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sabato 23 settembre 2017

Autunno, tempo di draghi, alieni e spade incantate



La durata dell'oscurità ha ormai superato quella della luce e poiché quella di Nibiru si è rivelata l'ennesima bufala per creduloni da tastiera, posso uscire dalla mia caverna e tornare a occuparmi del Lago dei Misteri.

Si moltiplicano le iniziative leggendarie sulle colline che incorniciano il nostro grazioso specchio d'acqua, che per inciso un celebre giornale anglosassone ha definito "uno dei dieci luoghi al mondo in cui fare il bagno almeno una volta nella vita". Che scusate se è poco. D'altro canto qui da noi ormai l'acqua è tornata di un limpido da poter essere paragonata a celebri località marine.
Per non parlare dei pesci. Questa estate, mentre cercavo misteriosissime rovine sommerse, ho avuto modo di dare un'occhiata sotto la superficie. La quantità di pesciolini che nuotavano qualche metro sotto la barca era veramente impressionante. D'altro canto il lago d'Orta fu sempre pescosissimo e un tempo ci vivevano pescatori che usavano grandi reti per catturare pesci che esportavano ovunque. Ora che la pesca è limitata a qualche canna potete immaginare quanto essi si vadano moltiplicando, approfittando dell'acqua carica di delizioso plancton.

Comunque, lasciamo i pesci e veniamo ai draghi. In queste ore dalle parti di Bolzano (Bolzano Novarese, naturalmente) il drago del lago sta diventando un arazzo. La Rete Solare per l'autocostruzione sta infatti svolgendo un laboratorio di due giorni per imparare a realizzare un tappeto-arazzo in feltro di lana secondo le antiche tecniche artigianali dell’Asia minore. Attraverso il lavoro collettivo di tutti i corsisti verrà realizzato un grande arazzo ispirato al mito del drago dormiente nel lago d’Orta. Forse è un po' tardi per iscrivervi, ma potete andare a dare un'occhiata. Qui trovate tutte le informazioni.

Domani, domenica 24 settembre si svolgerà la terza edizione di Miasino Fantasy, con un ricco programma dedicato principalmente ai bambini.

Nel frattempo, all'altro capo del lago, là dove la Nigoglia rompe le buone regole degli emissari dei laghi prealpini, dirigendo coraggiosamente le sue acque contro le Alpi invece che verso la pianura, sono sbarcati gli UFO. Se non ci credete andate a vedere di persona. Ci sono anche alcuni alieni che hanno occupato il Forum Omegna, come testimonia la foto di apertura.

Quella che per me è però in assoluto la notizia più bella dell'estate ci porta nelle acque di un altro misteriosissimo lago. Sto parlando naturalmente del Dozmary Pool, in Cornovaglia. Se non lo conoscete ve ne racconto la storia.

Un giorno di tanti anni fa, quando a fatica i personaggi di quelle terre cominciavano a uscire dall'oscurità per incamminarsi nelle incerte nebbie della leggenda, un re di nome Artù sostò in lacrime sulla sua riva. Per stupido orgoglio aveva spezzato la spada che anni prima aveva estratto dalla roccia, rendendolo re di Britannia. Senza spada e con molti nemici ai confini, foschi scenari si affollavano nella sua mente. 
Improvvisamente dalle acque emerse la Dama del Lago, cui le leggende attribuiscono vari nomi, tra cui quello di Viviana. Essa consegnò ad Artù una spada invincibile il cui nome è leggenda. Artù utilizzò per l'ultima volta Excalibur nella battaglia di Camlann, quando alla testa di un esercitò di Britanni sconfisse gli invasori Sassoni guidati dal traditore Mordred, figlio incestuoso dello stesso Artù. Mentre infuriava lo scontro, padre e figlio si affrontarono in un duello reciprocamente mortale.
Ferito a morte, Artù fu trasportato verso la misteriosa isola di Avalon. Nel frattempo il cavaliere Bedwyr, obbedendo alle ultime volontà del re, gettò Excalibur nel Dozmary Pool.

Questa estate una bambina di sette anni, Mathilda Jones, ha scorto uno strano oggetto sul fondo del Dozmary Pool. Tuffandosi ha ripescato una spada lunga un metro e venti. 
Quale che sia la reale origine di questo oggetto ho trovato questa notizia molto divertente, perché ci ricorda quanto i miti e le leggende ci accompagnino ancora oggi. 

venerdì 1 aprile 2016

UFO sull'Orta?



