Questo è un blog di racconti, leggende, storie raccontate dagli ubriachi nelle osterie e di cialtronesche invenzioni che ruotano attorno al lago d'Orta. Se cercate la Verità, qualunque sia quella che v’illudete di trovare, avete sbagliato indirizzo.
domenica 21 ottobre 2018
La ragazza del sogno - Parte 5
Dove il filo di ferro fu battuto e sciolto
Ottavio arrivò con un libro dalla copertina blu, estratto da un cofanetto del medesimo colore. Rapidamente scorse l'indice di uno dei quattro volumi finché trovò la storia che cercava.
Alla fine dell'Ottocento nel paese di Gozzano si riunì un gruppo di sfaccendati frequentatori di osterie che, bicchiere dopo bicchiere, diede ascolto alle parole del più balordo della compagnia.
Egli parlava un linguaggio facilmente intendibile anche per le menti più semplici e le sue parole erano così chiare e gradite che non si poteva non dargli ragione.
"Perché dobbiamo pagare ogni volta il vino all'oste, quando sarebbe assai più comodo e divertente bere a gratis?"
Il punto era come trasformare questa idea in realtà. Anche qui però la soluzione era semplice.
"Se siamo abbastanza numerosi, entriamo, ordiniamo, beviamo e ce ne andiamo senza tirare fuori un soldo. E se qualcuno non è d'accordo... giù botte!"
Tra gli applausi nacque così la "Compagnia del filo di ferro", che in dialetto locale suonava "cumpagniä dal fil de fèer", e che in breve divenne il terrore di osti e avventori in tutti i paesi a sud del lago d'Orta, da Briga a Vacciago e da San Maurizio a Gargallo.
Una di queste incursioni colpì a sorpresa anche il paese di Bolzano Novarese, suscitando l'indignata reazione degli abitanti, che si riunirono a consiglio per far fronte all'emergenza.
All'epoca ancora il telefono e le automobili non esistevano, pertanto l'idea di richiedere l'intervento rapido della forza pubblica era impraticabile. Nel tempo in cui un messaggero fosse arrivato a Gozzano o Orta per chiedere aiuto la Compagnia si sarebbe facilmente data alla macchia, non senza aver prima creato danni e violenze. Non c'era che da arrangiarsi da soli.
Fu così escogitato un piano ben preciso e si restò in attesa degli eventi, che non tardarono a verificarsi.
Una domenica, mentre gli uomini erano tutti in chiesa a cantare i Vespri, la Compagnia fece il suo ingresso in paese, contando proprio sulla scarsità di avventori nell'osteria.
Non sapevano però che sentinelle erano state poste. Appena furono avvistati un messaggero corse in chiesa a dare l'allarme. Il parroco non solo era al corrente della cosa, ma aveva dato la propria benedizione e fornito ottimi consigli. Più che ai Vangeli si era probabilmente lasciato ispirare dal Vecchio Testamento, forse da questo passo dell'Ecclesiaste.
Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. [...]
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Sia come sia, al segnale convenuto e con l'accordo del parroco, tutti gli uomini lasciarono la chiesa e il canto alle donne e si precipitarono nei posti convenuti.
All'ingresso dell'osteria si presentò il Giganti, che già dal nome si comprendeva essere l'uomo più forte di Bolzano, e a male parole ingiunse alla Compagnia di sgombrare.
Accecati dall'ira e dall'alcol i bulli si gettarono su di lui per dargliene tante, ma si trovarono di fronte a una brutta sorpresa.
Invece di combattere, l'uomo li prendeva di peso a uno a uno e letteralmente li scaraventava fuori. Qui non avevano nemmeno il tempo di rendersi conto di dove si trovavano perché li attendeva un nodoso randello, maneggiato a due mani da un secondo uomo. Il colpo era così forte e inaspettato da spingere istintivamente i malviventi verso l'unica via di fuga, una stretta strada in discesa. Dove però li attendeva un'amara sorpresa. Dietro ogni porta stava nascosto un uomo con un bastone, pronto a caricare di legnate qualunque cosa si muovesse.
Fu così che la fuga dei compari si trasformò in una Via Crucis di dolore, contrassegnata da botte da orbi che piovevano da tutte le parti a cui inutilmente tentavano di sottrarsi gridando, correndo e rotolando.
I buoni consigli del parroco fecero si che quel giorno delle molte legnate che furono caricate sui gropponi nessuna colpì punti vitali come la testa.
La Legge, infatti, che fino a quel momento aveva dormito il sonno dei giusti, non avrebbe certo potuto chiudere un occhio davanti a uno o più cadaveri, mentre un po' di ossa rotte sarebbero state considerate il risultato delle classiche risse tra ubriachi.
Fu così che, per parafrasare il celebre Bollettino della Vittoria scritto in ben altre circostanze un secolo fa, la Cumpagniä dal fil de fèer fu annientata. I resti di quella che era stata la più temuta banda di furfanti del basso Cusio discendevano in disordine e senza speranza la strada che avevano risalito con orgogliosa sicurezza.
Quel giorno la Compagnia si sciolse e nessuno ebbe più l'ardire di riformarla. La domenica successiva in compenso giunsero a Bolzano delegazioni da tutti i paesi vicini per festeggiare la vittoria con grandi bevute. A pagamento, naturalmente, anche se qualche brindisi offerto ci fu di sicuro.
"Sembra la conclusione di una delle classiche avventure del piccolo villaggio gallico dell'Armorica" osservo divertito. "Che sia per via delle antiche radici celtiche? Ad ogni modo ora che sappiamo dove il filo di ferro fu battuto e si sciolse sarà facile risolvere la seconda parte dell'enigma!"
Nota 1. Il libro che Ottavio ha in mano è Bolzano si racconta. Un paese. il suo consueto vivere, di Stefano Umberto Frattini. La storia della compagnia, tratta da "Paese nuovo" del 1977, che raccolse la testimonianza di un ottantenne, si trova alle pagine 60-62. Mi sono divertito a riscriverla. Spero vi piaccia anche questa versione.
Nota 2. La testa incisa si trova a Bolzano Novarese e ne testimonia le antiche origini medievali.
Questa è la quinta parte de "La ragazza del sogno".
Sesta parte
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Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.