La maggior parte degli storici contemporanei è orientata a ritenere che la storia dei martiri acaunensi sia sostanzialmente il frutto della invenzione di Teodoro, vescovo di Octodurum tra il 381 e il 393 d.C., probabilmente appoggiata sul rinvenimento di qualche antica sepoltura che avrebbe fornito le “reliquie” oggetto della successiva venerazione.
Il successo del culto di San Maurizio è da attribuire alla fondazione dell’Abbazia di San Maurizio di Agauno il 22 settembre 515, anniversario della scoperta delle reliquie. In quegli anni era attivo nella regione il vescovo Alcimo Ecdicio Avito, a sua volta figlio di un vescovo che apparteneva ad un’importante famiglia gallo romana la quale contava tra i suoi membri persino uno degli ultimi imperatori d’Occidente, Marco Mecilio Flavio Eparchio Avito (455-57).
Avito era già riuscito a convertire al cattolicesimo la principessa burgunda Clotilde che nel 493 aveva sposato il re franco Clodoveo, spingendolo ad abbandonare la tradizionale fede pagana e a ricevere il battesimo nel 496. Successivamente Avito spinse anche il giovane e debole re burgundo Sigismondo, il cui potere si reggeva sull’alleanza coi Franchi, a convertirsi al cattolicesimo abbandonando la confessione ariana. Sigismondo promosse la conversione del suo popolo al cattolicesimo e fece dell’Abbazia, costruita nel luogo del santuario che ospitava i resti di San Maurizio martire, una meta di pellegrinaggi. In breve l'Abbazia accrebbe la propria ricchezza, prestigio e influenza.
Alcuni anni fa uno storico (Woods 1994, Woods 1999) si è interrogato sui motivi che potrebbero aver spinto Teodoro a diffondere la storia della Legione Tebea. La leggenda infatti presenta elementi di complessità storica che difficilmente sono spiegabili con la semplice volontà di raccontare un episodio edificante. In particolare Woods ha concentrato l’attenzione sul nome della formazione militare chiamata Thebaei e su quanto conosciamo delle sue vicende.
Come è già stato ricordato, la Notizia Dignitatum è un documento che fornisce l’elenco delle unità militari nel IV secolo. Da essa sappiamo che nel IV secolo un’unità militare con il nome di Thebaei era effettivamente stanziata in Italia. Non è del tutto chiaro, tuttavia, quando essa vi sia giunta, sebbene alcuni indizi facciano ipotizzare uno scenario a dir poco sorprendente.
Attorno al 380 l’imperatore Teodosio decise di riorganizzare il suo esercito dislocando ad est alcuni contingenti barbarici che militavano sotto le sue insegne e la cui influenza stava diventando pericolosa. Dopo la totale distruzione dell’esercito romano nella battaglia di Adrianopoli, infatti, l’impero aveva dovuto arruolare interi contingenti barbari che si distinguevano da quelli che combattevano sul fronte opposto solo per le insegne. Temendo un ammutinamento Teodosio inviò in Oriente molti di questi barbari spedendo al contrario verso Occidente una divisione arruolata in Egitto. Sappiamo che questa mossa ebbe conseguenze impreviste. Nella città di Filadelfia, in Lidia, i due gruppi si incontrarono e vennero alle armi per un banale incidente. Ne conseguì il massacro di alcune centinaia di barbari, morti durante la lotta o mentre fuggivano nelle fogne. Questo provocò l’ira degli altri germani, che si ammutinarono, circondarono un reparto di reclute egiziane e lo massacrarono per vendetta.
L’eco di una perdurante inimicizia tra truppe germaniche ed egiziane si avvertirebbe persino nel Panegirico a Teodosio, scritto da Latinio Pacato Drepanio nell’estate del 389, dove si contrappongono, in un passaggio dal significato piuttosto enigmatico, barbari ed egiziani. In quegli anni in molti ambienti romani stava maturando oltre tutto una grave preoccupazione per la crescente importanza dei barbari all’interno dell’esercito imperiale, con il concreto rischio di trovarsi all’improvviso il nemico in casa.