Grande agitazione sul lago d'Orta per un misterioso avvistamento notturno. Attorno alle 3.45, quattro luci, giunte silenziosamente in formazione da NE si sono posizionate sopra l'isola, stazionandovi per alcuni miniti, per poi scomparire fulminee in direzione SSE.

Alcuni testimoni le hanno descritte come grandi ovali con una "coda" triangolare.

Appena avremo maggiori informazioni vi daremo aggiornamenti.

mercoledì 2 marzo 2016

Un indagatore del mistero è sceso in città

Un drago pesce sull'Orta fotografato da G. Rava

Secondo notizie di stampa un Acchiappafantasmi sarebbe giunto sul Lago Maggiore per cercare le tracce di “Maggie”, una misteriosa creatura che si aggirerebbe nelle acque del Golfo Borromeo, emulando il più famoso “Nessie” da decenni ricercato senza successo nel famoso Loch Ness.
Augurando buona fortuna all’indagatore del mistero e al suo aiutante, che coi loro camici bianchi e strane apparecchiature si sono fatti fotografare per le strade di Stresa, riteniamo doveroso avvisarli di una leggenda che circola dalle nostre parti.

Essa vuole il Verbano collegato al lago d’Orta da un canale sotterraneo. Attraverso questo qualsiasi misteriosa creatura potrebbe trovare immediato rifugio nel più piccolo ma altrettanto profondo Cusio. E avrebbero un bel correre loro a Orta, a Omegna, a Pella, a Pettenasco, a Lagna e Buccione i nostri ricercatori. Si troverebbero con un bel pugno di mosche o forse, se sono fortunati, qualche carpa perché la creatura avrebbe tutto il comodo di rifugiarsi nel Verbano mentre loro ancora la cercano sul Cusio.

Inutilmente qualcuno fa sommessamente notare che un siffatto cunicolo sfiderebbe prodigiosamente il principio dei vasi comunicanti, dal momento che l’Orta è un centinaio di metri di quota sopra l’altro ma queste sono quisquilie e pinzellacchere per qualsiasi mostro degli abissi che si rispetti!


domenica 27 dicembre 2015

Natale con il mostro



Debbo alla gentilezza di un lettore la segnalazione di un misterioso avvistamento, avvenuto esattamente dieci anni fa...

“...in Località Lagna di San Maurizio d'Opaglio, presso il pontile, il giorno di Natale del 2005 da parte del Ragionier (i Ragionieri imperversano nel Cusio, non si sa perché) U.T. all'epoca di anni 48 residente in Lagna, il quale, al termine di copioso e tradizionale pranzo Natalizio innaffiato da abbondanti bevute, scendeva a fare una passeggiata digestiva al Porto. 

Disturbati dalle urla e dagli schiamazzi dell'U.T. che tentava telefonicamente di far accorrere la moglie alla riva, alcuni cittadini richiedevano l'intervento ai Militi della Pubblica Sicurezza, i quali prontamente accorrevano a bordo di un'auto-pattuglia. Il ragionier U.T. rendeva la descrizione in questi termini: lunghezza dai 30 ai 50 metri, diametro del corpo circa centimetri 40, un solo occhio spalancato e di colore nero che lo fissava. 

I Militi, dopo aver rassicurato il Ragioniere, nel corso di un breve sopralluogo rinvenivano, nascoste sotto un mucchio di foglie secche, in un angolo, n.2 bottiglie di Grappa alla Ruta ormai vuote, che venivano inoltrate al Reparto Investigazioni Scientifiche per ulteriori accertamenti, tesi a individuare eventuali proprietà allucinogene della Grappa alla Ruta.”

Come potete immaginare non potevo non indagare su questo misterioso avvistamento. Ho quindi chiesto il parere del Professore. Preciso subito che non si tratta del Maestro, che vive proprio di fronte a lui, ma dall’altra parte del lago e dubito siano amici, anche se poi il lago è piccolo e la gente si conosce un po’ tutta.

Ad ogni modo il Professore dalla sua finestra sul lago ha uno sguardo privilegiato su tante cose strane che succedono da queste parti e ha tenuto numerose conferenze sui mostri e le bizzarre creature che popolano le acque e le sponde dell’Orta. Ecco di seguito il suo responso autografo alla domanda.

