lunedì 29 giugno 2009

La chiave d’oro

Mi trovavo dalle parti di Omegna, ma non proprio ad Omegna. In un paesino lì sopra, per essere precisi, un’antica borgata di scalpellini da cui gode un’invidiabile vista della vallata sottostante e dove si può star certi di mangiare un buon boccone, se si ha fame.
All’improvviso, non so spiegare come, davanti a me comparve un ponte. Era altissimo e scavalcava tutta la vallata. Vi salii, non senza qualche esitazione: la passerella era stretta, infatti e nella valle il vento soffiava forte come sempre.
Aggrappandomi al corrimano, un passo dopo l’altro scalai la sella d’asino del ponte i cui tiranti sembravano fissati alle nuvole. Giunsi infine dell’altra parte, davanti all’ampia apertura d’una grotta. Entrato vi trovai una piccola chiave d’oro che, compresi, dava accesso ad un gran tesoro…

Il molesto suono della sveglia mi ha fatto balzare dal letto. Il ricordo della chiave, tuttavia è così vivo che ho deciso di dedicare alcuni giorni alla ricerca della grotta.

Lascerò alla vipera Cornelia il compito di moderare i commenti e ad il mio famiglio Lago quello di sorvegliare il blog in mia assenza. Se volete accomodarvi e prendere qualcosa di fresco troverete orzata e sciroppo di menta a volontà!

domenica 28 giugno 2009

Il mostruoso figlio della Ghittina

Durante il mio soggiorno le paese delle Streghe, una vecchia mi ha raccontato la storia della Ghittina e del suo mostruoso figlio.
Un giorno questo mostro orrendo di sesso femminile, gran rapitrice di bambini e terrore delle mamme in tutta la Valle Strona, calda d’amore e spinta dal desiderio si congiunse al demone Asmodeo concependo un mostruoso figlio. Esso, come raccontò il chierico Piana, fu messo a guardia di un immenso tesoro celato nelle profonde caverne del Sass Muijèr, una caverna in cui subito si radunò ciò che d’impuro e mostruoso poté produrre l’Inferno: Larve, Spettri, Fantasmi che il riposo funestano dei mortali. E ancora

Demoni, e streghe a mille in la caverna
Stanno rinchiusi, e tutta ella è fatata
Per virtù d’incantesimi; e nell’interna
Parte tuttor quell’orrida brigata
Sghignazza, e sen’esce il suon dalla superna
Porta per cui s’apre l’angusta entrata;
ed ivi pure a mille le Sovaine
rinchiuse son, mille Oromatti, e faine.

Così cantava il chierico nel poemetto “La Parrocchia in Contrasto” con cui celebrò le gesta del prode Celestino, che sconfisse i mostri brandendo un Agnusdei, potente amuleto dalle sembianze di cuscinetto quadrato, guarnito di nastri multicolori e ricami, che conteneva all’interno un oggetto benedetto, come una candela, foglie di ulivo e una medaglietta sacra.

sabato 27 giugno 2009

Diventa anche tu fan de Il Lago dei Misteri


Dopo lunghe insistenze da parte del mio famiglio, anche il Lago dei Misteri ha la sua pagina su Facebook. Se lo desiderate ora potete diventare suoi fan.

Ricordo che sempre su Facebook trovate il gruppo il Lago dei Misteri.

Se infine volete conoscere meglio Alfa, potete cercarmi come http://www.facebook.com/alfa.misteri .

venerdì 26 giugno 2009

Il bosco fatato di Cossogno: spettacolare festa con fate, elfi e gnomi

Domenica 28 giugno 2009, con inizio alle ore 10,30, si terrà a Cossogno (alle porte del Parco Nazionale Val Grande e a 3 km da Verbania), nell'area attrezzata di Inoca, la prima edizione de “Il Bosco Fatato”, spettacolare festa per adulti e bambini. Ospiti della giornata fate, elfi, gnomi e tutte le creature più strane del mondo fatato... Ci saranno inoltre concorsi e mercatini, con possibilità di pranzo a cura del Gruppo Sportivo Cossognese, il tutto condito da una coreografia senza precedenti.
La manifestazione è organizzata dal gruppo "Cuori di Donna" e ha il patrocinio di: Parco Nazionale Val Grande, Provincia del Verbano Cusio Ossola, Comune di Cossogno.

Il Parco della Val Grande sarà presente con un proprio gazebo, mentre gli Gnomi di caverna, ovviamente, porteranno draghetti, gnomi di caverna e bacchette magiche per duellare.

Info e prenotazione pranzo: 346.5757839, 0323.468108, www.manifatate.com

giovedì 25 giugno 2009

Momenti di storia e di vita nei castelli del novarese

Interessanti appuntamenti per gli appassionati di castelli e leggende.

27 giugno 2009
Palazzo Comunale - ore 17
Incontro di studi
Momenti di storia e di vita nei castelli del novarese

Relatori:
Prof. Franco Dessilani: Castelli e Rocche nell`alta pianura novarese
Dott.sa Fiorella Mattioli: Lo stato episcopale della Riviera cusiana, terra di castelli.
Dott. Alfredo Papale: Il palazzo-castello del governatore di Borgomanero, con l`inventario secentesco dei suoi 1239 oggetti
Arch. Angelo Marzi: Una forma di incastellamento comunitario: i recetti



Domenica 28 giugno 2009
Palazzo Comunale - ore 18
Convegno
I Santi novaresi: misteri, leggende e verità storiche

Relatore:
Prof. Battista Beccaria

Coordinamento scientifico: Associazione Cusius

mercoledì 24 giugno 2009

Percorsi e vicende delle famiglie Gozzani di Luzzogno e Tarsis di Brolo tra Seicento e Settecento

A Brolo di Nonio nella Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio abate sabato 4 luglio 2009 si terrà il convegno "Percorsi e vicende delle famiglie Gozzani di Luzzogno e Tarsis di Brolo tra Seicento e Settecento"

Programma

9,15 Accoglienza e saluto delle autorità
9,30 I Gozzani di Luzzogno. Memorie dipinte (Lino Cerutti)
10,00 Dalla valle Strona al Canavese: i Gozzani di Agliè Carlo Maria Burdet
10,45 Pausa caffè
11,00 I Gozzani da Brolo alla Spagna (Dorino Tuniz)
11,45 Visita al Palazzo di Antonio Gozzani di Brolo

12,30 Pranzo presso la sede del Gruppo Alpini di Brolo (antica casa di Carlo Francesco Gozzani) – è richiesta la prenotazione

15,00 Testimonianze architettoniche dei Gozzani (Valerio Cirio)
15,30 Il ritorno dei Tarsis dalla Spagna e il radicamento sul territorio novarese (Emanuele Tarsis)
16,00 Genealogia e stemma della famiglia Tarsis (Maurizio Bettoja)
16,30 Conclusioni (Fiorella Mattioli Carcano)
17,00 “Tra musica e poesia” - “Musica in corte” a Villa Tarsis di Brolo

Lettura di testi poetici di Guido Gozzano - Voce di Andrea Gherardini
Interventi musicali - Gruppo “Saxology”:
Giancarlo Ellena sax soprano, Marco Rampone sax contralto, Andrea Cerdelli sax tenore, Giancarlo Ciocca Vasino sax baritono, Massimo Baruffaldi contrabbasso

In caso di pioggia la manifestazione si terrà nel Palazzo Gozzani

Il Convegno è promosso e organizzato dalla Associazione “I Gatti di Brolo” in collaborazione con
Comune di Nonio
Comunità Montana Cusio-Mottarone
Associazione Cusius
La Storia nel Futuro

in occasione del Convegno "Percorsi e vicende delle famiglie Gozzani di Luzzogno e Tarsis di Brolo tra Seicento e Settecento" il Gruppo Alpini di Brolo organizza un pranzo con il seguente menù:

polenta con tappelucco
gorgonzola / nostrano
macedonia con gelato
“gattini” di brolo
acqua - vino - caffè
il costo a persona è di euro 15,00

alle ore 12,30 di sabato 4 luglio presso la sede del Gruppo Alpini antica casa di Carlo Francesco Gozzani è necessario prenotarsi entro martedì 30 giugno presso l’organizzazione ai seguenti numeri: 347.3640789 – 331.7540045 – 0323.889077
info: www.brolodinonio.it


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Tre passi nel paese dei gatti:
Primo
Secondo
Terzo.

martedì 23 giugno 2009

I fuochi e San Giovanni


Questa che sta arrivando è la notte di San Giovanni.