Il panegirico fu scritto un anno dopo la campagna militare condotta da Teodosio contro Magno Massimo, suo antico amico e compagno d’arme, che si era distinto in Britannia nelle guerre coi Picti. Proclamatosi imperatore nel 383 Massimo fu per alcuni anni in rapporti diplomatici con Teodosio, finché la situazione degenerò. Nel 388 si venne allo scontro finale ad Aquileia. Teodosio e il suo esercito orientale ebbero la meglio sull’usurpatore che fu sconfitto e condannato a morte. Per inciso la figura di Massimo divenne leggendaria e confluì nel ciclo bretone, dove, in uno dei racconti del Mabinogion viene indicato con il nome di Macsen Wledig.
È probabile che i Thebaei, che all’epoca facevano parte dell’esercito di Teodosio, siano stati stanziati in Italia proprio dal 388 vale a dire negli stessi anni in cui il vescovo di Octodurum diffondeva la notizia del martirio di San Maurizio e dei suoi. Questa coincidenza appare sempre più strana se si considerano altri due fatti.
A Syene, in Egitto, è stata rinvenuta un’iscrizione databile al periodo 367/75, in cui sono ricordati alcuni lavori di restauro realizzati da soldati tebani agli ordini di un certo Mauricius. Non siamo informati sugli eventi successivi, ma è certamente possibile che questo generale Maurizio sia stato messo al comando di quelle stesse truppe egiziane che pochi anni dopo furono spostate, prima a Filadelfia e poi in Italia. Certamente è singolare che sia stata diffusa una leggenda che raccontava di un Maurizio a capo di una formazione tebana negli stessi anni (circa un secolo dopo la data tradizionale del martirio) in cui era di stanza in quell’area una formazione militare con lo stesso nome che aveva, o aveva avuto pochi anni prima, un comandante di nome Maurizio.
Esiste un altro fatto, per certi versi ancora più suggestivo. In Gallia, nell’anno 392 l’imperatore Valentinano II, che regnava come collega di Teodosio, morì in circostanze oscure, probabilmente assassinato in una congiura di palazzo. Il generale Arbogaste, che era un barbaro di etnia franca, proclamò imperatore il capo della cancelleria imperiale, Eugenio. Nel 393 l’usurpatore, la sue elezione non era stata infatti riconosciuta da Teodosio, occupò l’Italia e giunse a Roma. Qui, pur essendo cristiano, concesse nuovamente libertà di culto ai pagani, riaprendo molti templi che erano stati chiusi per ordine di Teodosio, suscitando la furibonda reazione dei vescovi cattolici, in primis il milanese Ambrogio.
La cosa interessante è che i Thebaei che erano di stanza in Italia in quegli anni erano stati assegnati al comando di Valentiniano II e pertanto si trovarono sottoposti all’autorità dell’usurpatore Eugenio e nella prospettiva di dover combattere contro Teodosio. Obbedire all’usurpatore o schierarsi dalla parte del loro vecchio imperatore? E con quali conseguenze? Queste erano le domande che dovevano turbare la mente degli ufficiali e dei soldati di quella formazione militare.
In questa situazione la diffusione della notizia del ritrovamento delle reliquie dei santi martiri, avvenuta il 22 settembre (forse proprio dell’anno 393?) e delle circostanze della loro morte, avrebbe un chiaro significato. Il Vescovo Teodoro, non potendo prendere direttamente posizione contro la politica filopagana di Eugenio, avrebbe indicato la strada ai disorientati soldati Thebei e al loro comandante. Un vero soldato cristiano non doveva, per nessuna ragione, compiere azioni contro i propri confratelli, ma non per questo doveva necessariamente prendere le armi per insorgere contro il potere imperiale. Un colpo al cerchio ed uno alla botte? Piuttosto l’invito ad un fermo atteggiamento rigido morale unito ad una cauta prudenza nella pratica, in attesa degli eventi.
