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lunedì 17 novembre 2008

La misteriosa vicenda di Sinistrari



Qualche tempo fa vi parlai della strana vicenda legata alla vita e alle opere di Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.

Vi ripropongo ora l’indice della storia.

A passeggio con l’incubo
descrive il mio incontro, una sera d’estate, con Sinistrari ed i suoi Incubi.

Gli incubi di Sinistrari - 1 contiene una breve biografia di Ludovico Maria Sinistrari d’Ameno.

Gli incubi di Sinistrari - 02 presenta l’opera dei delitti e delle pene di Sinistrari, con riferimenti al trattatello “De Sodomia”. (NB il post è sconsigliato ai minori di 18 anni).

Gli Incubi di Sinistrari 03. La teoria degli Incubi e dei loro commerci carnali con le donne contenuta nel saggio “Demonialità”.

Una storia da… succubo. Contiene una storia vera, raccontata dallo stesso Sinistrari, sulla strana vicenda di un fidanzato insidiato da una insaziabile succube.


Gli incubi di Sinistrari – 04
. La storia del “Demonialità” di Sinistrari.

Gli Incubi di Sinistrari - 05. I dubbi sull’autenticità dell’attribuzione al Sinistrari del “Demonialità”.

venerdì 29 agosto 2008

Gli Incubi di Sinistrari 05




Come si è detto il trattato "De la démonialité et des animaux incubes et succubes", fu pubblicato nel 1875 a Parigi da Isidore Liseux (1835-1894).

Il 20 aprile 1905 l'Intermédiaire des chercheurs et curieu si poneva però queste domande : "Isidore Liseux a publié, comme inédit en 1875, un manuscrit intitulé De Daemonialitate et incubis et succubis, par le R. P. Ludovicus Maria Sinistrarius de Ameno (XVIIe siècle).
Cet ouvrage est-il authentique? Liseux était excellent latiniste et capable d'inventer de toutes pièces un pareil traité. Un peu plus tard, il a publié sous le titre Callipygia, un "Jugement de Pâris" en vers latins qui est une évidente supercherie.
Qu'est devenu le manuscrit attribué au P. Sinistrari? Liseux est mort de misère, dans une mansarde de la rue Bonaparte et on a retrouvé neuf sous dans sa poche. Qu'avait-on fait de sa bibliothèque?
Dans la préface de son édition, il prétend que le manuscrit original figure au catalogue de la vente Seymour (Londres, 1871) sous le n° 145. Est-ce exact ?"

In altri termini il sospetto avanzato da l'Intermédiaire era che Liseux (eccellente latinista noto per altre "burle") avesse attribuito a Ludovico Maria Sinistrari d’Ameno, personaggio realmente esistito, un’opera falsa da lui stesso composta.
Molti critici sono attualmente convinti che l’opera sia proprio un falso, orchestrato dal
“Bibliofilo Jacob”, al secolo Paul Lacroix (1882-1935), e preparato da Isidore Liseux. Un falso abilmente costruito per sollucherare il palato dei lettori della fine dell'Ottocento con le numerose descrizioni di incontri erotici tra incubi e donne.

D’altro canto Lisieux editò nel 1883, otto anni dopo il De la démonialité, anche un’altra opera di Sinistrari, il trattato De la Sodomie et particulièrement de la Sodomie des Femmes distinguée du Tribadisme. Il quale sarebbe un estratto del De delictis et poenis edito a Venezia nel 1700 e messo all’Indice dei Libri proibiti nel 1704 e nel 1709, per essere pubblicato nelle Opere complete di Sinistrari a Roma nel 1754.

La Demonialità è dunque opera autentica o un abilissimo falso?

Il mistero sull’opera di Sinistrari, dunque, rimane e s'infittisce…

A passeggio con l’incubo

Gli incubi di Sinistrari - 01

Gli incubi di Sinistrari - 02

Gli Incubi di Sinistrari - 03

Una storia da… succubo.

