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giovedì 15 marzo 2018

L'albero della Conoscenza



Ce ne stavamo seduti sotto le fronde di un albero, intenti a consumare le merende prima che i nostri passi ritornassero a portarci su sentieri divergenti.
Ogni tanto Evelyn e io lanciavamo qualche briciola di pane agli uccellini che scendevano a becchettare nell'erba. Alcuni più timidi si tenevano a distanza, mentre altri più coraggiosi o sfrontati si avvicinavano per cogliere i bocconi più grossi. 
Quella scena non poteva non evocare il ricordo di Hänsel e Gretel, del loro obbligato inoltrarsi in un bosco pericoloso fino alla casa di marzapane costruita come una trappola per bambini affamati dalla strega cannibale. 

Del resto più ci si inoltra nel fitto della foresta più gli alberi sono antichi e le loro radici profonde. Nessuno di essi tuttavia ha rami alti e radici profonde quanto un frassino ricordato da un'antica leggenda norrena.
Ad esso si rivolse un viandante, cieco di un occhio, che viaggiava appoggiandosi a una lancia ed era seguito da due corvi. Un tipo ingannevole, di quelli capaci di giurare sul proprio anello, mentendo spudoratamente. Un tipo di quelli, insomma, a cui sarebbe meglio non aprire la porta, se vengono a bussare dopo il tramonto. Un tipo troppo pericoloso, tuttavia, per rifiutargli gli antichi doveri dell'ospitalità. 

Il viandante era pronto a tutto per conquistare il potere della Conoscenza. Così egli cercò il grande frassino, "Yggdrasill lo chiamano, alto tronco lambito d'acqua bianca di argilla" com'è scritto nella Profezia della Veggente.

"Io so, fui appeso all’albero esposto al vento
per nove notti intere, ferito da una lancia
e sacrificato ad Óðinn, a me stesso,
a quell’albero di cui nessuno sa
dove affondino le radici.
Non mi saziarono col pane né dissetarono coi corni,
guardai in basso, conobbi le rune,
le conobbi soffrendo, e poi caddi giù."

Così il Viandante, che altri non era se non lo stesso re degli dei del Valhalla, Odino, conquistò il potere delle Rune sacrificando sé stesso ad Odino.





lunedì 12 marzo 2018

Quante matite stanno in un albero?



Narra un antico mito che il dio del Sole, Apollo, un giorno si vantò con il dio dell'Amore, sostenendo di essere assai più bravo con l'arco e le frecce.
Eros però era un dio tra i più permalosi e si sentì punto sul vivo. Così prese due frecce, una dalla punta d'oro e l'altra di piombo. Scagliò la prima contro Apollo, mentre con la seconda trafisse il cuore di Dafne. 
Fu così che il dio s'innamorò perdutamente della bellissima ninfa, la quale invece, tale era l'effetto del piombo nel suo cuore, lo rifiutò sdegnosamente e prese a fuggire per sottrarsi agli abbracci del focoso innamorato. Poiché le forze erano impari e tentare di persuaderlo a parole non era nemmeno da prendersi considerarsi, la disperata Dafne invocò la madre, che era la dea della Terra. Udendo le grida della figlia, Gea, per salvarla non trovò di meglio che trasformarla in una pianta di lauro. I piedi divennero radici e le braccia rami protesi verso il cielo. All'innamorato non restò che farne il proprio albero sacro, con le cui fronde incoronare coloro che meritano nelle arti e, oggigiorno, inseguono una laurea.
Sarà per questo che chi è a caccia di ispirazione percorre i boschi e si avvicina agli alberi? Di certo la cercava la misteriosa ragazza dagli occhi sognanti incontrata nel bosco. Non che mancasse a Evelyn, questo era il suo nome, dal momento che fin da piccola aveva coltivato la passione per il disegno e il fumetto (qui trovate, se volete, la sua biografia).
Ma trovava nelle creature vegetali, mi disse, vibrazioni positive capaci di trasferirsi nelle sue matite. E poiché aveva con sé alcuni lavori me li mostrò. Uno in particolare mi risultò subito assai simpatico, dal momento che anche per me un'umile pianticella era stata fonte di ispirazione 
A questo proposito, dovrei andare a controllare come sta il mio piccolo cactus...

