sabato 31 maggio 2014

La notte delle fisiche


Vi ricordate la storia del famoso mago di Cireggio? Di lui si diceva fosse “stregone grande quanto i massimi, re addirittura dei maghi malefici, se l’indole schiva e sprezzante non gli avesse vietato di volere corte o popolo su cui dominare”. 
Capace di evocare potenze sconosciute per far apparire luci, rumori e strani effetti con cui terrotirzzava gli abitanti di quello che all'epoca era un tranquillo borgo di campagna.
Se vi siete dimenticati di lui o non conoscete la sua storia potete rileggerla qui.

Se volete rivivere di persona quelle antiche atmosfere, potete invece partecipare all'evento che stanno organizzando ad Omegna. 
Il laboratorio è basato sulla creazione di una serie di eventi magici e visionari da poter riunire in una notte estiva per far accorrere il pubblico a vedere le Fisiche. 
Queste saranno realizzate dai partecipanti al laboratorio nella forma di suoni, luci, ombre, apparizioni e atti magici. Ed è un invito a riappropriarsi della Fisica, della metamorfosi e della visione.

Laboratorio Born To Play - LA NOTTE DELLE FISICHE
a cura di Ambra Pittoni

14/15 Giugno ore 15-19
28/29 Giugno ore 15-19
Luglio (data da definire): evento notturno

Partecipazione gratuita tessera socio 10 Eur obbligatoria
info e iscrizioni : info@mastronauta.it - tel 3383227555 (h11>h13)
www.mastronauta.it

sabato 24 maggio 2014

Storia di un leprotto cortese e di un altro molto sfrontato



Ci sono luoghi dove accadono strani avvenimenti. Dove si sussurra di riti magici compiuti dopo il tramonto dalle streghe radunate in congrega sabbatica. O dove misteriosi affreschi adornano piccole chiese immerse nel verde.
Uno di questi luoghi si stende, senza alcun dubbio, tra i boschi e le colline che circondano la chiesa di San Tommaso a Briga Novarese. Un edificio sacro assolutamente da visitare. Tanto è vero che persino i giapponesi l’hanno scoperta e sempre più numerosi si recano a fotografarne gli antichi affreschi.
Ma non è della chiesa che voglio parlarvi, né tanto meno delle streghe che si trovavano lì vicino, in un luogo noto da tempo immemorabile come “prato dei morti”, forse per via di un antico cimitero pagano i cui resti ogni tanto riemergono in occasione di qualche nuova costruzione.
Il protagonista di questa storia è un cacciatore, che un giorno si mise il fucile in spalla e andò in cerca di selvaggina. Non vi andò direttamente, peraltro, perché una tappa alle osterie del paese era una prassi cui il Nostro non rinunciava mai.
Un bianchino per svegliarsi, un grappino per scaldarsi, un caffè corretto alla sambuca erano proprio quello che ci voleva per affrontare il freddo di quella mattina. Qualcuno sostiene che il bianchino non fosse solo, così come i rinforzi arrivati dopo, ma si sa come vanno queste cose nei paesi: c’è sempre qualcuno che tende ad esagerare le cose.
Ad ogni buon conto il cacciatore era entrato nel bosco, col passo più fermo che avesse, ben deciso a non tornare a casa a mani vuote. All’improvviso davanti a lui comparve, emerso da chissà dove, un leprotto che si fermò esitante proprio in mezzo alla strada. Il cacciatore mise mano al fucile, ma mentre prendeva la mira il leprotto parlò.
Ora, qualsiasi persona sana di mente sa che ai leprotti non è stato dato il dono della parola. Questo è probabilmente un bene, perché chissà quante ce ne direbbero se solo potessero parlare o se solo noi fossimo in grado di capirli. In ogni caso non dimenticate che questa storia si svolge in un luogo magico, dove la stregoneria può diventare cosa molto concreta.
Ad ogni modo il leprotto, in tono molto educato, disse queste testuali parole.
“Ti prego, nobile signore, non farmi del male. Lasciami andare per la mia strada.”
Il cacciatore trasecolò e abbassò l’arma, sentendosi mancare le gambe. Il leprotto interpretò quel gesto come una risposta affermativa e attraversò il viottolo sparendo nel fitto sottobosco.
L’uomo, appoggiato a una pianta per non cadere, mise subito mano alla fiaschetta che teneva sempre nella tasca destra, per bere una boccata di cordiale. Proprio mentre si stava pulendo la bocca con il dorso della mano, ecco che un secondo leprotto si fermò davanti a lui.
Chiunque avrebbe capito subito, da una prima occhiata, che era di una pasta ben diversa da quello che l’aveva preceduto. Aveva l’espressione sfrontata di quei monelli che si divertono a razziare ogni genere di frutto nei campi coltivati, facendosi beffe dei poveri contadini che li inseguono col rastrello senza mai riuscire ad acchiapparli.
Il leprotto si piantò davanti all’uomo e lo guardò inclinando la testa. Se avesse avuto le mani le avrebbe certamente messe sui fianchi.
 “Ora che hai fatto passare quello” disse “non vorrai mica sparare a me, vero?”
E prima che il cacciatore potesse chiudere la mascella, lo sfrontato leprotto sbuffò, come facendo spallucce, e sparì sotto il fogliame.

