giovedì 31 dicembre 2015

Buon anno!



Negli archivi sotterranei di questo antico castello, tra le pagine di enormi volumi segnati dal tempo, ieri ho trovato la risposta a molti misteri che da tempo mi tormentavano.

Auguro anche a voi che il Nuovo Anno vi consenta di risolvere quei metaforici enigmi del passato che ancora vi impediscono di accogliere i misteri gioiosi che il futuro ha in serbo per voi.  



domenica 27 dicembre 2015

Natale con il mostro



Debbo alla gentilezza di un lettore la segnalazione di un misterioso avvistamento, avvenuto esattamente dieci anni fa...

“...in Località Lagna di San Maurizio d'Opaglio, presso il pontile, il giorno di Natale del 2005 da parte del Ragionier (i Ragionieri imperversano nel Cusio, non si sa perché) U.T. all'epoca di anni 48 residente in Lagna, il quale, al termine di copioso e tradizionale pranzo Natalizio innaffiato da abbondanti bevute, scendeva a fare una passeggiata digestiva al Porto. 

Disturbati dalle urla e dagli schiamazzi dell'U.T. che tentava telefonicamente di far accorrere la moglie alla riva, alcuni cittadini richiedevano l'intervento ai Militi della Pubblica Sicurezza, i quali prontamente accorrevano a bordo di un'auto-pattuglia. Il ragionier U.T. rendeva la descrizione in questi termini: lunghezza dai 30 ai 50 metri, diametro del corpo circa centimetri 40, un solo occhio spalancato e di colore nero che lo fissava. 

I Militi, dopo aver rassicurato il Ragioniere, nel corso di un breve sopralluogo rinvenivano, nascoste sotto un mucchio di foglie secche, in un angolo, n.2 bottiglie di Grappa alla Ruta ormai vuote, che venivano inoltrate al Reparto Investigazioni Scientifiche per ulteriori accertamenti, tesi a individuare eventuali proprietà allucinogene della Grappa alla Ruta.”

Come potete immaginare non potevo non indagare su questo misterioso avvistamento. Ho quindi chiesto il parere del Professore. Preciso subito che non si tratta del Maestro, che vive proprio di fronte a lui, ma dall’altra parte del lago e dubito siano amici, anche se poi il lago è piccolo e la gente si conosce un po’ tutta.

Ad ogni modo il Professore dalla sua finestra sul lago ha uno sguardo privilegiato su tante cose strane che succedono da queste parti e ha tenuto numerose conferenze sui mostri e le bizzarre creature che popolano le acque e le sponde dell’Orta. Ecco di seguito il suo responso autografo alla domanda.

“Teratosaurus Orcheris cusianus. Ultimo discendente dei draghi e dei serpenti che il mitico San Giulio cacciò dall'isola omonima, nei secoli è stato avvistato o intravisto in diverse zone del lago. Tradizionalmente la sua tana viene identificata nel Bus de l'Orchera in località Orta nel golfo detto Bagnera. Talora, nell'ora del tramonto, pare sia stato intraveduto dalle sponde di Tortirogno o Bagnella, sfilarsi controluce alla superficie, nel tornare al suo comodo rifugio.

Di che si nutre il Teratosauro cusiano? Bella domanda. Sono state avanzate le più suggestive ipotesi. Tendiamo ad escludere quelle che accennano a mortadelle di fegato dagli indigeni chiamate "fidighine". Un cuoco borgomanerese sta tentando di provare la sua teoria che il Teratosauro sia molto ghiotto di "tapulone". Ma per quanto ne sappiamo, ad oggi la sua speranza è andata frustrata. Nemmeno la polenta con il gorgonzola sembra far parte della dieta del mostro. 

Il problema non è peregrino come potrebbe apparire, perché in realtà se il mostro si nutrisse semplicemente di pesce sarebbe morto di fame durante la seconda metà del XX secolo durante la quale la popolazione del lago si ridusse fin quasi allo zero a causa dell'inquinamento. Solo potevano restargli pochi gobbini, qualche arborella ed un paio di cavedani, neanche da togliersi la prima fame, povero mostro!

