAmrb6L02qB9XYNeUrNaRlMFQEAU9jV00/w156-h320/nella%20soffitta.jpg" width="156" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p><span style="font-size: medium;">Dopo un anno molto tranquillo sul lago dei misteri una serie di increspature ha segnato il levarsi di un nuovo vento.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma andiamo con ordine. Alcune settimane fa una esperta di draghi è venuta a trovarmi e nella mia soffitta ha discusso per ore e ore di draghi. Con chi e perché è un mistero che non posso ancora rivelare. Quello che posso dire è che nei dintorni si muoveva anche una vecchissima conoscenza, un altro indagatore dei misteri apparso su questo blog in anni che sembrano appartenere a un’epoca molto remota. Una figura la cui apparizione (e sparizione) ha sempre coinciso con momenti cruciali di questo blog. È evidente che due coincidenze di questo tipo sono troppe per non essere sospette. </span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma come se non bastasse oggi si è svolta una strana cerimonia sulla riva del lago a Pella. Mentre un gruppo di creative signore dell’associazione “Un filo per Natale” dava vita ad artistiche creazioni all’uncinetto, delle storie venivano lette, in attesa della presentazione di un bel libro dal titolo significativo, <a href="https://www.ibs.it/nulla-al-caso-libro-barbara-da-ruos-cristina-gregori/e/9791281034075" target="_blank">“Niente al caso” di Barbara Da Ruos e Cristina Gregori con copertina dell’artista Michela Mirici Cappa</a>. </span></p><p><span style="font-size: medium;">Tra i brani letti mentre i lavori artistici procedevano ce n’erano anche alcuni tratti da questo blog, in particolare le storie della <a href="https://illagodeimisteri.blogspot.com/search/label/La%20fattoria%20degli%20animali" target="_blank">Fattoria degli animali</a> e alcune leggende e storie legate al <a href="https://illagodeimisteri.blogspot.com/search/label/Basilisco" target="_blank">basilisco</a>.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Ma mentre tra una tisana e un biscottino si discuteva amabilmente di antiche leggende una delle signore presenti mi ha lanciato una sfida, chiedendomi di raccontare un’antica storia legata alle streghe. Cosa che farò molto presto. </span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-76866774294563338362022-07-31T22:22:00.006+02:002022-07-31T22:22:55.312+02:00Galline con le mutande<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2eumNhF0LMdYEE8bJxGxhFbQTd0uDrEQYn3YuW4HG1hP1FPOO2MMgp7pt3t7kaQv54XZBKIYqlxNDe4gEUPp3hIIAgIDTBhyBQk6Z30WDpeetgu6Ar9l-JGkZiMFJCKXNg4YOYThQMPlIP44xgMMq16PazKTn95CzFfOKaMYhF1QlWMrQSC7_R5_/s3264/XL804206.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2448" data-original-width="3264" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_2eumNhF0LMdYEE8bJxGxhFbQTd0uDrEQYn3YuW4HG1hP1FPOO2MMgp7pt3t7kaQv54XZBKIYqlxNDe4gEUPp3hIIAgIDTBhyBQk6Z30WDpeetgu6Ar9l-JGkZiMFJCKXNg4YOYThQMPlIP44xgMMq16PazKTn95CzFfOKaMYhF1QlWMrQSC7_R5_/w400-h300/XL804206.JPG" width="400" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #050505;">Sambughetto è un paese che si trova più o meno a metà della Valle Strona ed è pieno di storia e storie interessanti. Vi potrei parlare del famoso marmo usato per celeberrimi edifici nazionali, del museo geologico che racconta quel “paradiso dei geologi” che è la valle Strona, oppure delle grotte con resti di animali estinti da migliaia di anni e le oscure leggende di streghe che da quei buchi uscivano per combinarne di tutti i colori. Oppure ancora della straordinaria capacità e ingegno degli abitanti, che si esplicò in numerosi contesti e luoghi, compresi eventi bellici che cambiarono il destino di intere regioni d’Europa.</span></span></p><p><span style="font-family: inherit; font-size: large;"><br style="background-color: white; color: #050505;" /><span style="background-color: white; color: #050505;">Invece vi parlerò di galline. Sì, perché Sambughetto è un paese costruito su una rupe di roccia scoscesa e le strade e le case vi si adattano arrampicandosi le une sulle altre, collegate da scale e strade che farebbero venire un infarto a un bue di montagna. E nei tempi andati accadeva che qualche gallina, deponendo per la fretta l’uovo su un gradino o un ballatoio, lo vedesse poi rotolare fino a valle. Poiché all’epoca non si poteva sprecare nulla gli ingegnosi abitanti, secondo una leggenda ammantata di verità, idearono il rimedio adatto. Fecero indossare alle galline una specie di sacchetto raccogli uova. Da qui il detto scherzoso che a Sambughetto le galline portano le mutande.</span></span></p>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-29510129486036327452022-04-15T09:52:00.001+02:002022-04-15T09:52:54.986+02:00La natura dei draghi<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq6qyeqKy1ws6cAi3ObhWjpOEaz9BcR4rXaKtck395LHk2kywNS8zacPBEtNOuUvjQa9ETpKVb_KK-M8E-5sgobTlngipQ8VnzswUFnblEYzwpBeRfDWMKoHY8bpbKRywEzs6pz8z3-Lg1QfadN26zPxO9W9nesnkznd8wQ7un4JA5__8iA2_y5cVv/s1008/FB_IMG_1649771102001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1008" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq6qyeqKy1ws6cAi3ObhWjpOEaz9BcR4rXaKtck395LHk2kywNS8zacPBEtNOuUvjQa9ETpKVb_KK-M8E-5sgobTlngipQ8VnzswUFnblEYzwpBeRfDWMKoHY8bpbKRywEzs6pz8z3-Lg1QfadN26zPxO9W9nesnkznd8wQ7un4JA5__8iA2_y5cVv/w286-h400/FB_IMG_1649771102001.jpg" width="286" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><span style="font-size: large;">Inizia oggi ad Arona e durerà fino al 25 aprile una mostra sui draghi destinata a un pubblico adulto.</span></p><p><span style="font-size: large;">Alla mostra sui draghi ci saranno diorami, fossili, uova, poster e giochi per conoscere meglio la natura di queste creature fantastiche. Troverete sia draghi famosi che meno conosciuti e le specie sono accompagnate da indicazioni di carattere naturalistico che spaziano dal loro habitat allo stile di vita e ovviamente alla dieta. Ci saranno infine approfondimenti storici o artistici, con citazioni di autori famosi che hanno inserito dei draghi nelle loro opere.</span></p><p><span style="font-size: large;">Le informazioni disponibili lungo il percorso saranno integrate da conferenze tematiche disponibili on line su temi di dragologia applicata. Francesca D’Amato condurrà delle interviste per approfondire vari temi come, per esempio:</span></p><p></p><ul style="text-align: left;"><li><span style="font-size: large;">Allevamento in cattività di draghi, errori da evitare con Marta Cotti Piccinelli biologa e zoo keeper.</span></li><li><span style="font-size: large;">Amor di drago, le cure parentali nei rettili con la scrittrice e illustratrice Carla Negrini.</span></li><li><span style="font-size: large;">Disfida tra sauroctoni: san Giulio, san Patrizio e san Columba con il direttore dell’Ecomuseo del Lago d’Orta Andrea Del Duca.</span></li></ul><p></p><p><span style="font-size: large;">Gli organizzatori della mostra sui draghi sono un gruppo di nerd con competenze variegate: i draghi nei diorami sono del modellista e scenografo Marco Ferrari che ha lavorato sotto la direzione scientifica di Francesca D’Amato. Il design degli allestimenti è dell’architetto Angela Martinetti, le soluzioni tecnologiche dell’ingegnere Stefano Giani. Nella mostra si potrà vedere anche una piccola parte della collezione privata di Roberto Savoini, infine l’ottimizzazione dei processi e la business intelligence di questa impresa sono merito di Tommaso Tonsi.</span></p><p><span style="font-size: large;">La mostra è stata realizzata grazie alla sponsorizzazione della Concessionaria Iveco di Borgo Agnello e con il patrocinio dei Comuni di Arona e San Maurizio d’Opaglio, oltre che dell’Ecomuseo del Lago d’Orta.</span></p><p><span style="font-size: large;">L’ingresso è gratuito, ma occorre avere mascherina e rispondere a un questionario anonimo per entrare. La visita dura circa un’ora se si leggono tutti i pannelli con attenzione.</span></p><p><span style="font-size: large;">Tutte le informazioni sulla mostra su <a href="http://www.naturadeidraghi.it">www.naturadeidraghi.it</a></span></p><div><span style="font-size: x-large;"><br /></span></div><div><span style="font-size: medium;">Di seguito la conferenza stampa della mostra. Per i curiosi, sì, ci sono anch'io.</span></div><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/vK7QCE88-Zo" width="320" youtube-src-id="vK7QCE88-Zo"></iframe></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-9359412016653183862022-02-23T09:00:00.001+01:002022-02-23T09:00:00.170+01:00 L’anno più orribile della storia <p><span style="font-size: large;">Ogni tanto gli storici si divertono a stilare la classifica del peggior anno della storia dell’umanità. Probabilmente rientra nello sforzo consolatorio di trovare un periodo peggiore di quello che si sta vivendo. Anche perché, effettivamente, se andiamo di confronti molti motivi di lamentazione attuale vengono meno.</span></p><p><span style="font-size: large;">Uno degli anni che se non è al primo posto sicuramente sta sul podio degli anni orribili è considerato il 536. In quell’anno «il Sole sorgeva ma la sua luce non illuminava, come la Luna, per tutto l’anno. Sembrava come un’eclissi di Sole», racconta lo storico bizantino Procopio. </span></p><p><span style="font-size: large;">Quella nebbia di origine misteriosa, che alcuni scienziati attribuiscono all’eruzione di un vulcano, durò per 18 mesi immergendo Europa e Asia nell’oscurità e dando vita alla decade più fredda degli ultimi 2300 anni. Le conseguenze furono catastrofiche. I raccolti furono rovinati e la carestia innescò una crisi sociale e demografica dalle dimensioni apocalittiche. </span></p><p><span style="font-size: large;">L’inverno era arrivato potremmo dire parafrasando il celebre motto di Casa Stark ne Il Trono di Spade.</span></p><p><span style="font-size: large;">Esagerazioni di cronisti medievali isterici? Che un’eruzione vulcanica possa modificare il clima e innescare carestie a livello globale è cosa nota. Basti vedere cosa successe poco più di due secoli fa. A proposito, avete già letto <a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2009/08/una-lunga-gelida-estate.html" target="_blank">Una lunga gelida estate</a>? Scoprirete come un anno senza estate cambiò anche la storia della letteratura </span></p><p><span style="font-size: large;">Tornando al secolo sesto, dopo la carestia arrivò la peste bubbonica che si diffuse a partire dall’anno 541 sterminando un terzo della popolazione dell’Impero romano d’Oriente.</span></p><p><span style="font-size: large;">E come se non bastasse ai primi due Cavalieri dell’Apocalisse, si aggiunse Guerra.</span></p><p><span style="font-size: large;">L’imperatore Giustiniano si era messo in testa di riconquistare la parte occidentale dell’Impero. L’Africa, ma anche e soprattutto l’Italia, dove stava quella Roma dai cui colli tutto era cominciato.</span></p><p><span style="font-size: large;">Con una specie di guerra lampo (533-534) il generale Belisario riuscì a riconquistare Cartagine sconfiggendo i Vandali. L’anno successivo sbarcò in Sicilia, convinto di togliere la penisola agli Ostrogoti in breve tempo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ma anche allora se iniziare una guerra era facile, portarla a termine era un altro paio di maniche. I Goti si dimostrarono ben più duri di quello che pensavano i Romani e opposero una resistenza feroce, utilizzando ogni tattica, dalla guerriglia, al terrore, giungendo infine ad armare le masse di schiavi. </span></p><p><span style="font-size: large;">Aiutati, va detto, anche dalla crisi demografica ed economica dell’impero causata dai disastri ambientali sopra descritti, nonché dagli intrighi, le invidie e le contrapposizioni all'interno dell’alto comando romano. Il risultato fu una guerra che si trascinò per vent’anni, devastando e spopolando l’Italia.