mercoledì 30 maggio 2012

Sono soddisfazioni


Se una sera di primavera un viaggiatore del web passasse da iTunes vedrebbe la schermata sopra riportata. 

Questo per dire che la redazione delle Storie di Siamo in Onda, i suoi autori e tutto il programma hanno motivo di essere soddisfatti.

martedì 29 maggio 2012

Cadaveri eccellenti in un campo di fragole

Il 13 febbraio 1967 usciva “Strawberry fields forever” un singolo dei Beatles che in origine avrebbe dovuto essere pubblicato nell’album “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band” ma fu lanciato come singolo con “Penny Lane”.
La canzone è considerata una delle migliori del gruppo, in un anno magico per la band che sfornava il film e l’album “Magical Mystery Tour” e il citato “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”. Il quale, secondo la rivista “Rolling Stone”, occupa il numero 1 della lista dei 500 album della storia del rock.

Dietro questo successo si celerebbe però un mistero. A partire dal 1969 si è diffusa la voce che Paul McCartney sia morto in un incidente stradale nel 1966, assieme alla ragazza cui aveva dato un passaggio. A suffragare questa tesi sarebbero decine di indizi sparsi nei dischi dei Beatles pubblicati dopo e, sorprendentemente, anche prima del tragico evento.
Ad esempio il fatto che Paul sia l’unico scalzo sulle strisce pedonali nella celebre copertina di “Penny Lane” (foto). O che, secondo alcuni, John Lennon alla fine di “Strawberry fields forever” canti «I buried Paul» ("ho sepolto Paul") invece di «cranberry sauce».

Tanti enigmi per uno strano rebus, smentito ufficialmente dai Beatles e dallo stesso interessato, che secondo i sostenitori della teoria “Paul è morto” sarebbe peraltro solo un sosia di nome William Campbell. Di grande talento, ci sarebbe da dire, vista la carriera musicale che continua tuttora.
La teoria ha ispirato libri, film e si è ulteriormente diffusa nell’era di internet arricchendosi di dettagli. Uno tra questi è particolarmente stravagante in quanto identifica il sosia di Paul in un figlio, o addirittura nella reincarnazione, dell'occultista Aleister Crowley.

Crowley è uno dei personaggi che compaiono sulla copertina di “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”. La leggenda nera che circonda la sua torbida e controversa figura ha affascinato molti personaggi del mondo della musica e della letteratura.
Il chitarrista dei Led Zeppelin Jimmy Page, ad esempio, comperò nel 1970 Boleskine House, la villa sul Loch Ness in cui aveva vissuto Crowley e su cui pesa un’atmosfera di maledizione. Vendendola nel 1980 a seguito di una serie di sciagure che avevano colpito la band.

Lo Strawberry Field di cui parla la canzone era in origine il nome di un orfanotrofio vicino alla casa di John Lennon. Il cantante era rimasto orfano della madre a 17 anni ed era legato a quel luogo nel cui giardino, incolto e misterioso, s’intrufolava con gli amici per giocare.
Strawberry Field è diventato anche il nome del memorial a lui dedicato, un’area di un ettaro nel Central Park di New York, città in cui Lennon, fu assassinato l’otto dicembre 1980 da un malato di mente che gli esplose contro cinque colpi di pistola.

Beatles – Strawberry fields forever

domenica 27 maggio 2012

Si potevano mangiare anche le fragole


Per decine di migliaia di anni gli esseri umani vagabondarono sulla Terra senza avere una casa come la intendiamo. Bande di gruppi familiari tra loro imparentati si spostavano all’interno di territori tribali estesi per centinaia di chilometri cacciando gli animali selvatici e raccogliendo i frutti spontanei.
Nella loro marcia di espansione, durata migliaia di anni, gli uomini incontrarono anche delle gustose “bacche” rosse. Anzi furono probabilmente le donne a trovarle, perché la raccolta di radici, frutti e altre piante commestibili era il compito che svolgevano giornalmente, mentre gli uomini erano impegnati nelle battute di caccia.

La scoperta fu certamente piacevole e utile, dal momento che le fragole contengono zuccheri, vitamine e minerali preziosissimi in epoche in cui reperire il cibo era sempre un’impresa.
Secondo alcuni studi, proprio grazie alla fermentazione degli zuccheri, gli uomini dell’età della pietra sarebbero stati in grado di ricavare dalle fragole le prime bevande alcoliche.

Si calcola che gli esseri umani della nostra specie siano giunti in Europa circa 40 mila anni fa, ma essi non furono i primi abitatori del continente. Da oltre 100 mila anni essa era infatti occupata da un’altra specie conosciuta con il nome di Uomo di Neandertal (nell'immagine ricostruzione di una bambina neandertaliana di 8 anni il cui scheletro è stato rinvenuto a Gibilterra).
Anch’essi vivevano in gruppi nomadi ed erano dediti alla caccia e alla raccolta, ma secondo alcuni studiosi avevano una struttura sociale meno organizzata e specializzata. A differenza dell’uomo moderno, ad esempio, non praticavano lo scambio commerciale e non avevano il tempo o la capacità di dedicarsi all’arte. Questa arretratezza, unita alle difficoltà climatiche legate al periodo glaciale in cui vivevano e alla concorrenza della nostra specie li portò all’estinzione.