E' stata da alcuni avanzata l'ipotesi che il Teratosauro, parente biologico del mitico Verdone Mangiasassi, si sia nutrito e si nutra di granito. Non ci sentiamo di escluderlo a tutta prima, ma sicuramente la chiusura delle cave di Alzo, deve averlo costretto ad una dieta piuttosto ferrea negli ultimi 50 anni.

Lasciamo il problema alimentare del mostro, e veniamo ad affrontare un altro nodo decisivo: quello della riproduzione (non temete, non scenderemo nei dettagli, non è necessario mandare a letto i bambini). La biologia però ci dice che tutti, prima o poi, nel lungo, magari lunghissimo periodo, cenere torneremo e un ricambio si impone. Per cui la natura saggiamente operò, e maschio e femmina li fece, per garantire l'eternazione alle specie. Quindi allo stato attuale delle conoscenze: o il Teratosauro è molto, molto vecchio, oppure occorre supporre l'esistenza di una Teratosaura. Ma come distinguerli l'uno dall'altra? Dal fatto che la femmina ha le ciglia più lunghe? In mancanza di studi scientifici approfonditi sul dimorfismo sessuale dei Teratosauri siamo costretti ad abbandonare anche questo interessantissimo argomento. 

Poco possiamo aggiungere a quanto già detto sul mostro e siamo attivamente impegnati a raccogliere testimonianze, tracce e indizi relativi al o ai Teratosauri.”



mercoledì 23 dicembre 2015

Buone feste col Solstizio



Vi auguro Buone Feste con questa foto 
scattata durante il Solstizio d'Inverno. 

Per inciso, 
vi parlerò presto della misteriosissima struttura 
dove ho scattato la foto...


domenica 20 dicembre 2015

Il gastaldo. Capitolo 1.5


Trascorse la notte nella grande sala che fungeva da dormitorio comune per le guardie del palazzo. Al mattino un soldato lo andò a prendere e lo accompagnò in una piccola sala, dove con sua grande sorpresa trovò solo il re, la regina, due guardie e il walha che aveva visto a cena. 
«Ti abbiamo fatto venire qui» disse il re facendogli cenno di alzarsi dopo l’omaggio «per via dell’incarico che ti abbiamo assegnato. Come saprai, dai tempi della conquista, il duca delle terre tra i fiumi Ticinum e Siccida è Meynulf. Dimmi, lo conosci?»
«Solo di fama» rispose Aribert scuotendo il capo. «So che è un guerriero valoroso, spietato coi nemici e coi suoi.»
«Meynulf sarà il tuo principale problema» l’ammonì il re. «Quando il consiglio dei duchi si riunì per insediare sul trono Autaris e decise di cedere metà delle proprie terre al re, per accrescerne la forza ed il prestigio, Meynulf fu contrario e solo sotto minaccia di guerra cedette. Quando i Franchi varcarono le Alpi, Meynulf non si mosse dalla sua roccaforte, posta su un’isola al centro del lago che porta il nome del Santo Giulio. E Gisulf era entrato in contrasto con lui poco prima di quello strano incidente. Ora, il tuo primo compito sarà di capire se ci sia la mano di Meynulf dietro la sua morte. E se il comportamento ambiguo tenuto durante la guerra sia il risultato di un accordo tra il duca e i nemici. In altre parole, dovrai scoprire se Meynulf è un traditore ed in questo caso dovrai arrestarlo e informarmi immediatamente, perché possa decidere della sua sorte.»
«La situazione non è per nulla tranquilla» intervenne la regina. 
Aribert non era abituato al fatto che una donna intervenisse in questioni da uomini. Tuttavia, occorreva riconoscerlo, la regina era una donna molto speciale. 
«Siamo in guerra con Ravenna» proseguì Teodelind. Molti duchi, più o meno apertamente, hanno contestato l’elezione del re e tramano contro di lui. Meynulf ha in mano le chiavi delle porte delle Alpi e può spalancarle in qualsiasi momento per consentire ai Franchi di colpire il re alle spalle. Non si può lasciare che esse siano affidate ad un traditore, ma il re non può neppure distogliere uomini e mezzi dalla lotta contro l’Esarca. Pertanto, nel caso in cui i sospetti del re siano fondati, dovrai catturare Meynulf con l’astuzia, piuttosto che con la forza. Per questo motivo abbiamo pensato di darti un aiuto.»
La regina indicò il walha, che s’inchinò rispettosamente. 
«Octavius è un nostro fedele consigliere e ti sarà d’aiuto dove la spada potrebbe essere insufficiente. Inoltre conosce il territorio e potrà darti, ne siamo certi, suggerimenti preziosi.»
Aribert era sbalordito. Mai si sarebbe aspettato di trovarsi a fianco un walha. Quell’uomo poi, coi suoi occhi profondi, che parevano scrutare l’anima, gli metteva addosso un profondo disagio. Gli ordini, tuttavia, erano chiari e le implicazioni anche. Quelli del walha sarebbero stati anche gli occhi del re e della regina sull’operato del gastaldo.