giovedì 8 marzo 2018

Inaspettati incontri nel bosco




La mia immersione nel folto del bosco è durata più di quanto immaginassi. Colpa delle molte distrazioni che puoi trovare qui dentro. Vedi un fiore, un fungo, un frutto e ti allontani dal sentiero. ed è lì che l'avventura comincia. Ne sanno qualcosa alcuni bambini famosi, come l'ingenua Cappuccetto Rosso, il furbo Pollicino o i coraggiosi Hansel e Gretel.
Del resto, come diceva Bernardo di Chiaravalle "Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà."
Guardandoti attorno ti rendi conto infatti che gran parte di essi è nata molto prima che tu emettessi il primo vagito. E a una tale antichità si associa sovente un'aura divina.
"Quando entri in un bosco popolato da antichi alberi, più alti dell’ordinario, e che precludono la vista del cielo con i loro spessi rami intrecciati, le maestose ombre dei tronchi, la quiete del posto, non ti colpiscono con la presenza di una divinità?" scriveva Lucio Anneo Seneca un migliaio d'anni, anno più anno meno, prima di Bernardo.
Una divinità o un essere malvagio? O un po' l'una e un po' l'altra? Talvolta la differenza è sottile e impalpabile, come un velo leggero. Come definire Circe, figlia del dio sole e strega potentissima, capace di terribili magie?
"Scôrsi un fumo salir d’infra una selva / di querce annose, che in un vasto piano / di Circe alla magion sorgeano intorno" scriveva parlando di Ulisse il grande Omero, un migliaio d'anni, anno più anno meno, di Lucio.
Nel mio piccolo anch'io ebbi un incontro inaspettato nel bosco. Una figura femminile mi comparve davanti, così inaspettatamente vicina da non poter far altro che fermarsi e tentare di intavolare una conversazione.
Se fosse una fata, una strega o qualcosa d'altro ancora ve lo dirò la prossima volta, nel frattempo godetevi questo bel disegno di Evelyn


domenica 24 dicembre 2017

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza



Nel 1845 lo scrittore Henry David Thoreau Decise di abbandonare la civiltà per vivere sulle sponde di un lago, in una capanna  autocostruita.

"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto" scrisse alcuni anni dopo in " Walden ovvero Vita nei boschi", il resoconto di questa sue esperienza, pubblicato nel 1854.

Thoreau è uno degli autori culto della controcultura statunitense e ha ispirato scrittori del calibro di  Allen Ginsberg, Jack Kerouac e Gary Snyder. In campo cinematografico i suoi versi sono citati nelle riunioni della "Setta dei poeti estinti" nel film "L'attimo fuggente", con lo straordinario Robin Williams. 

Altri compaiono nel film "Into the Wild - Nelle terre selvagge" di Sean Penn, basato su una storia vera di "ritorno alla natura". Che ebbe esito drammatico con la morte per avvelenamento del ragazzo, Christopher McCandless, che tentò di vivere da solo nella selvaggia Alaska.

Nei boschi, metaforicamente, s'inoltrerà quindi questo blog che sulle sponde di un lago sta già, cogliendo lo spunto dalla recente conferenza sugli alberi svoltasi a Miasino, Axis Mundi, e dalle festività natalizie, che vedono l'albero al centro dei festeggiamenti.

Un pensiero affettuoso va, d'obbligo, all'ormai mitico "Spelacchio" romano le cui foto hanno fatto il giro del mondo facendolo diventare, come un Charlie Brown arboreo, l'emblema delle cose che nella vita vanno storte, nonostante le migliori intenzioni.

Buone feste a tutti voi!

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.