domenica 24 dicembre 2017

Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza



Nel 1845 lo scrittore Henry David Thoreau Decise di abbandonare la civiltà per vivere sulle sponde di un lago, in una capanna  autocostruita.

"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto" scrisse alcuni anni dopo in " Walden ovvero Vita nei boschi", il resoconto di questa sue esperienza, pubblicato nel 1854.

Thoreau è uno degli autori culto della controcultura statunitense e ha ispirato scrittori del calibro di  Allen Ginsberg, Jack Kerouac e Gary Snyder. In campo cinematografico i suoi versi sono citati nelle riunioni della "Setta dei poeti estinti" nel film "L'attimo fuggente", con lo straordinario Robin Williams. 

Altri compaiono nel film "Into the Wild - Nelle terre selvagge" di Sean Penn, basato su una storia vera di "ritorno alla natura". Che ebbe esito drammatico con la morte per avvelenamento del ragazzo, Christopher McCandless, che tentò di vivere da solo nella selvaggia Alaska.

Nei boschi, metaforicamente, s'inoltrerà quindi questo blog che sulle sponde di un lago sta già, cogliendo lo spunto dalla recente conferenza sugli alberi svoltasi a Miasino, Axis Mundi, e dalle festività natalizie, che vedono l'albero al centro dei festeggiamenti.

Un pensiero affettuoso va, d'obbligo, all'ormai mitico "Spelacchio" romano le cui foto hanno fatto il giro del mondo facendolo diventare, come un Charlie Brown arboreo, l'emblema delle cose che nella vita vanno storte, nonostante le migliori intenzioni.

Buone feste a tutti voi!

martedì 5 dicembre 2017

Albero axis mundi



C'è qualcosa di arcaico e profondo nel fascino che l'umanità prova per gli alberi. Ricordo forse ancestrale di un tempo in cui i nostri progenitori vi trovavano cibo e rifugio contro i pericoli di una vita nomade. Con rami tesi come braccia ad accogliere, sfamare, proteggere; fusti che sfidano le tempeste per secoli, a indicare la strada a molte generazioni di umani; e radici nascoste ripiene di rimedi medicamentosi noti attraverso una sapienza misurabile in decine di migliaia di anni.
Non stupisce quindi trovare gli alberi associati al concetto di divino fin dalle epoche più antiche. Senza alcuna pretesa di voler esaurire l'argomento sabato proveremo a fare un viaggio attraverso le civiltà europee cogliendo, è il caso di dirlo, fior da fiore.


A
Albero 
axis mundi

Simbologia, antropologia 
e tradizione intorno agli alberi
Miasino, Orangerie di Villa Nigra
 9/12/17
h.15,30

sabato 14 ottobre 2017

Seminando



Un post a proposito degli alpinisti della Belle Epoque, di blog amici, di Lovecraft, di fumetti, di vampiri, di cactus e altro ancora.

Del mio pollice assai poco verde ho parlato varie volte, raccontando del mio cactus  (a proposito, devo ricordarmi di dargli un po' di acqua, perché sono passati un po' di mesi dall'ultima volta...).
Capita però a volte che un seme gettato a caso generi una bella pianta. Anni fa successe così con un nocciolo di una pesca lanciato dalla finestra. Cadde in un punto fortunato del giardino e generò una bella piantina che crebbe rigogliosa e finché campò produsse in abbondanza. Avete presente le pesche dell'orto? Non quelle grandi e insipide dei supermercati, ma quelle piccoline, pelose e saporitissime? Ecco, a quei tempi nella stagione giusta ne raccoglievamo a decine ogni giorno. Non essendo trattate dopo poche ore cominciavano ad attirare sciami di moschine della frutta (altra differenza con le pesche comperate che restano inviolate per giorni nel cestino e anche quando marciscono sono disdegnate dai moschini). Allora bisognava far fronte alla bisogna. E quindi oltre alla consueta razione di frutta, che non manco mai di mangiare, la fantasia di mia madre si scatenava. Oltre alla marmellata di pesche e alla macedonia faceva delle ottime pesche al forno, aprendole a metà e riempiendo il buco con una pezzetti di mandorle. 

È capitato curiosamente lo stesso coi post di questo blog. Nell'ormai lontano 2011 accadde che l'Errante si mettesse in viaggio. Se non sapete o non ricordate chi sia Ottavio Errante e cosa ha combinato siete ampiamente giustificati. Buona parte delle sue avventure oltretutto non sono più disponibili online. Sospetto che questo abbia a che fare con le complesse vicende che aveva vissuto alcuni mesi prima e che lo videro alle prese con un temibile Arcivampiro e con un'ancora più temibile, sotto altri aspetti, giornalista. 
Tuttavia l'Errante è ancora vivo e vegeto e di tanto in tanto dei suoi brevi racconti vengono pubblicati su A6 Fanzine. L'ultimo è dedicato a Lovecraft, giusto per restare nell'ambito degli orrori misteriosi. 

Ma sto divagando e ve ne chiedo scusa. Deve essere una conseguenza degli anni che passano. 
Torniamo a quel fatidico agosto 2011. In quel post si parlava del Mottarone e di come si affermò nel bel mondo come meta di escursioni e delle prime gare di sci.

Qualche giorno fa il Marchese Florindo dei Bocabéla mi ha fatto l'onore di citare quel post in un suo pubblicato sul blog "Amëgn dèmm cünta sü! Il Raccoglitore ossia Archivj di Istoria, di Archeologia, di Novelle, di Belle Arti e di Miscellanee adorni di Rami". Già dal titolo si capisce che contiene notizie importanti, in particolare incentrate sull'antichissimo paese di Ameno. Uno dei primi ad essere citato nella zona del Lago d'Orta e con importanti testimonianze archeologiche che risalgono al millecinquecento avanti Cristo. Anno più, anno meno.

Il post è interessante perché approfondisce la storia che ruota attorno all’avv. Orazio Spanna “l’apostolo” del Mottarone e alle visionarie (queste si) idee di chi pensò di trasformare una montagna in una meta turistica.