giovedì 17 dicembre 2015

Festeggiando il Solstizio a Montecrestese



Se volete fuggire dalla frenesia dello shopping prenatalizio e festeggiare in maniera alternativa il Solstizio ecco a voi un evento decisamente particolare organizzato dall'Associazione Canova (date un'occhiata al sito www.canovacanova.com, ne vale la pena).


Presso il Tempietto Lepontico di Montecrestese (una misteriosissima struttura interpretata come un tempio precristiano costruito dai Leponti e incredibilmente sopravvissuto) si terrà una chiacchierata all'aperto (copritevi!) sui culti precristiani.

Io ci andrò sicuramente, se passate di lì fate un fischio... ;)



martedì 15 dicembre 2015

Pranzo speciale per bambine anemiche dell’Ottocento


A Milano nell'Ottocento si arrivava in barca

C’era una volta una bambina, nata esattamente 150 anni fa, che perso il padre ancora piccola per una sorte malaugurata, fu messa in un antico e famoso ricovero milanese per orfane. La Stelline, come erano chiamate le piccole, potevano mangiare tre volte al giorno, a colazione, pranzo e cena. Nel menu oltre al latte, alla frutta e alle minestre, non mancavano le “pietanze”. Scarseggiava però la carne, dal momento che il costo giornaliero era sui 95 centesimi.

Così quando il dottore disse che la piccola era anemica e avrebbe avuto bisogno di mangiare carne, il cuoco disse “ghe pensi mi!”. A beneficio dei lettori non lombardi, l’espressione oltre al suo significato letterale (“ci penso io”) è emblematica di quel modo di pensare milanese per cui un ostacolo non è una problema, ma un’occasione per mettere in mostra il proprio talento.

Così a Maria, così si chiamava, fu servita carne ben cotta, arrostita e saporita. Quando ebbe finito, il cuoco le domandò se le fosse piaciuta e di indovinare cosa fosse. Maria passò in rassegna gli animali che conosceva, ma il cuoco sempre scuoteva i baffoni ridacchiando.

Quando si arrese la risposta le venne servita con un contorno di risate: “topo!”

Fino a noi è giunto il ricordo disgustato della mia bisnonna Maria, che si guardò bene dal toccare altra carne finché fu li dentro, mentre dell’esperto cuocitor di roditori e del suo speciale talento si è persa la memoria. 




mercoledì 9 dicembre 2015

Le disavventure di uno storico



C'era una volta un tale che, durante le sue vacanze a Pettenasco, si era messo in testa di scrivere una storia, o per meglio dire un trattenimento storico, della Riviera di San Giulio, Orta e Gozzano.
Così sedette alla scrivania, prese penna, carta e calamaio e si accinse a scrivere il suo importante lavoro, con la finestra aperta per il caldo.

Ecco però che "le donne, quando il rigor del verno non le tiene nelle loro casupole intanate, o escono ai lavori di campagna, o portano fuori le loro sedie impagliate, mettonle agli usci e, fatta sala della via, una fa calzette coi ferruzzi, un'altra dipana, un'altra ancora cuce. 

Insomma tutte fanno il loro mestiere particolare; e in ciò sono divise, ma parlano in comune dallo spuntare fino al tramontare del sole. Ciò pure accade alla sera radunandosi alcune in una casa, alcune in un'altra, e trattando il fuso e la canocchia. 