</span></p><p><span style="font-size: large;">Negli anni peggiori si registrarono persino casi di cannibalismo. «Due donne in una tenuta presso la città di Rimini” racconta Procopio “rimaste sole nella villa mangiarono diciassette uomini, uccidendoli di notte mano mano che capitavano in casa; le quali furono poi ammazzate dal decimo ottavo». Episodio su cui forse dovrebbero riflettere quegli storici maschi che ritengono le donne mancanti “di sicurezza e aggressività</span></p><p><span style="font-size: large;">Quando infine Bisanzio prevalse si trovò davanti un paese distrutto. E poiché al male non c’è mai fine l’imperatore di Biasanzio chiamò un altro Cavaliere, non citato nell’Apocalisse ma ugualmente temibile: le Tasse. L’esoso sistema fiscale imposto, necessario per ripagare gli elevatissimi costi della guerra, diede il colpo finale. </span></p><p><span style="font-size: large;">Quando nel 568, quindici anni dopo la fine della guerra Greco Gotica, un popolo che viveva in Pannonia decise di abbandonare quella terra sempre più fredda e inospitale per il peggioramento delle condizioni climatiche, invadendo l’Italia, trovò ben pochi disposti o capaci di lottare per difenderla. L’età di Roma era definitivamente tramontata e iniziava il vero medioevo.</span></p><p><span style="font-size: large;">Di tutti questi eventi abbiamo una testimonianza che viene dall’Isola di San Giulio. Qui fu scoperta infatti una lapide relativa alla sepoltura del vescovo di Novara Filakrio, morto attorno al 553/554. Che un vescovo di Novara con un nome greco si trovasse sull’isola e non nella città della diocesi negli ultimi anni della guerra Greco Gotica ha fatto pensare che fosse “sfollato” in un posto naturalmente sicuro e protetto com’era l’isola, difesa dalle profonde e pescosissime acque del lago d’Orta. Del resto Novara in quegli anni doveva essere probabilmente in rovina, considerate le violenze e le stragi causate dalla guerra. </span></p>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-49031636950815682762022-02-14T12:30:00.006+01:002022-02-14T12:30:00.187+01:00Luoghi per innamorati<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiEvn1YqMnWhSAjsr9chUUW-WPXdSrK6nGSKgcj1VIaXMw3F-THRbxHR_2AUKXazVsxMdqgTf3I8A1KP7QItgc3GdJIsT2pfJ8HvzpAk0iElPFU3XnRFh0mle1imiyW7G7g0wrd7Sue_ACNfyYlgxm5swb6M1BnlRlYvc61KTCyx85QrGAqY6PmNxyX=s3264" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2448" data-original-width="3264" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiEvn1YqMnWhSAjsr9chUUW-WPXdSrK6nGSKgcj1VIaXMw3F-THRbxHR_2AUKXazVsxMdqgTf3I8A1KP7QItgc3GdJIsT2pfJ8HvzpAk0iElPFU3XnRFh0mle1imiyW7G7g0wrd7Sue_ACNfyYlgxm5swb6M1BnlRlYvc61KTCyx85QrGAqY6PmNxyX=w400-h300" width="400" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><span style="font-size: large;">Ci sono nel bosco certi luoghi che un tempo si credeva vibrassero di misteriose energie soprannaturali. Sorgenti, specchi d’acqua, grotte, alberi e rocce erano la dimora di spiriti che potevano essere pericolosi o benefici, amicalmente servizievoli o crudelmente beffardi.</span></p><p><span style="font-size: large;">Contro queste tradizioni per secoli i Vescovi e i preti tuonarono dai pulpiti inutilmente. Più o meno nascostamente le persone continuarono a recarsi nei boschi, sino a epoche sorprendentemente recenti. E questo accadeva anche dalle nostre parti.</span></p><p><span style="font-size: large;">Tra le varie tradizioni una prevedeva che gli innamorati portassero l’amata presso una di queste rocce particolari e lì dichiarassero il loro amore. Una tradizione che continua anche oggi? Parrebbe di sì a giudicare da quel che dicono i boschi, muti testimoni di passeggiate di coppia. </span></p><p><span style="font-size: large;">Con quali risultati è difficile dirlo. Scatterà la scintilla? Durerà un mese, un anno o tutta la vita? Saranno parole d’amore scolpite nella pietra o scritte sulla sabbia? Tante, troppe sono le variabili per dare la responsabilità a un povero sassone che un antico ghiacciaio ha perduto nel bosco un po' a caso.</span></p><p><span style="font-size: large;">I Greci, che come ben sapeva Jung se ne intendevano di psicologia, consideravano Eros il più potente degli dei, giacché nessuno degli immortali poteva dirsi immune al suo potere. Ma Eros è un dio capriccioso e dispettoso, a cui piace creare una gran confusione e si diverte un mondo quando riesce a creare le attrazioni più strane e talora incompatibili.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ma del resto che importa? Come dice il Buddha alla fine solo tre cose contano: quanto hai amato, come gentilmente hai vissuto e con quanta grazia hai lasciato andare cose non destinate a te.</span></p><p><span style="font-size: large;">I Greci comunque avevano intuito anche il legame tra Amore e i sassi. Il Santuario di Afrodite a Paphos nell'Isola di Cipro fu il più importante e il più antico dei santuari della dea, risalente alla tarda età del bronzo e in uso fino al IV secolo d.C. quando fu chiuso per decreto del cattolicissimo imperatore Teodosio. Il luogo non era casuale, perché secondo il mito Afrodite emerse dalla spuma del mare proprio di fronte a Paphos. All’interno della struttura, tuttavia, non c’era una statua. Il culto infatti era aniconico e veniva adorato un betilo, una pietra arrotondata approssimativamente conica. Scavi condotti nelle rovine del Santuario hanno effettivamente messo in luce una pietra di basalto che si ritiene potesse essere l’oggetto del culto. Se voleste vederla si trova nel locale museo.</span></p><p><span style="font-size: large;">A ben vedere, comunque, anche ai nostri tempi il legame tra l’amore e la pietra resiste, benché questa sia stata ridimensionata e collegata a certi tipi che stanno bene su un anello e si dice durino per sempre. Cosa tipica della nostra società consumistica, del resto, per la quale per dare valore a un sentimento che non ha prezzo si deve mettere mano alla carta di credito.</span></p><p><span style="font-size: medium;">Nella foto il masso erratico che sorge dalle acque del Rio Zuffolone, che quelli di Suno chiamano “Preja da Scalavè” e quelli di Mezzomerico "Prion d'la Val dal Sec".</span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-56900367225792751602022-02-10T09:00:00.001+01:002022-02-10T09:00:00.187+01:00Antichità di Carcegna<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgjmcQ1_n2prOBiysQexfEGvALIWVqXft2PFkbjhmpgac4wQ3BtQqVQTUeqhNQCokjrB654nyUDv5fNBecyJnHxte7fV2KydAyxYCwmniYzvjp7Tokkg65b03cgzOeW_N_8H_LT_XXK_p7fIrqLv2Umqp9UyKDcsEEppRM11003WbKVZjpjuoXeqovc=s1484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1484" data-original-width="1335" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgjmcQ1_n2prOBiysQexfEGvALIWVqXft2PFkbjhmpgac4wQ3BtQqVQTUeqhNQCokjrB654nyUDv5fNBecyJnHxte7fV2KydAyxYCwmniYzvjp7Tokkg65b03cgzOeW_N_8H_LT_XXK_p7fIrqLv2Umqp9UyKDcsEEppRM11003WbKVZjpjuoXeqovc=s320" width="288" /></a></div><br /><p></p><p><span style="font-family: Arial; font-size: 11pt; white-space: pre-wrap;"><br /></span></p><p><span style="font-family: Arial; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">A Miasino, nella frazione di Carcegna, a partire dalla fine dell’Ottocento, furono scoperte numerose tombe facenti parte di una piccola necropoli. L’arco cronologico complessivo è piuttosto esteso e va dal II secolo a.C. al V d.C. </span></span></p><span id="docs-internal-guid-f2dc0243-7fff-5b3f-fc18-23b3083e9af0"><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Attraverso lo studio dei corredi tombali è possibile osservare la trasformazione sugli usi e costumi locali dal periodo celtico a quello della romanizzazione, quando agli oggetti della tradizione locale si affiancano prima e sostituiscono dopo quelli di provenienza romana. </span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">La completa romanizzazione degli indigeni si osserva a partire dall’epoca imperiale sino ad arrivare ad alcune tombe prive di corredo che testimoniano verosimilmente l’avvenuta cristianizzazione.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Una caratteristica della necropoli è la presenza di numerosi gruzzoli di monete. Non solo “l’obolo di Caronte”, la moneta deposta nella bocca del defunto per pagare il viaggio nel mondo dei morti, ma veri tesoretti monetali. Si tratta di un uso che testimonia forse la circolazione di denaro in una comunità dove l’economia locale era basata principalmente sul baratto e quindi si potevano consegnare all’eternità piccoli gruzzoli di monete.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Una situazione che si ritrova in altre zone, probabilmente da collegare alla presenza di una via di transito di cui l'antica Carcegna poteva rappresentare uno dei punti di passaggio.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Sul monte sopra Carcegna si trova un grande masso erratico di colore scuro, dove si osservano alcune coppelle. Si tratta di rituali che affondano le radici nelle tradizioni pagane, ma la cui datazione precisa è problematica considerato che la pietra è rimasta esposta, e verosimilmente anche frequentata, fino a epoche recenti.</span></span></p><div><span style="font-family: Arial; font-size: 11pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div></span>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-19376101138421981112022-02-03T14:30:00.003+01:002022-02-03T18:10:38.219+01:00Omegna tra storia e leggenda<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1263gUXyu6buspctwr6TxRc1vUaTJOyMeQa5DJfuryN6jceb4lhOERyraQU6YhOYU4fKzeqeRf-u8YU14kDF4fNND62i9WkvJlH0CwATPouXCOdC0VKhiTszUnzkhaV50u5K5gSsyY8ECgYE5YhcgjZY7wlvorHKXr_RpJ68Xz49olom-pQPo2Qw6=s3264" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2448" data-original-width="3264" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh1263gUXyu6buspctwr6TxRc1vUaTJOyMeQa5DJfuryN6jceb4lhOERyraQU6YhOYU4fKzeqeRf-u8YU14kDF4fNND62i9WkvJlH0CwATPouXCOdC0VKhiTszUnzkhaV50u5K5gSsyY8ECgYE5YhcgjZY7wlvorHKXr_RpJ68Xz49olom-pQPo2Qw6=w400-h300" width="400" /></a></div><br /><p></p><p><br /></p><p><span style="font-size: large;">I più antichi ritrovamenti del territorio omegnese vengono da Cireggio e risalgono all’età preistorica. Nonostante alcuni altri ritrovamenti di epoca romana, è solo con il Medioevo che Omegna inizia ad emergere come centro abitato, con la presenza di un munito castello sull’altipiano di Cireggio e le mura cittadine difese da cinque porte, di cui resta ben visibile la “Porta romana”, che in realtà risale a molti secoli dopo la fine dell'impero e coi Romani non c’entra nulla.</span></p><p><span style="font-size: large;"><span>Dopo la vittoria del Vescovo di Novara sul Comune di Novara nel 1219 il lago d’Orta andò a costituire la Riviera di San Giulio e i Novaresi furono espulsi dal lago. </span><span>Sconfitti sul piano militare decisero di giocare la carta della diplomazia e dell’intrigo per assicurarsi almeno un porto sul lago. Senza quello le merci che intendevano far transitare verso le Alpi sarebbero state gravate di dazi eccessivamente onerosi.