Notte di streghe e di falò accesi per propiziare la buona sorte, questi fuochi avevano anche lo scopo di proteggere dai fulmini. San Giovanni Battista infatti era invocato, tra le altre cose, quale protettore contro le tempeste.

A proposito del santo, si noti come è l’unico di cui sia festeggiata la data di nascita oltre a quella di morte. Si festeggia il 24 giugno, sei mesi prima della nascita di Gesù poiché nei Vangeli è detto che quando Maria andò a trovare la cugina Elisabetta, questa era incinta, miracolosamente, di sei mesi. Il bambino nel suo grembo, diede segno della sua virtù profetica salutando con gioia Maria, per bocca della madre.
Giovanni è detto il Battista perché introdusse l’uso del Battesimo, cui lo stesso Gesù si sottopose. Fu un grande profeta, anzi secondo lo stesso Gesù fu “il più grande tra i nati da donna”. Giovanni diceva invece di sé stesso «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Secondo alcuni fu legato alla misteriosa setta degli Esseni, la cui biblioteca venne ritrovata nel 1947 nelle grotte di Qumran in Palestina.

Il suo spirito profetico lo spinse ad accusare pubblicamente i peccati del potente dell’epoca, un signorotto locale di nome Eroda Antipa che lo fece decollare, per istigazione della moglie Erodiade. Il re, infatti, non osava condannare a morte un profeta. Quando però la Salomé, figlia di suo fratello, si produsse davanti a lui in una danza conturbante, Erode le promise qualsiasi cosa gli avesse chiesto. E la ragazza, su suggerimento della madre, chiese la testa di Giovanni su di un piatto.
Il martirio di San Giovanni è un tema molto frequente nelle opere d’arte sacra. Spesso sono raffigurati assieme a lui anche gli altri personaggi del dramma, in particolare la bella Salomé.

lunedì 22 giugno 2009

Rimedi sicuri per tenere lontana la folgore

Un tempo nelle cascine isolate ci si radunava per chiacchierare e passare il tempo nella stalla, l’unico locale naturalmente riscaldato delle abitazioni. Il calore degli animali consentiva infatti di non accendere fuochi.
I giovani giocavano, le donne portavano avanti i loro lavori, gli uomini riparavano gli attrezzi e i vecchi, per dare il loro contributo, raccontavano storie.
E c’era chi le sapeva raccontare bene le storie, al punto che i bambini smettevano di giocare, le donne di rammendare, gli uomini di riparare tutti per seguire la storia e non perdere il finale. Perché i vecchi non ripetevano. Perlomeno non quella volta. Altre probabilmente sì. Ma quella volta lì no, dovevi stare attento, se no peggio per te.
Si raccontavano storie allegre e storie paurose e in quella sorta di scuola di vita, si raccontavano vicende più o meno misteriose capitate nella zona. Storie che destavano timore e spargevano la paura, inducendo a comportamenti più prudenti i bambini e i giovani. Così, quanto meno, speravano i vecchi, raccontando, ché poi, malauguratamente, i bambini erano sempre imprudenti e le ragazze troppo spesso sembravano proprio in cerca di qualcuno pronte a metterle nei guai...
Nelle storie dei vecchi c’erano spesso vicende legate ai fulmini. Pericolo sempre presente per la mancanza di finestre e perché gli alberi, le chiese, le stalle, vale a dire tutti i luoghi dove ci si rifugiava in caso di temporale, erano ottimi bersagli per i fulmini.
Così, mentre fuori il temporale infuriava, si raccontava di quando il fulmine era entrato nella stalla e aveva ucciso tutte le vacche legate alla catena, buttando a terra la donna che stava mungendo seduta sullo sgabello di legno. O di intere famiglie annientate dalla folgore. Madre, bambini e persino il gatto.
Allora, quando proprio il temporale era forte, le saette cadevano vicine e la paura diventava insostenibile, si ricorreva ad un antico rimedio.
Si prendevano certe erbe e le si bruciava, per allontanare il fulmine. Se poi il temporale era proprio forte, le si bruciava dopo averle posate sulle lame incrociate dei falcetti. Allora il fulmine cadeva lontano e il temporale, lentamente, cessava...

domenica 21 giugno 2009

Solstizi e calendari

Giulio Cesare

Oggi è il giorno più lungo dell’anno. Da domani, inesorabilmente, le giornate cominceranno ad accorciarsi. Questa data era molto importante per le culture antiche che guardavano con estrema attenzione all’alternarsi delle stagioni. Individuare il momento giusto per la semina, ad esempio, poteva avere un’importanza capitale, dal momento che un errore poteva esporre al rischio di carestie per la comunità.
Da qui l’enorme sforzo spesso profuso dalle elite dominanti per costruire complessi orologi solari a carattere monumentale. In alternativa potevano essere utilizzati altri punti di osservazione naturale, come le montagne.

Determinare con esattezza il calendario costituisce infatti un dovere ed una fonte di enorme prestigio per le gerarchie religiose e politiche (spesso coincidenti). Basti pensare che il "Calendario Giuliano" fu voluto da Giulio Cesare in qualità di Pontefice Massimo nel 46 a.C. e che rimase in uso (nei paesi ortodossi lo è ancora) finché il Papa Gregorio XIII non promulgò, nel 1582, un nuovo calendario che da lui prese il nome, quel "Calendario Gregoriano" che noi tuttora utilizziamo.
Per questi motivi è comprensibile come l’avvento del Solstizio fosse oggetto di grandi festeggiamenti, con il sorgere di moltissime credenze, particolarmente concentrate nella Notte di San Giovanni. Se non avete letto il post pubblicato l’anno scorso, vi invito a farlo seguendo questo link.

sabato 20 giugno 2009

Metodi sicuri per mandare i bambini in Paradiso. La “scoperta” del “répit”.