Gli incubi di Sinistrari – 04

Gli Incubi di Sinistrari 05

venerdì 8 agosto 2008

Gli incubi di Sinistrari – 04





Sinistrari scrisse il suo lavoro Demonialità in forma manoscritta. Come abbiamo detto egli riteneva che Incubi e Succubi non fossero, come si pensava all’epoca, creature demoniache, bensì folletti spinti dal loro spirito libidinoso a ricercare l’unione sessuale con le donne e, più raramente, con gli uomini.

Per quanto singolari possano apparire ai nostri occhi, in fin dei conti le teorie di Sinistrari su incubi e succubi portavano alla conclusione che le donne non fossero colpevoli per queste unioni, bensì vittime di violenze da parte di queste creature superiori. Esse pertanto non potevano nemmeno essere accusate di bestialità, in quanto erano casomai gli incubi ad incorrere in questo peccato degradandosi col giacere con creature inferiori.

Allo stesso tempo poteva essere molto comodo spiegare gravidanze “impossibili” mediante l’azione degli incubi o individuare in questi ultimi quegli amanti misteriosi che i mariti non riuscivano a sorprendere perché sgusciavano inafferrabili tra le loro mani. Nessuna colpa, niente vendette.

Sinistrari forse si rese conto che nel clima del secolo XVII, negare una natura diabolica a tutto ciò che risultava “alieno” rispetto alla normalità canonica avrebbe potuto risultare persino eretico. Con tutti i pericoli derivanti da ciò, in un’epoca in cui il Sant’Uffizio non si limitava a diramare comunicati stampa. Fu per questo che il padre francescano decise di non pubblicare la propria opera?

Ad ogni modo il manoscritto scomparve, riapparendo due secoli dopo, era il 1872, nel negozio di un libraio a Londra. Fu tradotto in francese e pubblicato da Isidore Liseux come "De la démonialité et des animaux incubes et succubes" nel 1875 a Parigi.

Un mistero però aleggia sull’opera di Sinistrari. Un mistero che potrebbe mettere in discussione tutte le nostre certezze….

A passeggio con l’incubo

Gli incubi di Sinistrari - 01

Gli incubi di Sinistrari - 02

Gli Incubi di Sinistrari - 03

Una storia da… succubo.

Gli incubi di Sinistrari – 04

Gli Incubi di Sinistrari 05

giovedì 7 agosto 2008

Una storia da… succubo.




L’opera del Sinistrari si basava sulla raccolta di numerosi episodi, a conferma delle teorie sui succubi e gli incubi. Eccone uno, riportato da un sacerdote veneziano di nome Brognoli.

Nell’anno del Signore 1650 nella città di Bergamo accadde un fatto straordinario.
Vi era un giovane di ventidue anni che una notte, appena coricatosi, udì un rumor di passi nella stanza. Accesa una candela riconobbe la sua fidanzata, di nome Teresa. La ragazza gli raccontò che i genitori l’avevano cacciata di casa dopo un litigio. Per questo motivo, non sapendo da chi altro andare per la notte, era corsa da lui.
Il giovane, per quanto sorpreso, acconsentì a che ella passasse la notte con lui. Poiché la ragazza non aveva portato con sé la camicia da notte, si spogliò e s’infilò nel letto ignuda. Cedere al desiderio reciproco, più e più volte, fu un attimo.
All’alba la ragazza chiese all’esausto giovane se gli fosse piaciuto giacere con lei. Quando ebbe ricevuto risposta positiva gli rivelò di non essere affatto la sua fidanzata, ma una succube, perdutamente innamorata.
La succube tornò ogni notte nei mesi successivi, lasciando ogni volta il giovane completamente spossato.

Alla fine il giovane, temendo per la propria salute, si risolse a chiedere aiuto al sacerdote Brognoli, che con le preghiere e una severa penitenza riuscì infine a liberarlo dalla succube.

A passeggio con l’incubo

Gli incubi di Sinistrari - 01

Gli incubi di Sinistrari - 02

Gli Incubi di Sinistrari - 03

Una storia da… succubo.