</span></span></p><p><span style="font-size: large;">Poiché Omegna apparteneva ai signori di Crusinallo fu eletto podestà un certo Desiderato che era loro parente. Costui, usando abilmente lusinghe e promesse, riuscì a convincerli a vendere al Comune di Novara il borgo di Omegna e le terre circostanti per 1300 lire imperiali. Inoltre i signori di Crusinallo sarebbero diventati cittadini e soldati novaresi. In cambio vennero nominati governatori di quanto avevano ceduto. Avevano in sostanza perso la proprietà, ma mantenuto l’incarico. E in più avevano rimpinguato le casse della famiglia con un bel gruzzolo. In cambio di questo soddisfacente affare, ratificato nella convenzione dell'11 agosto 1221, il castello di Omegna ricevette il nome del podestà, diventando il Castello Desiderato.</span></p><p><span style="font-size: large;">Così almeno si narra, perché attorno alla storia di Omegna girano anche tante leggende più o meno attendibili.</span></p><p><span style="font-size: large;">Ci sono infatti leggende inventate dal popolo e altre messe in giro dagli storici, o sedicenti tali. A cui spesso vengono a dare manforte gli scrittori, che per professione devono inventare. Così attorno a Omegna sono sorte alcune storie abbastanza divertenti.</span></p><p><span style="font-size: large;">A cominciare dal nome, che alcuni vorrebbero far derivare da “Vae Moenia!” grido lanciato da Giulio Cesare dopo aver vanamente tentato di conquistare la città. Ora, a parte che l’episodio non è citato in nessuna fonte, sarebbe bene ricordare che il famoso conquistatore dell’intera Gallia, il trionfatore degli Elvezi e dei Germani, che aveva portato le insegne di Roma oltre la Manica e il Reno, espugnando fortezze, campi trincerati e città difese da eserciti ben superiori alle sue forze, aveva la carica di Proconsole della Gallia Cisalpina. Di cui il territorio di Omegna, ammesso che ai suoi tempi esistesse come villaggio, faceva parte integrante. E non si comprende perché avrebbe dovuto opporsi al proprio governatore.</span></p><p><span style="font-size: large;">Secondo lo scrittore Gianni Rodari nelle acque della Nigoglia fu trovata un'iscrizione in dialetto locale che recitava: «La Nigoeuja la va in su; e la legg la fèm nu!» («La Nigoglia scorre in su; e la legge la facciamo noi!»). Un modo per sottolineare l’indipendenza degli Omegnesi, che del resto si ritrova in un’altra leggenda.</span></p><p><span style="font-size: large;">Si racconta infatti che un giorno San Giulio, dopo aver cacciato i draghi dall’isola, cercò di sbarcare anche a Omegna. Ma gli abitanti non lo lasciarono avvicinare e presero a bersagliarlo con le rape. Per questo motivo nel territorio di Omegna, maledetto dal santo, le rape non crescono.</span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-64984489483382518582022-01-31T09:00:00.011+01:002022-01-31T09:00:00.211+01:00San Giulio, i draghi e un dolce pensiero<p> </p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgeKe5ZJGit8O_OCHMk_qLqmvYf0rPJFAS0jLJR622KPLJpZXer_fBR1oX42kcOxmyZkV1y7y9TcLbtQjtHvfXL9GljtWY1jwfrAOxN2O9Du55buQAjxqmGpfXD-zBEi2brJIQxfZ71i_SgEezpmydyGTMqDDOy5AbxFJSHyssVeCvIimKByoEGAGMX=s320" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="320" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgeKe5ZJGit8O_OCHMk_qLqmvYf0rPJFAS0jLJR622KPLJpZXer_fBR1oX42kcOxmyZkV1y7y9TcLbtQjtHvfXL9GljtWY1jwfrAOxN2O9Du55buQAjxqmGpfXD-zBEi2brJIQxfZ71i_SgEezpmydyGTMqDDOy5AbxFJSHyssVeCvIimKByoEGAGMX" width="320" /></a></div><br /><span style="font-size: large;"><br /></span><p></p><p><span style="font-size: large;">Scavi condotti alla fine del secolo scorso sull’isola di San Giulio, hanno portato alla luce frammenti ceramici di età preistorica, inquadrabili in un lungo arco di tempo, dal neolitico all’età del ferro, vale a dire dal IV al I millennio a.C. </span></p><p><span style="font-size: large;">A questa frequentazione sembra seguire una fase di abbandono, databile all’età romana che si interrompe improvvisamente con la costruzione di un edificio di culto paleocristiano nel V secolo d.C.</span></p><p><span style="font-size: large;">Le testimonianze dell’archeologia supportano una vicenda storica narrata da un testo di età longobarda, che contiene la Vita di san Giulio. In essa si racconta di come, alla fine del IV secolo, il prete Giulio nativo dell’isola greca di Egina giunse sul lago col fratello Giuliano. Dopo aver costruito insieme una chiesa a Gozzano (l’attuale San Lorenzo), Giulio proseguì il viaggio da solo, desiderando fondare la sua centesima chiesa sull’isola in mezzo al lago. </span></p><p><span style="font-size: large;">Nonostante le lettere rilasciategli dall'imperatore Teodosio, che regnò dal 379 al 395, in cui si ordinava a ogni ufficiale dell’impero di dargli assistenza nel compito di abbattere gli altari pagani e sostituirli con chiese cristiane, tutti i barcaioli si rifiutarono di accompagnarlo sull’isola. Per timore, dicevano, dei velenosissimi draghi che la infestavano e che rendevano pericoloso avvicinarsi a meno di un tiro di freccia. Giulio non si diede per vinto e percorsa la costa occidentale sino alla punta Casario, prese il proprio mantello di cuoio impermeabile e lo trasformò in una imbarcazione, con cui raggiunse l’isola. </span></p><p><span style="font-size: large;">Secondo la leggenda ordinò ai draghi di lasciare quel luogo, confinandoli su una scoscesa rupe piena di anfratti che si trova sulla costa occidentale, il Monte Camosino, e si diede a costruire la sua ultima chiesa.</span></p><p><span style="font-size: large;">Attorno a questa, che dopo pochi anni ospitò la sua sepoltura, si riorganizzò la vita del territorio, facendo dell’Isola il centro di evangelizzazione del lago, che da allora e per oltre mille anni prese il nome di Lago di San Giulio.</span></p><p><span style="font-size: large;">Oggi, 31 gennaio, si celebra la festa di San Giulio e da ogni paese i pellegrini si recano all’isola per pregare sulla tomba del santo. Da alcuni decenni le monache benedettine dell’Isola hanno aggiunto una nota dolce alla festa, inventando la ricetta dei Panini di San Giulio, che si preparano solo in questa occasione. Era una loro idea, nata in una fredda sera di gennaio, mettendo insieme quei pochi ingredienti che avevano a disposizione per offrire ai pellegrini una dolce accoglienza. </span></p><p><span style="font-size: large;">Solo in seguito scoprirono che anticamente esisteva l’usanza di offrire ai pellegrini dei “paniculi” benedetti. Senza saperlo, e forse ispirate dall’antica saggezza di un luogo sacro da tempi antichi, avevano ridato vita a un’antica tradizione.</span></p><div><br /></div>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-63267973171463857702022-01-26T15:00:00.006+01:002022-01-26T15:00:00.178+01:00Un'antica chiesa di Gozzano <p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEglkC05kyLT9s7LoHjMIzKYL2ln-NTzWJv2xZlxmQnuMgDWt63hUeeZ1cmeXrd0kH-300UKM4OQKDsa4UU6sLK9zmhkvB0_n4tVpLbwRcvDA2nXhXvtPwjuzDkuNBHKk8SVTWjoAii1ipkCOsaWQeNrZTvLAuM7HFYddrW1mP_bZZZPEp5WB1kwOl0n=s4608" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2240" data-original-width="4608" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEglkC05kyLT9s7LoHjMIzKYL2ln-NTzWJv2xZlxmQnuMgDWt63hUeeZ1cmeXrd0kH-300UKM4OQKDsa4UU6sLK9zmhkvB0_n4tVpLbwRcvDA2nXhXvtPwjuzDkuNBHKk8SVTWjoAii1ipkCOsaWQeNrZTvLAuM7HFYddrW1mP_bZZZPEp5WB1kwOl0n=w400-h195" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: Arial; font-size: 11pt; white-space: pre-wrap;"><br /></span><p></p><div class="" data-block="true" data-editor="edia7" data-offset-key="6beea-0-0" style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; white-space: pre-wrap;"><div class="_1mf _1mj" data-offset-key="6beea-0-0" style="direction: ltr; font-family: inherit; position: relative;"><span data-offset-key="6beea-0-0" style="font-family: inherit;"><span style="font-size: large;">Un viaggiatore che scendesse alla nuova stazione di Gozzano, sulla linea Novara Domodossola, avrebbe due alternative. Dirigersi verso il centro, oppure voltare le spalle alla cittadina e andare alla scoperta di un misterioso edificio. </span></span></div></div><p><span style="font-family: Arial; font-size: x-large; white-space: pre-wrap;">Se siete viaggiatori di questo secondo tipo potete seguirci. </span></p><span id="docs-internal-guid-b644fc40-7fff-c79e-57d6-6143155aae55"><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Occorre passare sotto il ponte ferroviario e riemergere dall’altra parte. Sulla destra un’area verde attira immediatamente lo sguardo. Al centro di una radura sorge una chiesetta romanica, dedicata a San Lorenzo.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Il luogo è decisamente antico. Secondo un'antica tradizione i santi Giulio e Giuliano fondarono in questo luogo la loro novantanovesima chiesa. Verosimilmente lo fecero sui resti di un antico luogo di culto pagano, perché quella era la loro missione, per la quale avevano lettere firmate dal cattolicissimo imperatore Teodosio I, colui che impose il cristianesimo niceno come credo ufficiale dell’impero romano, proibendo tutti i culti pagani.</span></span></p><span style="font-size: large;"><br /></span><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Scavi archeologici condotti all'interno della chiesa, che è aperta solo in alcune occasioni, hanno messo in luce varie sepolture di età longobarda. Hanno individuato anche un cenotafio dove in antico si conservavano le reliquie di San Giuliano. Non sono più lì da oltre mille anni, perché nel X secolo furono traslate nella nuova chiesa a lui dedicata, che si trova sulla rocca, protetta dalle mura dell'antico castello.</span></span></p><span style="font-size: large;"><br /></span><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">La copertura di una delle tombe altomedievali era costituita da una grande lastra di pietra. Con grande sorpresa, una volta sollevato questo coperchio si scoprirono sulla superficie inferiore misteriose lettere incise. Non si trattava di un’iscrizione longobarda e tantomeno medievale. Rispetto alla tomba era circa mille anni più antiche. I caratteri infatti erano incisi nell’alfabeto celtico d’Italia e l’iscrizione, una volta tradotta, recitava “Ad Autesa dedicò Petua…”. </span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">La scritta era interrotta per la rottura della pietra, per cui non sappiamo se Petua, certamente una donna, fosse sola nella dedica. Il fatto che il suo fosse il primo nome fa pensare che, ammesso vi fossero citate altre persone, dovessero essere tutte di sesso femminile. Donne quindi che dedicano a una donna. Il cui nome tuttavia è mancante del patronimico, vale a dire il nome del padre, il modo con cui i Celti indicavano quello che noi chiameremmo cognome.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Chi era dunque questa Autesa? Una defunta, oppure qualcuna il cui nome poteva essere indicato senza possibilità di errore? Una dea forse? Nel Novarese ci sono varie iscrizioni celtiche in cui personaggi della comunità dedicano uno spazio sacro a una divinità.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">E cosa rappresentano i misteriosi segni incisi sotto la scritta? Una ruota a quattro raggi, che richiama le famose croci celtiche ed è un simbolo antichissimo connesso alla ruota solare. E un altro segno decisamente più enigmatico, con due semicerchi sovrapposti e contrapposti.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Una divinità del cielo, come ipotizzano alcuni? La Madre di Lug, la cui festa cadeva ai primi di agosto, giorni in cui forse non casualmente si colloca la festa di San Lorenzo? </span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 12pt; margin-top: 12pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Ed è un caso che la dedicazione antica della chiesa, secondo il Vescovo Bascapé, non fosse a San Lorenzo, ma alla Beata Vergine?