Un problema angustiava le genti del tardo medioevo: come sottrarre i bambini, e i loro genitori, dall’angosciosa sorte del Limbo? Purtroppo la legge era chiara: non si potevano battezzare i bambini morti. Appena nati o in articulo mortis sì, morti no.
Il dilemma pareva insolubile e i bambini, che ahimè morivano numerosissimi nei primi mesi di vita, parevano condannati a non poter sfuggire alla loro triste sorte
Finché in qualche zona della Francia orientale, attorno al trecento, non cominciò a gridare al miracolo. Un bambino, dato per morto, era stato portato ad una chiesa e lì, sotto gli occhi del sacerdote, si era mosso, esalando un debole respiro. Il prete, senza perdere tempo, si era affrettato a battezzarlo, consegnando alle pietose braccia materne un piccolo defunto cristiano, perché fosse sepolto in terra consacrata. Per lui le porte del Paradiso si erano miracolosamente aperte.
La notizia, passata di bocca in bocca, diede il via ad una spasmodica ricerca dei luoghi dove questo miracolo poteva avvenire. Soprattutto nell’area alpina, dove le comunicazioni erano particolarmente difficili e le popolazioni vivevano più isolate, il fenomeno del répit si diffuse negli anni seguenti il Concilio di Trento estendendosi in alcuni casi fino all’area prealpina.
A Soriso un piccolo paese sulle colline a sud del Lago d’Orta, la Chiesa della Madonna della Gelata, luogo particolarmente freddo d’inverno, venne individuato come luogo in cui il répit poteva avvenire, dopo un evento miracoloso avvenuto agli inizi del Seicento. Un altro, nella zona del Cusio, venne individuato presso la tomba di S. Giuliano a Gozzano.
A questi luoghi si recavano le madri, stringendo i copri dei figlioletti ed invocando il miracolo. Miracolo che di tanto in tanto avveniva, moltiplicando la fede nelle proprietà salvifiche del luogo.

Il tema del répit è indubbiamente affascinate e, chi volesse approfondirlo, può leggere un libro, recentemente edito da Priuli e Verlucca e scritto da Fiorella Mattioli Carcano, Santuari à répit. Il rito del «ritorno alla vita» o «doppia morte» nei santuari alpini. Prefazione di Annibale Salsa. 2009. Qui ne trovate una recensione .


Per la chiesa della Madonna della Gelata potete invece leggere qui

venerdì 19 giugno 2009

Metodi sicuri per mandare i bambini in Paradiso. La “scoperta” del Limbo.


Un problema angustiava le genti del Medioevo. La Chiesa asseriva, infatti, che solo le persone battezzate sarebbero potute entrare nel Regno dei Cieli. Nessuno, o quasi, si preoccupava all’epoca per la sorte dei milioni di mussulmani, indù, buddisti, animasti, e così via, sparsi per il mondo e impossibilitati anche solo a sentir parlare del Vangelo e quindi a salvarsi.
D’altro canto, non era possibile negarlo, molti di essi erano persone giuste. In particolare, di quale colpa si sarebbe mai potuto accusare un bambino appena nato e, come spesso accadeva, morto poco dopo il parto? Questo peraltro era un problema che toccava molte famiglie cristiane, in un’epoca in cui la mortalità infantile era altissima e le pievi dove i bambini potevano essere battezzati erano distanti dalla borgate, con strade insicure e molto spesso impraticabili.
Immaginatevi dunque l’angoscia delle povere madri, nel sapere che i figli tolti loro prematuramente dal destino, non avrebbero nemmeno goduto del conforto del Paradiso.
Poiché ciò appariva anche a molti teologi in netto contrasto con il volere del Dio dell’Amore annunciato dal Cristo, una soluzione fu trovata. Se le porte del Paradiso non si potevano aprire ai non battezzati, nemmeno quelle degli Inferi li avrebbero inghiottiti!
Nacque così il Limbo una “zona” dove i morti senza colpa ma senza battesimo avrebbero potuto trovare una collocazione, sfuggendo quanto meno ai terribili tormenti infernali illustrati con dovizia di particolari agghiaccianti dai predicatori.
Anche la sorte del Limbo, per quanto esente dalle pene infernali, appariva però a molti come dolorosa. Così ad esempio Dante, che aveva a cuore il problema, non potendo negare l’esistenza del Limbo scrisse:

Gran duol mi prese al cor quando lo ‘ntesi
Però che gente di molto valore
Conobbi che ‘n quel limbo eran sospesi.
(Inferno IV 43-45)

Il Limbo appariva quindi un rimedio ancora inadeguato a rispondere al bisogno di dare speranza ai genitori. Si cercò quindi un’altra soluzione…

(continua)

giovedì 18 giugno 2009

Un altro consiglio per il Solstizio


Se amate le camminate in montagna, le tradizioni, le danze popolari e... le streghe, vi sonsiglio un altro luogo dove trsacorrere il Solstizio: a Trasquera troverete tutto questo.

Ecco il programma, organizzato dalle Sezioni Coop del Verbano Cusio Ossola in collaborazione con il Comune di Trasquera e le Associazioni: Anziani Valle Divedro e Antigorio, la Walsergemeinschatf Kampel di Campello Monti, CAI di Varzo.

Sabato 20 giugno 2009
Ore 09,30: Partenza dalla piazza del municipio di Trasquera, camminata a Bugliaga percorrendo la strada carrozzabile, lunghezza A/R: Km 8, accompagnati dal C.A.I. di Varzo, con visita al ponte del Diavolo del 1880, alla Torre, alla Chiesa di Bugliaga.
Ore 11,00: Trasquera: presso la Cià dul Ciaplàn apertura mostra dedicata al Traforo del Sempione e sull’Inquisizione.
Ore 12,00: Facoltativo: pranzo presso l'Agriturismo la Fraccia tel. 3201489213 o al Ristorante la Sotta tel. 0324793314 o 3922561576 , il costo del piatto unico è di €. 10,00 ( richiesta prenotazione)
Ore 14,00: Presso la località la Sotta; giochi per bambini, stage di Balli Medioevali e Popolari, aperto a tutte le età, per ballare durante la sfilata medioevale e nei vari concerti musicali - a cura di Adriano Piretti.
Ore 16,30: In località la Sotta, conferenza “Inquisizione e caccia alle streghe in Ossola nella seconda metà del Cinquecento”, relatore il dr. Battista Beccaria storico della Chiesa Novarese.
Ore 19,00: Facoltativi: cena presso l'Agriturismo la Fraccia tel. 3201489213 o il Ristorante la Sotta tel. 0324793314 o 3922561576; il costo della cena è di €. 15,00 ( richiesta prenotazione).
Ore 21,30: Presso il parcheggio del centro Polifunzionale, in località la Sotta di Trasquera, COOP con i suoi ballerini dei corsi COOP di Balli Tradizionali e Popolari del Mondo, offre il concerto musicale col gruppo musicale “ i Farfadet” , con musiche tradizionali popolari da ballo, alternate con aneddoti su cosa vi direbbe la Strega, per spiegarvi i rituali della notte di San Giovanni, ricordati e raccontati da un bel Diavoletto.

Si consiglia a tutti i partecipanti che vogliono fare la camminata notturna, di raggiungere Trasquera percorrendo la vecchia mulattiera di Bròcc ( da Varzo, località Ponte Boldrini, tempo di percorrenza un’ora circa).