Non è ancora definitivamente chiaro se gli ultimi superstiti neandertaliani si siano fusi con i nostri antenati, anche se le analisi del DNA tenderebbero ad escluderlo. Quel che è certo è che uomini neandertaliani abitavano anche nella nostra zona, dove sono stati trovati i loro resti.
Il Monte Fenera domina la valle del Sesia e per le sue caratteristiche geologiche, l’acqua ha scavato nella roccia calcarea delle grotte anche molto profonde. In alcune sono stati rinvenuti resti di strumenti di pietra e resti ossei che presentano caratteristiche sicuramente neandertaliane. Non si deve pensare però che questi uomini vivessero permanentemente nelle caverne. Probabilmente le utilizzavano nel periodo freddo sfruttando il calore naturale degli ambienti sotterranei, spostandosi poi su un territorio vasto per cacciare e raccogliere frutta e piante commestibili.

sabato 26 maggio 2012

Nella bottega del mistero vi regaliamo le fragole



Fragola. Uno dei primi frutti mangiati dall’uomo e (soprattutto) dalla donna. Peccato però che non sia un frutto, dal momento che i veri frutti sono i “semini” che vediamo. E in fondo anche i campi di fragole possono nascondere inquietanti segreti...


Non ci credete? Non vi resta che seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 26 maggio ha come tema proprio FRAGOLE



Per ascoltare Siamo in Onda:
- FM 96.3 da Novara, Vercelli, Verbania, Biella, Alessandria, Torino, Varese, Milano, Pavia
- FM 93.5 - 96.00 da Borgosesia e Valsesia
- INTERNET in streaming su www.puntoradio.net

Per intervenire in DIRETTA:
- via email: diretta@puntoradio.net - redazione@siamoinonda.it
- via SMS:.389 96 96 960

Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)


La foto è una cortesia di ELE.

La musica che fa da sottofondo alla rubrica radiofonica è una cortesia di Alessandro Ponti.


venerdì 25 maggio 2012

Le fragole di Siamo in Onda


....sono lontani quei momenti
quando uno sguardo provocava turbamenti..
quando la vita era più facile...
e si potevano mangiare anche le fragole....
Vasco Rossi, Sally

Le fragole si trovano nei boschi o tra gli scaffali dei supermercati. Negli scaffali ci sono molte altre cose a dire il vero, ma del resto anche nei boschi se si sa guardare: succosi mirtilli e funghi gustosi, ma anche bacche e funghi velenosi.
E poiché la vita assomiglia più ad una foresta dove bisogna saper cercare e scegliere è bene non passare il proprio tempo libero solo nei centri commerciali.
   

C’è però solo un programma che può offrirvi gustosissime fragole musicali, condite con tanta simpatia e divertimento: è Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 26 maggio avrà come tema della serata proprio FRAGOLE.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori

Hai mai ricevuto un invito irresistibile? Raccontacelo!


Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


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La foto è una cortesia di Ele

mercoledì 23 maggio 2012

La pietra filosofale




La storia che vi stiamo per raccontare è un viaggio indietro nel tempo, in un epoca in cui scienza e magia erano una sola materia. O così almeno pensava la gente. E in quell’epoca tanto remota, se aveste chiesto alla gente chi fosse il più grande mago della regione, vi avrebbero indicato tutti lo stesso uomo: Mastro Girolamo.

Mastro Girolamo era di gran lunga il miglior mago di tutta la regione. Anzi, c’erano ottime ragioni per sostenere, senza falsa modestia, che nella conoscenza di matematica, astrologia, medicina, fisica e alchimia non avesse pari in tutta Europa. E per conoscere la sorte, o guarire dai loro mali, principi e sovrani erano disposti a coprirlo d’oro.
Mastro Girolamo però non cercava la ricchezza. In libri polverosi di una sapienza antica aveva scoperto l’esistenza di una pietra dotata di tre grandi poteri.
Il primo era la possibilità di trasmutare in oro i metalli vili. Ma come abbiamo già detto a Mastro Girolamo non interessava la ricchezza.
Il secondo era quello di produrre la panacea, un elisir capace di curare ogni malattia. Questa era cosa buona ai suoi occhi, ma egli aspirava al terzo potere: la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male.
Mastro Girolamo, insomma, credeva che mediante questa pietra filosofale avrebbe scoperto il segreto della felicità. Per questo mise ogni sua energia nella ricerca. Trascorreva giorno e notte, dimentico del tempo, degli amici e della famiglia, chiuso nel suo laboratorio ad elaborare nuove formule, ma il segreto della pietra restava irrisolto.
Quando la moglie morì di crepacuore si maledì per non aver ancora trovato la pietra con cui avrebbe potuto curarla.
Passarono gli anni e, un nero giorno in cui se ne stava chino sugli alambicchi, giunse un servo a dirgli che suo figlio era stato arrestato e condannato a morte. Gridando ad alta voce contro la sorte avversa, Mastro Girolamo diede fondo alle sue ricchezze per pagare inutili avvocati. Quando la sentenza fu eseguita pianse perché, se avesse scoperto la pietra, avrebbe potuto prevedere la disgrazia.
Tempo dopo l’altro figlio, oppresso dai debiti, gli fece causa. Dicendo che il padre era impazzito pretendeva il suo patrimonio.
Quest’ultimo dolore spezzò la fibra di Mastro Girolamo.
Nei suoi deliri di moribondo stringeva la pietra filosofale; ma i suoi occhi ciechi non vedevano che era la mano di sua figlia. L’unica a essergli rimasta ancora accanto.