“Teratosaurus Orcheris cusianus. Ultimo discendente dei draghi e dei serpenti che il mitico San Giulio cacciò dall'isola omonima, nei secoli è stato avvistato o intravisto in diverse zone del lago. Tradizionalmente la sua tana viene identificata nel Bus de l'Orchera in località Orta nel golfo detto Bagnera. Talora, nell'ora del tramonto, pare sia stato intraveduto dalle sponde di Tortirogno o Bagnella, sfilarsi controluce alla superficie, nel tornare al suo comodo rifugio.

Di che si nutre il Teratosauro cusiano? Bella domanda. Sono state avanzate le più suggestive ipotesi. Tendiamo ad escludere quelle che accennano a mortadelle di fegato dagli indigeni chiamate "fidighine". Un cuoco borgomanerese sta tentando di provare la sua teoria che il Teratosauro sia molto ghiotto di "tapulone". Ma per quanto ne sappiamo, ad oggi la sua speranza è andata frustrata. Nemmeno la polenta con il gorgonzola sembra far parte della dieta del mostro. 

Il problema non è peregrino come potrebbe apparire, perché in realtà se il mostro si nutrisse semplicemente di pesce sarebbe morto di fame durante la seconda metà del XX secolo durante la quale la popolazione del lago si ridusse fin quasi allo zero a causa dell'inquinamento. Solo potevano restargli pochi gobbini, qualche arborella ed un paio di cavedani, neanche da togliersi la prima fame, povero mostro!

E' stata da alcuni avanzata l'ipotesi che il Teratosauro, parente biologico del mitico Verdone Mangiasassi, si sia nutrito e si nutra di granito. Non ci sentiamo di escluderlo a tutta prima, ma sicuramente la chiusura delle cave di Alzo, deve averlo costretto ad una dieta piuttosto ferrea negli ultimi 50 anni.

Lasciamo il problema alimentare del mostro, e veniamo ad affrontare un altro nodo decisivo: quello della riproduzione (non temete, non scenderemo nei dettagli, non è necessario mandare a letto i bambini). La biologia però ci dice che tutti, prima o poi, nel lungo, magari lunghissimo periodo, cenere torneremo e un ricambio si impone. Per cui la natura saggiamente operò, e maschio e femmina li fece, per garantire l'eternazione alle specie. Quindi allo stato attuale delle conoscenze: o il Teratosauro è molto, molto vecchio, oppure occorre supporre l'esistenza di una Teratosaura. Ma come distinguerli l'uno dall'altra? Dal fatto che la femmina ha le ciglia più lunghe? In mancanza di studi scientifici approfonditi sul dimorfismo sessuale dei Teratosauri siamo costretti ad abbandonare anche questo interessantissimo argomento. 

Poco possiamo aggiungere a quanto già detto sul mostro e siamo attivamente impegnati a raccogliere testimonianze, tracce e indizi relativi al o ai Teratosauri.”



giovedì 17 luglio 2014

La Bestia misteriosa del lago d’Orta

Le notizie volano veloci e corrono di bocca in bocca anche sul lago d’Orta. Del resto quella riportata da Orta Blog è destinata a suscitare scalpore. Da tempo la popolazione di anatre sul lago sarebbe in declino. Ora questo fatto, che varie persone giurano essere reale, avrebbe trovato una spiegazione. Una bestia misteriosa si muoverebbe quasi invisibile sotto il pelo dell’acqua, pronta a ghermire le proprie prede. Pesci e volatili, almeno per ora.
C’è chi sostiene di avere visto coi propri occhi la Bestia e che questa sarebbe un piccolo coccodrillo che qualche scriteriato stanco di tenerselo a casa avrebbe liberato nel lago.
Questa è la versione rassicurante, naturalmente. Perché altri, meno apertamente, ma con uguale convinzione sussurrano, scrutando le tenebre che ricoprono l’acqua, che la Bestia è sempre esistita. Che dopo secoli di letargo Essa si è svegliata e vaga nelle tenebre per a saziare la propria fame. 
Leggende? Fole di ubriachi? Può essere, ma se ci guardassimo attorno con maggiore attenzione, vedremmo che la Bestia è raffigurata in un monumento che è sotto gli occhi di tutti e che fu eretto Mille anni fa.