Domenica 21 giugno 2009
Ore 09,30: Partenza dalla stazione F.S. di Varzo, camminata da Varzo a Trasquera percorrendo la vecchia mulattiera di Bròcc, accompagnati dal C.A.I. Di Varzo.
Ore 11,00: Visita guidata alla Chiesa Parrocchiale di Trasquera del 1600, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, con il dr. Battista Beccaria, storico della Chiesa Novarese, che racconterà dove si svolse il processo alla strega Giovanna di Trasquera.
Ore 12,00: Facoltativo: pranzo presso l'Agriturismo la Fraccia tel.3201489213 o il Ristorante la Sotta tel. 0324793314 o 3922561576; il costo del piatto unico è di €. 10,00 (richiesta prenotazione)
Ore 14,00: Presso la località la Sotta, Stage di Balli Popolari, con musica dal vivo col gruppo musicale “i Farfadet”.
Ore 15,00: Presso la località la Sotta, conferenza “Sul Traforo del Sempione”, a cura del sig. Valerio Sartore.
Ore 16,00: Sfilata medioevale, dalla località la Sotta alla località la Fraccia, col gruppo storico “Gli Sforzeschi del Borgo di Vogogna”, “i Farfadet” e l’animatore dei balli Adriano Piretti.
Ore 17,30: Presso l'Agriturismo la Fraccia, conferenza “Le streghe della Valle Diveria e il caso di Giovanna di Trasquera”, relatore il dr. Battista Beccaria storico della Chiesa Novarese.
Ore 19,00: Facoltativo: cena presso l'Agriturismo la Fraccia tel. 3201489213 o il Ristorante la Sotta tel. 0324793314 o 3922561576; il costo della cena è di €. 15,00 (richiesta prenotazione).
Ore 21,00: Presso il parcheggio del centro Polifunzionale in località la Sotta di Trasquera, balli Tradizionali Popolari del Mondo con il concerto musicale del gruppo “ i Farfadet”.
Ore 22,45: Partenza per la camminata in notturna per ritornare a Varzo a piedi, ripercorrendo la vecchia Mulattiera di Bròcc con le lanterne e vari tipi di luci, ore 24,00 circa fine della camminata.

TUTTI GLI EVENTI SONO GRATUITI

Per informazioni presso Box Soci Coop punti vendita di: Crevoladossola 0324/239201, Domodossola 0324/481310, Gravellona Toce 0323/844611, Intra 0323/517827, Omegna 0323/883907
Adriano Piretti 320 0457784

mercoledì 17 giugno 2009

Alfa l’americano


Ve lo immaginate Alfa a scrivere dei misteri del Lago Ontario o dei Finger Lakes invece che di quelli del Lago d’Orta?
Per quanto strano vi possa sembrare, ciò sarebbe potuto accadere. Ce ne siamo dimenticati, purtroppo, ma un secolo fa centinaia di italiani partivano ogni giorno per cercare fortuna all’estero. Partivano dalle isole, dal sud, dal centro e dal nord del paese, in cerca, semplicemente di un futuro.

Milioni di italiani s’imbarcarono per il nuovo continente
. Salutavano con grida di gioia la Statua della Libertà ad Ellis Island, che li accoglieva come per promettere loro la felicità. Si abbracciavano emozionati, impazienti di sbarcare nella terra dove i ponti, le strade e le case erano d’oro. Una volta messo piede a terra si sottoponevano agli impietosi controlli. I malati e coloro che non erano in regola erano rispediti, inesorabilmente, indietro. Naturalmente l’italica fantasia si sbizzarriva nel trovare i modi migliori per eludere i controlli.

Mio nonno Gamma giunse in America il 27 aprile del 1907, sulla nave Leon XIII. La nave aveva quasi l’età di Gamma, che allora aveva 21 anni. Era stata costruita nel 1888 dalla A. & J. Inglis Limited per la spagnola Compania Transatlantica Line. Stazzava 5.087 tonnellate, era lunga 125 metri e larga 14. Con motori a vapore a quadrupla espansione e con elica singola poteva viaggiare alla velocità di 14 nodi. Era utilizzata sulla rotta Barcellona-New York-Caraibi.

Come gli altri emigranti, una volta passati i controlli, Gamma si trovò di fronte alla dura realtà. Le strade, i ponti, le case non erano affatto d’oro. Anzi, ci si aspettava che fossero gli immigrati a costruirle. Non che a Gamma spaventasse il lavoro, ma le condizioni degli italiani erano davvero dure. Stretti tra il disprezzo degli altri immigrati (chi prima chi dopo, tutti erano immigrati in quel paese e solo gli indiani avrebbero potuto considerarsi padroni di casa, se solo fosse stato concesso loro di parlare) e uno sfruttamento selvaggio, molti mettevano insieme qualche soldo e preferivano rientrare in Italia. A Gamma inoltre giunse notizia della chiamata alle armi, così riprese la nave e tornò a casa.
Forse pensava di poter tornare ancora in America, ma finita la leva si sposò e poco dopo scoppiò la Grande Guerra. A quel punto toccava partire nuovamente, ma per il fronte. Fu fortunato e fu tra quelli che poterono raccontarla. Tornò persino con una medaglia, per aver fatto prigionieri quindici austriaci. Contadini che probabilmente stufi della guerra avevano deciso di arrendersi al primo italiano che fosse capitato loro davanti. E così fu.

Il fratello di Gamma, Iota, per nulla scoraggiato decise anch’egli di salpare per l’America. Partì nel 1913 sulla nave Moltke.
Essendo troppo giovane gettò in mare i documenti e ai controlli dichiarò di avere 18 anni, per non essere rispedito a casa. Il suo segreto venne a galla solo molti anni dopo, quando era in procinto di andare in pensione. Fu così che i suoi figli scoprirono che il padre aveva due anni in meno rispetto a quello che aveva sempre detto di avere.
L’intraprendente sedicenne trovò subito lavoro, ma piangeva ogni giorno, pensando alla mamma a casa. L’idea di tornare a casa da fallito, però, non gli andava giù. Così strinse i denti e rimase in America e la guerra la fece come cittadino americano.

Per questi motivi Alfa, a differenza dei suoi cugini, non è nato americano. Sarebbe forse potuto nascere tedesco, ma questo lo vedremo un'altra volta…

martedì 16 giugno 2009

Come nacque il Lago dei Misteri

Sabato scorso, in occasione dell’ultima, strepitosa, puntata di Siamo in Onda, Fabio e Fulvio mi hanno intervistato. Tra le varie domande poste, mi è stato chiesto come è nata l’idea de il Lago dei misteri. Orbene, se non avete ascoltato la trasmissione, in replica questa sera dalle 21.00 alla 1.00 (l’intervista è andata in onda attorno a Mezzanotte), vi riassumo ciò che ho raccontato loro.

Era un tramonto alla fine dell’estate del 2007, quando ormai incombeva l’equinozio e le notti avanzavano rapidamente sottraendo ore ai giorni. In breve, inevitabilmente, avrebbero preso il sopravvento e il buio avrebbe dominato sulla luce per sei mesi.
Me ne stavo sulla riva del lago a guardare la luce riflettersi sulla liquida superficie, liscia come uno specchio. All’improvviso qualcosa, un pesce presumo, emerse brevemente creando rapidi cerchi sul pelo dell’acqua. Fu allora che compresi quanto mistero fosse nascosto sotto la superficie, nelle buie profondità del lago e, mentre attorno a me l’oscurità avanzava nascondendo i contorni delle cose, mi resi conto di quante leggende, storie e racconti fossero ambientate nei boschi, nei torrenti e sulle montagne che circondano il lago d’Orta.
Cominciai a buttare le mie reti e la pesca fu ricca, ma per quanto abbia raccontato tante storie, molte di più aspettano ancora di essere raccontate.

lunedì 15 giugno 2009

Festeggiando il solstizio

Mentre si avvicina la notte di San Giovanni, vorrei suggerirvi due modi simpatici per festeggiare il Solstizio d'estate.

Se amate la musica tradizionale piemontese, il dialetto e le tradizioni, non potete perdervi la Fèsta dal solstizi d’istà ad Omegna.