Occasione che non tardò a venire. La politica anticristiana di Eugenio determinò la reazione di Teodosio. Il 5 e 6 settembre del 394 si venne a battaglia presso il fiume Frigido. Teodosio e il suo esercito furono intrappolati in una gola, senza possibilità di uscirne vivi. Inaspettatamente le truppe assedianti avanzarono una proposta: non solo avrebbero liberato l’imperatore e i suoi uomini senza combattere, ma si sarebbero schierati al suo fianco a patto di ricevere una promozione. Teodosio accettò e vinse la battaglia, Arbogaste si uccise per non cadere prigioniero, mentre Eugenio fu catturato e mandato a morte.
Il nome delle unità che passarono dalla parte di Teodosio non è stato tramandato, né sappiamo se l'Imperatore abbia mantenuto la promessa. Di certo sappiamo che dopo questi eventi i Thebaei furono promossi, per non specificati meriti nei confronti dell’imperatore, al rango di truppe palatine, il che comportava un consistente aumento di status e di salario.
Il successo del culto di San Maurizio è da attribuire alla fondazione dell’Abbazia di San Maurizio di Agauno il 22 settembre 515, anniversario della scoperta delle reliquie. In quegli anni era attivo nella regione il vescovo Alcimo Ecdicio Avito, a sua volta figlio di un vescovo che apparteneva ad un’importante famiglia gallo romana la quale contava tra i suoi membri persino uno degli ultimi imperatori d’Occidente, Marco Mecilio Flavio Eparchio Avito (455-57).
Avito era già riuscito a convertire al cattolicesimo la principessa burgunda Clotilde che nel 493 aveva sposato il re franco Clodoveo, spingendolo ad abbandonare la tradizionale fede pagana e a ricevere il battesimo nel 496. Successivamente Avito spinse anche il giovane e debole re burgundo Sigismondo, il cui potere si reggeva sull’alleanza coi Franchi, a convertirsi al cattolicesimo abbandonando la confessione ariana. Sigismondo promosse la conversione del suo popolo al cattolicesimo e fece dell’Abbazia, costruita nel luogo del santuario che ospitava i resti di San Maurizio martire, una meta di pellegrinaggi. In breve l'Abbazia accrebbe la propria ricchezza, prestigio e influenza.
Alcuni anni fa uno storico (Woods 1994, Woods 1999) si è interrogato sui motivi che potrebbero aver spinto Teodoro a diffondere la storia della Legione Tebea. La leggenda infatti presenta elementi di complessità storica che difficilmente sono spiegabili con la semplice volontà di raccontare un episodio edificante. In particolare Woods ha concentrato l’attenzione sul nome della formazione militare chiamata Thebaei e su quanto conosciamo delle sue vicende.
Come è già stato ricordato, la Notizia Dignitatum è un documento che fornisce l’elenco delle unità militari nel IV secolo. Da essa sappiamo che nel IV secolo un’unità militare con il nome di Thebaei era effettivamente stanziata in Italia. Non è del tutto chiaro, tuttavia, quando essa vi sia giunta, sebbene alcuni indizi facciano ipotizzare uno scenario a dir poco sorprendente.
Attorno al 380 l’imperatore Teodosio decise di riorganizzare il suo esercito dislocando ad est alcuni contingenti barbarici che militavano sotto le sue insegne e la cui influenza stava diventando pericolosa. Dopo la totale distruzione dell’esercito romano nella battaglia di Adrianopoli, infatti, l’impero aveva dovuto arruolare interi contingenti barbari che si distinguevano da quelli che combattevano sul fronte opposto solo per le insegne. Temendo un ammutinamento Teodosio inviò in Oriente molti di questi barbari spedendo al contrario verso Occidente una divisione arruolata in Egitto. Sappiamo che questa mossa ebbe conseguenze impreviste. Nella città di Filadelfia, in Lidia, i due gruppi si incontrarono e vennero alle armi per un banale incidente. Ne conseguì il massacro di alcune centinaia di barbari, morti durante la lotta o mentre fuggivano nelle fogne. Questo provocò l’ira degli altri germani, che si ammutinarono, circondarono un reparto di reclute egiziane e lo massacrarono per vendetta.