Gli incubi di Sinistrari – 04

Gli Incubi di Sinistrari 05

sabato 2 agosto 2008

Gli Incubi di Sinistrari 03



Nel secolo decimosettimo le donne erano bruciate sui roghi di tutta Europa a decine e centinaia con l’accusa di aver fornicato, ossequiato, reso culto e sottoscritto patti col demonio.
Ludovico Maria Sinistrari d’Ameno, francescano riformato, scrisse il saggio Demonialità ponendosi l’obiettivo di descrivere la natura di questo peccato e mettere un po’ d’ordine nella materia.
Secondo Sinistrari, giurista finissimo dalla cultura enciclopedica, si ha demonialità in presenza di fornicazione, ossequio e culto resi al demonio, con la sottoscrizione di un patto di associazione con esso. Tale peccato, gravissimo in quanto empio e aggravato dall’apostasia, va però distinto da quello di bestialità, peccato più leggero. Il congiungimento carnale col demonio è infatti questione assai più grave di quello con gli animali, la bestialità, come sottolinea Sinistrari citando il parere di insigni giuristi.

Esiste però, secondo Sinistrari, una specie particolare di commercio carnale con esseri che non sono demoni. L'unione col vero e proprio Demonio avviene infatti nei sabba notturni dopo un patto col diavolo al cui servizio si pongono le streghe e gli stregoni, che offrono omaggio e vassallaggio "tenendo la mano su qualche libro di colore nerissimo".
Vi sono però demoni particolari che dispiegano le proprie arti per sedurre donne e uomini estranei alla stregoneria. Essi si presentano sotto forma di “succubi” (cioè “giacciono sotto”) o “incubi” (che “giacciono sopra”) e sollecitano le proprie vittime all'amplesso coi mezzi normalmente utilizzati da un innamorato travolto dalla passione: preghiere, lusinghe, lacrime, carezze, regali.

Questi esseri non vanno confusi, a parere del Sinistrari, coi demoni infernali. Essi infatti sono resistentissimi agli esorcismi, non si lasciano intimorire dalle orazioni, sono indifferenti alle reliquie consacrate e alle invocazioni. Al contrario paiono reagire a fumi e profumi.
Sinistrari suggerisce quindi di tenerli alla larga utilizzando la ruta, la centaurea e la verbena. Oppure di proteggersi con amuleti: diamante, diaspro o corallo sono molto utili. Efficacissimo per tenerli lontani dalle camere da letto, ma più complicato da preparare e verosimilmente più difficile da sopportare anche per gli umani, è l'odore di fegato di pesce posto sulla brace ardente.

Sinistrari ritiene che gli Incubi siano da tenersi ben distinti dagli angeli e dai demoni, che hanno natura puramente spirituale, e vadano invece identificati con i folletti, i satiri, i geni, gli elfi che compaiono nei miti di vari popoli.
L’unione di un incubo con una donna può generare un figlio, benché questo, creatura ibrida, risulti sterile come un mulo. Tali persone sarebbero invece particolarmente dotate sul piano spirituale o fisico, benché spesso caratterizzate da carattere collerico o malvagio. Sinistrari cita numerosi personaggi nati dall’unione di una donna con un essere sovrannaturale: a partire dai Giganti ricordati dalla Genesi; per passare a personaggi del mito come Romolo e Remo o il Mago Merlino; senza tralasciare personaggi storici come Platone, Alessandro Magno, Cesare Augusto; giungendo al grandissimo eresiarca Martino Lutero (Sinistrari scrive nel secolo delle feroci guerre tra cattolici e protestanti).

Creature razionali, dotate di natura superiore a quella dell'uomo, vivono tra noi in forma nascosta manifestandosi a loro piacimento, essendo dotate di corpo e di anima, ragion per cui possono anche convertirsi ed ottenere la salvazione eterna.
Indulgerebbero a rapporti con le femmine della specie umana (molto rari sono infatti i casi di succube desiderose di sedurre i maschi della nostra specie) per una loro debolezza, così come talora gli uomini indulgono a rapporti con gli animali. Per questo motivo spesso presi dalla vergogna decidono di sopprimere la creatura di cui si sono innamorarti, ritenendola principio e causa della loro perversione.