Non posso che ringraziare di cuore, invitandovi alla lettura.

giovedì 5 ottobre 2017

Viaggio tra draghi, streghe, folletti e altre creature leggendarie del Cusio


Gli appassionati indagatori di misteri, i ricercatori di creature fatate e quanti amano le leggende possono venire a dare un'occhiata...

sabato 23 settembre 2017

Autunno, tempo di draghi, alieni e spade incantate



La durata dell'oscurità ha ormai superato quella della luce e poiché quella di Nibiru si è rivelata l'ennesima bufala per creduloni da tastiera, posso uscire dalla mia caverna e tornare a occuparmi del Lago dei Misteri.

Si moltiplicano le iniziative leggendarie sulle colline che incorniciano il nostro grazioso specchio d'acqua, che per inciso un celebre giornale anglosassone ha definito "uno dei dieci luoghi al mondo in cui fare il bagno almeno una volta nella vita". Che scusate se è poco. D'altro canto qui da noi ormai l'acqua è tornata di un limpido da poter essere paragonata a celebri località marine.
Per non parlare dei pesci. Questa estate, mentre cercavo misteriosissime rovine sommerse, ho avuto modo di dare un'occhiata sotto la superficie. La quantità di pesciolini che nuotavano qualche metro sotto la barca era veramente impressionante. D'altro canto il lago d'Orta fu sempre pescosissimo e un tempo ci vivevano pescatori che usavano grandi reti per catturare pesci che esportavano ovunque. Ora che la pesca è limitata a qualche canna potete immaginare quanto essi si vadano moltiplicando, approfittando dell'acqua carica di delizioso plancton.

Comunque, lasciamo i pesci e veniamo ai draghi. In queste ore dalle parti di Bolzano (Bolzano Novarese, naturalmente) il drago del lago sta diventando un arazzo. La Rete Solare per l'autocostruzione sta infatti svolgendo un laboratorio di due giorni per imparare a realizzare un tappeto-arazzo in feltro di lana secondo le antiche tecniche artigianali dell’Asia minore. Attraverso il lavoro collettivo di tutti i corsisti verrà realizzato un grande arazzo ispirato al mito del drago dormiente nel lago d’Orta. Forse è un po' tardi per iscrivervi, ma potete andare a dare un'occhiata. Qui trovate tutte le informazioni.

Domani, domenica 24 settembre si svolgerà la terza edizione di Miasino Fantasy, con un ricco programma dedicato principalmente ai bambini.

Nel frattempo, all'altro capo del lago, là dove la Nigoglia rompe le buone regole degli emissari dei laghi prealpini, dirigendo coraggiosamente le sue acque contro le Alpi invece che verso la pianura, sono sbarcati gli UFO. Se non ci credete andate a vedere di persona. Ci sono anche alcuni alieni che hanno occupato il Forum Omegna, come testimonia la foto di apertura.

Quella che per me è però in assoluto la notizia più bella dell'estate ci porta nelle acque di un altro misteriosissimo lago. Sto parlando naturalmente del Dozmary Pool, in Cornovaglia. Se non lo conoscete ve ne racconto la storia.

Un giorno di tanti anni fa, quando a fatica i personaggi di quelle terre cominciavano a uscire dall'oscurità per incamminarsi nelle incerte nebbie della leggenda, un re di nome Artù sostò in lacrime sulla sua riva. Per stupido orgoglio aveva spezzato la spada che anni prima aveva estratto dalla roccia, rendendolo re di Britannia. Senza spada e con molti nemici ai confini, foschi scenari si affollavano nella sua mente. 
Improvvisamente dalle acque emerse la Dama del Lago, cui le leggende attribuiscono vari nomi, tra cui quello di Viviana. Essa consegnò ad Artù una spada invincibile il cui nome è leggenda. Artù utilizzò per l'ultima volta Excalibur nella battaglia di Camlann, quando alla testa di un esercitò di Britanni sconfisse gli invasori Sassoni guidati dal traditore Mordred, figlio incestuoso dello stesso Artù. Mentre infuriava lo scontro, padre e figlio si affrontarono in un duello reciprocamente mortale.
Ferito a morte, Artù fu trasportato verso la misteriosa isola di Avalon. Nel frattempo il cavaliere Bedwyr, obbedendo alle ultime volontà del re, gettò Excalibur nel Dozmary Pool.

Questa estate una bambina di sette anni, Mathilda Jones, ha scorto uno strano oggetto sul fondo del Dozmary Pool. Tuffandosi ha ripescato una spada lunga un metro e venti. 
Quale che sia la reale origine di questo oggetto ho trovato questa notizia molto divertente, perché ci ricorda quanto i miti e le leggende ci accompagnino ancora oggi. 

mercoledì 2 agosto 2017

Buon Lughnasadh!



Un tempo nei territori celtici d'Europa agli inizi agosto si celebrava una delle quattro feste importanti dell'anno. Questo infatti cominciava con il Trinozio di Samonios (1 novembre), era seguito da Imbolc (1 febbraio) e Beltane (1 maggio). Ad agosto si celebrava Lughnasadh, una festa istituita dal dio Lugh per celebrare la propria madre.
Lugh, conosciuto sul continente anche come Lug o Lugos (“luminoso“), era noto anche con gli appellativi di Esus (cfr. lat. optimus, "migliore") e Teutates ("uomo della tribù") e Samildanach,  eccellente in tutte le arti e le tecniche. Questa era infatti la caratteristica principale del dio, il cui attributo era la lancia sacra.
Cesare, da buon romano, lo identificava con Mercurio, ma avvertiva che per i Galli era questo dio a dominare sugli altri, non Giove.

In Irlanda Lughnasadh era il "Festival di Lugh" (per altri il "matrimonio") e si celebrava al tempo del raccolto, in coincidenza di fenomeni astronomici facilmente osservabili come la levata eliaca di Sirio o le “stelle cadenti”. In questo trova corrispondenza con l'anglosassone festa di Lammas ("Raduno del pane"). Con la certezza di aver assicurato le provviste per l'inverno, ci si poteva abbandonare alla gioia con giochi, gare e grandi banchetti, cogliendo l'occasione per stipulare accordi. Si celebravano pure i matrimoni di prova, che duravano un anno e avevano il vantaggio di consentire una scelta ponderata e reversibile senza troppe complicazioni.

