lunedì 31 gennaio 2022

San Giulio, i draghi e un dolce pensiero

 



Scavi condotti alla fine del secolo scorso sull’isola di San Giulio, hanno portato alla luce frammenti ceramici di età preistorica, inquadrabili in un lungo arco di tempo, dal neolitico all’età del ferro, vale a dire dal IV al I millennio a.C. 

A questa frequentazione sembra seguire una fase di abbandono, databile all’età romana che si interrompe improvvisamente con la costruzione di un edificio di culto paleocristiano nel V secolo d.C.

Le testimonianze dell’archeologia supportano una vicenda storica narrata da un testo di età longobarda, che contiene la Vita di san Giulio. In essa si racconta di come, alla fine del IV secolo, il prete Giulio nativo dell’isola greca di Egina giunse sul lago col fratello Giuliano. Dopo aver costruito insieme una chiesa a Gozzano (l’attuale San Lorenzo), Giulio proseguì il viaggio da solo, desiderando fondare la sua centesima chiesa sull’isola in mezzo al lago. 

Nonostante le lettere rilasciategli dall'imperatore Teodosio, che regnò dal 379 al 395, in cui si ordinava a ogni ufficiale dell’impero di dargli assistenza nel compito di abbattere gli altari pagani e sostituirli con chiese cristiane, tutti i barcaioli si rifiutarono di accompagnarlo sull’isola. Per timore, dicevano, dei velenosissimi draghi che la infestavano e che rendevano pericoloso avvicinarsi a meno di un tiro di freccia. Giulio non si diede per vinto e percorsa la costa occidentale sino alla punta Casario, prese il proprio mantello di cuoio impermeabile e lo trasformò in una imbarcazione, con cui raggiunse l’isola. 

Secondo la leggenda ordinò ai draghi di lasciare quel luogo, confinandoli su una scoscesa rupe piena di anfratti che si trova sulla costa occidentale, il Monte Camosino, e si diede a costruire la sua ultima chiesa.

Attorno a questa, che dopo pochi anni ospitò la sua sepoltura, si riorganizzò la vita del territorio, facendo dell’Isola il centro di evangelizzazione del lago, che da allora e per oltre mille anni prese il nome di Lago di San Giulio.

Oggi, 31 gennaio, si celebra la festa di San Giulio e da ogni paese i pellegrini si recano all’isola per pregare sulla tomba del santo. Da alcuni decenni le monache benedettine dell’Isola hanno aggiunto una nota dolce alla festa, inventando la ricetta dei Panini di San Giulio, che si preparano solo in questa occasione. Era una loro idea, nata in una fredda sera di gennaio, mettendo insieme quei pochi ingredienti che avevano a disposizione per offrire ai pellegrini una dolce accoglienza. 

Solo in seguito scoprirono che anticamente esisteva l’usanza di offrire ai pellegrini dei “paniculi” benedetti. Senza saperlo, e forse ispirate dall’antica saggezza di un luogo sacro da tempi antichi, avevano ridato vita a un’antica tradizione.


mercoledì 26 gennaio 2022

Un'antica chiesa di Gozzano



Un viaggiatore che scendesse alla nuova stazione di Gozzano, sulla linea Novara Domodossola, avrebbe due alternative. Dirigersi verso il centro, oppure voltare le spalle alla cittadina e andare alla scoperta di un misterioso edificio.

Se siete viaggiatori di questo secondo tipo potete seguirci. 

Occorre passare sotto il ponte ferroviario e riemergere dall’altra parte. Sulla destra un’area verde attira immediatamente lo sguardo. Al centro di una radura sorge una chiesetta romanica, dedicata a San Lorenzo.

Il luogo è decisamente antico. Secondo un'antica tradizione i santi Giulio e Giuliano fondarono in questo luogo la loro novantanovesima chiesa. Verosimilmente lo fecero sui resti di un antico luogo di culto pagano, perché quella era la loro missione, per la quale avevano lettere firmate dal cattolicissimo imperatore Teodosio I, colui che impose il cristianesimo niceno come credo ufficiale dell’impero romano, proibendo tutti i culti pagani.


Scavi archeologici condotti all'interno della chiesa, che è aperta solo in alcune occasioni, hanno messo in luce varie sepolture di età longobarda. Hanno individuato anche un cenotafio dove in antico si conservavano le reliquie di San Giuliano. Non sono più lì da oltre mille anni, perché nel X secolo furono traslate nella nuova chiesa a lui dedicata, che si trova sulla rocca, protetta dalle mura dell'antico castello.


La copertura di una delle tombe altomedievali era costituita da una grande lastra di pietra. Con grande sorpresa, una volta sollevato questo coperchio si scoprirono sulla superficie inferiore misteriose lettere incise. Non si trattava di un’iscrizione longobarda e tantomeno medievale. Rispetto alla tomba era circa mille anni più antiche. I caratteri infatti erano incisi nell’alfabeto celtico d’Italia e l’iscrizione, una volta tradotta, recitava “Ad Autesa dedicò Petua…”. 