Guardare per credere. 



E se pensate sia un fotomontaggio, ebbene andate sull’Isola di San Giulio, entrate nella Basilica, superate il sarcofago del Duca senza testa e gli affreschi in cui si parla di antichi esorcismi, e cercate l’ambone di pietra nera che sembra fuso nel metallo. Osservate infine le figure apocalittiche che vi furono scolpite.
Simboli, certamente, ma di un passato che è meno morto di quello che alcuni vorrebbero far credere…

mercoledì 19 febbraio 2014

Di calamari giganti, bovini d’acqua e pesci primaverili



Ormai sul lago d’Orta non si parla d’altro. Negli uffici commerciali, nelle fabbriche di rubinetti, nelle aule scolastiche la domanda è una sola: “hai sentito del calamaro gigante?”
La questione è fresca, anzi freschissima, dal momento che il mostruoso animale sarebbe stato non solo pescato, ma poi rigettato nelle chiare, fresche e dolci acque del bacino cusiano. Come sempre succede in questi casi, fioriscono le ipotesi, i commenti e le prese di posizione, che vanno dall’incredulità (“ ma siamo sicuri??”) all’ironia (“possibile che non possa farmi una nuotata che arriva un rompiballe a guastarmi la mia mezz'ora di relax? colpa ne ho se sono un ragazzo tentacolare!!!”), all’indignazione. Perché c’è chi l’ha presa male, molto male, e insorge contro questo modo di promuovere il lago d’Orta spargendo “bufale pazzesche” (ed è il termine più riferibile).

mercoledì 8 gennaio 2014

Misteriosi avvistamenti astronomici



Nelle scorse ore sono state pubblicate su Facebook alcune foto che hanno messo in subbuglio la tranquillità invernale dei borghi attorno al lago d’Orta. Spettacolari aurore boreali e scenari da film di fantascienza sovrastano i quieti paesaggi cusiani.



Come se, a causa dell'enorme forza gravitazionale, la Via Lattea e la "vicina" galassia di Andromeda si fossero attratte e avvicinate preparandosi a un titanico scontro cosmico. 


Scenari che, in linea teorica, dovrebbero accadere tra una cinquantina di miliardi di anni, anno più, anno meno, ma che il mio amico Antonello è riuscito misteriosamente a inquadrare col suo obiettivo. 

Merito di photoshop e di una notevole inventiva o frutto di fortunati appostamenti e complici le dodici magiche notti  in cui tutto può accadere?


venerdì 7 dicembre 2012

Come una maledizione



«Si trova là, nel lago!» 
La donna indica un punto imprecisato tra la riva e l’isola di San Giulio. L’acqua è immobile, come è frequente nelle fredde mattine invernali, ma io so che sotto la superficie a specchio del lago d’Orta si muove un mondo che ben pochi conoscono. Pesci in gran numero, di varie specie, forme e dimensioni, compresi alcuni alieni che da qualche tempo vi si sono insediati, colonizzando il nuovo mondo grazie ai loro esoscheletri robusti come corazze e ad un set di armi da far invidia a Predator.
Non ci sono solo animali là sotto però. Mi hanno parlato di fondali che improvvisamente si muovono, lasciando scoperti larghi tratti di roccia in cui appaiono incongrui fori. Come se qualcuno si fosse messo a bucare la roccia, ma a profondità incompatibili con tutto quello che sappiamo della storia del lago. Mi hanno mostrato le foto di rocce che sembrano rozzi idoli scolpiti, ma anche questo è ovviamente impossibile. E mi hanno raccontato questa storia, che ho voluto verificare di persona.
«La pietra è là davanti» ripete la donna. «E c’è una scritta su di essa.»
Mi chiedo chi possa aver avuto l’idea di incidere una scritta immergendosi a vari metri di profondità. O ci fu un tempo in cui il lago era sensibilmente più basso di oggi? O forse qualcuno l’ha gettata in acqua?
«Quando mi vedrete, piangerete».
Questo è ciò che sta scritto in quella rozza lapide forse neppure sbozzata. Cosa significhi nessuno lo sa. Non è dato nemmeno sapere in che lingua sia incisa: italiano, latino, celtico o forse etrusco? E se così fosse non si comprende come la donna, che non è un archeologa, potrebbe averla decifrata. 
Del resto i sub che l’hanno cercata non hanno trovato nulla a parte un altro strano masso pieno di chiodi, dicono.
Ma si sa, questo è il lago dei misteri. E conserva molto bene i suoi tanti segreti.

