Visualizzazione post con etichetta Racconti di Natale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Racconti di Natale. Mostra tutti i post

lunedì 9 febbraio 2009

Babbo Natale? Esiste!

A dicembre Alfa dei Misteri incontrò la Maga e le domandò cosa pensasse dell'esistenza di Babbo Natale...

Il dialogo tra
Alfa (Ivano Balabio) e la Maga (Cristina Medina) è stato trasmesso a Siamo in Onda il 20 dicembre 2008.

Qui trovate il testo.

mercoledì 7 gennaio 2009

Un Maestro di Natale




Come ricorderete ero andato prima di Natale a portare gli auguri ai miei amici. Mi resta da raccontarvi cosa accadde con l’ultimo…

A Natale tutti sono più buoni. Anche il Maestro non fa eccezione a questa regola. Così le volute del suo sigaro sembrano uscire dalla pipa di un bonario e saggio mago seduto nella sua capanna piuttosto che dalle consuete fauci di un iroso e infido drago nel suo antro.
«Le dodici notti sommano una serie di credenze provenienti dalle più diverse culture. Noi tendiamo a credere che la tradizione sia una sorta di mitologico cristallo, immutabile nel tempo. In realtà, finché essa è viva, viene continuamente rielaborata e modificata, a volte inconsciamente altre volte per un fine ben preciso. La novità di oggi, se ha successo, è la tradizione di domani. Si modifica continuamente come un cangiaforme, ma per accorgersene il nostro sguardo deve andare oltre il suo limitato orizzonte cronologico. Spesso infatti i cambiamenti sono così impercettibili da risultare quasi invisibili. Altre volte però sono così improvvisi da risultare irritanti per i severi custodi della forma. Se la novità prende piede, però, diventa tradizione! Molte cose che riteniamo “tradizionali” furono inventate di sana pianta da qualcuno, che faticò magari a farle digerire ai suoi contemporanei. Potremmo dire che “tradizione” è ciò che una generazione riceve dalla precedente, elabora e trasmette alla successiva. Se questa per qualche motivo la rifiuterà, essa morirà. Prima di esalare il suo ultimo respiro, però, qualcuno forse la trasformerà in un oggetto da museo, cristallizzandola. E dopo alcune generazioni, magari, qualcuno riterrà di sciogliere quel cristallo dando nuova vita alla tradizione. O così almeno crederà di aver fatto. Insomma, è tutto molto complicato. Del resto, come diceva il grande Oscar: la verità è raramente pura, e mai semplice…»
Quella citazione di Wilde in bocca al Maestro mi sorprende e mi confonde. L’ho sempre creduto un uomo dalle ferree convinzioni, invece scopro un personaggio capace di fare del dubbio un metodo. Come ci si sbaglia, a volte, sulle persone.
«Natale, Capodanno, l’Epifania, sono un crocevia di storie, leggende, credenze intrecciate con la religione, ma anche con l’economia, l’ideologia e la politica…»
« Sono allibito: non c’è dunque riparo all’invadenza della politica?»
«Qualcuno ti potrebbe anche rispondere che il privato è politico» sorride sornione il Maestro. «Comunque si possono fare vari esempi di quello che ti ho detto: potremmo parlare degli oscuri intrecci tra Babbo Natale e la Coca Cola; o delle due Befane, quella buona e quella cattiva, diventate una sola; del numero dei Magi e del perché divennero tre Re; della festa del Sol Invictus; di Odino dalla barba bianca che dispensa regali; o della concorrenza tra l’americano Babbo Natale e la Befana Fascista…»
Mentre parla fatico a prendere appunti. Sarà lo spumantino o il panettone che mi ha offerto poco prima. Sarà il fumo o l’atmosfera natalizia…
«Sarebbe un discorso lungo, ma» il Maestro alza l’indice della mano destra «ora devo pensare ai regali per i miei nipotini, quindi faremo bene a rimandare il tutto a dopo la Befana...»

martedì 30 dicembre 2008

Terrore nella notte.