L’eco di una perdurante inimicizia tra truppe germaniche ed egiziane si avvertirebbe persino nel Panegirico a Teodosio, scritto da Latinio Pacato Drepanio nell’estate del 389, dove si contrappongono, in un passaggio dal significato piuttosto enigmatico, barbari ed egiziani. In quegli anni in molti ambienti romani stava maturando oltre tutto una grave preoccupazione per la crescente importanza dei barbari all’interno dell’esercito imperiale, con il concreto rischio di trovarsi all’improvviso il nemico in casa.
Il panegirico fu scritto un anno dopo la campagna militare condotta da Teodosio contro Magno Massimo, suo antico amico e compagno d’arme, che si era distinto in Britannia nelle guerre coi Picti. Proclamatosi imperatore nel 383 Massimo fu per alcuni anni in rapporti diplomatici con Teodosio, finché la situazione degenerò. Nel 388 si venne allo scontro finale ad Aquileia. Teodosio e il suo esercito orientale ebbero la meglio sull’usurpatore che fu sconfitto e condannato a morte. Per inciso la figura di Massimo divenne leggendaria e confluì nel ciclo bretone, dove, in uno dei racconti del Mabinogion viene indicato con il nome di Macsen Wledig.
È probabile che i Thebaei, che all’epoca facevano parte dell’esercito di Teodosio, siano stati stanziati in Italia proprio dal 388 vale a dire negli stessi anni in cui il vescovo di Octodurum diffondeva la notizia del martirio di San Maurizio e dei suoi. Questa coincidenza appare sempre più strana se si considerano altri due fatti.
A Syene, in Egitto, è stata rinvenuta un’iscrizione databile al periodo 367/75, in cui sono ricordati alcuni lavori di restauro realizzati da soldati tebani agli ordini di un certo Mauricius. Non siamo informati sugli eventi successivi, ma è certamente possibile che questo generale Maurizio sia stato messo al comando di quelle stesse truppe egiziane che pochi anni dopo furono spostate, prima a Filadelfia e poi in Italia. Certamente è singolare che sia stata diffusa una leggenda che raccontava di un Maurizio a capo di una formazione tebana negli stessi anni (circa un secolo dopo la data tradizionale del martirio) in cui era di stanza in quell’area una formazione militare con lo stesso nome che aveva, o aveva avuto pochi anni prima, un comandante di nome Maurizio.
Esiste un altro fatto, per certi versi ancora più suggestivo. In Gallia, nell’anno 392 l’imperatore Valentinano II, che regnava come collega di Teodosio, morì in circostanze oscure, probabilmente assassinato in una congiura di palazzo. Il generale Arbogaste, che era un barbaro di etnia franca, proclamò imperatore il capo della cancelleria imperiale, Eugenio. Nel 393 l’usurpatore, la sue elezione non era stata infatti riconosciuta da Teodosio, occupò l’Italia e giunse a Roma. Qui, pur essendo cristiano, concesse nuovamente libertà di culto ai pagani, riaprendo molti templi che erano stati chiusi per ordine di Teodosio, suscitando la furibonda reazione dei vescovi cattolici, in primis il milanese Ambrogio.
La cosa interessante è che i Thebaei che erano di stanza in Italia in quegli anni erano stati assegnati al comando di Valentiniano II e pertanto si trovarono sottoposti all’autorità dell’usurpatore Eugenio e nella prospettiva di dover combattere contro Teodosio. Obbedire all’usurpatore o schierarsi dalla parte del loro vecchio imperatore? E con quali conseguenze? Queste erano le domande che dovevano turbare la mente degli ufficiali e dei soldati di quella formazione militare.