Questa è una delle Storie di Siamo in Onda il salotto radiofonico di Puntoradio


martedì 22 maggio 2012

Il cantante alieno e i ragni marziani



Nel 1963 venne pubblicato “L'uomo che cadde sulla Terra” di Walter Tevis. Il romanzo narra le vicende di Thomas Jerome Newton, giunto sulla Terra dal pianeta Anthea per salvare la sua razza che si è quasi autodistrutta. E per aiutare gli esseri umani a non fare la stessa fine.
Grazie alla superiore intelligenza, ad un certo numero di brevetti innovativi e ad una notevole quantità d’oro Newton riesce a mettere in piedi una società capace di costruire una grande astronave in grado di trasferire i 300 supersiti del suo popolo sulla Terra. Ma la superiore gravità terrestre e soprattutto la stupida cattiveria degli uomini lo schiacceranno, facendo di lui un alcolizzato che trascorre le giornate al bar.

Nel 1976 fu tratto un film dal romanzo, in cui il ruolo di Newton è interpretato dal cantante David Bowie, al suo esordio cinematografico. In seguito Bowie è comparso in vari film come interprete protagonista.
Bowie è stato un ufficiale inglese prigioniero dei giapponesi in “Furyo” (1983), un vampiro in “Miriam si sveglia a mezzanotte” (1983), re dei Goblin in “Labyrinth” (1986) e Ponzio Pilato in “L'ultima tentazione di Cristo” (1988).

Bowie non era comunque alla sua prima esperienza nel ruolo di un alieno, dal momento che il suo successo mondiale è legato proprio ad un personaggio, da lui inventato e interpretato, Ziggy Stardust, un ragazzo divenuto rockstar grazie ad un aiuto extraterrestre.
In un mondo a cinque anni dall’Apocalisse, l’ascesa e la caduta di questo "cantante rock di plastica", secondo il pensiero di Bowie dovevano rappresentare “la parabola della celebrità evidenziando la fragilità dell’essere umano che si cela sotto la maschera dell’artista famoso”. E simboleggiare l’alienazione dell’uomo contemporaneo nella società.

“The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” è il titolo di un concept album del 1972, accompagnato da un tour mondiale di un anno con 96 date. Per le esibizioni Bowie mise a frutto ciò che aveva imparato dal ballerino, mimo e coreografo Lindsay Kemp. I concerti erano dei veri e propri spettacoli in cui Bowie e i suoi musicisti incarnavano Ziggy Stardust e gli Spiders from Mars, indossando elaborati costumi di scena.
Ziggy Stardust abbonda di suggestioni citazioni visive (Salvador Dalì), letterarie (Oscar Wilde) e cinematografiche. Così se l’album precedente “Space oddity” (1969) si ispirava al film di Stanley Kubrick “2001 Odissea nello spazio” (1968) Ziggy Stardust è influenzato da un altro film dello stesso regista, “Arancia meccanica” (1971). 

Per alcuni anni la figura di Ziggy Stardust si sovrappose quasi completamente a quella di David Bowie la cui creatività però non si lasciò  soffocare da una sola maschera. Così il 4 luglio 1973, all'Hammersmith Odeon di Londra, Bowie annunciò ai fan in lacrime la fine di Ziggy Stardust.
Nel seguito di una carriera che continua tuttora Bowie ha inventato e abbandonato altre maschere famose, come quella del Duca Bianco, reinventandosi continuamente. Ma ci sono personaggi duri a morire ed altri che scomparendo trovano nuovi discepoli. Così, per dirla con Gavin Friday, musicista e fondatore dell'etichetta indipendente Baby Records, “i figli bastardi di Ziggy Stardust sono i punk”.

David Bowie - Starman

lunedì 21 maggio 2012

Credevamo foste nostri amici





Arrivaste in un giorno di festa e questo per molti di noi fu un segno fortunato. Portavate parole e gesti di pace e regali per grandi e piccini. Ci mostraste cose che non avremmo mai immaginato potessero esistere e noi insegnammo a voi ciò che pensavamo potesse esservi utile.
Dopo l'incontro i nostri leader facevano a gara per potersi mostrare in vostra compagnia e tutti noi eravamo contenti di non essere più soli nell'Universo. Del resto da tempo i nostri scienziati ci avevano avvertito che ciò non era statisticamente possibile. Che il Cosmo è pieno di vita e che era la nostra religione a sbagliare, su questo punto.

Poi avvenne l'incidente. Nessuno ricorda esattamente cosa accadde. Forse ci fu una parola di troppo o un malinteso. Non è facile del resto intendersi quando si è così diversi. Di certo bastò poco, un'incomprensione, una provocazione, un pretesto forse, per far precipitare la situazione.
Dalle parole si passò ai fatti con una rapidità che avrebbe meritato ben altra causa. Fu allora che ci attaccaste. Dal cielo, dalla terra e dal mare ci assaliste con armi crudeli.
Così ovunque è divampata la guerra e non esiste più un luogo, né nel mare, né sulla terra, né in cielo che possa dirsi sicuro.
Abbiamo sperimentato una violenza che non avevamo mai conosciuto prima. Tutto ciò che conoscevo, la nostra cultura antichissima, la saggezza dei nostri vecchi, la spensierata allegria dei giovani, la nostra soave poesia, i paesaggi incantati, le graziose cittadine sul lago non esistono più. Ora attorno a me vedo solo rovina e morte.

Ho visto amici e parenti uccisi, senza che ci fosse pietà né per l'età né per il sesso. Ho visto corpi coi tentacoli mutilati ed entrambe le teste decapitate. Vi ho visti ridere, oltraggiare i cadaveri e staccarne macabri trofei.
E ho compreso che non esiste, nell'intero universo, specie più malvagia e pericolosa di voi, che venite dal pianeta Terra e vi fate chiamare Umani.