Se amate l’Irlanda e la sua musica oltre alla musica dei gruppi liocali, molti dei quali transitati per Siamo in Onda in questi mesi, kla vostra meta ideale è il Teatro degli Scalpellini con il concerto di Declan O’Rourke.

domenica 14 giugno 2009

L’uomo che lanciava televisori dai ponti

«Cosa spinge un uomo a fare il giro del lago, salire su per una strada piena di tornanti fino quasi alla Madonna del Sasso, fermare la macchina su un ponte, aprire lo sportello e lanciare il televisore guasto nel vuoto?»
Il Filosofo fissa il suo bicchiere, come per cercare una risposta a questa assurda domanda.

Dalla radio, frattanto, giungono le notte dei Queen, con Freddie che canta in inglese e giapponese “Teo Toriatte”.

When I'm gone
No need to wonder if I ever think of you
The same moon shines
The same wind blows
For both of us,
and time is but a paper moon...

«Forse è il gusto di fare qualcosa di proibito» scuoto la testa. «O mera stupidità. Pensa allo spreco di carburante, all’inquinamento del torrente sottostante, la fatica… quando esiste un servizio di raccolta porta a porta gratuito.»

Be not gone
Though I'm gone
It's just as though I hold the flower that touches you
A new life grows
The blossom knows
There's no one else could warm my heart
as much as you...
Be not gone

Il Filosofo tuttavia non mi ascolta. È perso nella nebbia dei suoi astratti pensieri come sovente gli accade.

Let us cling together as the years go by
Oh my love, my love
In the quiet of the night
Let our candle always burn
Let us never lose the lessons we have learned

«Cosa spinge una ragazza bella, intelligente, sensibile a buttare la sua vita inseguendo un assurdo sogno di celebrità?»
Su Facebook lo status del Filosofo indicherebbe certamente “Relazione complicata”. Su Facebook lo status del Filosofo dovrebbe indicare più propriamente “single” dal momento che da quando lo conosco le sua situazione non è mai cambiata…

Hear my song
Still think of me the way you've come to think of me
The nights grow long
But dreams live on
Just close your pretty eyes and you can be with me...
Dream on

«Cosa rende indelebile nel cuore di un uomo il marchio a fuoco di un amore indimenticabile? Cosa lo spinge al ricordo ostinato? Nonostante tutto?»
Il naso del Filosofo sfiora quasi l’orlo del bicchiere, come se sulla sua schiena fosse seduto il più pesante dei demoni.

When I'm gone
They'd say we're all fools and we don't understand
Oh be strong
Don't turn your heart
You're all
We're all
For all
For always...

Il volto del Filosofo è una maschera di tristezza, come quello di un condannato a morte. Eppure, come un uomo in attesa dell’esecuzione, non riesce a non sperare. in una grazia all’ultimo istante, ad un miracolo, non saprei dire.

Let us cling together as the years go by
Oh my love, my love
In the quiet of the night
Let our candle always burn
Let us never lose the lessons we have learned

E quando rialza la testa, dopo quei lunghi minuti di sofferenza, leggo nei suoi occhi la certezza che il miracolo, un giorno o l’altro, ci sarà.



sabato 13 giugno 2009

Il santo degli oggetti smarriti

Oggi ricorre la festa di Sant’Antonio da Padova, al secolo Fernando di Buglione (Lisbona 1195 - Padova 1231). Oltre che per le virtù eroiche che lo portarono alla santità, questa figura è invocata per una peculiarità. Grazie al suo intervento è infatti possibile trovare gli oggetti smarriti. L’importante però è farlo recitando la giusta formula. Ve ne fornisco di seguito alcune:

Versione piemontese: "Sant Antòni pien ëd virtù feme trové lòn ch'i l'hai perdu" ("Sant'Antonio pieno di virtù fammi trovare quel che ho perso").

Versione lombarda: “Sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca” (Sant'Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca

Esiste poi una terza versione, varesina: "Sant’Antoni dalla barba bianca famm trua’ quel che ma manca, Sant’Antoni dul purscel fam truva’ propri quel "(Sant’Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, Sant’Antonio del porcello fammi trovare proprio quello).

Si noti però che in questo caso viene chiamato in soccorso un altro santo, Sant’Antonio Abate
(Sant’Antoni dul purscel), vissuto in Egitto nel III – IV secolo, la cui festa cade il 17 gennaio.
I fedeli dell'Italia meridionale, probabilmente più attenti a queste questioni, per distinguere i due santi chiamano Sant'Antonio abate "Sant'Antuono”.
Sant’Antuono è protettore degli animali domestici, nonché guaritore taumaturgico dal “Fuoco di Sant’Antonio” malattia che da lui prende il nome. Uno dei suoi simboli è il maiale, in quanto l'ordine degli Antoniani aveva il permesso di allevare maiali dentro i centri abitati. Il grasso era infatti utilizzato per ungere gli ammalati del fuoco di Sant'Antonio. I maiali erano nutriti dalla comunità e potevano scorrazzare indisturbati grazie alla campanella che portavano al collo.

Sant’Antoni dul purscel è invocato anche per trovare un altro genere di “oggetto smarrito”. A Milano le zitelle recitavano: “Sant Antoni glurius, damm la grasia de fa l’murus, dam la grasia de fal bel Sant’Antoni del campanel.” (Sant’Antonio glorioso, dammi la grazia di farmi il moroso, dammi la grazia di farlo bello, Sant’Antonio del campanello).

Curiosa e dibattuta l’origine del nome Antonio, che in ogni caso deriva dal nome della gens latina Antonius.
Il più noto esponente di questa gens fu Marco Antonio (Marcus Antonius, Roma 83 a.C. – Egitto, 30 a.C.). Braccio destro di Gaio Giulio Cesare, dopo la sua morte tenne un discorso funebre con cui sollevò il popolo contro i cesaricidi. Una celebre riscrittura moderna dell’orazione è quella contenuta nel “Giulio Cesare” di Shakespeare: «Amici, Romani, compatrioti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare.» Marco Antonio è però famoso soprattutto per la sua storia d’amore con la regina d’Egitto Cleopatra, conclusasi col suicidio di entrambi dopo la sconfitta inflitta loro da Ottaviano Augusto.

L'interpretazione del nome Antonius è però controversa. Alcuni ritengono possa avere origini etrusche e significato sconosciuto; secondo altri potrebbe invece discendere dal greco “antìonos” (“nato prima”) o, ancora, potrebbe derivare dalla radice della parola greca “anthos” (fiore).

In conclusione non mi resta che fare gli auguri di buon onomastico ad tutti i lettori e le lettrici di nome Antonio/a, Antonello/a, ecc.



Aggiornamento pomeridiano: il Bunin segnala un'altra versione, casalese, della formula: "Sänt'Antòni vardè giù, fèm trovàa col ch'ij ho përdù " (Sant'Antonio guarda giù, fammi trovare quel che ho perduto).

venerdì 12 giugno 2009

L’estate di Puntoradio

Su Puntoradio sarà una puntata speciale quella del 13 giugno.

L’ultima della seconda stagione di Siamo in Onda prima della pausa estiva. In sette mesi ai microfoni del talkshow si sono alternati un centinaio di ospiti: musicisti, scrittori, giornalisti venuti ognuno a raccontare uno spicchio del proprio mondo. Un mondo che territorialmente corrisponde a quello coperto dal segnale della radio, che dal lago Maggiore si espande verso le province di Piemonte e Lombardia, con "incursioni" anche all’esterno, grazie alla possibilità di ascoltare la radio in streaming su www.puntoradio.net
.