</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 12pt; margin-top: 12pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Non basta. Lug il Luminoso, che i Romani interpretavano come Mercurio e che Giulio Cesare diceva essere la più importante divinità tra i Galli in realtà è forse più assimilabile al re degli dei germanici, Wotan/Odino, con cui condivideva l’arma che portava in battaglia, una lancia simboleggiante il fulmine.</span></span></p><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">Ed è sempre un caso che i vecchi dicessero di stare lontani dalla chiesa di San Lorenzo durante i temporali? E per suffragare questo avvertimento raccontavano questa storia.</span></span></p><span style="font-size: large;"><br /></span><p dir="ltr" style="line-height: 1.38; margin-bottom: 0pt; margin-top: 0pt;"><span style="font-family: Arial; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><span style="font-size: large;">All’inizio del Novecento un fabbro che stava conducendo una mucca scomparve durante una tempesta. Fu ritrovato il giorno dopo in stato confusionale, il braccio carbonizzato. L’animale invece fu trovato morto vicino alla chiesa, ucciso dal fulmine.</span></span></p><div><span style="font-family: Arial; font-size: 11pt; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; vertical-align: baseline; white-space: pre-wrap;"><br /></span></div></span>Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-6604796890217868032022-01-24T15:00:00.036+01:002022-01-24T15:00:00.182+01:00Sono ancora qui<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSXeM1mc4a4EjVSox0pDqA0vRvPiMXEHjHoUWe4abrfVxt1f3InojjJZC3Av3tZrch4uI2Gei283xZ7GRJhMeYQv2HLO250xIAc4rG93UMcwrlTktp1km6kK9h3UMa6tEai65SiaCUKtodmezLOEyKsgfsOXo1NIWIgkGadrKu70yncqf26oirj79s=s720" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="720" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjSXeM1mc4a4EjVSox0pDqA0vRvPiMXEHjHoUWe4abrfVxt1f3InojjJZC3Av3tZrch4uI2Gei283xZ7GRJhMeYQv2HLO250xIAc4rG93UMcwrlTktp1km6kK9h3UMa6tEai65SiaCUKtodmezLOEyKsgfsOXo1NIWIgkGadrKu70yncqf26oirj79s=s320" width="320" /></a></div><br /><p></p><p><span style="font-size: large;"><br /></span></p><p><span style="font-size: large;">Molto tempo è passato dall’ultimo post pubblicato. Così
tanto che la nebbia è salita e ha avvolto la seconda isola e tutto il lago dei
misteri. Occorre fare attenzione a queste misteriose cortine bianche che avvolgono
e tutto fanno svanire, <a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2008/04/i-racconti-del-barcaiolo-lisola-nella.html" target="_blank">dove si possono fare inquietanti incontri</a>. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;"><o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Ma il tempo è cambiato, un vento nuovo si è alzato, l’isola
è ricomparsa e con lei sono tornato io. Chi sono? Inutile spiegarlo ai vecchi
lettori di questo blog. Per gli altri, io sono il lago dei misteri, l’anima di
questo luogo che per molti anni ha ispirato la scrittura di un blogger che si
fa chiamare Alfa.<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Tante altre cose naturalmente sono successe nel frattempo,
ma sarebbe inutile e di poco interesse parlarne. Piuttosto, tante domande sono
rimaste in sospeso e molte altre sono sorte. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Del resto, che qualcosa sia in movimento da tempo è avvertibile
anche da altri segnali. <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Cosa ci facevano alcune delle menti più draghesche della
zona col volto travisato davanti a una galleria d’arte ad Arona? Perché Alfa
era presente? Cosa stava macchinando? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Soprattutto, cosa combinerà ora che può contare sull’aiuto
di due nuovi aiutanti, entusiasticamente lanciati alla ricerca dei misteri del
lago d’Orta? Riuscirà a tenerne a freno l’entusiasmo? O si lascerà trascinare in
qualche avventura, vincendo la sua proverbiale e atavica pigrizia? Alcuni
dicono di averlo avvistato aggirarsi in cerca di certi antichi massi presso
cui, si mormora, un tempo si svolgevano arcani rituali. Pare anche che ne abbia
trovati due e mezzo, recentemente. Sarà vero?<o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Come sarà andata a finire la storia dell’incontro con la
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">ragazza del sogno</a>? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Nell’ultima puntata la scena si è svolta di fronte a una
lapide, ma <a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2019/05/la-ragazza-del-sogno-parte-9.html" target="_blank">come proseguirà la vicenda</a>? <o:p></o:p></span></p>
<p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Alfa dovrà ricorrere ancora all’aiuto dell’amico Ottavio
Errante? Il quale nel frattempo ha proseguito la sua collaborazione con <a href="https://www.a6fanzine.it/" target="_blank">A6Fanzine</a> su
cui abbastanza presto apparirà un suo nuovo racconto. Come dite? Non avete idea
di chi sia l’Errante? Niente paura, se non avete voglia di cercarne le tracce
nelle pagine di questo blog, usando le etichette o la funzione “cerca” prima o
poi avrete modo di incontrarlo. </span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;"><span>E con lui i personaggi che si muovono attorno
al lago d’Orta, u</span>n pezzo di Piemonte dove si possono incontrare pietre di antica sacralità, castelli pieni di storie e memorie, luoghi leggendari, profezie minacciose, creature fatate e tanto altro ancora.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: large;">Un lago che, per chi sa andare oltre la superficie, non è “il lago romantico per eccellenza" perché io sono “il lago dei misteri”.</span></p><p class="MsoNormal"><span style="font-size: x-large;"><br /></span></p>Lago dei Misterihttp://www.blogger.com/profile/01557775249395296167noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-54627304707475159612019-05-18T17:00:00.000+02:002019-05-18T17:00:05.618+02:00La ragazza del sogno – Parte 9<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-7e-ZwpYigUc/XN8rTndLUxI/AAAAAAAAGIs/Oqm7G6FJEZ0WxM9jUPmyyNB7oRcRPjIdgCLcBGAs/s1600/318xyv.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="723" height="221" src="https://3.bp.blogspot.com/-7e-ZwpYigUc/XN8rTndLUxI/AAAAAAAAGIs/Oqm7G6FJEZ0WxM9jUPmyyNB7oRcRPjIdgCLcBGAs/s320/318xyv.jpg" width="320" /></a></div>
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: large;">Appuntamento al camposanto</span></b><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Il cimitero si stende accanto alla chiesa di San Martino. Un tempo qui attorno si seppellivano i morti di Ingravo, ma con la scomparsa del paese anche questa abitudine si perse.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Il 12 giugno 1804 il Décret Impérial sur les Sépultures emanato da Napoleone a Saint-Cloud e per questo più noto col nome della cittadina francese, stabilì che le sepolture fossero poste fuori dai centri abitati, in luoghi soleggiati e arieggiati. E il cimitero fu riportato accanto alla chiesa.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Questi ultimi passi dalla chiesa al camposanto sono stati i più faticosi da compiere. Il cammino è iniziato lontano da qui, molto tempo fa, e si è snodato attraverso nebbie e misteri. Ho ascoltato antiche leggende e visto sorgere nuove superstizioni. Ho combattuto per bandiere senza speranza di vittoria. Ho errato, mi sono perso e ritrovato. Sono caduto sette volte. Otto mi sono rialzato. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">“Coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi e ascoltare” disse un uomo che ne sapeva di guerra e di pace. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Percorro lentamente i viottoli del cimitero cercando un nome che non conosco, lasciandomi guidare più dall’istinto più che da una razionalità che ho lasciato indietro. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ogni lapide racchiude una storia che mi è sconosciuta. Volti antichi e recenti, giovani e anziani osservano silenti il mio vagare, mentre il tempo scorre inesorabile e i cancelli stanno per essere chiusi.</span><br />
<span style="font-size: large;">Sono certo che oggi, in questo luogo, avrò la risposta che sto cercando, ma non ho idea di quale possa essere.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Improvvisamente lo sguardo è attirato da una lapide. I rami di una pianta deposta da mani sconosciute nascondono la scritta. Mi chino per scostarli e leggere quel nome.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">“Ti stavo aspettando da molto tempo”.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La voce alle spalle mi fa girare di scatto. I lunghi capelli sciolti, le braccia tese lungo i fianchi, lei è lì.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2019/01/la-ragazza-del-sogno-parte-8.html" target="_blank">Parte 8</a><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">FINE</span></div>
<div>
<br /></div>
Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-31596017987746986362019-01-27T12:16:00.002+01:002019-01-27T12:17:31.846+01:00La ragazza del sogno - Parte 8<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-kch_oYBI5mE/XE2SWqo9lII/AAAAAAAAGB4/ltOR4Io-5uwCj-aFNgTUGJt4RsaETqIHwCLcBGAs/s1600/sanmartino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="816" data-original-width="612" height="400" src="https://3.bp.blogspot.com/-kch_oYBI5mE/XE2SWqo9lII/AAAAAAAAGB4/ltOR4Io-5uwCj-aFNgTUGJt4RsaETqIHwCLcBGAs/s400/sanmartino.jpg" width="300" /></a></div>
<br />
<br />
<b><span style="font-size: large;">La spada di San Martino</span></b><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La chiesa sovrasta la fertile piana, quasi volesse benedirla col suo benefico influsso. San Martino è un santo legato al mondo agricolo e pastorale. L'undici novembre, giorno della sua festa, era un giorno importante per i braccianti e i mezzadri che, approfittando dell'estate di San Martino, "facevano San Martino". Carri carichi delle poche masserizie di proprietà portavano tutta la famiglia in una nuova cascina se il precedente proprietario non aveva rinnovato il contratto e il capofamiglia era riuscito a trovare un nuovo ingaggio. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">San Martino è patrono di una pluralità di soggetti tra i quali troviamo i militari, ma anche i forestieri e i mendicanti. Il motivo è legato alla famosa vicenda che lo vide protagonista. In una fredda notte dell'inverno del 335 dopo Cristo s'imbatté in un poveraccio seminudo che stava morendo di freddo. Martino indossava invece la clamide, il caldo mantello militare di lana, che era parte della sua uniforme militare. Non prestava servizio tra le truppe combattenti, ma nella guardia imperiale a cavallo che aveva il compito di sorvegliare le guarnigioni e svolgere funzioni di controllo e scorta di personaggi importanti.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Quel pattugliamento notturno l'aveva portato invece a incontrare quel mendicante che chiedeva aiuto. Avrebbe potuto tirare dritto, poiché non era compito suo aiutarlo. Altri l'avrebbero persino minacciato perché stava intralciando un pubblico ufficiale. Martino prese il mantello e lo divise a metà. Aveva fatto la sua scelta, tagliente come la lama di una spada.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La notte seguente sognò Gesù che raccontava ai suoi angeli di come quel soldato l'avesse rivestito. Al risveglio trovò il mantello miracolosamente integro e di lì a poco si fece battezzare. Restò nei corpi scelti per altri vent'anni, le persecuzioni contro i cristiani erano terminate da tempo, continuando a operare per il bene, fino a quando si congedò iniziando un'intensa vita religiosa che lo portò a diventare vescovo di Tours.