Vennero poi i romani e istituirono le Feriae Augusti, il primo giorno del mese dedicato al Divo Augusto. Un modo forse per cancellare il ricordo di una festa cara ai Galli recentemente sconfitti. Fu poi la Chiesa a volerne lo spostamento al 15, giorno dell'Assunzione di Maria.

Approfittando della festa, questo blog si prende una pausa estiva, di studio e riflessione. Ci rivediamo attorno all'equinozio, con nuove storie. Vi lascio con un'immagine di rotoballe insubri, su cui meditare...



sabato 15 luglio 2017

Antichi dei



Ci fu un tempo, non così lontano, in cui attorno al lago non avreste potuto trovare neppure una chiesa. In quel tempo le persone pie e religiose offrivano sacrifici di sangue, dedicavano altari e invocavano il nome di divinità la cui antichità si contava in migliaia di anni.
Erano i tempi dei pagani, ufficialmente terminati nell'anno 380 dell'Era Volgare quando gli imperatori Graziano, Valentiniano e Teodosio emanarono una legge che esordiva in modo perentorio: "Vogliamo che tutti i popoli che ci degniamo di tenere sotto il nostro dominio seguano la religione che san Pietro apostolo ha insegnato ai Romani."
Da quel momento chi non si fosse adeguato sarebbe stato considerato uno "stolto eretico" e sarebbe stato condannato "dal castigo divino, poi dalla nostra autorità, che ci viene dal Giudice Celeste".

Che non fossero solo parole lo si vide pochi anni dopo, quando una serie di decreti attuativi, come li chiameremmo noi oggi, andò a ordinare la materia. Tra il 391 e il 392 vennero proibiti i culti pagani. Sotto pena di multe salatissime, che andavano dalle 15 alle 30 libbre (1 libbra=327,168 g) d'oro e a rischio pure di essere accusati di lesa maestà, reato che poteva comportare la pena capitale, fu proibito di sacrificare agli dei ed entrare nei templi pagani che di fatto furono chiusi. Infine furono vietati anche i culti privati e nascosti.

Questi decreti misero un'arma fortissima in mano a molti sedicenti cristiani (nel senso che lo erano nel nome ma assai poco nello spirito caritatevole verso il prossimo). Accesi di fanatismo vandalico essi non erano nemmeno immuni da interessi economici, dal momento che i templi traboccavano di oro e metalli preziosi, essendo autentiche cassaforti ricolme di doni accumulate in secoli e secoli di storia. Si comprende quindi come alcuni fanatici abbiano potuto guidare masse di diseredati all'assalto di edifici che avevano fatto la storia. 
Il caso più eclatante avvenne ad Alessandria dove vi furono scontri violentissimi, con morti e feriti, tra i cristiani guidati dal vescovo Teofilo e i pagani, al termine dei quali il Serapeo fu abbandonato alla distruzione e al saccheggio.

Pochi anni dopo i pagani che ancora erano maggioranza nell'impero tentarono un'ultima resistenza armata, affidata agli eserciti semibarbarici dell'Imperatore Eugenio e del suo generalissimo, il franco Arbogaste. Presso il fiume Frigido nel settembre del 394 essi furono però sconfitti dal cattolicissimo imperatore Teodosio e trovarono la morte. Ne abbiamo parlato in chiusura della lunga storia sulla Legione Tebea, che si svolse in questo contesto.

Sarebbe ingenuo tuttavia pensare che il paganesimo sia morto in quei giorni. I barbari che invasero l'impero pochi anni dopo erano in gran parte ancora pagani o al più ariani. E l'opera di conversione al cristianesimo durò secoli. Durante i quali la convivenza tra credenze cristiane e pagane fu molto più vasta e importante, specialmente nelle campagne, di quello che normalmente si crede.

E un ruolo chiave l'ebbero dei monaci cristiani che erano stati a scuola dai druidi irlandesi. Ma questa è un'altra storia...


Note.
I testi tra virgolette sono tratti dall'Editto di Tessalonica del 380.

Se volete saperne di più sui culti pagani diffusi nella nostra zona prima dell'arrivo del cristianesimo vi aspetto ad Ameno presso Palazzo Tornielli in Piazza Marconi 1, venerdì 28 luglio alle ore 18:30 per il primo incontro della seconda edizione di Culturachilometro0 organizzata dall'Associazione Cusius.

Questo il programma:

Andrea Del Duca
(archeologo, direttore Ecomuseo Cusius)
Culti precristiani nel Cusio e nel Novarese.Le testimonianze dell’archeologia

Fiorella Mattioli Carcano
(storico, presidente Associazione Cusius)
Persistenze dell’antico credere nell’immaginario e nella ritualità in area cusiana dal Medioevo ad oggi

La partecipazione all’incontro, della durata di circa un’ora, è gratuita.

A fine incontro ai partecipanti sarà dedicato un assaggio di prodotti a “chilometro0”







mercoledì 17 maggio 2017

La fanciulla e il drago



C'era una volta un lago circondato dai monti e ricco di pesci. Un giorno un enorme drago sorse dall'acqua e rimase immobile davanti alla riva. Nessuno più osava uscire con le barche a pescare e il paese cominciò a soffrire la fame. Allora, su suggerimento di un mago, la gente del villaggio decise di offrire un sacrificio al mostro...

Un soldato trascinò una ragazza sulla spiaggia e la legò ad un palo. Una folla ostile li seguiva.

All'improvviso una musica si diffuse nell'aria e tutti furono presi da una irresistibile voglia di ballare. Nessuno era in grado di restare fermo ed era costretto a seguire il ritmo sempre più veloce.