Sinistrari cita vari episodi per suffragare le proprie tesi, di uno dei quali sarebbe stato testimone oculare egli stesso. Storie che, naturalmente, troveranno spazio ne Il Lago dei Misteri…

A passeggio con l’incubo

Gli incubi di Sinistrari - 01

Gli incubi di Sinistrari - 02

Gli Incubi di Sinistrari - 03

Una storia da… succubo.

Gli incubi di Sinistrari – 04

Gli Incubi di Sinistrari 05

venerdì 1 agosto 2008

Gli incubi di Sinistrari - 02

Avviso: il contenuto di questo post potrebbe offendere la sensibilità di qualcuno. Invito i minori e le persone che non desiderano essere informate su questioni sessuali a non proseguire la lettura.


Sinistrari pubblicò il trattato De delictis et poenis a Venezia nel 1700.
Benché l’epigrafe esposta ad Ameno accomuni Sinistrari a Beccaria, autore del più famoso Dei delitti e delle pene, occorre dire che la posizione dei due autori è radicalmente diversa. Se Beccaria infatti era contrario alla tortura e alla pena di morte, il Sinistrari si dilunga a discutere su quando sia ammissibile l’uso della tortura negli interrogatori di ragazzi maggiori di dieci anni, già vittime di violenze carnali.

Sinistrari è per molti versi un perfetto esempio di come una conoscenza teorica e libresca della realtà, unita ad una forzata castità possano produrre danni gravissimi. La sua attenzione alla descrizione dei crimini sessuali rasenta infatti la pornografia.

Il reverendo padre, trascinato da un’ansia classificatoria che lascia stupefatti, giunse a descrivere una sodomia femminile, chiamata tribadismo, dalla più comune mollezza. Se la seconda raggruppa gli atti che potremmo far rientrare nell’omossessualità femminile, il concetto di tribadismo lascia veramente a bocca aperta.
Egli dichiara di aver appreso che il clitoride (secondo l’autore presente solo in alcune donne) può improvvisamente svilupparsi accrescendo le proprie dimensioni, ovvero presentare uno sviluppo abnorme fin dalla nascita.
Con questo strumento alcune perverse donne deporrebbero il proprio seme (l’idea di una eiaculazione femminile era radicata nella cultura dell’epoca, si ritrova ancora in romanzi del secolo XVIII, come Fanny Hill dell’inglese John Cleland, ed è tuttora oggetto di ricerca da parte di alcuni sessuologi) contro natura nel corpo di una donna o di un uomo.
Se da un lato è possibile che tale credenza derivi dalla scoperta di soggetti ermafroditi, quel che è certo è che il crimine, dopo l'interrogatorio condotto sotto tortura, aveva come pena la morte. La clemenza della giustizia dell’epoca consentiva peraltro che il rogo del colpevole o della colpevole fosse praticato solo dopo la morte per impiccagione.
Il trattato presenta altre affermazioni sorprendenti. Sinistrari rivela di aver saputo in confessione sacramentale di un uomo che utilizzava, come sistema anticoncezionale, un budello di maiale. Ligio ai suoi sillogismi, Sinistrari negava che quell’atto potesse essere considerato un vero accoppiamento, in quanto il budello separava i due corpi…

Per le descrizioni contenute nella sezione dedicata al crimine di sodomia, il trattato De delictis et poenis incappò subito nei fulmini della censura ecclesiastica che lo inserì nell’elenco dei libri proibiti. Ciò peraltro alimentò la curiosità morbosa dei lettori, che acquistavano edizioni francesi, arricchite da esplicite illustrazioni, della sezione dedicata al tribadismo.

Il Sinistrari però scrisse un’altra opera degna di ricordo, un’opera che è stata definita un “kamasutra demonologico”, in quanto descrive gli accoppiamenti con una specie particolare di folletti: gli Incubi...
A passeggio con l’incubo

Gli incubi di Sinistrari - 01

Gli incubi di Sinistrari - 02

Gli Incubi di Sinistrari - 03

Una storia da… succubo.