«Come fanno a starci quattro elefanti in una Cinquecento? Due davanti e due di dietro.»
L’Intortatore adora queste vecchie barzellette. Io non adoro lui, ma pazienza. Anche lui mi ha raccontato un’avventura occorsagli durante le magiche dodici notti, da Natale all’Epifania, passando per l’ultimo dell’anno. La tradizione vuole che in queste notti tutto sia possibile e che i cieli siano solcati da ogni genere di presenza. Se qualcosa di strano deve accadere potete star certi che sarà in una di queste notti. Infatti….
«Era l’ultimo dell’anno» prosegue l’Intortatore. «Avevamo fatto baldoria fino a tardi, poi io e un amico eravamo riusciti ad agganciare due pollastrelle. Due sorelle che i genitori avevano fatto uscire insieme perché si sorvegliassero a vicenda. Ovviamente le due pensavano a tutto tranne che a sorvegliarsi…
«Comunque, a quei tempi non avevo ancora una macchina mia. Il mio amico in compenso aveva una vecchia Cinquecento, in cui ci infilammo all’uscita del locale con le due pollastre. Naturalmente due davanti e due dietro. Cercavamo un luogo tranquillo, un po’ appartato. La pollastra davanti dice al mio amico che lei conosce un buon posto. Il che mi fa pensare che non sia così ingenua come si poteva pensare….
«Ad ogni modo entriamo in questa stradina, vicino alla torbiera sotto Invorio. Il mio amico spegne il motore e ci mettiamo al lavoro, nei limiti consentiti da quello spazio angusto. Mentre siamo così impegnati, la ragazza che sta con me mi fa: “Non hai sentito un rumore?”. Sulle prime minimizzo, penso che voglia fare un po’ la difficile. Lei insiste e allora alzo la testa. Anche gli altri due, disturbati da quelle frasi si guardano attorno. I vetri però erano tutti appannati, per cui non si vedeva nulla. Però si sente distintamente il rumore dei passi. Uno, due. Uno, due.
“C’è qualcuno!” sussurra il mio amico.
“Sono in due…” risponde la ragazza che sta con me.
“O Signore, io ho paura” dice l’altra davanti. “Dicono che in questo posto le streghe evochino i morti…”
La sorella per tutta risposta comincia a frignare che vuole andare a casa. Vedo la seratina sfumarmi tra le dita ed esclamo: “Ma non c’è nessun…”
Le parole mi muoiono in gola quando una macchia bianca compare davanti alla macchina.
Urliamo tutti e quattro.
“Via via via andiamo via subito di qua!”
Il mio amico accende il motore e ingrana la retromarcia. La Cinquecento sobbalza e fa del suo meglio sullo sterrato, mentre la macchia sembra volerci venire addosso. Sentiamo un poderoso nitrito. Appena il mio amico accende i fari vediamo davanti a noi un cavallo bianco che ci fissa sbuffando. Io tento di ridere, ma ormai l’atmosfera è rovinata. Le ragazze vogliono andare a casa. Ne hanno abbastanza. Tutto per un cavallo…»
Lo guardo, mentre scuote la testa. Non si interessa molto di leggende l’Intortatore. Altrimenti saprebbe che nella notte di Capodanno, le streghe e gli stregoni si tramutano in animali e girano nell’oscurità in cerca di vittime.