Ringrazio l’amico Fabio per averci raccontato questa storia.


mercoledì 21 maggio 2014

Mary Shelley e il sogno degli amori orfani


Quando si parla di “Frankenstein”, la novella capolavoro del gotico inglese, si parla della vita di Mary Shelley. Anzi, per dirla come Freud, “Frankenstein” è il romanzo familiare di Mary Shelley. 
Mary e Victor (alter ego maschile della scrittrice), due orfani di madre, due personalità attratte dal Buio e dall'ossessione di “riversare un fiume di luce sul mondo immerso dalle Tenebre”, nati entrambi da due donne rimpiante e irraggiungibili. 

Un'introduzione storica a cura della dott.ssa Piera Mazzone e uno spettacolo per scoprire come la favola nera dell'autrice inglese sia portatrice di tutti i lati oscuri dell'Ottocento, dal miraggio dell'elettricità, vista come porta per l'Infinito al Mesmerismo, dai terrori pre-Vittoriani del Nulla al potere oscuro dei desideri. “Frankenstein” parte come il canto di gloria della Scienza per trasformarsi in un desolato pianto di figli ripudiati e padri assenti, perché il Dolore, la Ricerca di un senso e il Desiderio accomunano l'uomo del XIX secolo quanto quello odierno. 

Venerdì 23 maggio 2014 alle ore 10:50 e alle ore 13:20, presso il l'aula Magna del Liceo Artistico "F. Casorati" di Romagnano Sesia,  l'Ass.Cult. "Mano d'Opera" presenta 

“L'Ottocento Gotico: Mary Shelley&Victor Frankenstein - Il sogno degli amori orfani"

Uno spettacolo teatrale di e con Francesca Pastorino&Graziano Giacometti. Introduzione storica a cura della Dott.ssa Piera Mazzone 

mercoledì 14 maggio 2014

Il codice misterioso

I romanzi e i film sono pieni di codici misteriosi, annotazioni segrete e indecifrabili. La risoluzione dell’enigma diventa, naturalmente, la chiave di volta della storia.
Accade però che dei codici siano realmente decifrati. E questo avviene per opera di un novarese, come in questo caso, questo blog non può non occuparsene.

Il 24 aprile 2014 la biblioteca dell’università di Chicago lanciò un concorso per la decifrazione di alcune note scritte sui margini di una copia dell’Odissea stampata da Aldo Manuzio nel 1504. Il manoscritto era stato donato dal collezionista Michael C. Lang che, desiderando venire a capo di quel mistero, sponsorizzò anche il concorso.

Daniele Metilli, 31 anni, originario di Borgomanero (Novara), è uno studente del corso di laurea di Informatica umanistica dell'Università di Pisa, già laureato in Ingegneria informatica al Politecnico di Milano e allievo del primo anno della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell'Archivio di Stato di Milano. Vede il concorso e accetta la sfida.

In collaborazione con la graphic designer Giulia Accetta, Metili ha riconosciuto in quegli enigmatici segni un sistema stenografico diffuso in Francia nell'Ottocento. Cercando su internet, che sempre più se lo si sa usare è una risorsa preziosa, ha trovato una tabella con un codice che sembrava identico. Si tratta di un sistema inventato da Jean Félicité Coulon de Thévenot (1754-1813) nel tardo Settecento, e a lungo in uso nell'Ottocento.

Le misteriose parole sono quindi annotazioni in francese scritte a mano mentre il testo veniva tradotto dal greco. Una data, 25 aprile 1854, ha pure aiutato a chiare la datazione. Compreso questo Metili e Accetta hanno impiegato poche ore per arrivare per primi alla risoluzione dell’enigma,  vincendo il premio.

Potete leggere qui la ricerca di Metili.



mercoledì 7 maggio 2014

Un altro drago casalese


Dopo il drago del Getzemani, il cui mistero è ancora irrisolto, ecco un altro drago a Casale Corte Cerro. In questo caso però la storia è nota. L'opera "San Giorgio e il drago" è stata realizzata dall'artista Giovanni Crippa nel 2003 in occasione dei festeggiamenti patronali di San Giorgio.
In quell'occasione si tenne anche un convegno dal titolo “Da San Giulio a San Giorgio Draghi e Basilischi dalle Alpi alla Cina” i cui atti sono disponibili qui. Trovate il mio contributo anche qui.
Nel pannello si vede il santo afferrare il drago per la coda, come a volerlo invitare a spostarsi da un'altra parte, non certo ucciderlo. Una versione animalista di una classica leggenda sui draghi.

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.