Questa è una delle Storie di Siamo in Onda scritta per Puntoradio da www.illagodeimisteri.it

domenica 20 maggio 2012

Quando la patata non tirava



In biologia si definisce aliena una specie vivente (animale o vegetale) che colonizza un territorio diverso da quello dove storicamente era diffusa. Ciò può avvenire per azione dell’uomo ma anche per eventi naturali. Esistono specie aliene molto dannose per la flora o per la fauna locale.
La robinia, introdotta come pianta ornamentale nell’Ottocento, ha invaso i terreni creando vere e proprie foreste. Le nutrie, fuggite dagli allevamenti di pelliccia (nella foto), si sono moltiplicate lungo i corsi d’acqua scavando pericolosissimi tunnel dentro gli argini dei fiumi. Il cinipide galligeno del castagno è arrivato in Italia dalla Cina e sta uccidendo con le sue larve alberi secolari.


Esistono però anche specie aliene che l’uomo ha importato per le loro caratteristiche molto apprezzate e che sono ormai considerate “tipiche” delle nostre zone, benché fino a pochi secoli fa fossero sconosciute.
La pianura novarese e vercellese in primavera si allaga e diviene un mare a quadretti in cui si riflette il cielo. Sono le risaie, destinate ad accogliere e proteggere le pianticelle di riso che al momento della germinazione viene  difeso dalle basse temperature notturne grazie all’acqua.


Il riso fu introdotto in Lombardia e Piemonte da Ludovico il Moro alla fine del XV secolo. Prima era considerato una spezia preziosa che giungeva dall’oriente ed era consumato sotto forma di farina. Nel giro di un secolo divenne un alimento molto diffuso e capace di alimentare il popolo affamato.
La paniscia è un tradizionale piatto novarese che con varie ricette mette insieme riso, verdure e insaccati di maiale. Si tratta di un piatto antichissimo che in origine, come suggerisce il nome, aveva come ingrediente il panìco, un cereale minore che oggi è usato solo per l’alimentazione degli uccelli.


Un altro alieno di successo è il mais, giunto dal continente americano dopo i viaggi di Colombo e la colonizzazione europea. Anche in questo caso il mais prese il posto di altri cereali nella preparazione di un piatto tipico, la polenta.
Si racconta infatti che già nel Trecento il condottiero Facino Cane fosse ghiotto di “polenta concia”, preparata cuocendo insieme farina e pezzi di formaggio. E che ovunque andasse costringesse cuochi e massaie a preparargliela. Ovviamente era una polenta realizzata con farine diverse da quella del mais non essendo questo ancora giunto in Europa.


Non tutti gli alieni alimentari furono accolti con entusiasmo. Uno in particolar modo fu guardato per molto tempo con sospetto dai contadini e furono necessari molti sforzi educativi per convincerli.
Si tratta della patata, anch’essa giunta dalle Americhe, la cui pianta e il frutto sono velenosi. Solo nell’Ottocento i contadini italiani si convinsero che quei tuberi che crescevano sotto terra erano buoni non solo per gli animali, ma anche per gli esseri umani.

sabato 19 maggio 2012

Gli alieni sono tra noi!


Alcuni sono pericolosi invasori, mentre altri si sono inseriti tra noi e sono davvero buoni. Non stiamo parlando di E.T. e della sua passione per i telefoni, ma di qualcosa di molto più concreto e quotidiano.

Non ci credete? Non vi resta che seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 19 maggio ha come tema proprio ALIENO

Tra l’altro una delle due Storie di Siamo in Onda, le audiostorie scaricabili anche in podcast, che saranno trasmesse stasera è un mio racconto.



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Buon Ascolto...
(Sarà possibile seguire la trasmissione in replica il martedì successivo sempre alle 21,00)


La foto è una cortesia di ELE.

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venerdì 18 maggio 2012

Gli alieni a Siamo in Onda



« E.T. telefono casa »


Il 30 ottobre 1938 dalle antenne della CBS, una delle principali emittenti radiofoniche statunitensi, si diffuse un inquietante messaggio. I marziani avevano cominciato l’invasione della Terra. In breve, mentre una voce maschile descriveva in radiocronaca in diretta i terribili dettagli di quella guerra disperata, il paese sprofondava nel caos, con la gente in preda al panico in mezzo alle strade e i telefoni impazziti.
Venti minuti dopo l’inizio dell’invasione, il presidente della CBS in persona si precipitò, in ciabatte e accappatoio, negli studi della radio per intimare al giovane Orson Welles di interrompere l’interpretazione di quello che era semplicemente un adattamento radiofonico del noto romanzo dello scrittore H. G. Wells.
Anni dopo orson Welles dichiarò «per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood.»
   

C’è però solo un programma che può farvi incontrare gli alieni senza pericolo offrendovi contemporaneamente buona musica, simpatia e divertimento: è Siamo in Onda, il talk show di Puntoradio, che sabato 19 maggio avrà come tema della serata proprio ALIENO.

Come tradizione c'è anche un quesito posto agli ascoltatori

Qual è la prima cosa che chiederesti a un alieno?


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martedì 15 maggio 2012

Lady Marmalade

New Orleans è una città fondata dai francesi nel continente americano, che per via di una guerra persa passò agli spagnoli, che però furono invasi da Napoleone e dovettero riconsegnarla ai francesi che la vendettero agli Stati Uniti d’America. Divenne allora uno dei principali mercati degli schiavi che venivano deportati dall’Africa per essere impiegati nei campi di cotone. Il tutto in poco più di ottanta anni.
New Orleans è una città mitica per il mondo della musica, dove si sono incontrate e mescolate le culture più diverse. Lì grazie alla vivace e libera comunità nera di origine senegalese è nato il jazz. Sempre lì nel 1917 fu inciso il primo disco jazz ad opera della Original Dixieland Jazz Band, in cui suonavano peraltro due italoamericani.