La puntata di domani sarà una sorta di Gran Gala di fine anno. Tra i tanti ospiti annunciati per l’occasione un nugolo di musicisti locali: Will K e Anto S, i Nero Cristallo, Francesco Farina and band, Alessandro Lorenzini, i Moksha, Naso, Mario Ermini Burghiner, Toni Veronesi, Ray Heffernan, Small Paul e Marta Raimondi.
Non solo musica live ma anche tante chiacchiere assieme ad alcuni scrittori tra cui il novarese Simone Sarasso e il varesino Paolo Franchini.

Si inizia alle 21 e si va avanti fino a tarda notte.
Date ascolto e se volete interagite con lo staff di Siamo in Onda rispondendo al quesito

A chi va il vostro augurio di buona estate?

giovedì 11 giugno 2009

I coscritti. Parte seconda.


Le feste dei coscritti, naturalmente, hanno oggi ben poco in comune con le origini ormai remote dell’usanza. In sostanza i nati dello stesso anno si trovano, una o più volte all’anno, per festeggiare insieme una sorta di compleanno collettivo. L’aspetto militare è completamente assente, al punto che dell’allegra brigata fan parte anche i riformati, gli obiettori di coscienza e, least but not last, le coscritte.
Su questo punto dolente è necessario aprire una breve parentesi. Ci sono mogli/mariti che non vedono di buon occhio la promiscuità di questi ritrovi festaioli. Allora, a vantaggio di questa categoria di lettori, alzerò ora un velo sulle segrete riunioni dei coscritti. Mi verranno in aiuto gli amici dell’aperitivo, che sono assidui frequentatori di questi ritrovi.

Partiamo dall’Avvocato Volpicini. La sua serata comincia al bar dove i coscritti si incontrano prima di andare al ristorante. Al primo giro di aperitivi ne seguono almeno altri tre o quattro, giusto per ingannare l’attesa. Del resto Volpicini è un atleta della bevuta, un vero campione olimpico, fin dai tempi in cui s’intrufolava ai matrimoni simulando di essere un amico degli sposi. È capace di ingurgitare quantità incredibili di alcool, capaci di stendere chiunque.
Per fortuna Volpicini non guida, così non corre il rischio di far saltare l’etilometro all’uscita del ristorante. Perché sedutisi a tavola, il rosso scorre a fiumi, seguito dallo spumante, poi dalla grappa corretta al caffè, per arrivare infine all’ammazzacaffè. Di solito i suoi vicini di tavolo a quel punto si sono già tolti la camicia e ballano sui tavoli, mentre lui, imperterrito raccoglie amorevolmente le bottiglie che trova sul tavolo, dando casa ai poveri orfanelli che vi trova all’interno.
Spesso per lui, e i pochi che riescono a stargli dietro, la nottata prosegue in un bar per sciacquarsi la gola con un goccetto prima di tornare a casa…

Anche l’Intortatore non disdegna l’alcool, ma il suo obiettivo principale è un altro. È un suo punto d’onore provarci ogni volta con alcune delle coscritte presenti. Quando queste gli fanno capire che non c’è trippa per gatti, cambia registro e attacca con il suo cavallo di battaglia. Da quando aveva vent’anni insiste sul fatto che le coscritte debbano fare lo spogliarello sul tavolo. Non è chiaro a che titolo dovrebbero farlo. E soprattutto, fanno notare alcune coscritte, non avendolo fatto quando avevano vent’anni, non è chiaro perché dovrebbero farlo ora che hanno qualche annetto in più e figli e mariti e annessi e connessi. Ma tant’è. L’Intortatore insiste. Senza tregua ripete il suo ritornello. Sospetto che il suo sia soprattutto un modo grossolano per fare il galante. Dal suo punto di vista un parlare sotto sotto gradito dalle coscritte, gratificate dalle sue attenzioni. L’altro suo cavallo di battaglia è il racconto delle sue conquiste amorose. In particolar modo si vanta di alcune VIP della TV che avrebbe avuto modo di conoscere intimamente. Nessuno naturalmente è in grado di verificare le sue affermazioni…

Il Rubinettaio è un tipo molto più pacato e le sue serate sono anche più piacevoli, benché con la pericolosa tendenza a scivolare su questioni lavorative. Ora poi che c’è crisi e i rubinetti non vanno più come il pane, la geremiade è, non senza ragioni, comune. La concorrenza cinese, gli oneri fiscali, i vincoli normativi, questi i principali nemici del Rubinettaio e dei suoi colleghi.
«Lo dicano ai miei operai cassintegrati di essere ottimisti! Lo si spende alla cassa del supermercato l’ottimismo!»
Queste sono più o meno le sue parole, cui gli altri rubinettai presenti non possono che assentire. C’è da dire che nelle piccole fabbrichette di rubinetti il “padrone”, per usare un termine in voga nei decenni scorsi, e i “lavoratori” lavorano fianco a fianco. Si conoscono e si parlano liberamente. Sarà per questo che nemmeno negli “anni caldi” vi furono mai grandi contese sindacali.

E Alfa? Come passa le serate coi coscritti Alfa? Questo immagino vi chiederete. Questo certamente si chiede la sua signora folletta, che non è molto contenta di vederlo tornare tardi, ancorché apparentemente sobrio.
Ma questo è un mistero che, prudentemente, non è opportuno svelare…

mercoledì 10 giugno 2009

I coscritti. Prima parte.


Quella dei ritrovi dei coscritti è un’usanza di queste zone che non so quanto sia diffusa in altre parti d’Italia, specie a sud dell’Appennino. Non ho idea nemmeno di quali siano i limiti di questa tradizione (forse i miei lettori mi aiuteranno ad individuarli), ad ogni modo credo valga la pena parlarne.

Anche perché a queste feste prendono parte anche gli “amici dell’aperitivo” e, di tanto in tanto, lo stesso Alfa.


Cosa sono i coscritti? È presto detto: propriamente sono i ragazzi nati nello stesso anno, iscritti assieme alla leva militare. Coscritti, appunto. Naturalmente l’usanza nacque quando esisteva la coscrizione obbligatoria, che in Italia fu introdotta nel 1861 ed è rimasta in vigore fino al 2005.

Cosa facevano i coscritti? Partivano assieme per la visita d’idoneità al servizio militare. Per la maggior parte di loro quello era il primo viaggio fuori dal paesello verso una grande città. L’età e l’atmosfera goliardica dei giovani di fronte a quella avventura si possono facilmente immaginare. La lontananza da casa e il viaggio costituivano una sorta di iniziazione alla vita adulta. I coscritti in comitiva visitavano le osterie e spesso non solo quelle. Il viaggio era infatti anche l’occasione per un altro tipo di iniziazione, complice la lontananza dagli occhi delle famiglie, con la visita a qualche “casino” della città.
Alla fine i coscritti potevano tornare al paese con la patente di “abile e arruolato”. Con gli occhi dei moderni potremmo pensare alla fregatura insita in quella frase, in tempi in cui il servizio di leva durava sei anni (successivamente ridotti a cinque, tre, due, uno…).
I coscritti però si consolavano sventolando la loro lettera di arruolamento e prendendo in giro i “riformati”, coloro cioè che erano esentati dal servizio di leva per problemi di salute.
«Chi non è buono a servire il Re non è buono a servire nemmeno la Regina!».
Questo gridavano alle ragazze per metterle sull’avviso, temendo forse che i “riformati” potessero approfittare della lunga assenza degli “abili” durante il servizio militare per insidiarne le fidanzate.