Gli incubi di Sinistrari – 04

Gli Incubi di Sinistrari 05

domenica 8 giugno 2008

Metodi sicuri per far nascere i bambini – 2

Appelli, lettere, prediche… Nemmeno le minacce erano servite a convincere le donne a non andare a cercare i bambini sui massi. Ogni sforzo pareva vano per sradicare quella antica superstizione.

Fu così che un prete, un prete di campagna, uno di quelli che si diceva praticassero la “fisica”, per intenderci, decise che era tempo di porre fine a quella storia.
Tornando da un viaggio a Novara si fermò a parlare con una donna. Non una donna qualsiasi naturalmente. Scelse la beghina più pettegola del paese, una che non sarebbe stata capace di tenersi un segreto nemmeno se le avessero dato mille monete d’oro per ogni secondo di silenzio.

«Avete un bicchiere di acqua?» le chiese.
«Acqua?» domandò sorpresa la donna. «Siete sicuro di stare bene?»
Sapeva bene infatti che il prete usava l’acqua solo per battezzare.
«Acqua, acqua» rispose scuotendo la testa. «Con quello che ho sentito…»
«Che cosa avete sentito?»
«Non posso dirvelo» scosse nuovamente la testa. «Niente vino, però, almeno per oggi …»
«Deve essere una cosa grave…»
«Ah, sapeste che peso che ho nel cuore per quella povera donna, ma… basta… ho già detto troppo….»
«Donna? Che donna? Una di qui? Cosa ha fatto?»
«Sia ringraziato il Signore non è di qui! È una di un paese vicino Novara. Una di quelle che non vogliono mai ascoltare noi preti…»
«Quante ce ne sono! Siamo in poche ormai… Persino durante la Messa… Quante ne vedo che, persino, sbadigliano… e poi le giovani… sempre a guardare i ragazzi… e poi si trovano nei guai… come forse quella che dite…»
«Ma cosa avete capito? Questa è una donna sposata. E ciò dimostra che il Diavolo può colpire chiunque… Solo che poi ne fanno le spese gli innocenti…»
«O Madonna!» la donna si segnò con la croce. «Cosa dite?»
«E’ meglio» sospirò il prete «che non lo sappiate, credetemi. Ne rimarreste sconvolta…»
«Ma conoscere le azioni del maligno ci aiuta a riconoscerle e prevenirle. Così ci avete detto durante la predica di domenica. Una bella predica, davvero…»

Il prete, cedendo infine di fronte a quella argomentazione, le raccontò tutto.

C’era una donna, di nome Maria, in un paese vicino Novara, che non voleva ascoltare il prete, che ammoniva di non andare a sedersi sui massi, perché ne avrebbero avuto solo disgrazie.
Ma lei rideva e col pancione continuava ad andarci.
Finché venne il giorno del parto. Il giorno in cui smise per sempre di ridere. Spinto dalle contrazioni il bambino cominciò ad uscire. Prima la testa, come è naturale, poi il corpo. Infine le gambe… da capra! Il bambino era normale fino alla vita, ma sotto, sotto aveva le gambe da animale, zoccoli compresi!

Quando ebbe finito di raccontare il prete si alzò e sospirando raccomandò alla donna di non dire nulla di quanto le aveva detto, incamminandosi poi verso la casa. Quando giunse all’uscio sapeva che la notizia stava già correndo di bocca in bocca.
Sorrise.
Una grande paura si combatte con un timore più grande.
Una radicata credenza si sradica diffondendo una nuova paurosa superstizione.

Così, da quel giorno, tutte le donne cominciarono a raccomandare alle giovani in attesa di non sedersi mai sulle pietre, se non volevano vedersi nascere dei figli dalle zampe di capra.