lunedì 29 dicembre 2008

La Notte Oscura





«Tutti parlano del Natale, perché non sanno cosa avviene veramente la notte di Capodanno!»
Mentre parla ho la netta impressione che il Barcaiolo abbia iniziato presto i festeggiamenti per la fine dell’anno. È rosso in viso come non l’ho mai visto e la voce rimbomba alterata per il locale semideserto. Il Filosofo, appoggiato al bancone, sorride sornione con l’aria di chi ha voglia di godersi lo spettacolo senza esserne troppo coinvolto.
Capisco che stavolta dovrò vedermela da solo con Caronte.
«Cosa avviene la notte di Capodanno?»
La mia domanda voleva incoraggiarlo a parlare. Mi rendo subito conto che non ce n’era bisogno…
«Quella notte si aggira di tutto nelle tenebre!» gli occhi di Caronte sembrano davvero voler schizzare dalle orbite. «Io ho visto coi miei occhi la seconda isola e gli spettri che agitavano le loro dita fiammeggianti. Ho visto le lunghe file dei morti camminare sulle acque! Te lo dico io che sul lago, di notte, ci sono stato! E le streghe? Cosa mi dici delle streghe? L’hai mai vista tu una strega?»
Non ho modo di rispondergli che sì, un paio di streghe le ho incontrate in vita mia…
«Si aggirano sotto forma di animali parlanti!» il flusso delle parole di Caronte è un fiume in piena che è impossibile guadare. «Guai ad ascoltare le loro malvagie parole: potresti trovarti incantato in un istante! »
Caronte è in piedi e agita le braccia, barcollando vistosamente. Pare davvero l’infernale nocchiero dantesco intento a distribuire colpi di remo alle anime prave.
«Per fortuna i demoni temono l’acqua!» sorride sornione. Almeno da quelli siamo al sicuro, sull’acqua! Spettri, streghe, demoni! Tutti sono in giro, quella notte, te lo dico io che li ho visti!
A cosa credi che serva il rumore dei fuochi artificiali? A tenere indietro quell’orda dannata! Ma dove l’eco del rumore non giunge è bene non andare…»

venerdì 26 dicembre 2008

Il Natale del Filosofo




«Non parlarmi del Natale!»
Il Filosofo scuote la testa sconsolato, mentre i suoi occhi tristi dietro gli occhiali fissano un punto lontano sul pavimento.
«Detesto le feste che ci estorcono di forza l’allegria» mi spiega tornando a guardarmi «e certo non mi darà la serenità la gran sarabanda della Festa dei Consumi. Perché questo e non altro ormai, è diventato il Natale. Un Santa Claus ridisegnato dalla Coca Cola coi propri colori come cartolina pubblicitaria ne è l’emblema perfetto! Feste, regali, acquisti! Guardati attorno: non vedi la gente correre impazzita da un negozio all’altro, con il piglio feroce di chi è pronta a scannarsi per l’ultimo regalo sullo scaffale? Ma di quale pace, di quale serenità si va parlando? La pace si costruisce nei cuori giorno per giorno, è inutile invocarla per l’intervento miracoloso di un Babbo!»
Non so cosa rispondere al Filosofo, che mi parla con quell’espressione triste, mentre fuori dalla sua Bottega pochi rari turisti si aggirano come antichi fantasmi ortesi.
«E poi» riprende «questi giorni di finta gioia fanno brillare ancora di più la solitaria stella della nostra tristezza. Il dolore della mancanza si rinnova alle luci dell’albero e nel nostro presepe mancherà sempre quella presenza che, sola, potrebbe infondere un po’ di calore al nostro povero cuore…»

lunedì 22 dicembre 2008

Il mio natale di settembre



«Mmm, sì una storia sul Natale te la posso raccontare anch’io» il Partigiano mi guarda sornione «anche se capitò alcuni mesi prima. Era passato da poco l’otto settembre. Stavo rientrando con un amico dall’Istria. Eravamo su un treno carico di militari. Rimasti senza ufficiali e senz’ordini avevamo deciso che la guerra per noi era finita ed era ora di tornare a casa. A Verona però trovammo una brutta sorpresa. La stazione era piena di tedeschi, con mitragliatrici ovunque. Il treno fu fermato e salirono a bordo. Sul binario accanto al nostro c’era un treno bestiame. Man mano che trovavano i ragazzi in età di leva li buttavano giù e li caricavano sull’altro treno. Qualcuno che tentava di scappare era falciato dalle raffiche delle mitraglie. Gli altri urlavano disperati e gettavano biglietti dalle finestrelle pregando chiunque di avvisare le famiglie che li stavano portando in Germania. Una scena straziante, insomma.»
«E come hai fatto a scappare?» domando allibito.
«Non sono scappato. Eravamo lì a guardarci in faccia io e l’altro ragazzo. Non avevamo proprio idea di cosa fare. Nel nostro scompartimento c’era un uomo più vecchio, che leggeva il giornale e ogni tanto ci guardava. Ad un certo punto ci parlò.
“Datemi le vostre carte di identità, subito.”
Eravamo così spaventati che obbedimmo come automi, senza nemmeno capire cosa volesse fare. Allora l’uomo prese di tasca un pennino e un foglio. Trasse dalla valigetta delle boccette d’inchiostro e fece delle prove. Quando fu soddisfatto, prese i documenti e ci lavorò sopra col pennino. Infine ce li restituì. Notammo che aveva modificato la data di nascita in modo da farci risultare troppo giovani per essere nelle classi di leva. Quando i tedeschi arrivarono chiesero i documenti. Videro la data di nascita, ci guardarono, ci restituirono i documenti e se ne andarono via. Per loro, abituati all’idea di autorità e a non discutere mai gli ordini, un documento ufficiale era come un testo sacro.
Io non ho idea di chi fosse quell’uomo. Era un funzionario del comune? O forse un falsario? Non l’ho più rivisto. Alla stazione successiva scendemmo dal treno e raggiungemmo Milano a piedi. Grazie a lui potei festeggiare il Natale libero e quello fu senz’altro il più bel regalo che potessi ricevere.»