New Orleans è anche la città oscura e peccaminosa. Dove Marie Laveau, la regina del vudù, nell’Ottocento praticava i suoi rituali davanti a migliaia di seguaci. E dove ti può capitare d’incontrare una creola dalla pelle color caffelatte e dal nome d’arte di “Marmellata” che ti dice “Volete venire a letto con me stasera?” E te lo dice, naturalmente, nel suo francese “Voulez-vous coucher avec moi?”
Così pare sia accaduto a Bob Crewe, musicista e già autore di "Can't take my eyes off you" che con Kenny Nolan scrisse una canzone, basata su questo famoso ritornello, portata al successo nel 1974 da Patti LaBelle, che è considerata una delle più grandi voci di tutti i tempi.

La canzone ha avuto numerose cover, da quella delle All Saints nel 1998, a quella più nostrana di Sabrina Salerno del 1987. Esiste persino una versione della band heavy metal Manovar. La più originale resta forse quella interpretata da Christina Aguilera, Lil'Kim, Mýa e P!nk che nel video indossano costumi sexy ispirati all’Ottocento.
La canzone fu modificata, togliendo i riferimenti a New Orleans, per essere inserita nel musical “Moulin Rouge!” (2001), con Nicole Kidman e Ewan McGregor, per la regia di Baz Luhrmann. Tutta la colonna sonora è costituita da brani musicali celebri (Beatles, Police, Queen, Elton John, ecc.) reinterpretati e utilizzati in funzione della trama.

Il film, che ha segnato la rinascita del musical come genere, ruota attorno al celebre Moulin Rouge un locale costruito nel 1889 a Pigalle, il quartiere a luci rosse di Parigi, città nellla quale poco più di un secolo prima era morto Jean-Baptiste Le Moyne de Bienville, il fondatore di New Orleans.
Il Moulin Rouge era un mulino assolutamente falso, ma in brevissimo tempo ottenne un successo straordinario, grazie alle sue famose ballerine e ai loro audaci balletti, come lo scandaloso can can. E grazie anche alla pubblicità che gli fece il pittore Toulouse-Lautrec che disegnò molti dei suoi manifesti pubblicitari. Proprio per interpretare nel film il deforme Toulouse-Lautrec l’attore John Leguizamo fu costretto a recitare in ginocchio.

sabato 12 maggio 2012

Il frutto proibito della dea dell’amore



Al principio fu una mela. Secondo la tradizione nel giardino dell’Eden cresceva una pianta proibita, l’albero del Bene e del Male. Ma su consiglio del serpente, Eva colse il frutto proibito e lo diede ad Adamo.
Quando il primo uomo addentò il frutto scopri che si trattava di una mela cotogna, frutto praticamente immangiabile da crudo. Così gli rimase nel gozzo e ancora oggi gli uomini hanno il “pomo d’Adamo” in gola.

La mela cotogna non smise di far danni anche con il passare dei millenni. Durante una delle mitiche feste che si tenevano sull’Olimpo la dea Discordia gettò una di queste mele, con la scritta “alla più bella” in mezzo ad un terzetto di dee. Le tre, i cui nomi erano Atena, Era e Afrodite cominciarono subito ad accapigliarsi su chi dovesse prendere la mela.
E siccome non ne venivano a capo scelsero come giudice Paride, il principe di una città di nome Troia. Tutte e tre, nessuna esclusa, cercarono di corrompere il giovane. Afrodite, che era la dea dell’amore, giocò però la carta segreta, promettendo a Paride l’amore della donna più bella del mondo, Elena. Afrodite vinse la gara, ma le due sconfitte si vendicarono scatenando la guerra contro la città di Troia, finché di essa non rimasero che rovine.

Le cotogne erano considerate pregiatissime e sacre alla dea dell’amore, Afrodite. Una leggenda racconta che crescessero solo su un albero in un giardino nel lontano occidente, custodite da un drago e dalle tre Esperidi. Queste erano le tre figlie del titanico gigante Atlante, che reggeva il cielo sulle spalle. L’eroe Ercole riuscì a convincere il gigante a prendere le mele. In cambio egli avrebbe sostenuto per un po’ il cielo al suo posto.
Quando Atlante tornò con le mele, però, disse che non ci pensava affatto a riprendersi quel fardello. Ercole, vistosi ingannato, disse che se doveva sostenere il cielo per mille anni avrebbe dovuto sistemarselo meglio sulle spalle e che per farlo avrebbe avuto bisogno di una mano. Atlante depose a terra le mele, sollevò il cielo ed Ercole fuggì come una lepre con le mele, lasciandogli reggere la volta celeste.

Ma qual era il segreto di queste immangiabili mele? Al fatto che, una volta cotte, esse diventano dolcissime e ottime e oltretutto possono essere conservate a lungo, specialmente se cotte nel miele, secondo una ricetta in uso presso i Greci e i Romani. All’epoca infatti, non esistendo lo zucchero, non era possibile preparare la marmellata nel modo in cui siamo abituati.
Infatti “marmellata” viene dal prortoghese “marmelo” che è il nome della mela cotogna. E in Piemonte fin dal medioevo si produce una Mostarda d'Uva o Cognà che ha la consistenza di una confettura, colorazione scura ed sapore dolce. Si prepara con mosto d'uva cotto, con l’aggiunta di mele cotogne e altri frutti autunnali. Era usata sia come mostarda per accompagnare il bollito misto o come marmellata per insaporire la polenta e persino la neve.