Ora però che la coscrizione obbligatoria è finita è lecito chiedersi cosa abbiano mai a che fare gli “amici dell’aperitivo” e Alfa coi coscritti. Tanto più che né gli uni, né l’altro, avrebbero più l’età per andare sotto le armi.

A questo mistero tenteremo di dare una risposta domani.

martedì 9 giugno 2009

Echi dall’età del Ferro. Arpe celtiche a Castelletto Ticino


Nell’ambito delle manifestazioni collegate alla mostra archeologica “L’alba della città” (www.albadellacitta.it), il Comune di Castelletto Sopra Ticino – Assessorato alla Cultura e il Gruppo Storico Archeologico Castellettese organizzano, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie, una serata dal titolo:

Echi dall’età del Ferro: i ritmi del banchetto e della festa
La riscoperta dell'arpa celtica nel rapporto con la tradizione e l'archeologia cisalpina


Sabato 13 giugno 2009 - ore 21.00
Sala Polivalente “Albino Calletti”
Parco Comunale “Giovanni Sibilia”
Castelletto Sopra Ticino (NO)


Introduce il dott. Filippo Maria Gambari, con un intervento intitolato: Protostoria dell'arpa celtica: le musiche da banchetto nell'età del Ferro in Cisalpina ed in Gallia.

A seguire, Concerto di arpe celtiche, con Agnese Picco e Claudia Brosio, che eseguiranno arrangiamenti per arpa celtica di musica tradizionale irlandese, bretone e piemontese.

L’arpa celtica è, sul piano tecnico e morfologico, all’origine delle arpe da concerto attualmente in uso nella musica da camera e nell’orchestra. L’improvvisa “esplosione” dell’arpa celtica dall’Irlanda e dalla Scozia durante il Medioevo ne ha finora messo in ombra le più lontane origini. Non sono frequenti le raffigurazioni di arpa nell’età del Ferro in Gallia Cisalpina e Transalpina, anche se alcuni esempi sulle incisioni rupestri della Valcamonica, sulle situle di produzione bolognese e nelle statue in pietra dell’età di La Tène in Gallia permettono di ipotizzare l’evoluzione di uno strumento introdotto in età orientalizzante nei centri dell’Etruria Padana a partire da Bologna e da qui trasmesso alle popolazioni celtiche, che ne cureranno i successivi sviluppi. Per comprendere tale linea evolutiva bisogna rapportarsi con il progressivo prevalere di cetra e lira nella musica greco-romana, in cui l’arpa tende occupare un ruolo di secondo piano. Le melodie tradizionali europee rese per arpa mostrano alcuni elementi di base comuni, dal Piemonte alle Isole Britanniche, e riecheggiano reminiscenze di un passato lontano.

Agnese Picco e Claudia Brosio da diversi anni coltivano con passione, e con spunti di ricerca anche personale, le potenzialità di questo straordinario ed antico strumento.

In occasione della serata sarà possibile visitare la mostra archeologica L’alba della città – Le prime necropoli del centro protourbano di Castelletto Ticino, che rimarrà aperta fino al 29 novembre 2009 con i seguenti orari:
Mercoledì e domenica ore 15.00 – 18.00
Sabato ore 10.00 – 12.00 e 15.00 – 18.00
Aperture straordinarie su richiesta

L'evento di sabato 13 giugno a Castelletto Sopra Ticino anticipa la “Festa Europea della Musica” del 21 giugno, in occasione della quale Agnese Picco e Claudia Brosio presenteranno un programma analogo presso Museo di Antichità di Torino.

Per maggiori informazioni:
Anna Maria Locarno
ODT & Associati
Tel: 335.7603449
Email: info@odt-associati.it

lunedì 8 giugno 2009

Il mistero del cinema sui muri di Legro




Alcuni anni fa un comitato di cittadini decise di dar vita ad una singolare iniziativa. Raffigurare sui muri della frazione ortese di Legro dei murales ispirati ai film girati sul Lago d’Orta.

Ecco così che sui muri di Legro è possibile rivedere, realizzati da vari artisti e ultimamente anche dai detenuti del carcere, dei “quadri” ispirati più o meno liberamente ai film.
Ai murales nel tempo si sono affiancate anche opere realizzate con materiali diversi, sculture e installazioni.

Ecco un paio di esempi:




Altri saranno pubblicati questa settimana su Immagini del Lago d'Orta.


I titoli dei film?
Impossibile ricordarli tutti, perché sono decine le pellicole, più o meno celebri girate, in tutto o in parte sul lago. In alcuni casi è la stessa storia ad essere ambientata sul lago. In altri si utilizza la location per girare alcune scene in esterno o interno.

Ecco un sommario elenco: “Addio alle armi” di Charles Vidor con Rock Hudson, Jennifer Jones, Vittorio De Sica, Alberto Sordi; “Riso amaro” di Giuseppe De Santis, con Silvana Mangano, Vittorio Gassman, Raf Vallone, Carlo Mazzarella; “La stanza del vescovo” di Dino Risi, con Ugo Tognazzi, Ornella Muti; “Il piatto piange”, di Paolo Nuzzi, con Agostina Belli, Macario, Aldo Maccione; “La voglia di vincere”, di Vittorio Sindoni, con Gianni Morandi, Catherine Spaak, Milly Carlucci; “Il balordo” di Pino Passalacqua, con Tino Buazzelli, Teo Teocoli; “Una spina nel cuore” di Alberto Lattuada, con Anthony Delon, Sophie Duez, Antonella Lualdi; “La spia del lago”, di Mitchell leisen, con Alan Ladd, Wanda Hendrix; “I racconti del maresciallo”, di Mario Soldati, con Turi Ferro, Nino Buazzelli.

Riguardo a questi film c'è pure un mistero. Alcune delle pellicole, girate sul lago le più antiche, sono letteralmente svanite e di esse non resta che qualche notizia in archivio.

Pensate: anche il vostro film preferito potrebbe un giorno scomparire.

Se poteste preservare
tre film dalla distruzione, quali titoli scegliereste?

domenica 7 giugno 2009

Gli approfondimenti della Villeggiante

Come abbiamo ricordato qualche giorno fa, la Villeggiante è un’indagatrice del mistero che risiede a Milano. I suoi interventi, o meglio le sue incursioni su il Lago dei Misteri, fanno parte dei “misteri a quattro mani” scritti in collaborazione con Vele, la quale è altresì amica della Villeggiante.
Così ieri Vele ci ha raccontato un altro capitolo della vita e delle avventure di questo curioso (in tutti i sensi) personaggio.
Poiché qualche tempo fa si era parlato dei misteri del Duomo di Milano, l’amica milanese ha deciso di andare a riscoprire il monumento simbolo della sua città.
Se ancora non l’avete fatto, vi consiglio di leggere la cronaca di questa ascensione qui.

Infine, in omaggio alla Madonnina del Duomo, chiudo con un video musicale.



sabato 6 giugno 2009

Lingue morte

Stasera vi parlerò delle lingue morte. Non sto alludendo all’immonda lingua dei morti, quella usata dai Negromanti per animare i cadaveri. No, non vi parlerò di questa.

Parlo di lingue vere, di quelle che le persone usano per comunicare, per commerciare, per scambiarsi pettegolezzi, per dire “ti amo”. Lingue che sono come le persone: nascono, crescono, generano figli e muoiono. Pertanto esistono, o per meglio dire esistevano, lingue morte.