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Guardo la spada di Martino, raffigurata nei magnifici affreschi della chiesa del perduto paese di Ingravo e penso come in certi momenti non puoi più permetterti di stare nel mezzo e la scelta debba essere netta, perché o stai di qua o stai dall'altra parte.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Il ricordo vola a un fatto che mi è stato raccontato più volte e che accadde nel lungo inverno dell'anima che andò dall'otto settembre del 1943 al 25 aprile del 1945. Due ragazzi, un fratello e una sorella, nascosti in una villa a San Maurizio d'Opaglio. Ricercati, braccati, con l'unica colpa di essere ebrei. Nascosti da persone di buon cuore, nel modo apparentemente più semplice. Se vuoi occultare una mela, mettila tra le mele. Ma due ragazzi che non vanno mai alla messa, in un piccolo paese cattolico, possono indurre qualcuno a sospettare. Le spie possono essere ovunque, non ti puoi fidare di nessuno. D'altro canto sono le autorità a sollecitare le denunce ed esistono specifiche leggi razziste. Solo che ora accanto ai fascisti ci sono anche i nazisti e si sa che cercano i giudei per portarli via. Li prendono e non si sa dove li portino, ma nessuno torna indietro. Mai.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ecco allora i due ragazzi messi in fila con gli altri per ricevere l'Eucarestia. Certamente il prete sa chi sono. Molti hanno capito. Nessuno li denuncia. La scelta è stata fatta. Arriva la fine della guerra e possono tornare a casa e ricominciare a vivere. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
Questa è l'ottava parte de "La ragazza del sogno".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2019/01/la-ragazza-del-sogno-parte-7.html" target="_blank">Settima parte</a><br />
<br />
Continua<br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-19872640629821610012019-01-03T15:51:00.000+01:002019-01-27T12:17:20.798+01:00La ragazza del sogno - Parte 7<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-fqlfELE5dyI/XC4g_VT2cvI/AAAAAAAAGBI/yD3A5lJVXmAbRxJke4sZ0ctV0nsxG0jQgCLcBGAs/s1600/campodimais_illagodeimisteri.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1600" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-fqlfELE5dyI/XC4g_VT2cvI/AAAAAAAAGBI/yD3A5lJVXmAbRxJke4sZ0ctV0nsxG0jQgCLcBGAs/s400/campodimais_illagodeimisteri.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="font-size: large;"><b>Credenze antiche e superstizioni moderne</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La strada che porta al cimitero di Ingravo attraversa campi coltivati che, sotto lo sguardo benevolo di San Martino, riposano in attesa del momento in cui crescerà il granoturco. Nonostante il sole e le temperature di giorno siano alte siamo ancora nel pieno delle dodici magiche notti. Da Natale all'Epifania, passando per il Capodanno, mentre le giornate, superato il solstizio, vanno rapidamente allungandosi.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Si dice che in questo periodo ogni cosa possa accadere. Misteriose presenze popolerebbero infatti le lunghe notti. Non è solo Babbo Natale, che del resto da queste parti è arrivato abbastanza recentemente. Fino a un secolo fa era la Befana a essere attesa dai bambini. Non portava solo i regali, ma compiva gesta straordinarie. Come quella di attraversare il lago dividendone le acque. Ovviamente di notte, quando tutti dormono e nessuno può vedere, ché certe cose è meglio farle lontano da occhi indiscreti.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Sono anche presenze inquietanti. Come le legioni di spettri e demoni che si aggirano l'ultima notte dell'anno per andare a convegno con le streghe. Contro di essi un tempo si battevano pentole e tamburi. Oggi si ricorre agli assai più rumorosi botti, che terrorizzano principalmente i poveri animali, domestici e selvatici, mentre i demoni se ne fanno un baffo e anzi li apprezzano certamente per l'odore di zolfo e la scia di morti, feriti e stupida devastazione che lasciano dietro di sé.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Un tempo contro queste orde andavano a guerra i "nati con la camicia". Almeno stando ai racconti dei Beneandanti, come erano chiamati, che il giorno dopo narravano di epiche battaglie combattute a colpi di rami di finocchio contro streghe e stregoni. E c'è da scommettere che qualcuno offrisse loro da bere per ascoltare queste storie.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Oggi nessuno li crederebbe più, benché siano molti i creduloni pronti a dar fede a qualsiasi cialtrone la spari grossa nella piazza virtuale, seminando balle e inganni di ogni genere. Soprattutto se apre il suo racconto con "questa ve la vogliono tenere nascosta", "non ve l'hanno mai detto" e simili parole magiche con cui incantare i gonzi e possibilmente scucir loro qualche marengo in cambio di una boccetta d'acqua zuccherata o qualche altro improbabile rimedio per tutti i mali. Imbroglioni che nel vecchio west, quando venivano smascherati, finivano coperti di pece e piume, mentre oggi qualche trasmissione TV gli dedica persino parecchi minuti del suo costosissimo tempo. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Per dire che a volte hanno veramente ragione quelli che dicono che un tempo si stava meglio.</span><br />
<br />
Questa è la settima parte de "La ragazza del sogno".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/12/la-ragazza-del-sogno-parte-6.html" target="_blank">Sesta parte</a><br />
<br />
<a href="https://illagodeimisteri.blogspot.com/2019/01/la-ragazza-del-sogno-parte-8.html" target="_blank">Ottava parte</a><br />
<br />Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-91354860386670467462018-12-24T10:35:00.000+01:002019-01-03T15:52:59.941+01:00La ragazza del sogno - Parte 6<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-O0pzk12deo8/XCCnqPPjXGI/AAAAAAAAGAI/APXO1RjezQQEDJlhFZWqEjLAQhjjantvACLcBGAs/s1600/Bolzano%2BNovarese.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="240" src="https://4.bp.blogspot.com/-O0pzk12deo8/XCCnqPPjXGI/AAAAAAAAGAI/APXO1RjezQQEDJlhFZWqEjLAQhjjantvACLcBGAs/s320/Bolzano%2BNovarese.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<b><span style="font-size: large;">Il paese che non esiste più</span></b><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">I paesi sorgono lentamente. Una casa isolata di contadini nella campagna, accanto a una piccolo sentiero, a cui progressivamente se ne aggiungono altre, mentre il viottolo diventa una via che va a collegare ad altri gruppi di case. Talora la crescita viene accelerata dal passaggio di viaggiatori e commercianti, che hanno bisogno di punti di sosta e ristoro, o dall'insediarsi di artigiani che trovano le giuste condizioni per produrre e vendere i propri oggetti. Talaltra il paese esplode, crescendo in maniera esponenziale per il continuo arrivo di nuove persone in cerca di condizioni migliori di vita e di lavoro. E da un piccolo centro nasce una città.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Capita però che il processo si interrompa. Può avvenire per drammatici eventi esterni. Guerre, epidemie, terremoti, epidemie, eruzioni vulcaniche possono distruggere le case e indurre le persone a trovare un luogo migliore e più sicuro dove ricostruirle. Ma ciò può accadere anche per lenta emorragia. Una famiglia se ne va, un negozio chiude, una casa abbandonata non trova persone che vogliano occuparla e poco alla volta, o rapidamente, il paese si svuota. Alla fine non restano che mura che crollano, finché la natura riprende il sopravvento. L'edera e i rovi riempiono gli spazi un tempo occupati dagli amori e dagli odi, dal lavoro e dal riposto. E cosa resta di tante vicende umane? Spesso null'altro che qualche sasso, buono per tirare su un muretto di confine di un campo. Rubato anche quello, secoli dopo nessuno potrebbe immaginare che in quel luogo un tempo sorgesse un paese.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">In <i>Cento anni di solitudine</i> sono narrate le vicende del villaggio di Macondo, dalla sua fondazione ad opera di José Arcadio Buendía e sua moglie Ursula Iguarán, alla sua totale distruzione ai tempi della settima generazione dei Buendía, come predetto dalle antiche pergamene dello zingaro Melquíades.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ma non occorre andare in America per trovare villaggi misteriosamente scomparsi. Mi basta risalire le vie di Bolzano Novarese. Il paese sorge su una serie di terrazze naturali che digradano sul versante occidentale delle colline che separano il Cusio dalla valle dell'Agogna. Un luogo ricco d'acqua e ben soleggiato, da cui si vedono la torre del castello di Buccione e il Monte Rosa.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Superata la casa torre medievale e le misteriose incisioni di volti umani sul lato della via, lasciata alla mia sinistra l'antica chiesa parrocchiale risalgo ancora per la stretta via, fino a raggiungere la sommità dell'altura, dove trovo fertili campi coltivati. Nessuna abitazione, nessun muro sorge in questo luogo, eppure io so che qui, mille anni fa sorgeva un piccolo paese. Cosa resta dei suoi cento e cento Natali festeggiati nelle case le cui porte si aprivano su piccole strade in terra battuta? Solo polvere e poveri resti che forse un giorno qualche archeologo scoprirà nel sottosuolo.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Lo so perché il suo nome compare in pergamene più antiche di quelle di Melquíades, che nulla però ci dicono del mistero della sua scomparsa. Fu la peste, un incendio, l'azione furente di nemici implacabili? O fu solo il lento migrare dei suoi abitanti verso il sottostante borgo di Bolzano?</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Certo non fu poca cosa all'epoca. Una chiesa romanica sorge ancora, accanto al cimitero, a tramandarne il nome. Un edificio riccamente affrescato, dedicato a San Martino protettore, tra gli altri, dei viaggiatori e degli albergatori. Segno probabile che un tempo di qui passava una via ben più importante della strada che ora conduce a Invorio.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">È quindi alla chiesa di San Martino di Ingravo, questo il nome del paese scomparso ma conservato in quello della chiesa, che mi recherò nella prossima tappa del mio viaggio, per tentare di dare risposta all'enigma.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<br />
Questa è la sesta parte de "<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/search/label/La%20ragazza%20del%20sogno" target="_blank">La ragazza del sogno</a>".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2019/01/la-ragazza-del-sogno-parte-7.html" target="_blank">Settima parte</a><br />
<br />
<br />