giovedì 29 maggio 2008

Il bambino sulla strada

Essendo Pontefice Pio IX, un uomo se ne andava verso il paese tornando dai campi. Era di corporatura robusta e procedeva a dorso di mulo, lasciandosi cullare lentamente da quel movimento ritmico, finché lo vide.
Dapprima pensò fossero degli stracci poi, guardando bene, vide che si trattava di un bambino, avvolto dentro alcuni panni e appoggiato sul ciglio della strada.
Smontato dal mulo, lo prese in braccio, guardandosi attorno per vedere se ci fosse qualche donna nei dintorni. Non vedendo nessuno decise di portarlo a casa, finché non avesse potuto scoprire di chi fosse.
Sempre tenendolo in braccio risalì sul mulo e riprese il cammino. Il mulo arrancava sulla strada sassosa che si inerpicava sulla collina e pure all’uomo parve che la sua fatica aumentasse ad ogni passo. Finché, sentendosi sempre più stanco esclamo:
«Ma quanto pesa questo bambino!»
«Sarai leggero tu!» esclamò una voce maschile.
L’uomo trasalì e guardò il bambino. Vide che il volto si andava rapidamente invecchiando e una lunga barba nera gli stava crescendo sul mento. Spaventato lo lasciò cadere e spronò il mulo alla corsa, rallentando il passo solo quando fu al sicuro oltre le porte del paese.

mercoledì 28 maggio 2008

Rimedi sicuri per riavere un bambino

Quante volte mamme le esasperate hanno gridato: «Se non la smetti ti do via e ne prendo un altro!»
Immaginate ora di essere l’altra madre, quella vittima dello scambio…

Un fatto del genere è accaduto molto tempo fa a Casale Corte Cerro. Non mi riferisco, però a uno dei disgraziati casi descritti dalla cronaca nera.
Quel giorno, quando la madre ritornò alla culla quasi svenne vedendo al posto del suo bel bambino un piccolo mostro peloso dalla pelle scura e dura come il cuoio che la fissava con due grandi occhi da selvatico.
Non sapendo cosa fare e sospettando un incantesimo, prese il bambino e corse diritta dal prete. I preti si sa, fanno la “fisica”, la magia dotta. E possono quindi contrastare gli altri incantesimi.
Infatti, quando il prete vide la creatura comprese immediatamente cosa fosse accaduto.
«Ma questo è uno stregoncino! Deve essere il figlio della Cusc...»
Sopra Casale c’era una grotta, presso il luogo ove sorge ora il Getzemani, dove viveva una strana donna. Il suo corpo era peloso e il suo volto aveva poco di umano. Tutti pensavano che fosse una strega e dicevano fosse immortale, perché viveva in quel luogo da tempo immemorabile. Il suo nome era appunto Cusc.
«La Cusc deve aver partorito un piccolo stregoncino» spiegò il prete «ma vedendolo così brutto e peloso ha provato invidia per i bambini teneri e paffuti delle donne. Probabilmente viene a spiarvi mentre andate al riale a lavare i panni. Così, senza essere vista, si è avvicinata alla culla e, rapida come un gatto, ha preso il bambino sostituendolo con il proprio stregoncino.»
«Come posso fare a riavere il mio bambino?» domandò disperata la donna. «Io proprio non riesco a dare il seno a questa bestia e se penso al mio piccolo tra le mani di quella strega…»
«C’è solo una cosa da fare» l’ammonì il prete. «Torna a casa e non dargli nulla da mangiare. Lascia che pianga, finché la Cusc lo senta.»
La donna tornò a casa e fece come il prete le aveva detto. Quando il piccolo incominciò a strillare per la fame, la donna si tappò le orecchie per non sentirlo gridare. Forte, sempre più forte…
Finché la porta si spalancò e la Cusc entrò nella casa. Diede un fagotto con il bambino alla madre e corse alla culla afferrando lo stregoncino. Poi, stringendolo al petto, si dileguò rapidissima su per la montagna.

domenica 4 maggio 2008

Metodi sicuri per far nascere i bambini

Ci sono luoghi da cui è bene che gli uomini stiano alla larga.
Questo veniva ripetuto nei racconti attorno al fuoco o nelle stalle, quando alla sera ci si radunava per chiacchierare, sbrigando gli ultimi lavori della giornata.
Non che quei luoghi fossero malvagi. Non tutti perlomeno. Non che il divieto fosse effettivamente esteso a tutti.
Erano i maschi adulti a doverne stare lontani.