Ci fu un tempo, un tempo di navi e avventurieri, in cui si commerciava usando la lingua degli Etruschi. Erano i tempi in cui i Rasenna (così chiamavano se stessi) erano i signori dell’Italia. Oggi di quella potenza non restano che lettere che a malapena riusciamo a leggere.

Ci fu un tempo, un tempo di spade ed eroi, in cui l’Europa parlava il celtico. Allora le tribù dei Celti erano numerose come le foglie sugli alberi e loro era il dominio sull’Europa. Oggi di quella moltitudine non restano che minoranze ostinatamente aggrappate ai confini del continente.

Ci fu un tempo, un tempo di biblioteche e poeti, in cui avreste potuto conversare coi saggi di tutta Europa in latino. Oggi che quella sapienza è scomparsa il tradurre brevi testi è una fatica insostenibile per la maggior parte di noi.

Ci fu un tempo, un tempo di campagne e contadini, in cui la saggezza parlava la lingua del popolo. Oggi che di saggezza avremmo un disperato bisogno, dobbiamo ricorrere a dizionari e libri e corsi per comprendere ancora il dialetto.

venerdì 5 giugno 2009

La lingua della radio



Domani sera a Siamo in Onda il tema è la "lingua". Anche la Pillola di Mistero verterà su questo argomento, dal punto di vista del Lago dei Misteri, naturalmente.

La domanda rivolta ai lettori e agli ascoltatori della trasmissione è:

“Quando avreste preferito mordervi la lingua per non dire una certa cosa?”

Potete rispondere lasciando un commento qui, oppure via sms 389 96 96 960 o mail a diretta@puntoradio.net

giovedì 4 giugno 2009

Disfida del mistero: la pillola vincente

Pubblico oggi i risultati della disfida svoltasi a maggio tra le Pillole di Mistero.

Ecco la classifica, risultante dalla somma dei voti espressi e da quelli raccolti dal sondaggio.

1) La farina del diavolo
2) La pupa e il motore
3) L’armata delle tenebre
4) La culla
5) Occhi gialli nell'oscurità
6) La grotta del sogno
7) ex aequo Bambole e La scelta
8) La caccia infinita (La bestia)
9) Creature del piccolo popolo

Grazie per aver partecipato!

mercoledì 3 giugno 2009

Vele e la Villeggiante


Che fine ha fatto la Villeggiante, l'indagatrice di misteri che risiede a Milano e , di tanto in tanto, si abbatte come un tornado sul Lago d'Orta, dove possiede una casa di villeggiatura?
A questo mistero risponde oggi il post di Vele, sul blog Colorare la Vita.

martedì 2 giugno 2009

Fantasmi Vs Bufale

Ovvero come i fantasmi possano essere una buona fonte di reddito.

Il post di ieri era corredato da una foto inquietante, reperita in rete. Nel rispondere alla domanda “dove l’hai trovata?” ne approfitto per alcune considerazioni.

Cominciamo dalla foto, reperita sul sito www.attivissimo.net “attivissimo” (mi si passi la battuta scontata), nello smascherare ogni genere di bufala e teoria complottista. Come spiega l’articolo la ragazza fantasma compare in due foto diverse ed è un ottimo esempio di copia incolla digitale applicato alle leggende urbane sui fantasmi.


Naturalmente le storie dei fantasmi, come si è visto nel post di ieri, sono sempre state un ottimo modo per fare buoni affari.

Sarà un caso, ma con l’inizio della Controriforma le storie di fantasmi, incubi, streghe, demoni e chi più ne ha più ne metta, si moltiplicarono.
Le ipotesi che possiamo formulare per spiegare questo inquietante fenomeno sono due.

1) All’epoca ci fu l’apertura di qualche “misterioso portale” che rovesciò sulla terra buona parte di ciò che prima era stato contenuto dietro le Porte degli Inferi e solo l’intervento benedicente della Chiesa riuscì a porre un freno a questa invasione, mirata senza dubbio a portare il regno di Satana sulla Terra.

2) Dopo la protesta di Lutero, lucrare sulla vendita delle indulgenze per i defunti (causa scatenante della contesa col mondo protestante) era diventata questione “scottante”. Ma se fossero stati i defunti stessi a reclamare a gran voce offerte, messe ed indulgenze? Allora si sarebbe dimostrato, in un colpo solo che
a) Lutero aveva avuto torto a scagliarsi contro questa pratica;
b) versare alla Chiesa generose offerte per i defunti nell’Aldilà non solo era pratica pia, ma finanche mezzo indispensabile per la salvezza di viventi nell’Aldiqua.

Io proprio non saprei pronunciarmi su quale delle due ipotesi possa essere quella più vicina al vero. E voi?

lunedì 1 giugno 2009

Fantasmi, larve, ombre, fochi ed orribili spettri.


Cosa accadeva in sul principio del secolo Decimosettimo nella Riviera di San Giulio, un tempo placida e tranquilla terra felice agli uomini e alle messi? In quegli anni terribili inspiegabili fenomeni vennero a turbare i sogni delle donne e degli uomini della Riviera.
Per ogni dove la notte si udivano suoni spaventosi, suoni capaci di gelare il sangue nelle vene, di far rizzare i capelli e provocare altri, imbarazzanti, effetti collaterali. E come non fosse bastato l’udito, anche la vista faceva impallidire i temerari che osavano aprire lentamente le persiane per sbirciare timidamente nelle tenebre. Luci brillanti, o bianco-bluastre, ma anche veri fuochi, in getti doppi o tripli, comparivano sui tetti delle case, sui campanili, gli alberi e persino tra le corna degli animali!
A lungo discussero, gli uomini del tempo, su quale fosse la causa di quei fenomeni e su come, soprattutto, si potessero far cessare. Dopo lungo dibattito si trovò la spiegazione: quelle manifestazioni altro non erano che le anime dei defunti che, tormentate per i loro peccati, vagavano senza tregua sulla terra, implorando l’aiuto dei vivi. L’individuazione della causa portò con sé, come normalmente accade, anche la risoluzione del problema.
Fu un frate minore dell’ordine riformato a suggerire la soluzione: c’era d’andare questuando la mercede dei sacerdoti perché, coi suffragi e le messe s’ottenesse l’intercessione delle anime purganti. E c’era da costruire begli ossari, graziosamente affrescati, dove disporre in bell’ordine e in bella vista le ossa dei defunti, affinché potessero trovare la pace eterna, ricordando al contempo agli uomini e alle donne la caducità dell’umana condizione.
Le elemosine stimolate da quella predicazione sortirono copiose e come ruscelletti di montagna, sommandosi le une alle altre, divennero fiumi che andarono ad allagare le casse da cui attingevano instancabilmente le sante mani dei frati, dei sacerdoti e dei canonici.

I risultati di questa santa impresa non tardarono a farsi vedere.

Questo almeno testimonia, alcuni anni dopo i fatti, Lazzaro Agostino Cotta (Corografia della Riviera di San Giulio, Libro Terzo, pag. 249): “È incredibile il fervore d’essi nel suffragare all’anime dei defunti, più intensamente accresciuto verso il principio del corrente secolo per i fantasmi, larve, ombre, fochi ed orribili spettri che di notte apparivano, accompagnati da strepiti spaventosi, dai quali oggidì per intercessione delle anime purganti il paese è del tutto libero.”
Il Cotta non dimentica inoltre di sottolineare alcuni altri benefici “effetti collaterali” di questa pia usanza sul clima e i raccolti, sempre più copiosi, e sulla ricchezza, gli onori, e le comodità del paese, senza dimenticare di ricordare la protezione offerta contro le incursioni dei nemici.

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.