Hai perso le prime parti? eccole<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">Prima parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-2.html" target="_blank">Seconda parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-3.html" target="_blank">Terza parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/09/la-ragazza-del-sogno-parte-4.html" target="_blank">Quarta parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/10/la-ragazza-del-sogno-parte-5.html" target="_blank">Quinta parte</a><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-4127364767911460812018-10-21T18:30:00.002+02:002022-01-29T08:15:40.006+01:00La ragazza del sogno - Parte 5<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-AdO7RCQOg1M/W8xAO5mpx3I/AAAAAAAAF-M/EwHKa5c1rIULkt9SKLdMyYthBWZuIg3OQCLcBGAs/s1600/marcolfa%2Bbolzano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1338" data-original-width="1600" height="267" src="https://2.bp.blogspot.com/-AdO7RCQOg1M/W8xAO5mpx3I/AAAAAAAAF-M/EwHKa5c1rIULkt9SKLdMyYthBWZuIg3OQCLcBGAs/s320/marcolfa%2Bbolzano.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: large;"><b>Dove il filo di ferro fu battuto e sciolto</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Ottavio arrivò con un libro dalla copertina blu, estratto da un cofanetto del medesimo colore. Rapidamente scorse l'indice di uno dei quattro volumi finché trovò la storia che cercava. </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Alla fine dell'Ottocento nel paese di Gozzano si riunì un gruppo di sfaccendati frequentatori di osterie che, bicchiere dopo bicchiere, diede ascolto alle parole del più balordo della compagnia. </span><br />
<span style="font-size: large;">Egli parlava un linguaggio facilmente intendibile anche per le menti più semplici e le sue parole erano così chiare e gradite che non si poteva non dargli ragione.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Perché dobbiamo pagare ogni volta il vino all'oste, quando sarebbe assai più comodo e divertente bere a gratis?"</span><br />
<span style="font-size: large;">Il punto era come trasformare questa idea in realtà. Anche qui però la soluzione era semplice. </span><br />
<span style="font-size: large;">"Se siamo abbastanza numerosi, entriamo, ordiniamo, beviamo e ce ne andiamo senza tirare fuori un soldo. E se qualcuno non è d'accordo... giù botte!"</span><br />
<span style="font-size: large;">Tra gli applausi nacque così la "Compagnia del filo di ferro", che in dialetto locale suonava "cumpagniä dal fil de fèer", e che in breve divenne il terrore di osti e avventori in tutti i paesi a sud del lago d'Orta, da Briga a Vacciago e da San Maurizio a Gargallo.</span><br />
<span style="font-size: large;">Una di queste incursioni colpì a sorpresa anche il paese di Bolzano Novarese, suscitando l'indignata reazione degli abitanti, che si riunirono a consiglio per far fronte all'emergenza.</span><br />
<span style="font-size: large;">All'epoca ancora il telefono e le automobili non esistevano, pertanto l'idea di richiedere l'intervento rapido della forza pubblica era impraticabile. Nel tempo in cui un messaggero fosse arrivato a Gozzano o Orta per chiedere aiuto la Compagnia si sarebbe facilmente data alla macchia, non senza aver prima creato danni e violenze. Non c'era che da arrangiarsi da soli. </span><br />
<span style="font-size: large;">Fu così escogitato un piano ben preciso e si restò in attesa degli eventi, che non tardarono a verificarsi.</span><br />
<span style="font-size: large;">Una domenica, mentre gli uomini erano tutti in chiesa a cantare i Vespri, la Compagnia fece il suo ingresso in paese, contando proprio sulla scarsità di avventori nell'osteria.</span><br />
<span style="font-size: large;">Non sapevano però che sentinelle erano state poste. Appena furono avvistati un messaggero corse in chiesa a dare l'allarme. Il parroco non solo era al corrente della cosa, ma aveva dato la propria benedizione e fornito ottimi consigli. Più che ai Vangeli si era probabilmente lasciato ispirare dal Vecchio Testamento, forse da questo passo dell'Ecclesiaste.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><i>Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. [...]</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>Un tempo per amare e un tempo per odiare,</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>un tempo per la guerra e un tempo per la pace.</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Sia come sia, al segnale convenuto e con l'accordo del parroco, tutti gli uomini lasciarono la chiesa e il canto alle donne e si precipitarono nei posti convenuti.</span><br />
<span style="font-size: large;">All'ingresso dell'osteria si presentò il Giganti, che già dal nome si comprendeva essere l'uomo più forte di Bolzano, e a male parole ingiunse alla Compagnia di sgombrare. </span><br />
<span style="font-size: large;">Accecati dall'ira e dall'alcol i bulli si gettarono su di lui per dargliene tante, ma si trovarono di fronte a una brutta sorpresa.</span><br />
<span style="font-size: large;">Invece di combattere, l'uomo li prendeva di peso a uno a uno e letteralmente li scaraventava fuori. Qui non avevano nemmeno il tempo di rendersi conto di dove si trovavano perché li attendeva un nodoso randello, maneggiato a due mani da un secondo uomo. Il colpo era così forte e inaspettato da spingere istintivamente i malviventi verso l'unica via di fuga, una stretta strada in discesa. Dove però li attendeva un'amara sorpresa. Dietro ogni porta stava nascosto un uomo con un bastone, pronto a caricare di legnate qualunque cosa si muovesse.</span><br />
<span style="font-size: large;">Fu così che la fuga dei compari si trasformò in una Via Crucis di dolore, contrassegnata da botte da orbi che piovevano da tutte le parti a cui inutilmente tentavano di sottrarsi gridando, correndo e rotolando.</span><br />
<span style="font-size: large;">I buoni consigli del parroco fecero si che quel giorno delle molte legnate che furono caricate sui gropponi nessuna colpì punti vitali come la testa. </span><br />
<span style="font-size: large;">La Legge, infatti, che fino a quel momento aveva dormito il sonno dei giusti, non avrebbe certo potuto chiudere un occhio davanti a uno o più cadaveri, mentre un po' di ossa rotte sarebbero state considerate il risultato delle classiche risse tra ubriachi.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Fu così che, per parafrasare il celebre <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Bollettino_della_Vittoria" target="_blank">Bollettino della Vittoria</a> scritto in ben altre circostanze un secolo fa, la Cumpagniä dal fil de fèer fu annientata. I resti di quella che era stata la più temuta banda di furfanti del basso Cusio discendevano in disordine e senza speranza la strada che avevano risalito con orgogliosa sicurezza.</span><br />
<span style="font-size: large;">Quel giorno la Compagnia si sciolse e nessuno ebbe più l'ardire di riformarla. La domenica successiva in compenso giunsero a Bolzano delegazioni da tutti i paesi vicini per festeggiare la vittoria con grandi bevute. A pagamento, naturalmente, anche se qualche brindisi offerto ci fu di sicuro.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">"Sembra la conclusione di una delle classiche avventure del piccolo villaggio gallico dell'Armorica" osservo divertito. "Che sia per via delle antiche radici celtiche? Ad ogni modo ora che sappiamo dove il filo di ferro fu battuto e si sciolse sarà facile risolvere la seconda parte dell'enigma!"</span><br />
<br />
<br />
<br />
Nota 1. Il libro che Ottavio ha in mano è Bolzano si racconta. Un paese. il suo consueto vivere, di Stefano Umberto Frattini. La storia della compagnia, tratta da "Paese nuovo" del 1977, che raccolse la testimonianza di un ottantenne, si trova alle pagine 60-62. Mi sono divertito a riscriverla. Spero vi piaccia anche questa versione.<br />
<br />
Nota 2. La testa incisa si trova a Bolzano Novarese e ne testimonia le antiche origini medievali.<br />
<br />
<br />
<br />
Questa è la quinta parte de "<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/search/label/La%20ragazza%20del%20sogno" target="_blank">La ragazza del sogno</a>".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/12/la-ragazza-del-sogno-parte-6.html" target="_blank">Sesta parte</a><br />
<br />
Qui trovi le puntate precedenti<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">Prima parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-2.html" target="_blank">Seconda parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-3.html" target="_blank">Terza parte</a><br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/09/la-ragazza-del-sogno-parte-4.html" target="_blank">Quarta parte</a><br />
<br />
Continua<br />
<br />Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-42355305189988441102018-09-19T08:00:00.000+02:002019-01-03T15:58:55.023+01:00La ragazza del sogno - Parte 4<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-hYmn_bwUxj0/W6FsewAt3dI/AAAAAAAAF9M/6IWb0LIZAE8yyNSb5_wKhnfYvQQ0breZwCLcBGAs/s1600/testafelina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="539" data-original-width="960" height="223" src="https://1.bp.blogspot.com/-hYmn_bwUxj0/W6FsewAt3dI/AAAAAAAAF9M/6IWb0LIZAE8yyNSb5_wKhnfYvQQ0breZwCLcBGAs/s400/testafelina.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><b>Conversazione in biblioteca</b></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">I raggi del sole al tramonto attraversavano i vetri della biblioteca dopo aver dipinto con colori d'acquarello le nubi sopra il Monte Rosa. Le due tazze in porcellana inglese sul tavolino in radica contenevano ormai poche gocce del tè che Amar aveva preparato secondo le regole di una sapienza antica.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Cosa ne pensi?" domandai.</span><br />
<span style="font-size: large;">Ottavio si appoggiò allo schienale della poltrona. Le dita giunte arrivarono a sfiorare le labbra, quasi a voler aiutare le parole a trovare la strada.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Se mi avessi posto questa domanda alcuni anni fa ti avrei risposto in modo molto razionale, attribuendo alla casualità la strana coincidenza tra il sogno che hai fatto e la lettera che hai trovato nascosta sotto la pietra. Non sarebbe stata una vera risposta, perché non ti avrei dato una reale spiegazione, ma probabilmente avrei contribuito a riportare un po' di tranquillità alla tua anima."</span><br />
<span style="font-size: large;">Sorrise, come se stesse ricordando i giochi di quando era bambino.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Oggi, dopo quello che ho avuto modo di vedere e conoscere, potrei dirti che esistono forze soprannaturali che si pongono al di fuori del nostro piano di esistenza, ma che ogni tanto interferiscono con esso."</span><br />
<span style="font-size: large;">Mi sembrò che cercasse le parole fuori dalla finestra.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Ci sono cose che si muovono nelle tenebre che sfuggono alla nostra comprensione. Alcune solo per l'insufficienza dei nostri mezzi di indagine, altre per l'impossibilità di spiegarle razionalmente. Mettiamo che tu abbia una certa capacità di sentire, diversa da quella della maggior parte degli altri. Poniamo che le porte della tua percezione si aprano, o si possano aprire in situazioni particolari, su percorsi che conducono ad altri piani di esistenza. Ad altri mondi forse. Ci sono libri che parlano di passaggi occultati, di porte sigillate in ere remote. Come anche di creature in grado di superare queste barriere. Bene, sia come sia, potresti aver intercettato nel sogno un atto reale, il porre sotto una pietra in un luogo particolare un messaggio di aiuto, e averlo portato sul piano della tua memoria."</span><br />
<span style="font-size: large;">Mi guardò, forse per comprendere la mia reazione.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Tuttavia mi rendo conto che nemmeno questa è una spiegazione, oltre a non essere soddisfacente, in quanto non risponde alla tua domanda."</span><br />
<span style="font-size: large;">"Chi è quella ragazza e perché ha bisogno del mio aiuto?" </span><br />
