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mercoledì 26 gennaio 2022

Un'antica chiesa di Gozzano



Un viaggiatore che scendesse alla nuova stazione di Gozzano, sulla linea Novara Domodossola, avrebbe due alternative. Dirigersi verso il centro, oppure voltare le spalle alla cittadina e andare alla scoperta di un misterioso edificio.

Se siete viaggiatori di questo secondo tipo potete seguirci. 

Occorre passare sotto il ponte ferroviario e riemergere dall’altra parte. Sulla destra un’area verde attira immediatamente lo sguardo. Al centro di una radura sorge una chiesetta romanica, dedicata a San Lorenzo.

Il luogo è decisamente antico. Secondo un'antica tradizione i santi Giulio e Giuliano fondarono in questo luogo la loro novantanovesima chiesa. Verosimilmente lo fecero sui resti di un antico luogo di culto pagano, perché quella era la loro missione, per la quale avevano lettere firmate dal cattolicissimo imperatore Teodosio I, colui che impose il cristianesimo niceno come credo ufficiale dell’impero romano, proibendo tutti i culti pagani.


Scavi archeologici condotti all'interno della chiesa, che è aperta solo in alcune occasioni, hanno messo in luce varie sepolture di età longobarda. Hanno individuato anche un cenotafio dove in antico si conservavano le reliquie di San Giuliano. Non sono più lì da oltre mille anni, perché nel X secolo furono traslate nella nuova chiesa a lui dedicata, che si trova sulla rocca, protetta dalle mura dell'antico castello.


La copertura di una delle tombe altomedievali era costituita da una grande lastra di pietra. Con grande sorpresa, una volta sollevato questo coperchio si scoprirono sulla superficie inferiore misteriose lettere incise. Non si trattava di un’iscrizione longobarda e tantomeno medievale. Rispetto alla tomba era circa mille anni più antiche. I caratteri infatti erano incisi nell’alfabeto celtico d’Italia e l’iscrizione, una volta tradotta, recitava “Ad Autesa dedicò Petua…”. 


La scritta era interrotta per la rottura della pietra, per cui non sappiamo se Petua, certamente una donna, fosse sola nella dedica. Il fatto che il suo fosse il primo nome fa pensare che, ammesso vi fossero citate altre persone, dovessero essere tutte di sesso femminile. Donne quindi che dedicano a una donna. Il cui nome tuttavia è mancante del patronimico, vale a dire il nome del padre, il modo con cui i Celti indicavano quello che noi chiameremmo cognome.


Chi era dunque questa Autesa? Una defunta, oppure qualcuna il cui nome poteva essere indicato senza possibilità di errore? Una dea forse? Nel Novarese ci sono varie iscrizioni celtiche in cui personaggi della comunità dedicano uno spazio sacro a una divinità.

E cosa rappresentano i misteriosi segni incisi sotto la scritta? Una ruota a quattro raggi, che richiama le famose croci celtiche ed è un simbolo antichissimo connesso alla ruota solare. E un altro segno decisamente più enigmatico, con due semicerchi sovrapposti e contrapposti.

Una divinità del cielo, come ipotizzano alcuni? La Madre di Lug, la cui festa cadeva ai primi di agosto, giorni in cui forse non casualmente si colloca la festa di San Lorenzo? 

Ed è un caso che la dedicazione antica della chiesa, secondo il Vescovo Bascapé, non fosse a San Lorenzo, ma alla Beata Vergine?

Non basta. Lug il Luminoso, che i Romani interpretavano come Mercurio e che Giulio Cesare diceva essere la più importante divinità tra i Galli in realtà è forse più assimilabile al re degli dei germanici, Wotan/Odino, con cui condivideva l’arma che portava in battaglia, una lancia simboleggiante il fulmine.

Ed è sempre un caso che i vecchi dicessero di stare lontani dalla chiesa di San Lorenzo durante i temporali? E per suffragare questo avvertimento raccontavano questa storia.


All’inizio del Novecento un fabbro che stava conducendo una mucca scomparve durante una tempesta. Fu ritrovato il giorno dopo in stato confusionale, il braccio carbonizzato. L’animale invece fu trovato morto vicino alla chiesa, ucciso dal fulmine.


giovedì 20 dicembre 2012

Il giorno prima della fine del mondo



Ricordo che anni fa ci raccontavano di come gli uomini attorno all’anno Mille fossero stati presi dall’oscuro timore di una imminente fine del mondo. Ne parlavano con un sorriso di compatimento per gente che viveva nei “secoli bui” dominati dall’ignoranza e la superstizione.

Eravamo però negli anni Settanta e in televisione furoreggiavano telefilm come “Spazio 1999” e si pensava che nel Duemila l’umanità avrebbe avuto a disposizione impensabili strumenti tecnologici, avrebbe dialogato con computer intelligenti e sarebbe partita per colonizzare lo spazio.