E in aggiunta al cicaleggio avvi anche qualche madre, o nonna, o zia, la quale non sapendo come meglio educare il piccolo fanciullo, che le sta vicino alquanto irrequieto, tirando d'orecchi, dando ceffate, e con le aperte palme il tenero cularello percuotendo lo fa stridere e gridare quanto gli può uscire dalla gola, tantoché talvolta s'ode un coro di fanciulli che piangono, di donne che rinfacciano la crudeltà alla comare, e di comare la quale sostiene il suo metodo e fa le sue difese."

Per la cronaca, il lavoro di scrittura giunse alla fine, segno indubitabile che il cicaleggio non era così insopportabile o che i vecchi brontoloni sono sempre esistiti.



domenica 6 dicembre 2015

Il gastaldo. Capitolo 1.4

Bratteato di Tjurkö

Nella vasta sala del palazzo i commensali sedevano sul lato esterno di una lunga tavola imbandita, disposta a ferro di cavallo. Nello spazio vuoto al centro i servitori si alternavano ai giocolieri. Gli uni per saziare i presenti di carni e vino, gli altri per allietarne gli occhi con giochi di abilità con le spade ed il fuoco. 
Una cosa che sorprese Aribert fu di vedere seduti a tavola accanto ai Longobardi anche alcuni walha, come erano chiamati i non longobardi che parlavano latino. Li si riconosceva immediatamente dalle barbe rasate o portate corte come i capelli e dai lunghi vestiti sotto cui indossavano calzoni e gambali di panno.
Non era abituato a questo genere di coabitazione. Svuotò d’un fiato la coppa di vino che teneva in mano e mentre l’appoggiava sul tavolo si accorse che uno di loro lo fissava. Contrariamente a quello che si sarebbe aspettato, vedendosi scoperto, l’uomo dalla corta barba nera non abbassò lo sguardo, alzando invece il calice in suo onore. Sorpreso da quel gesto riempì di nuovo la tazza e si alzò in piedi.
«Lunga vita a re Agilulf!» gridò brindando.
«Lunga vita al re!» risposero gli altri.
Il walha bevve come gli altri e tornò a sedersi. Aribert tornò a guardarlo, ma l’uomo era impegnato in una fitta conversazione con un longobardo che sedeva al suo fianco. Non riusciva a sentire nulla di quello che si dicevano, ma vedeva chiaramente il longobardo annuire alle parole dell’altro. A casa sua le cose funzionavano diversamente. I longobardi davano ordini e i walha eseguivano. 
Guardò il re. Il suo predecessore aveva assunto il titolo di Flavius. Ora i walha a corte erano sempre più numerosi. Si domandò dove sarebbero andati a finire di questo passo.
Si versò nuovamente da bere, per scacciare quei pensieri. In fondo il suo compito non era discutere la politica del re. D’ora in avanti avrebbe dovuto pensare ad amministrare i suoi possessi nella terra oltre il fiume Ticino.


Nota: le prime fasi dell'occupazione longobarda furono contrassegnate da una netta separazione tra gli invasori e i walha, nome con cui erano indicati i precedenti abitanti non germanici delle terre conquistate. Più in generale il termine siugnificava "straniero, non parlante una lingua germanica".

A Tjurkö, Centena orientale, Blekinge (Svezia) furono ritrovati due bratteati (monete) con iscrizioni runiche in proto-norreno. Su Tjurkö 1, datato tra il 400 ed il 650, compare una testa sopra un cavallo e sotto un uccello, interpretata come un’immagine di Odino.
Sulla moneta c'è anche la scritta runica “wurte runoz an walhakurne heldaz kunimudiu” che viene tradotta “Rune in ferro battuto di Heldaz sul 'grano straniero' [il bratteato stesso] per Kunimunduz”.

Il temine è alla base, ad esempio, dell'inglese "welsh" per indicare gli abitanti celtici, non anglosassoni, del Galles (Wales). 

Grazie alle competenze tecniche di cui molti di essi erano portatori, il governo longobardo cominciò abbastanza presto a servirsi dei walha, favorendo un processo di graduale integrazione. Aribert, che proviene dalla campagna, è sorpreso da questa novità, che in cuor suo non approva.






mercoledì 2 dicembre 2015

Incidente a Pella: coinvolta una renna



Se vi aspettate regali per Natale da parte di Babbo Natale è bene che sappiate che ha avuto un incidente dalle parti di Pella, sul lago d'Orta.

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.