Il Mago, immune all'incantesimo, entrò sulla spiaggia, osservò la scena e scosse la testa. Infine, alzando le braccia, lanciò un incantesimo per fermare quella follia. 

La folla s'immobilizzò, come congelata, rimanendo bloccata a lungo nelle posizioni più strane. Quando finalmente l'incantesimo fu rotto la gente lentamente lasciò la spiaggia.

Ma cosa aveva spezzato l'incantesimo? Il potere del mago aveva infine prevalso dopo una lotta invisibile? O era stato l'arrivo di un cavaliere solitario, che vista quella scena insolita aveva lasciato il cavallo legato a un albero e si era avvicinato per capire cosa stesse succedendo?

Il mago si frappose tra lui e la ragazza, dicendogli che un drago malvagio era sorto dall'acqua per minacciare il villaggio e che solo il sacrificio di una fanciulla avrebbe potuto saziare la sua voglia e salvare gli abitanti. 
Il cavaliere allora domandò il nome della fanciulla. 
"Silene", fu la risposta del mago.
"Tanto è vero che il mio nome è Giorgio, libererò Silene dal drago!"
"Attento" l'ammonì il Mago lasciando la spiaggia "densa di contraddizioni è la sapienza di un drago, che non parla mai apertamente, ma sa intessere abilmente menzogne e verità, in modo da far apparire vero ciò che non è e inganno ciò che è verità."

Giorgio però non aveva paura. Si portò sulla riva del lago e brandì la lancia cercando un punto dove colpire il mostro. Dalla bocca del drago uscivano fumo e fiamme.
"Perché mi combatti, uomo?" domandò improvvisamente il drago.
"Smetti di minacciare il villaggio e libera la ragazza, mostro!" gridò Giorgio.
Il drago emise una forte risata.
"Minacciare? Liberare? Tu credi di conoscere la verità, ma sei certo di non essere stato ingannato?"
Giorgio ricordava bene le parole del proprio Maestro: "Chiunque abbia avuto la ventura di incontrare un drago e di sopravvivere sa che il maggior pericolo l’ha corso quando il drago iniziò a parlare. Si può essere infatti tanto agili e forti da sfuggire ai colpi della sua coda, ma solo un animo saldo può affrontare la conversazione con un drago senza rimanere invischiato nella sua rete. Davanti al drago la ragione vacilla e basta un passo per precipitare nell'abisso."
"Non mi inganni, drago!" gridò il cavaliere. "Per l'ultima volta ti ordino lasciare andare la ragazza!"
"Che ti importa di lei, uomo?" domandò il drago. "La desideri per te? O magari pensi di amarla? E allora saresti pronto a sposarla, esserle fedele, sopportarla nella buona e nella cattiva sorte, e sottolineo cattiva, finché morte non vi separi?"
Giorgio sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
"Quanto al liberarla" continuò il drago "sono forse stato io a incatenarla a quel palo? Ho forse detto io a quella gente di mettermela davanti? No, nemmeno hanno chiesto il mio parere. Avrebbero almeno potuto farmene vedere due o tre e farmi scegliere. Figurati, hanno preso questa e l'hanno messa lì. Che poi sai perché hanno scelto lei? Io lo so, noi draghi conosciamo tutto. Ma tu sei sicuro di volerlo sapere? Di voler conoscere la verità?"
"Parla drago, io non ho paura della verità!" rispose Giorgio.
"Hanno preso lei perché il Mago l'altro giorno l'ha vista e le ha detto qualche parola di troppo. Ha pure allungato le mani e lei per tutta risposta gli ha dato uno schiaffone su quella brutta faccia da ipocrita. Allora lui con un incantesimo l'ha resa muta per non consentirle di raccontare a nessuno questa cosa. Ma l'urlo della verità che usciva dal cuore di questa ragazza era così forte che è sceso fin nelle profondità del lago, svegliandomi dal mio sonno secolare. E sono venuto a vedere cosa stavano combinando. Altro che minacciare il villaggio, come ti hanno raccontato."
Giorgio sentiva la testa girare. Era confuso e faticava a tenere alta la lancia.
"Tu mi stai ingannando!" gridò.
"Siete tutti bravi a pretendere la verità, ma quando vi viene detta vi tappate le orecchie" rispose il drago.
Giorgio si appellò ai suoi ricordi scolastici: "Sta scritto che un drago non parla mai apertamente!" 
"Sta pure scritto" rispose la bestia "che il drago più pericoloso è quello che sorge dall'abisso dell'odio e della paura. E io invece sorgo dalle trasparenti acque di un bellissimo lago".
"La sapienza del drago è un dolcissimo veleno che uccide lentamente!" gridò il cavaliere.
"Vedo che hai studiato a memoria" rispose il drago "Ma non è mai una cosa buona studiare a memoria. Bisogna saper leggere con gli occhi e con la mente ma soprattutto con il cuore."
"Basta parole, combatti!" Giorgio scagliò la lancia, che però mancò il bersaglio. Estrasse la spada. 
Il drago rise.
"Non comprendo il desiderio di voi uomini di usare sempre la forza, deboli come siete. O forse è una cosa compensatoria? Comunque hai ragione: è giunto il momento che questa storia finisca. Lasciamo che decida la ragazza. Principessa, dico a te: cosa desideri? Vuoi venire con me a vedere la mia collezione di tesori o preferisci sposare questo cavaliere, rispettarlo, essergli fedele nella buona e nella cattiva sorte, e nuovamente sottolineo cattiva, lucidargli le corazze, stiragli le braghe, trovargli i calzini nei cassetti, aspettarlo mentre dice di essere fuori a caccia di draghi e invece chissà dov'è, sopportarlo mentre russa, il tutto finché morte, finalmente, non vi separi? Parla, io ti libero da ogni legame e incantesimo! Cosa vuoi?"

Silene si liberò le mani, allontanandosi dal palo. 
"Io voglio... io voglio..." disse "io voglio essere libera!"

E fuggì di corsa dalla spiaggia.
Giorgio, stravolto, si sedette sulla sabbia.