La scritta era interrotta per la rottura della pietra, per cui non sappiamo se Petua, certamente una donna, fosse sola nella dedica. Il fatto che il suo fosse il primo nome fa pensare che, ammesso vi fossero citate altre persone, dovessero essere tutte di sesso femminile. Donne quindi che dedicano a una donna. Il cui nome tuttavia è mancante del patronimico, vale a dire il nome del padre, il modo con cui i Celti indicavano quello che noi chiameremmo cognome.


Chi era dunque questa Autesa? Una defunta, oppure qualcuna il cui nome poteva essere indicato senza possibilità di errore? Una dea forse? Nel Novarese ci sono varie iscrizioni celtiche in cui personaggi della comunità dedicano uno spazio sacro a una divinità.

E cosa rappresentano i misteriosi segni incisi sotto la scritta? Una ruota a quattro raggi, che richiama le famose croci celtiche ed è un simbolo antichissimo connesso alla ruota solare. E un altro segno decisamente più enigmatico, con due semicerchi sovrapposti e contrapposti.

Una divinità del cielo, come ipotizzano alcuni? La Madre di Lug, la cui festa cadeva ai primi di agosto, giorni in cui forse non casualmente si colloca la festa di San Lorenzo? 

Ed è un caso che la dedicazione antica della chiesa, secondo il Vescovo Bascapé, non fosse a San Lorenzo, ma alla Beata Vergine?

Non basta. Lug il Luminoso, che i Romani interpretavano come Mercurio e che Giulio Cesare diceva essere la più importante divinità tra i Galli in realtà è forse più assimilabile al re degli dei germanici, Wotan/Odino, con cui condivideva l’arma che portava in battaglia, una lancia simboleggiante il fulmine.

Ed è sempre un caso che i vecchi dicessero di stare lontani dalla chiesa di San Lorenzo durante i temporali? E per suffragare questo avvertimento raccontavano questa storia.


All’inizio del Novecento un fabbro che stava conducendo una mucca scomparve durante una tempesta. Fu ritrovato il giorno dopo in stato confusionale, il braccio carbonizzato. L’animale invece fu trovato morto vicino alla chiesa, ucciso dal fulmine.


lunedì 24 gennaio 2022

Sono ancora qui

 



Molto tempo è passato dall’ultimo post pubblicato. Così tanto che la nebbia è salita e ha avvolto la seconda isola e tutto il lago dei misteri. Occorre fare attenzione a queste misteriose cortine bianche che avvolgono e tutto fanno svanire, dove si possono fare inquietanti incontri

Ma il tempo è cambiato, un vento nuovo si è alzato, l’isola è ricomparsa e con lei sono tornato io. Chi sono? Inutile spiegarlo ai vecchi lettori di questo blog. Per gli altri, io sono il lago dei misteri, l’anima di questo luogo che per molti anni ha ispirato la scrittura di un blogger che si fa chiamare Alfa.

Tante altre cose naturalmente sono successe nel frattempo, ma sarebbe inutile e di poco interesse parlarne. Piuttosto, tante domande sono rimaste in sospeso e molte altre sono sorte.

Del resto, che qualcosa sia in movimento da tempo è avvertibile anche da altri segnali.

Cosa ci facevano alcune delle menti più draghesche della zona col volto travisato davanti a una galleria d’arte ad Arona? Perché Alfa era presente? Cosa stava macchinando?

Soprattutto, cosa combinerà ora che può contare sull’aiuto di due nuovi aiutanti, entusiasticamente lanciati alla ricerca dei misteri del lago d’Orta? Riuscirà a tenerne a freno l’entusiasmo? O si lascerà trascinare in qualche avventura, vincendo la sua proverbiale e atavica pigrizia? Alcuni dicono di averlo avvistato aggirarsi in cerca di certi antichi massi presso cui, si mormora, un tempo si svolgevano arcani rituali. Pare anche che ne abbia trovati due e mezzo, recentemente. Sarà vero?

Come sarà andata a finire la storia dell’incontro con la ragazza del sogno

Nell’ultima puntata la scena si è svolta di fronte a una lapide, ma come proseguirà la vicenda

Alfa dovrà ricorrere ancora all’aiuto dell’amico Ottavio Errante? Il quale nel frattempo ha proseguito la sua collaborazione con A6Fanzine  su cui abbastanza presto apparirà un suo nuovo racconto. Come dite? Non avete idea di chi sia l’Errante? Niente paura, se non avete voglia di cercarne le tracce nelle pagine di questo blog, usando le etichette o la funzione “cerca” prima o poi avrete modo di incontrarlo. 

E con lui i personaggi che si muovono attorno al lago d’Orta, un pezzo di Piemonte dove si possono incontrare pietre di antica sacralità, castelli pieni di storie e memorie, luoghi leggendari, profezie minacciose, creature fatate e tanto altro ancora.

Un lago che, per chi sa andare oltre la superficie, non è “il lago romantico per eccellenza" perché io sono “il lago dei misteri”.


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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.