Le cose sono andate un po’ diversamente, come sappiamo. Abbiamo internet e la connessione globale, ma poche donne portano i capelli viola. Nessuna, che io sappia, le aderentissime divise di maglia metallica delle bellissime ragazze che costituivano il reparto scelto di stanza permanente su Base Luna. A dire il vero non ho mai capito per quale motivo occorresse superare un concorso di bellezza per far parte di questo corpo speciale di stanza sul nostro satellite, ma all’epoca ero troppo giovane per interessarmi di queste cose ed ero molto più affascinato dagli UFO che sbucavano ruotando dallo spazio profondo per conquistare la Terra, in un altro telefilm di successo. Ma non divaghiamo.

Non erano anni facili i Settanta, c’è da dire. Tra la crisi economica e il terrorismo che insanguinava le strade e le piazze c’era poco da stare allegri. Oltretutto ci trovavamo in mezzo a due superpotenze che si guardavano in cagnesco con il dito pronto a schiacciare il pulsante dell’Apocalisse Atomica. Eppure, salvo qualche setta di mattoidi, nessuno parlava di fine del mondo. 

Superato il giro di boa dell’anno Duemila, coi suoi timori millenaristici, sono arrivati i Maya, o quanto meno la loro interpretazione apocrifa. Domani, 21 dicembre 2012 finirà il mondo. Anzi no, ha corretto qualcuno, la data è sbagliata e forse va spostata alla primavera del 2013. Anzi no, non si tratta di fine del mondo ma dell’inizio di una nuova era di maggiore consapevolezza ha precisato qualcun altro, forse temendo di essere smentito dagli eventi come è successo ai tanti profeti di sventura che nei secoli hanno predicato l’imminente fine del mondo.

Ovviamente non so cosa accadrà domani, perché nessuno conosce il futuro. Certamente da alcuni anni, dal 2001 almeno (o forse in quell’anno ce ne siamo drammaticamente resi conto), stiamo assistendo se non alla fine del mondo alla fine di un mondo, il nostro. La società occidentale è in piena decadenza, economica e spirituale. Le energie che l’hanno sostenuta e fatta crescere sembrano averla abbandonata ed essere migrate in altri continenti.

La fine di una storia è però sempre l’inizio di un’altra. I Maya parlavano di cicli storici che si rinnovavano. Al di là del sistema di calcolo adottato, su cui si potrebbe discutere a lungo, in quello avevano ragione. Cosa accadrà da domani lo sapremo solo vivendo, per citare una famosa canzone. Molto, in ogni caso, dipenderà da noi e dalla nostra volontà di rendere il mondo un posto migliore in cui abitare.  



venerdì 29 giugno 2012

Medioevo sul lago d’Orta




Dopo il grande successo della prima edizione, svoltasi a Pettenasco lo scorso anno, la manifestazione “Medioevo sul lago d’Orta” si sposta nella suggestiva cornice di Orta San Giulio, in un’ ampia area verde con vista sul lago e l’isola di San Giulio e dentro ai viottoli del caratteristico centro storico e consisterà principalmente nella ricostruzione di un accampamento medievale dove oltre 100 figuranti tra cavalieri, militi, dame e signori, artigiani, giullari e musici riproporranno scene e suoni e atmosfere dell’epoca con spettacoli, duelli e concerti. 
Il visitatore avrà anche la possibilità di deliziare il palato con pietanze, bevande e menù tipici dell’epoca.

Se l’anno scorso il programma era incentrato sull’alto medioevo quest’anno la manifestazione è dedicata al periodo feudale (qui trovate una scheda) .

Questo è il programma:

Domenica 1 Luglio 2012 (in località Buccione)
Dalle ore 10.00 Apertura straordinaria del castello e della torre di Buccione con visite guidate e animazione con figuranti.
(Volete sapere chi troverete, di persona, ad illustrarvi il luogo? Venite a vedere...)


Giovedì 5 Luglio 2012 (Orta - Chiesa Santa Maria Assunta)
Ore 21.00 : AMOR MI FA’ CANTAR - La musica e gli strumenti del Medioevo, tra Amor Sacro e Amor Profano
Concerto di musica medioevale con Orientis Partibus.

Venerdì 6 luglio 2012 (Orta - Piazza Motta)
Alle ore 18,00: inaugurazione della mostra “Torri e castelli medioevali sul Lago d’Orta” a cura dell’Ecomuseo Cusius e Mottarone.
Alle ore 21,00 conferenza “Imperatori, re e regine, monaci e vescovi, torri e castelli sul Lago d’Orta” a cura del prof. Paolo Grillo, scrittore e medievista. 