Allora il drago riprese a parlare. 
"Nella mia tana ho un barile di birra buona, Giorgio. Lo vado a prendere, ce lo beviamo qui e facciamo di quei rutti che in confronto i fuochi di San Vito sembreranno dei petardi. Che ne dici, Giorgio?"


domenica 23 aprile 2017

Un giorno da draghi



Oggi è la Giornata del Drago, ma qui sull'Orta l'abbiamo festeggiata ieri con questo evento.

Al mattino i ragazzi dei Consigli Comunali  hanno raccontato nel mezzo del mercato di Gozzano storie di draghi basate sulle antiche leggende.

Per farlo si sono serviti dell'antica arte del Kamishibai una "forma di narrazione che ha avuto origine nei templi buddisti nel Giappone del XII secolo, dove i monaci, utilizzavano gli emakimono per narrare ad un pubblico, principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti morali".

In apertura vedete la struttura per far passare i disegni, esposti poi in mostra.



Nel pomeriggio si è scatenata una furibonda caccia al tesoro del drago, che ha visto sette squadre affrontarsi su prove basate non solo su abilità, capacità di osservazione, sapienza e affabulazione, ma anche sulla propria virtù, in quanto non basta essere più forti del drago, bisogna essere anche migliori!

Alla sera valigie di premi per tutti i partecipanti alla caccia, offerte dai commercianti di Gozzano e dall'ecomuseo.

I bambini hanno invece dato prova di abilità artistiche dedicandosi alla costruzione di draghi con vari materiali. Piccoli grandi lavoretti all'insegna della fantasia creatrice del drago.

Alla sera, dopo l'apericena del drago, si è tenuta una breve rappresentazione teatrale in cui è stata messa in scena una storia, "La fanciulla e il drago", ambientata in un villaggio sulla riva del lago in cui all'improvviso avvengono fatti inspiegabili, che preludono alla comparsa di un immenso drago uscito dalle placide acque.




Su consiglio di un malvagio mago, viene offerta in sacrificio una giovane e bella ragazza, Silene, ma l'arrivo di Giorgio, un aitante cavaliere, scompiglia i giochi, innescando una tenzone col drago che si concluderà in modo sorprendente.

Devo dire il testo messo in scena ieri sera, anche per la presenza tra il pubblico di molti bambini (uno dei più piccoli ha preso ad aggirarsi sulla sabbia nel mezzo della recita e il malvagio mago ha dovuto prenderlo per mano e riconsegnarlo alla mamma), è stato riscritto, alleggerito e censurato in alcune sue parti dal regista Floriano Negri (autore tra l'altro della incredibile trasformazione del trampolino da tuffi in drago) e da Domenico Brioschi (suggestiva voce narrante e "anima" del drago). Ne è risultata una storia molto divertente sul filo dell'ironia.

Se invece volete leggere la sceneggiatura originale dovrete attendere qualche giorno...





venerdì 7 aprile 2017

Torna la Giornata del drago!



"I cieli di questo mondo sono fatti per i draghi. Certi bambini (...) guardano su nel cielo azzurro d’estate e aspettano qualcosa che non arriva mai." (Robin Hobb)

La giornata del drago, il 23 aprile di ogni anno, è un'iniziativa avviata nel 2013 da alcuni appassionati di leggende e storie antiche. L'intento è quello di riscoprire e mantenere viva, in modo divertente e informale, la passione per la trasmissione di quel ricco patrimonio culturale immateriale che fa parte della tradizione dei luoghi e delle popolazioni. 
Ricordare il "drago" significa mettere in risalto quell'elemento di opposizione e sfida che segna simbolicamente ogni passaggio e ogni fase di transizione. 
"Che sia un semplice hobbit, un santo armato di lancia o solo di fede, un guerriero invincibile o un ragazzino con una cicatrice a forma di saetta, l’eroe, in quanto tale, a un certo punto della storia, deve per forza affrontare il drago per assurgere al suo ruolo di campione
Dal "manifesto del Drago" su http://giornatadeldrago.blogspot.it.

Come è noto, per il lago d'Orta la più antica vicenda tramandata, a cavallo tra storia e leggenda, ruota attorno alla figura di San Giulio e al suo incontro, su un'isola disabitata da cui ogni essere umano si teneva distante, con una moltitudine di draghi.
L'allontanamento di queste creature, che non ne comporta l'uccisione ma solo il confinamento sul Monte Camosino, è il presupposto alla costruzione della centesima e ultima chiesa edificata dal santo. Come in molte altre leggende la vittoria sul drago segna dunque l'inizio di quel processo di antropizzazione del luogo selvaggio da cui origina la civiltà.

A differenza di molte altre località, i draghi di San Giulio fanno parte di una tradizione locale con radici che verosimilmente affondano nella religiosità precristiana.

Non solo. L'isola di San Giulio, da oltre 1600 anni centro spirituale e culturale del lago d'Orta, ospita una curiosa testimonianza, una "reliquia" del drago. Si tratta di una grossa vertebra, conservata nella sacristia della Basilica, che il Cotta, alla fine del Seicento, descriveva come un osso "mostrato ai creduli visitatori" come testimonianza della presenza autentica e storica di quelle antiche creature.
Nella realtà si tratta di una vertebra di balenottera del Mediterraneo, subfossile e quindi non risalente ai tempi in cui effettivamente il mare occupava questi luoghi. Verosimilmente si tratta dell'osso di un animale approdato in età medievale su qualche costa marina, probabilmente in Liguria, e trasportato sull'isola quale "reliquia" analogamente a quanto accaduto in molte altre località. Resti di "draghi", che a un'attenta analisi si rivelano essere resti di animali esotici portati da qualche viaggiatore, sono del resto presenti in varie parti di Italia e costituiscono nel loro insieme una importante testimonianza di quella circolazione di reliquie che caratterizzava i tempi medievali.

Riteniamo che riscoprire le storie tramandate dalle leggende abbia anche un'importante valenza didattica in quanto consente ai ragazzi di sviluppare competenze importanti riguardanti la narrazione e, quando il racconto sia supportato da strumenti visivi autocostruiti, anche la manualità creativa.