Perché lì, sui massi, le donne andavano a prendere i bambini. I quali potevano anche tornarci, per giocare allo scivolo sulla pietra liscia che li aveva generati. Ma gli uomini no.
Per loro quello era territorio proibito e portava male avvicinarsi. Una serie di racconti raccapriccianti descrivevano, in maniera dettagliata, cosa era capitato a quei pochi, incoscienti, pazzi o empi, che avevano osato sfidare il divieto.
Decisamente meglio non rischiare, pertanto. Tanto quelle erano cose di donne di cui gli uomini nulla capivano o potevano capire.

Poiché il valore di una donna si misurava soprattutto dai figli che riusciva a partorire, un ritardo eccessivo nel rimanere incinta cominciava ad essere oggetto di commenti e rimproveri più o meno aperti. Quale donna si poteva permettere di rischiare, allora? Chi poteva rifiutare l’aiuto della pietra che generazioni di donne, da tempo immemorabile, avevano invocato?

Nessuno ricorda più ciò che veniva compiuto; né come potessero prendere i bambini dalla roccia, perché quei riti anche allora erano avvolti dal mistero che solo alcune vecchie conoscevano e rivelavano a persone fidate. Perché i Vescovi, da secoli, avevano proibito quei culti antichi, anche se i preti preferivano non vedere e far finta di non sapere, purché le donne andassero a messa la domenica e le altre feste comandate. A nessuno interessava avere Inquisitori per il paese a far domande e ficcare il naso dove non avrebbero dovuto, perché si sa che a furia di scavare qualcosa alla fine si trova.
Ma poiché ci sono molte ore in un giorno e molti giorni in una settimana, non era difficile per le donne trovare il momento giusto per andare a fare una visita al masso. Qualcuna forse si lasciava scivolare sulla superficie; qualcun'altra forse deponeva offerte nelle piccole coppelle. Ciascuna sperando di poter essere madre.

Lì cominciava la seconda parte della storia. In un’epoca in cui non c’erano né medici, né ospedali le uniche a poter dare una mano erano le madri più anziane, alcune delle quali finivano con l’aiutare le più giovani dopo aver aiutato sé stesse, magari partorendo da sole in una vigna o in un pascolo.
Del resto come fai a tirarti indietro quando puoi assistere al compiersi di un nuovo piccolo grande miracolo come la nascita di un bambino?
Se si ha da fare si fa, dicevano. Senza pensarci. Così quando veniva il tempo e le mandavano a chiamare prendevano in mano la situazione: davano ordini perché tutto fosse pronto e tutte avessero il loro ruolo; allontanavano gli uomini, che in quei momenti di ruolo non potevano averne ed erano solo d’intralcio; calmavano la paura e davano indicazioni. Infine prestavano le prime cure al bambino, prima di riconsegnarlo alla madre.
Oppure dovevano mandare a chiamare il prete, perché le cose erano andate male e la madre o il bambino o entrambi non ce l’avevano fatta. Cosa che purtroppo accadeva troppo spesso…

mercoledì 30 aprile 2008

Occhi (nuovamente) spalancati sul Lago d’Orta.





Il servizio delle Iene sul Lago d’Orta, citato il 22 aprile scorso sul blog http://gondaun.blogspot.com/ (NB: si ricorda che l’articolo sarà visibile ancora per pochi giorni, prima di scomparire nelle nebbie…) ha avuto un inatteso sviluppo.

Il giornalista Marco Foti, di Pettenasco, si è preso infatti la briga di verificare quanto mostrato nel video e ha denunciato alcune incongruenze presenti nella narrazione e nelle immagini.

A far rimbalzare la notizia dalla carta stampata e dalla televisione direttamente nella blogosfera è stato, il 24 aprile, Ortablog (http://ortablog.blogspot.com/) che dal 2006 fornisce interessanti notizie e informazioni sul Lago d’Orta.

Mentre assistiamo all’emergere di una Contro-iena cusiana (non è da tutti far le pulci alle Iene, specializzate proprio nel far le pulci agli altri), il mistero della villa e delle sue "sensuali cerimonie" s’infittisce…

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.