Sabato 7 luglio 2012 (Orta centro - Area del villaggio)
Ore 15,00: apertura del “villaggio”, del mercato medievale e dell’area Bambini 
Ore 15,30: Corteo storico attraverso le vie del centro storico verso Piazza Motta e esibizione di tamburi.
Ore 15,00-24,00: Musici, giullari e militi animeranno l’area con concerti, bagordi, duelli e disfide.
Ore 18,00: Grande spettacolo di falconeria con esibizioni di alto e basso volo
Ore 20,00: Avrà inizio “A cena con Ottone il grande”, banchetto medievale con menù d’epoca.
Ore 23,00: a conclusione della serata grande duello di cavalieri con spade infuocate

Domenica 8 luglio 2012 (Orta centro - Area villaggio)
Apertura del “villaggio” medievale dalle ore 10,00 alle ore 20,00
Ore 10,00 -20,00: Musici, giullari e militi animeranno l’area con concerti, bagordi, duelli e disfide.
Ore 15,30: Corteo storico attraverso le vie del centro storico verso Piazza Motta e esibizione di tamburi.
Ore16.00 : rievocazione dell’infeudamento del vescovo di Novara Oldeberto Tornielli (21 maggio 1213 - 15 marzo 1235) avvenuta nel 1219.
Ore 17,30: Gran giostra dei cavalieri. Sei cavalieri si sfideranno con i loro destrieri in avvincenti scontri alla lancia e in prove di abilità.
Ore 21.00 (Piazza Motta) Balli e danze medievali e popolari per tutti.

La manifestazione si avvale della partecipazione dei seguenti gruppi di rievocazione storica.

Compagnia di Chiaravalle (Milano)
Falconeria Freddy (Predappio - FC)
Milites Cristi (Bergamo) 
Gruppo Storico i Gatteschi (Genova)
Teatro Faber (Cremona) 
Compagnia Albero Cavo (Bolzano N. – NO)
Ass. Cul. Iannà Tampè (Alessandria) 
Gruppo tradizionale in Libertà (VCO)
Tamburi di Porta Traxia (Castellamonte – TO) 
Orientis Partibus (Assisi – PG).

La foto è una cortesia di mio fratello, che ringrazio, realizzata mediante un quadricottero radiocomandato.

martedì 5 giugno 2012

Donne e cavalieri, mercati e sapori

Nel Medioevo un evento di particolare rilievo erano i mercati. Si svolgevano in località decise dal sovrano che concedeva il diritto ad un paese che ne ricavava molti benefici economici. I mercati costituivano infatti la principale occasione per scambiare i prodotti delle campagne con quelli degli artigiani. Oltre al mercato poteva essere concesso anche il diritto di svolgere una fiera annuale che spesso durava più giorni e che naturalmente moltiplicava le occasioni di commercio e di affari.
Il primo mercato di cui si abbia notizia nel Novarese è quello che si teneva ogni mese a Fontaneto già nell’anno 908. Pochi anni dopo, nel 919 il re d’Italia Berengario concesse al Vescovo di Novara di tenere un mercato settimanale il sabato a Gozzano. Sempre nella stessa località si svolgeva una fiera annuale il 24 novembre in occasione della festa di San Giuliano.

L’accumulo di prodotti destinati al mercato determinò la necessità di proteggerli da ladri e saccheggiatori di ogni razza, bandiera e provenienza. Per questo sulla sommità dell’altura che domina il paese di Gozzano fu costruito un castello.
In esso furono costruite sicure cantine per immagazzinare le derrate alimentari e i beni degli abitanti che potevano trovare rifugio dentro le mura in caso di pericolo. Le case, costruite in legno e paglia, potevano invece essere ricostruite facilmente dopo l’incendio appiccato dai nemici o dagli stessi abitanti per fare terra bruciata davanti agli invasori.

Il fenomeno delle fiere non è solo italiano, naturalmente. Il 22 gennaio 1253 re Enrico III d'Inghilterra concedeva alla località di Scarborough di tenere una fiera annuale che iniziava il 15 agosto e terminava il 29 settembre. A questa famosa fiera il duo folk americano Simon & Garfunkel ha dedicato una canzone che si ispira ad un’antichissima ballata.
La versione originale, “Il cavaliere elfo”, è basata sul dialogo tra un focoso elfo dal corno magico ed una vergine in cerca d’amore. Le parole di questa antica ballata furono modificate nel tempo in varie versioni.

La versione di Simon & Garfunkel, con degli incisi (“Canticle”) contro la guerra, è basata sul dialogo a distanza, affidato ad un viaggiatore diretto alla fiera di Scarborough, tra due innamorati separati dal destino. I due si lanciano una serie di sfide in una sorta di duello amoroso.
Nel farlo invocano quattro erbe magiche: il prezzemolo contro l’amarezza dell’abbandono; la salvia per sopportare la separazione; il rosmarino per la costanza nell’attesa; e il timo per trovare il coraggio per superare la prova. Nella speranza di ritrovare quello che era stato vero amore.

Simon & Garfunkel – The Scarborough Fair

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.