Infine, la riscoperta del territorio, agita in modo attivo e creativo, riveste un'importante valenza nell'educazione delle nuove generazioni alla conservazione responsabile dell'ambiente e del suo patrimonio culturale.


Il programma della giornata

Sabato 22 aprile 2017, Ecomuseo del lago d'Orta e Mottarone, Comune di Gozzano, Associazione Fly Zone, Laboratorio di Arti Visive di Granerolo, Associazione Teatro dei Bisognosi, Associazione La Finestra sul Lago con la collaborazione del FAI Giovani Alto Novarese, dei CCR di Gozzano, Orta e Armeno organizzano a Gozzano la seconda edizione della Giornata del Drago.

Un mattino da draghi
Ore 10 nella piazza del mercato, narrazioni draghesche e kamishibai sulle storie e le leggende dei draghi a cura dei Consigli Comunali dei ragazzi. 
Il Kamishibai  ("dramma di carta") è una forma di narrazione che ha avuto origine nei templi buddisti nel Giappone del XII secolo, dove i monaci, utilizzavano gli emakimono per narrare ad un pubblico, principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti mora

Un pomeriggio da draghi
Gozzano, Palazzo municipale

Caccia al tesoro del drago a squadre per adulti e ragazzi. Ogni squadra dovrà risolvere enigmi, giochi di abilità e destrezza, superando ogni sorta di ostacolo e trabocchetto disseminato dal drago  per conquistare l'ambito premio.
Possono partecipare squadre (3-5 partecipanti) già organizzate o singoli che verranno aggregati a una nuova squadra. I minori possono partecipare solo se accompagnati da almeno un maggiorenne responsabile.
Info e preiscrizione presso l'ecomuseo (tel. 0323.89622 ecomuseo@lagodorta.net) preferibilmente entro il 20 aprile. Accredito sabato 22 aprile presso la "Corte dei cavalieri" nel Municipio, entro le 14,30. Partenza della gara alle ore 15.
I vincitori riceveranno premi offerti dai commercianti di Gozzano.

Laboratori artistici e costruzione di draghi per bambini e genitori
Laboratori didattici e artistici (carta, materiali di riciclo, cartargilla) per bambini dai 4 anni. 
Per il laboratorio di cartonnage è suggerita la presenza di un adulto che potrà partecipare all'attività.
I laboratori si svolgeranno dalle 14,30 alle 17,30 nella Corte del Drago.

Al termine merenda draghesca, per i bambini iscritti ai laboratori, nella Corte del drago.


Gozzano, Lido 
Ore 19 Apericena del drago 
Info e prenotazione al n. 0322/913150).

Ore 21 La fanciulla e il drago. Rappresentazione teatrale.
Su un paese incantato sulla riva di un placido lago incombe una terribile minaccia. Chi salverà la fanciulla offerta in sacrificio? Prestate attenzione, perché nulla è come sembra quando il drago si risveglia.

A seguire, premiazione dei vincitori della caccia al tesoro del drago.

L'iniziativa è inserita nel programma E20, il ventennale (1997-2017) della nascita dell'Ecomuseo del lago d'Orta e Mottarone.

Per iscrizioni, info sui contenuti e i costi: ecomuseo@lagodorta.net; 0323.89622.

Le offerte raccolte, dedotti i costi organizzativi, saranno devoluti al progetto "I sentieri raccontano" mirato alla valorizzazione della Torre di Buccione.

sabato 1 aprile 2017

Un misterioso viaggiatore

Una certa agitazione si è diffusa stamattina a Orta. Tra i turisti che ricominciano a popolare il borgo è stato notato uno straniero dall'aspetto particolarmente inquietante. In cosa esattamente consistesse quest'aura negativa è però difficile dirlo con precisione.
Un negoziante della piazza, che ha chiesto di mantenere l'anonimato, ha parlato di gatti che soffiavano e proprietari di cani che faticavano a calmare i loro animali, che guaivano e cercavano di liberarsi dai collari. La cameriera di un bar ha riferito di essere letteralmente scappata dal tavolo a cui era seduto l'uomo. Interrogata ha confessato di non ricordare cosa l'avesse spaventata nel suo sguardo, ma ha giurato di non aver mai provato un terrore simile.
L'uomo, che viaggiava solo, è stato identificato come inglese da alcune frasi scambiate con un altro cameriere, a cui ha ordinato filetti di pesce persico, accompagnati da superalcolici in quantità sconveniente e in un orario decisamente insolito, senza peraltro dare minimamente segno di risentirne gli effetti nefasti.
Tutte le persone intervistate hanno peraltro dato segni, nervosi ma inequivocabili, di voler dimenticare al più presto questo sgradevole incontro. Infatti poche ore dopo, nuovamente sollecitati a fornire altri particolari, hanno negato rabbiosamente i fatti.
La visita del misterioso viaggiatore è stata comunque breve e si potrebbe pensare che sia stata solo il frutto di un sogno notturno o l'effetto di un'allucinazione collettiva, se non fosse per un oggetto caduto dalla sua tasca e trovato dopo la sua scomparsa.
Sul biglietto da visita era riportato: "Aleister Crowley, Netherwood Cl., Hastings" accanto a un simbolo esoterico.
Questo ritrovamento ha contribuito a rendere ancora più incredibile l'intera vicenda. Allo stato attuale, infatti, non è stato possibile scoprire cosa avrebbe spinto questo inquietante burlone a visitare il nostro tranquillo lago spacciandosi per un famigerato occultista morto settanta anni fa.


domenica 19 marzo 2017

I guardiani della soglia



Lì trovi lì, apparentemente paciosi e sonnolenti, davanti alla porta di antiche fortezze. Progressivamente s'infiltrano negli uffici pubblici, nei musei, nei luoghi dove si conservano i documenti e il sapere.
E dormono. Talora li scambi per dei cuscini, salvo quando ti salutano con un lieve miagolio. A volte ti si strofinano sulle gambe, come se volessero imprimere il loro marchio su coloro che li accolgono e ospitano. 
E aspettano. Noi non sappiamo cosa, o chi. E intanto loro sono lì, che osservano. Pronti ad agire, quando verrà il momento...