La marmellata della Bottega del mistero



Ci sono frutti che possono cambiare per sempre le sorti degli uomini e degli dei. Ci sono incontri, in certe città misteriose che possono quanto meno movimentarla.


Se volete scoprire di cosa stiamo parlando non avete che da seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 12 maggio ha come tema MARMELLATA


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La foto è una cortesia di ELE.

La musica che funge da sottofondo alla rubrica radiofonica è di Alessandro Ponti.

venerdì 11 maggio 2012

A Siamo in onda, con le mani nella marmellata


La chiamiamo marmellata, per consuetudine, ma senza saperlo violiamo una direttiva comunitaria del 1982. Da allora infatti è vietato chiamare “marmellata” qualsiasi preparazione non ottenuta con gli agrumi. Questo per via della famosa “marmalade” anglosassone, che indica la sola marmellata di arancia.

In ogni caso noi ci mangiamo una bella fetta di pane con la marmellata fatta dalla mamma, come quella nella foto. E poi ci mettiamo in ascolto di  Siamo in Onda, che sabato 12 maggio avrà come tema della serata proprio MARMELLATA.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

quando siete stati colti con le mani nella marmellata?


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Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it


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mercoledì 9 maggio 2012

Anna Lavatelli e il festival che vale un Perù

Vi ho segnalato qualche settimana fa un evento che si è svolto ad Alessandria dedicato alla letteratura per ragazzi.
Nell’ambito dell’iniziativa Librinfesta 2012 organizzato da Il Contastorie  dal 17 al 21 aprile, uno spazio importante è stato dato ad una scrittrice delle nostre zone, Anna Lavatelli.

Per chi non la conoscesse, Anna Lavatelli, che è nata a Cameri, è una scrittrice italiana specializzata in letteratura per bambini. I suoi romanzi spaziano attraverso vari generi ed entrano (e qui c’è il secondo motivo di interesse da parte di questo blog) nei temi del fantastico, alle leggende e ai misteri, di vario genere.
Anna, vi rimando a Wikipedia per una sua breve biografia, ad un certo punto ha incontrato sulla sua strada il Sud America nella persona di un peruviano, incontrato per caso a Milano. E poiché certi incontri “casuali” sembrano piuttosto l’opera di un disegno provvidenziale, Anna e Julio César si sono sposati. Da questo amore è nato, oltre a due belle figlie, un interesse per la cultura peruviana.

Il paese sudamericano, pieno di leggende, luoghi misteriosi e storie leggendarie offre moltissimo materiale ad una scrittrice come Anna, capace di trasformarlo in bellissime storie per i ragazzi. Così nel 2005 ha vinto il Premio Andersen come migliore autrice italiana dell'anno con “Bimbabel” ( Ed. Interlinea).

Ad Alessandria Anna ha presentato un suo libro “Aston e la ricetta perfetta” che è “un romanzo ambientato in Perù, il cui protagonista è Gaston, un ragazzo sfortunato: i suoi genitori sono misteriosamente scomparsi ed è finito in orfanatrofio. Il solo ricordo della sua famiglia è legato alla cucina di sua madre, che gli ha trasmesso la passione per il buon cibo.”

Ma Anna Lavatelli non si è fermata a questo e ha organizzato un evento all’interno del festival, dedicato al Perù, che è quello di cui vi avevo parlato. Volete sapere come è andata? Ecco una breve sintesi.
“Librinfesta, il festival della letteratura per bambini e ragazzi di Alessandria, è giunto quest’anno alla  IX edizione. Il programma fittissimo di eventi ha visto, lungo la settimana dal 17 al 21 aprile, alternarsi in attività con il pubblico personalità del mondo della cultura, accolte negli stand della Galleria San Lorenzo folti gruppi di studenti, insegnanti e famiglie intere. 
L’evento più atteso del festival è stata senza dubbio la due-giorni dedicata al Perù e alla sua letteratura infantile. La realizzazione di questo gemellaggio letterario è stata possibile grazie alla collaborazione fornita dal Consolato Peruviano di Torino, dalla consulenza scientifica della scrittrice Anna Lavatelli e dal coordinamento di Lisa Devincenzi.

Scrittore invitato d’onore è stato Javier Arévalo, una delle voci più apprezzate nel mondo della letteratura peruviana, insieme a Ana Ponce, residente a Torino, organizzatrice di progetti interculturali, e Anna Lavatelli, un’autrice ‘tra i due mondi’.
Bella la cerimonia di apertura dell’evento nel palazzo di città, alla presenza delle autorità di Alessandria e dalla console Liliana Gomez, con le bandiere, gli inni nazionali e lo scambio dei doni. Molto animata la due-giorni peruviana, con incontri bilingui, interviste e occasioni per l’incontro e lo scambio culturale, grazie alla presenza di testi in lingua spagnola inviati dalle principali case editrici peruviane (Alfaguara, Santillana, Norma, SMPerù, Recreo, San Marcos) e la proiezione di documenti filmati sulle attività  di promozione alla lettura (Manuel Herran, Programa Academico del Libro, Universidad Ricardo Palma, Pepe Cabana Koiachi, Proyecto kamishibai, Lina Valderrama  ‘Alex no le tiene miedo a nada’ un ejemplo de Plan Lector).
Negli incontri con le classi elementari e medie Javier Arevalo ha presentato il suo ultimo libro ‘Yo creo que mi papà le teme a la oscuridad’ e Anna Lavatelli il romanzo appena pubblicato da Giunti ‘Gastón e la ricetta perfetta’, ambientato in Amazzonia.
Bellezza del racconto e molte emozioni anche nella serata organizzata dal CAI di Alessandria, in cui  la guida peruviana Edgar Roca ha ripercorso le tappe dell’impresa che nel 2008 ha portato una spedizione alessandrina a battezzare una cima della Cordillera Blanca col nome di ‘Cumbre Alessandria’.
Non potevano mancare, a conclusione degli eventi, le degustazioni di prodotti enogastronomici e la cena peruviana. Perché anche il cibo racconta storie meravigliose ed è depositario da sempre di conoscenze e di cultura, essendo uno dei massimi facilitatori di incontro tra i popoli.”