<span style="font-size: large;">"Questa è la domanda fondamentale. Per scoprirlo dovrai risolvere l'enigma che si cela nelle sue parole, anche se forse sarà solo l'inizio del tuo viaggio."</span><br />
<span style="font-size: large;">"Dove il filo di ferro fu battuto e si sciolse, cerca il paese che non c'è più" mormorai. "Potrebbe essere un maglio. Ce n'erano diversi che utilizzavano l'acqua dei torrenti attorno al lago d'Orta e nella valle dell'Agogna, se non fosse che un filo di ferro battuto non si scioglie. A meno di metterlo in un altoforno, naturalmente, ma non mi sembra questo il senso dell'enigma."</span><br />
<span style="font-size: large;">"No, infatti, non credo proprio."</span><br />
<span style="font-size: large;">"E poi c'è la questione del paese che non c'è più" osservai. Di quelli ne abbiamo diversi. Compaiono nelle carte medievali e anche posteriori per poi scomparire dalla storia per l'abbandono da parte dei loro abitanti. Paesi fantasma potremmo definirli ormai. Di cui spesso restano pochi ruderi o nessuno proprio. Pestilenze, guerre, incendi o semplice abbandono. Talora è impossibile dirlo. Mi domando però che nesso possa esserci tra un filo di ferro e un paese abbandonato..."</span><br />
<span style="font-size: large;">"Aspetta!" gridò battendosi una mano sulla fronte e alzandosi. "Mi sono ricordato di una vecchia storia, che risale forse a un secolo fa più o meno. L'ho letta in un libro che deve essere qui da qualche parte."</span><br />
<span style="font-size: large;">Ottavio si mise a cercare tra gli scaffali, mentre la mia curiosità cresceva.</span><br />
<br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;">Questa è la quarta parte de "La ragazza del sogno".</span><br />
<span style="font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;"><a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/10/la-ragazza-del-sogno-parte-5.html" target="_blank">Quinta parte</a></span><br />
<span style="font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;">Qui trovate le puntate precedenti</span><br />
<span style="font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;"><a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">Prima parte</a> </span><br />
<span style="font-size: medium;"><a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-2.html" target="_blank">Seconda parte</a> </span><br />
<span style="font-size: medium;"><a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-3.html" target="_blank">Terza parte</a> </span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-9694501977066804982018-08-31T19:47:00.003+02:002019-01-03T16:00:14.761+01:00La ragazza del sogno - Parte 3<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-B19fcfZw820/W4l_N3f3iRI/AAAAAAAAF8Q/n_jtHeghdhwxjlzGDakaq0xDVy2_mN2ygCLcBGAs/s1600/WP_20180821_015.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="899" data-original-width="1600" height="179" src="https://4.bp.blogspot.com/-B19fcfZw820/W4l_N3f3iRI/AAAAAAAAF8Q/n_jtHeghdhwxjlzGDakaq0xDVy2_mN2ygCLcBGAs/s320/WP_20180821_015.jpg" width="320" /></a></div>
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b>
<b><span style="font-size: large;">La Dimora degli Erranti</span></b><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Le case di questo piccolo borgo circondato dalla foresta si sporgono su vicoli stretti. Un tempo era una forma di difesa contro i predatori a quattro e due zampe che si aggiravano nell'oscurità della notte. Alla sera bastava chiudere i robusti cancelli agli ingressi del paese per trasformarlo in un fortino.</span><br />
<span style="font-size: large;">Ora le case pericolanti, puntellate frettolosamente dal comune, costituiscono un pericolo per chi osi avventurarsi tra quelle rovine abbandonate da anni. Dove un tempo lavoravano e combattevano, invidiavano e amavano settanta famiglie ora non restano che case dai tetti sfondati e mura invase dalla vegetazione. La gente se n'è andata, lasciando una vita dura per cercare fortuna altrove. Molti hanno attraversato il mare per trovarla. Altri ancora vi hanno perso la vita, assieme a tanti altri italiani emigrati in tutto il mondo. Ma questo è ormai un passato scomodo che preferiamo dimenticare.</span><br />
<span style="font-size: large;">Non tutti però hanno lasciato Pregallo. Passo davanti alla grande chiesa, da anni sconsacrata, e trovo una macchina olandese. La casa di fronte è stata recentemente restaurata, con gusto e rispetto per la sua storia. Anche qui cominciano ad affluire nuovi abitanti, che hanno scoperto la bellezza incantata di questi luoghi da cui nelle mattine terse puoi vedere il Monte Rosa illuminato dai primi raggi del sole e hanno deciso di tornare a popolare il borgo.</span><br />
<span style="font-size: large;">C'è una casa però che non è mai stata abbandonata, generazione dopo generazione. Si trova appena sopra il paese e la strada asfaltata termina esattamente davanti al suo portone barocco. Un alto muro impedisce la vista del grande parco ben curato che circonda la villa coi suoi misteri.</span><br />
<span style="font-size: large;">Il campanello si trova sul pilastro di destra, sopra una piastrella con la riproduzione del mosaico romano "cave canem" e la scritta incisa in caratteri eleganti "Dimora degli Erranti". Non è esattamente il cognome dei proprietari, forse piuttosto un monito a loro stessi. Qui abita il mio amico Ottavio Errante.</span><br />
<span style="font-size: large;">Al suono del campanello fece eco un latrato sempre più vicino, finché dall'altra parte del portone risuonò il richiamo di alcuni giganteschi Do-khyi. Un istante dopo l'uscio più piccolo del portone si aprì e comparve Amar.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Namasté" mi inchinai rispettosamente con un sorriso.</span><br />
<span style="font-size: large;">Non chiedetemi di descriverlo. Posso dirvi che Amar è un nepalese di bassa statura, ma nonostante l'abbia visto più volte non riesco ad imprimermi nella mente nessun altro tratto distintivo. Anche l'età è indefinibile, benché non debba essere troppo giovane, essendo stato già al servizio del padre di Ottavio. Non saprei nemmeno dire esattamente quale sia il suo suolo. Potrei forse definirlo il domestico di famiglia, ma ho la sensazione che questa idea sia più soprattutto un riflesso condizionato dei miei schemi mentali. Factotum forse sarebbe più preciso, perché Amar è custode, giardiniere, cuoco e chissà cos'altro ancora della Dimora degli Erranti. Perché se devo dar retta al mio sesto senso in lui c'è molto di più di quello che potrebbe sembrare.</span><br />
<span style="font-size: large;">A un suo sommesso fischio i molossi tibetani si erano acquietati e ci scortarono trotterellando mentre procedevamo sul viale, finché vidi venirci incontro la figura atletica di Ottavio.</span><br />
<span style="font-size: large;">Sorrisi pensando a quanto dovessero essere affollate di signore e signorine di ogni età le messe che celebrava. Ma questo appartiene a una vita passata dell'Errante, che da tempo ha lasciato la tonaca e si è ritirato in questa sorta di eremitaggio.</span><br />
<span style="font-size: large;">"Carissimo" mi saluta calorosamente "vieni a raccontarmi davanti a una tazza di té caldo cosa ti porta a Pregallo!"</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
Questa è la terza parte de "La ragazza del sogno".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/09/la-ragazza-del-sogno-parte-4.html" target="_blank">Quarta parte</a><br />
<br />
<br />
<br />
Parti precedenti<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">prima parte</a><br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-2.html" target="_blank">seconda parte</a><br />
<br />Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-29019009477413125072018-08-02T10:00:00.000+02:002019-01-03T16:01:19.956+01:00La ragazza del sogno - Parte 2<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ng8WO2mLDr8/W2FNgrzxl6I/AAAAAAAAF7Y/-vo4DgqD1oEondI-NPZMMM-4kTFFubE9QCLcBGAs/s1600/strada.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="540" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ng8WO2mLDr8/W2FNgrzxl6I/AAAAAAAAF7Y/-vo4DgqD1oEondI-NPZMMM-4kTFFubE9QCLcBGAs/s320/strada.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="text-align: left;">
<b><span style="font-size: large;"><br /></span></b></div>
<div style="text-align: left;">
<b><span style="font-size: large;">Antiche strade </span></b></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Risalgo velocemente la strada, camminando su pietre antiche che hanno visto passare mercanti e contrabbandieri, fuggiaschi ed eserciti. Un tempo qui terminava l'antica Riviera di San Giulio, un feudo che per oltre cinquecento anni fu praticamente indipendente, e iniziava il Ducato di Milano. Oltre il confine s'ergeva la forza delle armi viscontee, sforzesche, spagnole e infine austriache. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Da questa parte la fragile difesa delle leggi e di un diritto consuetudinario che non era disposto a venire a patti con l'arbitrio.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Lo imparò a sue spese un signorotto che aveva la sua base nel Vergante e passò alla storia come "il Viscontino". Una mattina partì baldanzoso da Massino alla testa di un centinaio di masnadieri per saccheggiare Ameno e Armeno e catturare dei prigionieri che a caro prezzo avrebbero poi dovuto riscattare la propria libertà.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">La pazienza delle genti della Riviera era però finita. Fin dal mattino, quando gli invasori erano stati avvistati, da ogni campanile e da ogni torre le campane avevano preso a suonare a stormo. Dai pascoli del Mottarone al castello di Gozzano, dalla ricca sponda orientale agli aspri monti di quella occidentale ogni uomo valido, e anche molte donne, brandivano picche, moschetti, lance, scuri falci, roncole, forche e ogni tipo di arma o strumento adatto a combattere.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Se li trovò davanti nella valle ai piedi del Motto Duno. Erano contadini, artigiani, pescatori, boscaioli e pastori, ma c'era persino qualche notaio e dottore. Li guardò e rise il Viscontino che maneggiava le armi fin da bambino e aveva imparato a cavalcare prima ancora di camminare. Ordinò sprezzante ai suoi uomini di spazzare via quella marmaglia e lui stesso guidò la carica.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Ma le genti di Riviera non si diedero alla fuga, stringendosi compatti e protendendo le picche e le lance per fermare i cavalli, mentre con ogni tipo di arma bersagliavano i nemici.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Essendo impossibile vincere il Viscontino ordinò la ritirata, ma troppo tardi si accorse di essere finito in trappola. La milizia della Riviera era sbucata dai boschi e scesa dai monti, chiudendo ogni via di fuga. Una collera sorda animava i rivieraschi. Non avevano scordato le violenze, le ruberie, gli stupri e gli omicidi degli anni precedenti. Non si sarebbero fatti prigionieri quel giorno.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Il Viscontino abbandonò i suoi soldati che a piedi tentavano invano di resistere a quella marea montante e si lanciò a cavallo in un punto dello schieramento avversario che aveva notato essere meno fitto. Lo sfondò brandendo la spada e fuggì verso il suo castello. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Un colpo di archibugio lo prese in pieno, sbalzandolo di sella. Un piede rimase attaccato al cavallo in fuga, che prese a trascinarlo sul terreno. Riuscì con la lama a tagliare la staffa, ma mentre tentava di alzarsi, ferito e sfinito, fece appena in tempo a vedere la furia piombare su di lui.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">“Dove l’uomo più pecca, là egli muore” scrisse come epitaffio di quella vicenda il notaio Olina di Orta, che partecipò a quel "gran duello", una resa dei conti finale in cui trovarono la morte un'ottantina di masnadieri.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Non sono però le vicende del Viscontino avvenute nel secolo decimosesto a guidare i miei passi su questa strada. Mi sto recando a casa di un amico. L'unico, credo, che possa aiutarmi a svelare il mistero della ragazza del sogno che è tornata a trovarmi puntualmente ogni notte, come un incubo che non riesce a trovare pace. E del biglietto che ho trovato realmente e che riporta le sue stesse parole. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">C'è solo un uomo, tra quanti conosco, che abbia avuto modo di confrontarsi con fenomeni ai confini della realtà. Un amico che in passato affrontò orrori indicibili e sopravvisse per raccontarli.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Devo incontrarlo e per farlo devo andare a Pregallo. Lì abita Ottavio Errante.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<br />