sabato 4 febbraio 2017

Il mistero di Sugarman

Guardo ormai raramente la TV alla sera, ma ieri, complici gli strascichi dell'influenza mi sono concesso un po' di divano. Dopo uno speciale su Antonella Ruggiero, cantante davvero straordinaria, mi accingevo a raggiungere il letto, essendo ormai passata la mezzanotte, quando lo zapping mi portò su Rai 5. 
Stava iniziando un documentario, di cui confesso non avevo mai sentito parlare, in cui si raccontava di un cantante, un certo Rodriguez. Immagino che chi l'ha visto sappia già tutto. Per gli altri proseguo nel racconto, dicendo che la storia riguardava questo famoso cantante, Rodriguez appunto.
"E chi è mai questo Rodriguez?" mi domandai già in piedi e con un dito sul tasto off del telecomando. Incuriosito continuai ad ascoltare.
C'erano alcune interviste a dei sudafricani bianchi che dicevano che Rodriguez era stato l'ispiratore dei primi movimenti anti apartheid, con un'influenza e una notorietà che nemmeno Elvis Presley e con la vendita di milioni di dischi. Ma che nessuno sapeva chi fosse questo misterioso Rodriguez.
Mi sedetti sul divano e dimenticai il telecomando.
Ascoltai rapito l'indagine su questo misterioso musicista, le cui bellissime canzoni fungevano da colonna sonora. Un appassionato musicologo sudafricano si era imbattuto in un "detective" musicale e insieme avevano dato avvio alla ricerca, incontrando molte porte chiuse, false piste e voci su una morte spettacolare, con un suicidio sul palco davanti al pubblico. 
Ma i due erano di quelli che non si rassegnano, così continuarono la ricerca pubblicando online la storia e il materiale che avevano, lanciando un appello: chi ha visto Rodriguez?

Ora, se non volete conoscere la fine della storia, potete fermarvi qui, andare a questo link e cercare il documentario. Oppure potete proseguire la lettura tranquilli fino alla fine. In ogni caso vi consiglio di vederlo, dal momento che questo post non è in grado nemmeno lontanamente di riprodurre la magia delle canzoni e il fascino di questa storia.

All'appello online rispose una voce, quella della figlia di Rodriguez, che riconobbe l'immagine del padre e rivelò che era vivo e vegeto.
In sostanza si scoprì che mentre negli USA aveva venduto praticamente zero, in Sud Africa era una star, ma di questo successo era totalmente ignaro, perché i soldi della vendita dei dischi erano finiti chissà dove. Così Sixto Rodriguez aveva abbandonato praticamente la carriera di musicista per dedicarsi a quella di modesto operaio, senza tralasciare peraltro quell'impegno sociale di cui sono piene la sue canzoni, e conseguendo la laurea in filosofia.

L'arrivo in Sud Africa per la turneé che venne organizzata è eroicomico, con Rodriguez e le figlie che si scansano per lasciare passare le limousine ("perché la gente importante va di fretta e noi rischiamo di essere d'impiccio") venute invece a prendere loro. Con la band sudafricana, nata proprio ispirandosi a Rodriguez, che avrebbe dovuto suonare in apertura del concerto e che scopre che lui non ha una propria band e che quindi suonerà con lui. Con il pubblico che riempie i cinquemila posti incredulo, come andando ad assistere al concerto di un Jimi Hendrix redivivo.
Questo accadeva nel 1998, ma la leggenda di Rodriguez ancora restava confinata in Sud Africa, benché la notizia cominciasse a trapelare negli USA, destando l'incredulità dei colleghi operai, che di fronte alle foto inizialmente pensavano a uno scherzo o un fotomontaggio e poi cominciavano a chiedere di poter avere un CD. Cosa praticamente impossibile, perché non era più distribuito negli States. 
Da quel momento però la sua fama comincia nuovamente a crescere, con altri tour in Sud Africa, Australia (altro paese in cui aveva avuto un certo successo) e finalmente i suoi album sono nuovamente pubblicati.
Nel 2012 il regista svedese Malik Bendjelloul realizza il documentario Searching for Sugar Man, che vince l'Oscar come migliore documentario nel 2013 (che è quello visto ieri sera). La consacrazione è ormai planetaria. Rodriguez ha una seconda vita artistica, durante la quale ha compiuto varie tournee in giro per il mondo e anche in Italia.
Se volete maggiori informazioni su questa leggenda fortunatamente vivente vi consiglio di vistare il sito Sugarman.org che raccoglie molte informazioni sulla sua storia.
Oppure potete leggere il libro di Stephen "Sugar" Segerman e Craig Bartholomew Strydom, che sono i due "detective" sudafricani autori della ricerca. Il titolo è "Sugar Man. Vita, morte e resurrezione di Sixto Rodriguez"


lunedì 23 gennaio 2017

Donne e motori, son gioie e dolori



L'Intortatore ha sempre avuto due passioni, una su quattro ruote e l'altra su due gambe, anche se recentemente ha scoperto anche un tardivo amore per le due ruote a pedali. Non so dirvi se per i dolori che l'una e l'altra gli hanno sempre dato o piuttosto per il desiderio di mantenersi in forma seguendo la moda.