mercoledì 4 aprile 2012

L’enigmatico caso dell’uccello aronese



Agli appassionati di misteri non sarà sfuggito un articolo sul numero 4 del mensile «Il sasso nel lagone», pubblicato il primo di ogni mese. Ideato e diretto da Massimo Sole, brillante penna trasteverina trapiantata sulle rive del Verbano, «Il sasso nel lagone» è una rivista su cui ci riserviamo di tornare in altra occasione in quanto ha tutte le caratteristiche per scuotere la sonnacchiosa vita culturale della cittadina in cui viene stampato, per il suo stile accattivante e gli approfondimenti rigorosamente documentati.

Torniamo però al reportage a firma di M.S., sigla dietro cui si nasconde verosimilmente lo stesso Massimo Sole, dedicato a un misterioso episodio accaduto poco più di un secolo fa. Lo spunto è dato da un articolo comparso sul n. LXVI di «Annals of Cryptology» che contiene un elenco di straordinarie scoperte di specie precedentemente ritenute fantastiche. Pesci come i celacanti (Latimeria chalumnae e Latimeria menadoensis), autentici fossili viventi che si credevano estinti assieme ai dinosauri ed invece sorprendentemente ricomparsi sui mercati del pesce nell’Oceano Indiano. O mostri degli abissi fino a pochi anni fa ritenuti leggendari, come gli Architeuthidae, i calamari giganti che vivono nelle profondità dell’oceano e i cui tentacoli possono raggiungere  25 metri di lunghezza.

Oltre a queste e ad altre specie l’articolo di «Annals of Cryptology» citava il caso di una fenice (il cui ultimo avvistamento, in terra di Egitto, risale all’anno 34 d.C.) in Piemonte agli inizi del Novecento. La fonte di tale segnalazione era indicata brevemente in un diario di un cittadino aronese che un ufficiale americano, il capitano John A. Fisher, aveva potuto leggere alla fine della seconda guerra mondiale grazie alla nipote, con cui aveva avuto una breve ma intensa relazione.

M.S. ha avviato quindi una sua personale ricerca che l’ha portato infine a mettere le mani sul famoso diario, consegnatogli dall’ormai anziana signora. Il racconto che ne è scaturito è altamente godibile e vi invito a leggerlo nella versione originale. Mi limito, con il consenso dell’autore, a riassumerne i contenuti.

Tutto cominciò con il ritrovamento di una strana creatura in uno dei boschi sulle colline sopra Montrigiasco. Era l’anno della cometa di Halley, il cui passaggio non mancò di scatenare ancestrali paure. Lo scrittore Lev Tolstòj, scrisse a questo proposito sul suo diario: “La cometa sta per catturare la Terra, annientare il mondo, e distruggere tutte le conseguenze materiali della mia attività e delle attività di tutti. Ciò prova che tutte le attività materiali, e le loro presunte conseguenze materiali, sono prive di senso. Solo ha un senso l'attività spirituale.”

Come sappiamo lo scrittore fu smentito dai fatti (a dimostrazione di quanto poco avveduti possano essere talora gli scrittori) e le attività materiali proseguirono alacremente, ad ogni modo in quei mesi molti erano in attesa di eventi straordinari. È in questo contesto che si collocano gli eventi descritti nel diario del giovane Randolfo Carroccio.

In esso si descrive il rinvenimento da parte di una banda di ragazzini di uno strano uccello, che nessuno aveva mai visto prima, ma che tutti trovarono straordinariamente bello. Particolare curioso, l’animale copriva sempre accuratamente il fianco sinistro, impedendo in tutti i modi di vederlo nonostante gli sforzi di quanti si avvicinavano.

Dopo poco, comunque, tutti cessarono di interessarsi a questo aspetto, incantati dalla bellezza e dalle straordinarie tonalità del suo piumaggio. Randolfo sottolinea che solo pochi invece prestarono attenzione ai suoni che emetteva, trovandoli nel complesso piuttosto banali.