domenica 21 dicembre 2008

Una disavventura natalizia per il Gino

A Natale tutti sono più buoni. Il sentimento di letizia porta le persone ad aprire il portafogli per alleviare, forse, con un gesto della mano il senso di colpa per ciò che non fanno nel resto dell’anno.
Il Gino questo lo sapeva e così decise di adeguarsi. Il suo piano era semplice, ma di una tagliente efficacia. Sarebbe entrato nella Chiesa, confondendosi coi fedeli che vi vanno per pregare. Quindi avrebbe, con mossa fulminea, preso le offerte dileguandosi all’esterno, dove l’attendeva il fido motorino.
Detto fatto. Entrò, si guardò attorno e si sedette in un banco, vicino alla cassetta delle offerte. Non appena vide di essere rimasto solo, si avvicinò alla cassetta e…
ZAFF
In un attimo la sua mano era all’interno, arraffando quante più banconote poteva. Quindi diede il via alla seconda parte del piano. Tirò la mano… e si accorse di essere rimasto incastrato!
L’agitò, tirò, spinse, imprecò tra i denti, ma niente da fare. L’inesorabile cassetta lo stringeva come un paio di manette, sotto gli occhi levati al cielo dei Santi e della Madonna i cui nomi erano richiamati più volte nella sibilata litania del Gino.

Alla fine, comprendendo di essere incastrato senza possibilità di liberazione, fece l’unica cosa che gli restava da fare: prese con sé la cassetta per uscire. Sennonché la benedetta cassetta era del modello antico, fatto apposta per scoraggiare i ladri sacrileghi, che non sono mai mancati, nemmeno nel bel tempo andato. Era di legno massiccio e rinforzato e soprattutto pesava. O Signore quanto pesava!
Così il Gino fece la sua uscita dalla chiesa trascinandosi dietro quell’enormità, che non aveva alcun desiderio di lasciare la sicurezza del luogo sacro e l’invitava anzi a rimanere con lei all’interno.
Con uno sforzo sovrumano il Gino raggiunse il motorino, ma lì constatò quanto fosse difficile guidarlo con la destra incastrata in una trappola di legno di quelle dimensioni.
In quel mentre il Gino fu visto da due parrocchiani. Quasi contemporaneamente il Gino vide i due che si dirigevano verso di lui con aria assai poco caritatevole.
Così, decise di allontanarsi a piedi, trascinandosi dietro la cassetta. Cosa assai più semplice da dirsi che da farsi. I due tra l’altro erano già diventati cinque, perché alcune pie donne avevano notato la scena e si erano messe ad urlare.
Il Gino, sudando e arrancando come nostro Signore sotto il peso della croce, pregava in cuor suo che gli fosse risparmiato ciò che stava per accadere. Le sue preghiere però non vennero esaudite ed il Gino fu presto raggiunto e circondato da una dozzina di uomini e donne che gli diedero una rapida ed energica lezione sul rispetto delle cose sacre.
Pochi minuti dopo la sirena dei Carabinieri parve il coro degli angeli al povero Gino che gonfio e pesto fu portato dal Giudice.
Non prima di aver effettuato una sosta tecnica dal falegname per liberarlo dalla cassetta.

sabato 20 dicembre 2008

Babbo Natale esiste!