Questa è la seconda parte di una storia a puntate intitolata "<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/search/label/La%20ragazza%20del%20sogno" target="_blank">La ragazza del sogno</a>".<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-3.html" target="_blank">Terza parte</a><br />
<br />
<br />
<a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/07/la-ragazza-del-sogno-parte-1.html" target="_blank">Qui puoi trovare la prima parte</a><br />
<br />
<br />
<div>
<br /></div>
Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-83425300659956965522018-07-26T17:00:00.000+02:002019-01-03T16:03:48.135+01:00La ragazza del sogno - Parte 1<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-bgHO-4zogNc/W1mdJua5OtI/AAAAAAAAF7E/0iD2wXUd0xkju0J5snDvOYKxNfhCO_ldQCLcBGAs/s1600/WP_20160812_002.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="899" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-bgHO-4zogNc/W1mdJua5OtI/AAAAAAAAF7E/0iD2wXUd0xkju0J5snDvOYKxNfhCO_ldQCLcBGAs/s200/WP_20160812_002.jpg" width="111" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Era l'ultima notte che avrei passato nel bosco da solo, in una vecchia casa di legno e pietra sulle pendici dei monti. La pioggia che cadeva leggera sul tetto aveva trovato il modo di infiltrarsi tra le pietre e gocciolava lentamente nel secchio che avevo posizionato sulla pozza d'acqua. Ogni luce era spenta e il silenzio era interrotto solo dal cinguettio di qualche uccello tra i rami e dai richiami degli ungulati tra i cespugli.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Di tutto questo ero ignaro, preso com'ero dai sogni del tempo passato, cercando inutilmente quelli del tempo futuro. Fu allora che una mano si posò sulla maniglia e aprì la porta. Vidi la ragazza avanzare incerta coi piedi scalzi, i capelli gocciolanti e il viso, un tempo noto, che non riuscivo a ricordare.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">"Aiutami" disse. "Ho bisogno del tuo aiuto."</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Vidi una mano spostare un sasso accanto a una grande pietra e nascondervi un biglietto. </span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">"Dove il filo di ferro fu battuto e si sciolse, cerca il paese che non c'è più."</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Mi svegliai di colpo tentando invano di trattenere i lineamenti di quel volto dolcemente triste.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Era ormai mattina e il sole splendeva. Mi affrettai a preparare i pochi bagagli e mi diressi a passo spedito verso l'uscita dal bosco. Quando l'avevo quasi raggiunta mi tornò in mente lo strano sogno notturno e deviai dal sentiero per raggiungere il masso che avevo visto e che ben conoscevo, essendo di quelli segnati. Dalle streghe si sarebbe detto in tempi antichi. Tempi di sciocche e incredibili superstizioni avrei detto fino a pochi anni fa, prima di vederne di nuove e ben più risibili sorgere come funghi velenosi sparsi da un vento tecnologico.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;">Trovai facilmente il sasso. Lo sollevai con timore, trovandovi un biglietto con una breve scritta.</span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: large;"><i>Aiutami. Ho bisogno del tuo aiuto!</i></span></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><a href="http://illagodeimisteri.blogspot.com/2018/08/la-ragazza-del-sogno-parte-2.html" target="_blank">La storia continua...</a></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-41296603706989994382018-03-24T10:00:00.000+01:002018-03-29T16:37:58.161+02:00Amori nel bosco<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-5Ea8uzKMzNU/WrWEMaAt0hI/AAAAAAAAF1s/xpTX8sNykC0J09zEEShFgMnhIifdrqfKACLcBGAs/s1600/22222008_766601020190142_8792854901384611939_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="958" data-original-width="960" height="319" src="https://4.bp.blogspot.com/-5Ea8uzKMzNU/WrWEMaAt0hI/AAAAAAAAF1s/xpTX8sNykC0J09zEEShFgMnhIifdrqfKACLcBGAs/s320/22222008_766601020190142_8792854901384611939_n.jpg" width="320" /></a></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span>
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<span style="font-size: large;">Nel folto del bosco, dove gli alberi sono secolari, guidato infallibilmente dalla giovane <a href="https://evelynartworksblog.wordpress.com/" target="_blank">Evelyn </a>scopro un luogo che in teoria non dovrebbe esistere. Su tutti i tronchi, ma anche su ogni roccia tenera stavano due nomi legati insieme da diversi nodi. Erano incisioni antiche, parzialmente coperte dal muschio, ma i nomi erano ancora perfettamente visibili. </span></div>
<span style="font-size: large;">"Angelica e Medoro" lessi ad alta voce.</span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Quel luogo era impossibile. Come potevano essere davanti a noi le tracce dell'amore cantato dall'Ariosto cinquecento anni orsono? Un amore che ai suoi tempi, se non fosse stato frutto della sua mente, di anni ne avrebbe avuti circa settecento, peraltro.</span></div>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><i>Fra piacer tanti, ovunque un arbor dritto</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>vedesse ombrare o fonte o rivo puro,</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>v'avea spillo o coltel subito fitto;</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>così, se v'era alcun sasso men duro:</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>ed era fuori in mille luoghi scritto,</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>e così in casa in altritanti il muro,</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>Angelica e Medoro, in vari modi</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><i>legati insieme di diversi nodi.</i></span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
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<span style="font-size: large;">Guardando quelle scritte mi vennero in mente le storie raccontate millanta volte da pupari che conoscevano a memoria l'Orlando furioso e le altre opere dei paladini pur senza averle imparate a scuola.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Come avesse letto nei miei pensieri Evelyn inizia a raccontarmi proprio la sua discendenza da una famiglia di pupari la cui arte era capace di rendere vivi e in carne ed ossa marionette di legno.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">E mentre parlava mi sembrava di vedere gli alberi prendere forma e muoversi, come personaggi di un racconto incantato.</span></div>
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Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3409896799476739058.post-54129125030027264302018-03-19T18:59:00.002+01:002018-03-29T16:37:58.204+02:00Gli scherzi di un dio burlone<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-PhLy7MjHTKk/Wq_6MRRd4KI/AAAAAAAAF1Y/-Z5uGAAQMlMciZ61diT4rccG2X3XA02wwCLcBGAs/s1600/14681689_593500620833517_1052490421907140566_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="834" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-PhLy7MjHTKk/Wq_6MRRd4KI/AAAAAAAAF1Y/-Z5uGAAQMlMciZ61diT4rccG2X3XA02wwCLcBGAs/s400/14681689_593500620833517_1052490421907140566_n.jpg" width="347" /></a></div>
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<span style="font-size: large;">Odino era un dio bugiardo, l'abbiamo detto, ma non poteva certo competere in questo col perfido Loki, un autentico specialista in inganni, nonché padre di creature assolutamente spaventose. </span></div>
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<span style="font-size: large;">Come il lupo Fenrir, che divorerà lo stesso Odino nel fatale giorno del Ragnarok. O come il gran serpente drago Jǫrmungandr, che si contorce eternamente nelle profondità dell'abisso mordendosi la coda tra le fauci. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">La più terribile era però la figlia, Hel. </span><span style="font-size: large;">Odino per togliersela di torno la relegò nel mondo sotterraneo rendendola regina dei morti. Grata comunque di questa corona, Hel regalò a Odino due corvi, Huginn e Muninn. Divenuti i suoi fidati aiutanti, i due uccelli gli riferivano tutto ciò che avevano visto e udito.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Loki amava molto fare scherzi, così decise di partecipare ad un gioco che gli dei organizzavano ogni giorno. Tempo prima, presagendo la propria morte, il dio Baldr era corso a chiedere aiuto ai genitori. Odino scese da Hel e vide che in effetti tutto era pronto per accogliere il figlio tra i morti. La madre, Frigg, decise di opporsi a quel destino e radunò ogni creatura e oggetto intimando di giurare che mai avrebbe fatto male a Baldr. Gli dei, sapendolo, si divertivano a scagliare ogni sorta di cosa contro Baldr, che riceveva spavaldo i colpi inoffensivi.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Quel giorno Loki si avvicinò al dio cieco Hodr e gli disse che trovava una grande ingiustizia il fatto che non potesse divertirsi come gli altri.</span></div>
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<span style="font-size: large;">"Lascia che ti aiuti io a prendere la mira con l'arco... ecco così... un po' più a destra... un po' più in alto... bene così, puoi scoccare la tua freccia."</span></div>
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<span style="font-size: large;">Questa però altro non era che un rametto di vischio, datogli dallo stesso Loki, il quale ben sapeva che il vischio era l'unico essere a non aver prestato giuramento, perché Frigg l'aveva giudicato inoffensivo.</span></div>
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<span style="font-size: large;">Fu così che Baldr venne trapassato da parte a parte e morì, tra lo sconcerto degli dei.</span></div>
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<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: large;">Così terminò il racconto che stavo facendo a <a href="https://evelynartworksblog.wordpress.com/" target="_blank">Evelyn</a>, la quale in cambio mi disse di aver visto una cosa molto strana nel folto del bosco...</span></div>
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Alfahttp://www.blogger.com/profile/05377680186396374385noreply@blogger.com4