In questa situazione la diffusione della notizia del ritrovamento delle reliquie dei santi martiri, avvenuta il 22 settembre (forse proprio dell’anno 393?) e delle circostanze della loro morte, avrebbe un chiaro significato. Il Vescovo Teodoro, non potendo prendere direttamente posizione contro la politica filopagana di Eugenio, avrebbe indicato la strada ai disorientati soldati Thebei e al loro comandante. Un vero soldato cristiano non doveva, per nessuna ragione, compiere azioni contro i propri confratelli, ma non per questo doveva necessariamente prendere le armi per insorgere contro il potere imperiale. Un colpo al cerchio ed uno alla botte? Piuttosto l’invito ad un fermo atteggiamento rigido morale unito ad una cauta prudenza nella pratica, in attesa degli eventi.
Occasione che non tardò a venire. La politica anticristiana di Eugenio determinò la reazione di Teodosio. Il 5 e 6 settembre del 394 si venne a battaglia presso il fiume Frigido. Teodosio e il suo esercito furono intrappolati in una gola, senza possibilità di uscirne vivi. Inaspettatamente le truppe assedianti avanzarono una proposta: non solo avrebbero liberato l’imperatore e i suoi uomini senza combattere, ma si sarebbero schierati al suo fianco a patto di ricevere una promozione. Teodosio accettò e vinse la battaglia, Arbogaste si uccise per non cadere prigioniero, mentre Eugenio fu catturato e mandato a morte.
Il nome delle unità che passarono dalla parte di Teodosio non è stato tramandato, né sappiamo se l'Imperatore abbia mantenuto la promessa. Di certo sappiamo che dopo questi eventi i Thebaei furono promossi, per non specificati meriti nei confronti dell’imperatore, al rango di truppe palatine, il che comportava un consistente aumento di status e di salario.
Bibliografia e sitografia
Woods ha dedicato un sito a San Maurizio
La Passione dei martiri di Acauno è tradotta in inglese e disponibile online.
DAVID WOODS, The Origin of the Legend of Maurice and the Theban Legion, in “Journal of Ecclesiastical History”, Vol. 45, No. 3, July, 1994 Cambridge University Press disponibile on line .
Parte 9 - fine?
parte 1
parte 2
parte 3
parte 4
Parte 5
Parte 6
Parte 7
Parte 8
Parte 9
La storia si sa è fatta dai vincitori .... ma non tiene conto cheprima o poi incontrerà un cercatore di misteri da risolvere caro il nostro Alfa Detectivstory
RispondiEliminaTutto davvero molto interessante! Bei post.
RispondiEliminaciao
Posso farcela a recuperare tutti gli arretrati... ma non ora! "Maritino" in arrivo, urge andare spegnere il computer ed andare ad accoglierlo!
RispondiEliminaA PRESTO!!!
bravo Alfa! ho letto sommariamente tutto e mi sembra un ottimo lavoro, degno di un ottimo ricercatore!
RispondiEliminabuon inizio settimana!
MOlto interessante, da leggere con calma e attenzione
RispondiEliminaSpero tornerai presto perché questo blog mi sembra interessante.
RispondiEliminaE quando torni, se ti va, passa da me.
Arrivo solo ora, molto interessante!
RispondiEliminaBuona vacanza Alfa.
RispondiEliminaancora in ferie alfa ?
RispondiEliminaMi auguro di poter leggere altri interessanti episodi
RispondiEliminaBuona giornata
interessante racconto pieno di misteri ma avvincente
RispondiEliminagrimanic
Grazie per aver portato alla luce questa bella storia a puntate. Non sapevo nulla di San Maurizio e di Agauno , ora sò. E non sapevo ancora nulla di così completo sulla storia di Teodosio.
RispondiEliminaGrazie ancora.