Alfa è andato a portare gli auguri alla Maga e questo è il dialogo che è seguito alla domanda “Secondo te, esiste Babbo Natale?”.
Il testo è quello letto questa sera a Siamo in Onda.


LA MAGA:
[Ride]
«Ma certo che esiste!»

ALFA:
[Deciso]
«Babbo Natale è un mito inventato dalla Coca Cola. Ha persino i colori della multinazionale. E pensare che c’è chi se la prende con Halloween definendolo un’americanata…»

M.:
«Questa è una leggenda metropolitana! Un Babbo Natale dal viso rubicondo, che viaggia su una slitta trainata da otto renne, compare già in un racconto del 1823, mentre la Coca Cola fu inventata solo nel 1886. Certo, la sua immagine fu modificata e utilizzata per pubblicizzare la bevanda, ma come per Halloween non si deve confondere la versione globalizzata e commerciale della leggenda con le radici più antiche. Ma tu, dimmi, accogli Babbo Natale come si deve…»

A.:
[Sorpreso]
«Cosa vorresti dire?»

M.:
«Gli hai mai lasciato l’offerta, come prevede la tradizione?»

A.:
«Offerta? Ma non è Babbo Natale a portare i regali?»

M.:
[Con tono di dolce rimprovero]
«Se vuoi che Babbo Natale venga a trovarti, devi lasciargli l’invito e qualcosa perché possa riprendere le forze e continuare il suo viaggio. Un piccolo dono: un bicchiere di vino, uno di latte o un pugno di castagne secche. Non ti chiede molto, in fondo.»

A.:
«In effetti non lo sapevo… »

M.:
«Vedi la mentalità del secolo? Si pretende ogni cosa, come fosse dovuta e quando questa non arriva si cade nel cinismo. In fondo lo Spirito del Natale ci vuole ricordare quanto sia bello e giusto donare disinteressatamente, ringraziando prima di aver ricevuto. Ricorda: la serenità e la pace sono i veri doni dello Spirito del Natale. La magia del Natale è tutta qui e ci accompagna in quelle magiche dodici notti, da Natale all’Epifania, in cui tutto può accadere.»

venerdì 19 dicembre 2008

Misteri del Natale ( e delle altre feste comandate)



Negli scorsi giorni sono andato a portare gli auguri agli amici che mi forniscono gli spunti per tanti racconti. Ho portato dei doni e sono rimasto a fare quattro chiacchiere con loro.

La Maga mi ha offerto una delle sue tisane.
Il Filosofo mi ha mostrato l’arredamento nuovo della sua bottega.
Caronte ha brindato in mio onore e io ho ricambiato.
L’avvocato Volpicini mi ha parlato del Gino.
Il Rubinettaio mi ha parlato del suo lavoro e io del mio.
L’Intortatore mi ha mostrato la foto della sua nuova fiamma.
Il Partigiano ha affettato un salame e stappato il vino.
Il Maestro ha aperto per l’occasione una nuova scatola di sigari…

Tutti mi hanno raccontato una storia, che vi proporrò nei prossimi giorni.

Al tema del Natale sarà dedicata anche la Pillola di Mistero che sarà letta a Siamo in Onda domani sera. Come sempre vi ricordo le modalità per ascoltare Puntoradio anche dal web.

Infine vi invito a rispondere a queste domande.


Credete in Babbo Natale?

Riuscite ancora ad avvertire la magia del Natale?


Cosa pensate/sperate vi porterà il Natale quest’anno?


Da ultimo un piccolo concorso: indovinate cosa ho regalato agli otto personaggi sopra elencati!
Chi saprà fornire la risposta più azzeccata riceverà un simpatico omaggio dalla Befana…

Post più popolari

"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.