Anche in questo campo ovviamente il rispetto delle regole è quello dell'italiano medio che ben rappresenta. Pretende misure dure, anzi durissime, con gli altri e immunità larghe, anzi larghissime per se stesso.
Se una bandiera unisse questa schiera, starebbe legata al dito medio con cui saluta ogni cartello di divieto. E quando questo non è isolato, ma viene reiterato due, tre volte, ecco alzarsi forte la sua voce contro lo Stato che conculca le libertà individuali.
Una cosa del genere gli successe qualche mese fa, sulla tangenziale di Borgomanero, che imboccò in bicicletta di gran carriera, sbeffeggiando i tre o quattro cartelli, di varie dimensioni, posti all'imbocco, esponenti chiaramente il divieto di accesso per i ciclisti.
L'idea di rinunciare a percorrere quel tratto gli parve la violazione del primo emendamento, non scritto, alla Costituzione:
"Ho il diritto a fare ciò che voglio finché non mi beccano".
E così via a far forza sui pedali, sentendosi un novello Sante Pollastri, per superare quel breve tratto in salita prima di incrociare qualche pattuglia della stradale. La cima, sempre più vicina, profumava già di vittoria, quando avvenne l'imprevisto. Proprio all'inizio della discesa, praticamente invisibile, si celava una giunta metallica tra i due tratti del ponte, con fessure così larghe da rivelarsi un'autentica trappola per i ciclisti. 
Troppo tardi l'Intortatore comprese che il divieto era posto in maniera così reiterata non già per un generico capriccio dell'ente competente, ma per sgravarlo da qualsiasi responsabilità in caso di incidente, in ottemperanza al secondo emendamento non scritto della Costituzione:
"Io te l'ho detto, poi arrangiati".
La ruota finì imprigionata tra le lastre metalliche, spezzandosi e proiettando il nostro sul duro asfalto. Lo vidi così, malconcio e ammaccato accanto alla sua bici altrettanto malmessa, quando arrivai in auto qualche minuto dopo.
Feci finta di niente e passai oltre, obbedendo al terzo emendamento, altrettanto non scritto:
"fatti i fatti tuoi e camperai cent'anni".

domenica 15 gennaio 2017

Svelato il mistero del mostro del Loch Ness?



Sui giornali corre voce che un fotografo dilettante di 58 anni, Ian Bremner, avrebbe fotografato il celeberrimo mostro di Loch Ness, il più famoso di tutti i mostri di lago. Il fatto che Bremner lavori in una fabbrica di whisky potrebbe far sorgere facili ironie, se non fosse che in questo caso abbiamo la prova regina. Una foto, piuttosto nitida, del "mostro" sinuosamente guizzante tra le onde. 

Non la statica figura immortalata nella celeberrima foto del 1934, scattata da Robert Kenneth Wilson, che finì sulle pagine dei giornali dell'epoca, contribuendo ad alimentare la leggenda del "mostro del Loch Ness". E attirando frotte di turisti, studiosi di criptozoologia e pazzi di vario genere. 

Tra questi il più tenebroso fu certamente l'occultista e negromante Aleister Crowley che visse in una grande villa sul lago, chiamata Boleskine House. La storia di questa abitazione sconfina in una leggenda in cui è difficile distinguere tra verità e fantasia. Si dice che vicino ad essa sorgesse un tempo una chiesa, bruciata con i fedeli che si erano radunati in preghiera.

Abbandonata da Crowley, con tutti i suoi misteri e le voci sui terribili misfatti che vi si sarebbero svolti, la casa restò a lungo disabitata, fino a quando fu acquistata nel 1970 da Jimmy Page, chitarrista dei Led Zeppelin. Dieci anni dopo però, a seguito di una serie di sciagure che avevano colpito la band, egli si convinse a venderla.

Ma torniamo al mostro, che secondo la leggenda era già attivo ai tempi di San Colombano, nel sesto secolo dell'era cristiana. A quei tempi, correva l'anno 566, una bestia strisciante uscì dall'acqua e uccise un uomo, prima di essere cacciata dalle preghiere del santo.
Dopo decenni di "caccia" a Nessie, come viene affettuosamente chiamato il mostro, ecco finalmente che la foto di Bremner ci restituisce un'immagine chiara dell'oggetto.

È infatti ormai dimostrato che la "foto del chirurgo", scattata da Robert Kenneth Wilson nel 1934 fu un falso, realizzato montando una sagoma su un minisommergibile. 

In quella di Bremner, scattata pochi giorni fa, si vede invece chiaramente la testa dell'animale, dalla forma che ricorda la testa di un cane, che corrisponde a quello di... una foca comune. Seguita da altri due simili che saltano tra le onde, sollevando molti spruzzi. Non posso proporvi l'immagine, non disponendo delle autorizzazioni, ma potete facilmente vederla in questo articolo.

L'andamento apparentemente sinuoso del nuoto e l'improvvisa sparizione sott'acqua potrebbe essere alla base di alcuni degli avvistamenti succedutisi negli anni.

A questo punto viene da chiedersi se anche il famoso "mostro" di San Colombano non fosse in realtà una foca grigia, animale più grande della foca comune e molto diffuso sulle coste del Mare del Nord. Questi animali, grandi come un lottatore di sumo, nascondono infatti dietro gli occhioni dolci un animo da spietati serial killer. Per lungo tempo si è creduto che la loro dieta si limitasse ai pesci, mentre recenti osservazioni hanno dimostrato che praticano il cannibalismomentre analisi condotte con il DNA le hanno smascherate come uno dei principali killer di delfini "per puro divertimento".

Attaccare la preda sulla terraferma, trascinandola in acqua per finirla è peraltro una delle tecniche di caccia delle foche. Recentemente, nei mari antartici, si è avuto un attacco, purtroppo mortale, da parte di una foca leopardo (specie peraltro assente nel Mare del Nord) ai danni di una giovane biologa inglese.

Dobbiamo quindi considerare risolto il caso del "mostro del Loch Ness"? Lasciamo agli scienziati il compito di dire una parola definitiva sull'argomento. Nel frattempo torniamo ad occuparci dei mostri del nostro lago d'Orta.

Abbiamo, infatti, anche noi un santo, Giulio di Egina, che attorno all'anno 390 (quindi quasi due secoli prima di San Columba) allontanava terribili mostri in forma di drago dall'isolotto al centro del lago, per confinarli, senza ucciderli, in una parte scoscesa e inaccessibile della costa...

Post più popolari

"Di un fatto del genere fui testimone oculare io stesso".

Ludovico Maria Sinistrari di Ameno.