martedì 8 maggio 2012

Evanescenti atmosfere gotiche

Una città gotica e notturna. Un volo d’uccello che ci porta dentro una finestra aperta dove una ragazza dorme sonni agitati. E poi lei che precipita nel vuoto dopo una vertiginosa passeggiata sui davanzali di un grattacielo battuto da venti impetuosi, in uno svolazzare di tende e veli. Ma è la realtà o si tratta di un sogno?
Con questo video nel 2003 si presentarono sulla scena mondiale gli Evanescence. Il brano è tratto dalla colonna sonora del film Daredevil con Ben Affleck nei panni del supereroe e Jennifer Garner nel ruolo (molto apprezzato) della sua antagonista/amata, la micidiale ninja Elektra. Un supereroe americano che grazie alla penna di Frank Miller, che lo ha preso in mano nel 1979 e ridisegnato in versione dark, è considerato uno dei personaggi più autentici e crudeli della Marvel.

La band statunitense degli Evanescence si è costituita nel 1995 con una formazione variabile. La figura leader è quella di Amy Lee voce dalla tonalità di mezzo soprano e musicista. Suona infatti il pianoforte, la chitarra e l’arpa. Ha scritto anche tutte le canzoni della band.
Soprattutto agli inizi la band fu influenzata dalle sonorità del gothic, un genere musicale, diviso in vari sottogeneri, in cui predominano le tastiere, che creano la cosiddetta “base spettrale”. Caratteristica è anche la contrapposizione tra la voce femminile eterea e quella maschile dura, tipica dell’heavy metal. Un modo per riproporre l’incontro fiabesco tra la Bella e la Bestia.

Il gothic è anche un’importante sottocultura giovanile. I cultori adorano i dettagli dark come l’uso del nero per lo smalto, il make up e i vestiti, pieni di borchie, croci e catene.
Il movimento romantic gothic è una moda, diffusasi soprattutto in Scandinavia e Olanda, fatta di corsetti, gonne lunghe e vestiti che si ispirano alle atmosfere vittoriane dell’Inghilterra Ottocentesca e alla letteratura gotica di quegli anni. Non a caso in quei paesi operano molte band gothic.

Le atmosfere “gotiche” sono diventate quasi un luogo comune per i generi horror e noir. Con un’influenza reciproca sul fumetto, l’illustrazione (famose quelle degli spagnoli Luis Royo e Victoria Francés) e il cinema. Una delle prime canzoni goth è “Bela Lugosi is Dead” dei Bauhaus, dedicata a Bela Lugosi, uno dei più celebri interpreti di Dracula sullo schermo.
La canzone è contenuta nella colonna sonora del film “Miriam si sveglia a mezzanotte” (1983) con Catherine Deneuve, David Bowie e Susan Sarandon. Quest’ultima aveva avuto già un incontro con le atmosfere gotiche nel film tratto dal musical “The Rocky Horror Picture Show” (1973), dove la classica trama horror degli automobilisti in panne costretti ad accettare ospitalità per la notte in un’inquietante dimora è rivisitata in chiave rock e trasgressiva.

Evanescence – Bring me to life

domenica 6 maggio 2012

Quando un romanzo apre un’epoca



Nel 1764 in Inghilterra veniva pubblicato il romanzo "Il Castello di Otranto”. La storia era presentata come la traduzione ad opera del gentiluomo William Marshal di un manoscritto originale italiano, scritto nel 1529 da Onofrio Muralto, Vescovo della Chiesa di San Nicola di Otranto.
Visto il grande successo ottenuto, il vero autore decise di venire allo scoperto, mettendo da parte la sua identità misteriosa. Era Horace Walpole (1717 – 1797), 4º Conte di Orford. Il suo romanzo,  "Il Castello di Otranto”,  è considerato il primo romanzo “gotico” della storia della letteratura. Storie ambientate in antiche e misteriose abitazioni, su cui gravano sinistre maledizioni, infestate da fantasmi e altre terrificanti presenze.

Walpole non si limitò a scrivere, ma dedicò buona parte della sua vita a trasformare la villa di Strawberry Hill, che aveva comprato nel 1750, in un castello neogotico. In questo modo diede vita a un genere architettonico, basato sulla ripresa di elementi tipici dell’architettura medievale.
Una delle caratteristiche è l’abbondante uso di finestre nelle facciate. Le finestre di vetro erano già conosciute in epoca romana, ma con la fine dell’impero e la scarsità di materiali erano cadute in disuso. Con l’architettura gotica medievale furono nuovamente introdotte le grandi vetrate per creare effetti di luce all’interno degli edifici.

La dama al davanzale, si presume in attesa del cavaliere, è un tema caro anche ai pittori Preraffaelliti. Le loro immagini, assieme all’architettura neogotica, ebbero grande importanza nella costruzione dell’idea che noi abbiamo del medioevo.
Il successo di questo stile fu grande, specialmente in Inghilterra. Nel 1834 il Palazzo di Westminster, sede del Parlamento inglese, fu distrutto quasi completamente da un incendio. E fu ricostruito proprio sulla base di un progetto architettonico neogotico.