Poiché l’uccello sembrava incapace  di volare, uno strano gruppo di persone prese a radunarsi per accudirlo e ammirarlo in segreto, formando una sorta di setta. M.S. li descrive come “ragazzini viziati da piccoli e fanciulle dagli occhi sgranati”, ma anche come “poeti di arte incerta,
impiegati saccenti, ingegneri di poco ingegno e uomini di mezza età dalle fantasie eccessive”.

E aggiunge che tutti erano affascinati dalla bellezza di questo straordinario uccello. Tutti erano impegnati a lodarlo e nutrirlo. E tutti erano convintissimi di trovarsi di fronte ad una fenice, la mitica creatura che gli antichi Egizi pensavano potesse rinascere dalle proprie ceneri.

Dalla lettura del diario emerge un altro elemento sconcertante. Tutti i componenti del gruppo degli adoratori della fenice raccontavano agli altri di strane visioni, in cui si vedevano nei panni di cavalieri senza macchia e senza paura, coperti da bianche armature, impegnati improbabilmente a combattere il male che li circondava. Dalla lettura è impossibile comprendere se si trattasse di fantasie o di vere e proprie allucinazioni. 

La realtà apparve improvvisamente, in tutta la sua drammaticità, un giorno di aprile dell’anno 1911. Quel pomeriggio lo strano gruppo di amici si radunò per sfamare il sempre più famelico uccello, ma questo, evidentemente insoddisfatto dall’offerta, alzò l’ala sinistra, mostrando il suo lato orribile e crudele. Con una zampa artigliata strappò il cuore ad uno di quelli che l’avevano amorevolmente curata fino a quel momento e lo divorò. Quindi spiegando le ali si levò in cielo lanciando urla che risuonavano come un’orribile maledizione. E svanì per sempre.

Non sappiamo esattamente cosa accadde in seguito. I giornali parlarono brevemente della scomparsa di un certo A.M., tornando sulla vicenda solo per riferire di una voce secondo la quale un aronese sarebbe stato tra i dispersi nel naufragio del transatlantico RMS Titanic, naufragato nella notte tra il 12 e il 13 aprile 1912. Inutile dire che nessun nome corrispondente compare nei registri dei passeggeri imbarcati.

Non risultano altre indagini sul caso. Dobbiamo pertanto desumere che il resto del gruppo si sia guardato bene dal denunciare il fatto. Il diario di Randolfo Carroccio si fa lacunoso e, in un punto, davvero inquietante quando dice che “fecero ciò che andava fatto, portando a termine l’opera della fenice”.

Allo scoppio della Grande Guerra Randolfo Carroccio si arruolò volontario e fu tra i primi caduti sul fronte italiano. Il suo diario rimase in un cassetto, a lungo dimenticato. Finché non fu ritrovato, gettando nuova luce su questo episodio che ha dell’incredibile.

venerdì 3 aprile 2009

UFO sul Lago d’Orta

Venerdì 20 marzo 2009, attorno alle ore 20,45 un cittadino di Pettenasco, Aldo Maulini ha avvistato uno sciame di luci brillanti salire lentamente dall'orizzonte orientale e poi scomparire. Poco dopo altre luci in movimento, che si fermano, effettuano dei movimenti a zigzag e si spengono.

Il fenomeno è proseguito per circa 15 minuti con un totale di circa 12-15 luci.

Maulini descrive lo spettacolo dapprima angosciante e poi affascinante al punto da spingerlo a prendere la macchina fotografica, una Canon compatta, per fotografare quelle luci misteriose. L’ingrandimento delle immagini svela un segreto. Le luci sono in realtà composte da piccole luci minori che viaggiano “in formazione”
L’avvistamento è stato fatto anche da altre persone.
Aldo Maulini, che ha pubblicato le immagini e la testimonianza sul suo profilo Facebook, aggiunge che durante l’avvistamento era passato in cielo un aereo di linea. «Le solite luci lampeggianti» scrive «ed il rumore da tuono continuato in lontananza, nulla di simile alla scena delle luci che si muovevano mielose e silenziose.»

La vicenda, comparsa anche sulla stampa locale, ha attirato l'attenzione degli ufologi di mezza Italia e, pare, dell'Aeronautica Militare.

NB 1
UFO sta per "Unidentified Flying Object " o "Unknown Flying Object," ovvero "oggetto volante non identificato". E' bene sottolineare che un "oggetto volante non identificato" non è necessariamente "un'astronave di origine aliena".

NB2
Questa volta la notizia non è… un pesce d’aprile.

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.