Anche in Italia non mancano esempi di questo stile architettonico. Uno dei più curati è il borgo medievale di Torino, costruito per ospitare l'Esposizione internazionale del 1884.
Al progetto partecipò tra gli altri l’architetto Carlo Nigra, che raccolse un’importantissima documentazione sui castelli del Piemonte, effettuando i rilievi dei meglio conservati, anche sul territorio novarese.

Carlo Nigra fu molto attivo anche sul lago d’Orta (aveva una villa a Miasino),  dove realizzò vari progetti, come la facciata della chiesa di Miasino o Villa Monte Oro ad Ameno.
Sempre ad Ameno si trova il giardino di Palazzo Tornielli (nella foto) che è un interessante esempio di giardino neogotico, con tanto di torre e finestre dipinte sul muro che lo circonda come una grande quinta teatrale. Recentemente è stato restaurato e riportato al suo antico splendore.

sabato 5 maggio 2012

Al davanzale della Bottega del mistero



Ci sono romanzi che possono segnare un’epoca e avviare un nuovo modimento culturale, influenzando l’immaginario collettivo per secoli.

Se volete scoprire di quale romanzo stiamo parlando non avete che da seguirci questa sera nella bottega del mistero, la rubrica all’interno del programma Siamo in Onda  su Puntoradio  in cui si parla di storie del territorio (nella prima parte) e di quelle che si celano dietro una canzone (nella seconda).

La puntata di sabato 5 maggio ha come tema DAVANZALE


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La foto è una cortesia di ELE.

La musica che funge da sottofondo alla rubrica radiofonica è un regalo di Alessandro Ponti.

venerdì 4 maggio 2012

Il davanzale di Siamo in Onda



No, non stiamo parlando della Viola, la focosa soubrette che movimenta le serate di Siamo in Onda, ma del tema della prossima puntata che sabato 28 aprile avrà come tema della serata proprio DAVANZALE.

Come tradizione c’è anche un quesito posto agli ascoltatori:

Che cosa ti piace mostrare agli altri di te?


Ditelo  inviando un sms oppure scrivetelo su questo blog o via mail. Le risposte più belle saranno lette in trasmissione.

Potrete trovare le foto della serata su Facebook oppure sul blog www.siamoinonda.it



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Ele

martedì 1 maggio 2012

La sicurezza nella musica


Dal 15 al 18 agosto 1969 a Bethel un paese dello stato di New York si svolse una delle più famose manifestazioni di musica rock. L'evento prese il nome da un'altra città da cui era partita l'idea di organizzare una "tre giorni di pace e musica" con decine di artisti famosi, dagli Who a Santana, da Jimi Hendrix a Joe Cocker (nella foto), giusto per citarne alcuni.
Il nome del festival è, naturalmente, Woodstock. La scelta cadde su Bethel dopo che le autorità di Walkill avevano proibito di svolgere la manifestazione nella località originale. Infine l'allevatore Max Yasgur di Bethel affittò i suoi pascoli alla "Woodstock Ventures".

La notizia si sparse rapidamente. Grazie ad una soffiata dei camerieri fu annunciata dalla radio locale prima che gli organizzatori avessero lasciato il ristorante in cui si erano accordati con Yasgur.
L'organizzazione aveva dichiarato di voler ospitare 50 mila spettatori, pensando di vendere almeno 150-200 mila biglietti. Invece alla fine sulla fattoria di Yasgur si riversarono 500 mila giovani hippie che agli occhi degli abitanti di Bethel apparivano come un'orda di cappelloni drogati.

Poiché non esistevano servizi sufficienti, né posteggi per ospitare una tale massa di persone e auto la situazione sembrava sul punto di precipitare. Il governatore dello stato di New York voleva mandare 10 mila uomini della Guardia Nazionale per restaurare l'ordine. Ma l'organizzazione riuscì a convincerlo che avrebbe garantito la sicurezza del festival coi propri mezzi.
Per cominciare, temendo violenze, l'ingresso fu reso gratuito. Per questo la Woodstock Ventures ebbe una perdita secca. Quando furono aperti i cancelli una folla enorme invase la fattoria accampandosi come poteva e dedicandosi agli "ideali" del movimento: sesso, droga & rock'n'roll. A cui si aggiunse un quarto elemento, inaspettatamente portato dalla pioggia: il fango.

Nonostante i disagi e le code interminabili per l'acqua e per i bagni insufficienti, i danni furono contenuti. Vi furono due soli morti. Uno per overdose e l'altro per un incidente provocato da un trattore.
Il segreto fu quello di un servizio di sicurezza basato sulla persuasione. Si consigliava alle persone di fare una cosa piuttosto che un'altra e non si vietava nulla, soprattutto non si facevano rispettare le leggi più violate, quelle relative alla droga e al nudismo, largamente praticati.

Si vide quanto questi aspetti organizzativi fossero importanti il 6 dicembre 1969 ad Altamont, quando i Rolling Stones organizzarono un concerto gratuito che coinvolse altri musicisti.
Gli organizzatori affidarono la sicurezza agli Hell's Angels in cambio di 500 dollari in casse di birra. Il risultato furono risse continue, e quattro morti, tra  cui un diciottenne accoltellato dagli Hell's Angels mentre tentava di estrarre una pistola a pochi metri dal palco. Fu ad Altamont che il movimento hippy vide morire l'illusione di un mondo nuovo fatto di pace, amore e musica.

Joe Cocker - With a little help from my friends

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"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.